venerdì, ottobre 23, 2009

Le toghe rosse

LA BRUTTA FAVOLA DELLE

TOGHE ROSSE

di

Piero Ottone

Qualcuno parla di “incoltura”.

Termine sconsigliabile, specie di fonte ad un grande pubblico, perché suona male, e la prima sillaba, se si parla in fretta, va persa.

Ma il vocabolo è pertinente per contrassegnare tanti discorsi che si fanno nel nostro Paese, che un po’ incolto lo è.

Qualche esempio ?

Ecco il primo che si affaccia alla mente.

Si mette in dubbio l’attendibilità degli articolo di giornale e delle sentenze nei tribunali, perché si dice che i giornalisti, come i magistrati, sono sempre di parte, di destra o di sinistra: quindi sono a loro volta di parte tutte le sentenze,

come tutti gli articoli.

Chi fa questi discorsi crede di dimostrare, facendoli, finezza intellettuale.

Invece è un po’ scemo-

Ignora infatti che gli esseri umani, quando non siano completamente incolti e primitivi, attraversano secondo le circostanze diversi stadi di attività intellettuale.

Ai diversi stadi corrispondono comportamenti diversi.

Prendiamo il caso del magistrato.

Certamente ha le sue convinzioni, le sue preferenze, non solo in campo politico (destra o sinistra)

ma in ogni altro aspetto della vita sociale.

Ciò non significa che sia di parte quando, nella posizione di giudice in tribunale, emette una sentenza.

Lui sa, avvolto in una toga e – in Inghilterra – con una parrucca in testa, che deve accertare gli elementi fondamentali della vicenda in esame, e giudicarli indipendentemente dalle inclinazioni personali.

Impossibile ?

No: è impossibile solo per un bambino, per un essere primitivo.

Nel caso di persone evolute questo succede di continuo.

Esempio ?

Io amo il figlioletto di tre anni, ma se commette un’infrazione lo punisco.

Oppure:

se il bottegaio sbaglia a mio favore quando mi dà il resto, lo avverto.

Se quegli pseudo ragionamenti derivanti dall’incultura fossero giusti, non sarebbe più possibile alcuna convivenza umana.

Sarebbe un bel guaio se il giornalista non sapesse riferire con onestà quel che vede, indipendentemente dalle sue preferenze.

Ho detto con onestà.

L’onestà è un atteggiamento assai raro ?

Certo: in una società rozza e primitiva.

“INCOLTA”,

per tornare al concetto iniziale.

Forse la differenza tra nazioni evolute e nazioni arretrate è tutta lì.

In quelle arretrate gli individui non sanno distinguere fra interessi personali

e interesse generale.

La società diventa allora preda di giornalisti faziosi e di magistrati disonesti.

Ma la

“INCOLTURA”,

quando c’è, è un bel guaio.

Per estirparla occorre un lasso di tempo infinito.

*****

E l’Italia ?

Da noi si è smarrito cosa voglia dire

INTERESSE GENERALE

a partire da chi ci governa e dallo stesso Parlamento con leggi ad personam, imposte dal capoccia, sfornate a getto continuo.

Siamo oramai alla deriva, senza alcuna seria guida, e tra un po’ ci troveremo tutti impantanati in un mare di guai seri non più risolvibili.

Antitaliano non è chi si lamenta di ciò ma di chi ci ha ridotto così.

Il suo conclamato popolo ridotto sul lastrico ne è testimone ed incomincia a farsi sentire.

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