giovedì, ottobre 05, 2006

Frà Inteso




Ma cosa avete capito ?
Io non mi sono mai sognato di dire quello che mi si accusa d’aver detto.
Per esempio che:
Non fonderò mai un partito;
Se non entro in politica, vado in galera;
Scendo in campo per un nuovo miracolo italiano:
Un milione di posti di lavoro;
Alla RAI non sposterò nemmeno una pianta;
I POVERI SONO PERSONE DISEDUCATE AL BENESSERE;
Mai avuto a che fare con Craxi,
Io sono l’unto del Signore;
Il mio Governo è schierato con l’opera di moralizzazione della vita pubblica intrapresa da valenti magistrati;
………segue-
Da Carta Canta – rubrica tenuta da Marco Travaglio su La Repubblica.it

Aggiungo io : “il Governo Prodi”, più prima che poi, “imploderà”.
E Lei, signor ex primo ministro, cosa farà ? Aspetterà a valle del Tevere, magari con una canna da pesca in mano, che passi il cadavere del suo nemico ? Ma non crede che, nel frattempo, i suoi alleati, faranno altrettanto, aspettando il passaggio del suo ?
Sappia però che è migliore, e di molto, la nostra Repubblica voluta da quelli che lei ha ritenuto di definire come “coglioni” che la sua caratterizzata da migliaia di “palle”.


Mi consenta di replicarle: lei le ha pronunciate effettivamente quelle perle, le ha proprio dette e spifferate in giro; è proprio vero che al bugiardo occorre buona memoria oppure quest’ultima l’ha persa strada facendo ? : sappia, comunque, che un uomo senza memoria vale come un libro contenente solo pagine in bianco, cioè zero.
A lei la scelta.

mercoledì, ottobre 04, 2006

BARBAPEDANA
TROFEO “FACCIA di PALTA”
oktober fest padana

La partecipazione al concorso, completamente gratuita, è aperta a tutte quei personaggi politici e non che in corso di interviste od altro l’hanno sparata proprio “grossa”.


Dopo la pausa settembrina, dovuta all’elevato numero di concorrenti dal quale scegliere il personaggio del mese, riprendo il sondaggio per l’attribuzione di questo trofeo che, in questa occasione, presenta una particolare novità rispetto al passato; infatti, nel corrente mese è d’uopo presentare una coppia che, dopo la malattia del povero “senatur” Bossi, pare sia divenuta talmente indissolubile che alcuni, maliziosamente, la definiscono oramai con la famosa frase da tempo in uso presso di noi, quella di “culo e camicia”.
Non è dato ancore di sapere con certezza chi dei due impersoni uno dei due ruoli piuttosto che l’altro, ma forse, ad evitare litigi interni, se lo scambiano a secondo della ricorrenza: a loro viene naturale “sparare” frasi o parole fuori luogo e, pertanto, la loro interscambiabilità è del tutto naturale.
QUESTO O QUELLO PER NOI PARI SONO.
Ed eccovi la coppia concorrente ridotta alla miseria dalla tanto odiata legge finanziaria 2007 così come predisposta, salvo futuri emendamenti, dall’attuale Governo in via di implosione.
Poveretti, che fine miseranda ! Comunque chi di speranza campa disperato muore affermavano i nostri vecchi saggi.
Ma ho il sospetto che il camuffarsi nelle vesti di poveri in canna ed il lamentarsi altro non sia che uno dei loro tanti trucchi che ci hanno propinato, deliziandoci, negli ultimi cinque anni per consentire a loro stessi di eludere, sia pure parzialmente, il pagamento delle tasse.
L’ex uomo più ricco d’Italia, tra cactus e vulcani artificiali ha dissipato il proprio sostanzioso patrimonio mentre il secondo è costretto a curare di tanto in tanto qualche dente.
Il primo lo conosciamo già per le sue esilaranti battute mentre il secondo se n’è inventata proprio in questi giorni una nuova di pacca proprio riguardo la tanto vilipesa Finanziaria: “ La legge finanziaria è razzista perché privilegia il Sud…togliendo al NORD “, ha tuonato il menestrello padano.
Se l’equità sociale è razzismo come poter contraddire il corpulento omaccione che in quanto a razzismo è un insigne maestro, propugnandolo da anni ! Come negargli, caspita, questa sua eccelsa dote civile e morale !
Scenderanno in piazza, dicono, la piazza è di tutti; caspita che occasione per la Guardia di Finanza; filmando i vari cortei dei partecipanti potranno in seguito identificare facilmente coloro i quali, da molti anni, evadono spudoratamente il fisco.

lunedì, ottobre 02, 2006

Dante e Biscardi


Ecco il vero volto di Dante Alighieri


Questo è il titolo di un servizio pubblicato sul n. 40 del settimanale OGGI

Assume l’articolista che, presso l’Università di Bologna, una equipe di antropologi e scienziati, partendo dai resti del sommo Poeta sepolto a Ravenna e lavorando sugli studi compiuti nel 1921 dall’antropologo Fabio Frassetto, ha ricostruito nei dettagli il volto di Dante Alighieri così come risulta dall’immagine di cui sopra.
Sino ad oggi eravamo abituati a “scrutare” il viso di Dante immortalato in vari dipinti, quasi sempre di profilo; tecnica questa cui ricorrono prevalentemente i caricaturisti il cui fine è quello di evidenziare il più possibile i difetti dei lineamenti del modello e Dante, signori miei disponeva di un gran bel naso aquilino !
Adesso, finalmente, potremo godercelo a “viso pieno”; ne sentivamo proprio il bisogno !
Ma, appena aperta la pagina e vista questa immagine, mi è parso, in un primo momento, che si trattasse di uno scherzo: il volto di Aldo Biscardi “travestito” da Dante Alighieri o viceversa.


Ho subito pensato ad un caso di metempsicosi; povero Dante, mi sono detto, dopo oltre 600 anni dove sei andato a reicarnarti, con tutto il rispetto per Biscardi: oggettivamente parlano credo che non esistano dubbi sul fatto che tra i due non può esserci alcun paragone anche perché, afferma l’equipe in parola che “il cranio di Dante aveva una capacità di 1.700 centimetri cubici, 300 in più di quello dei comuni mortali”. Quella di Aldo Biscardi non l’hanno ancora misurata, dovremo attendere forse altri 600 anni.
Voi cosa ne pensate su tale presunta somiglianza ?

domenica, ottobre 01, 2006

Sull'eutanasia - V^ ed ultima parte


Sull’eutanasia
V^ ed ultima parte



La legalizzazione dell’eutanasia entrerà mai tra le leggi vigenti in Italia ?

E’ questa la domanda che ci si pone da più parti, sia dai favorevoli a che ciò avvenga che da coloro che, invece, sono contrari.
Parrebbe che il cammino perché questa legalizzazione avvenga sia ancora lungo e difficoltoso anche se, per dirla alla Mannheimer, il pensiero degli italiani vada sempre più laicizzandosi; gli ostacoli maggiori provengono da ben identificati gruppi politici che non riescono ad uscire dalla concezione confessionale dello Stato anche se poi personalmente, nella loro vita privata, violano alcuni principi fondamentali della nostra religione cattolica, come per esempio, “l’indissolubilità del matrimonio religioso”. Divorziano, si risposano - fatti loro certamente - e poi, nonostante il divieto canonico, vanno anche in chiesa a comunicarsi. Come poter accettare da loro lezioni di etica ?
Lo Stato deve garantire a tutti i cittadini pari dignità, qualunque sia la loro fede religiosa ed anche a chi non è ha alcuna per la qual cosa è obbligato a legiferare in linea generale per tutti, sarà poi onere di ogni singolo cittadino fare le proprie scelte sulla base delle proprie credenze religiose, ammesso che ne abbia.
In Italia, a differenza di altre nazioni, abbiamo al riguardo solamente norme punitive, risalenti al ventennio fascista nel corso del quale faceva molto comodo al nostro dittatore dimostrasi vicino alle gerarchie vaticane, dettate solo in parte da ragioni religiose ma, ancor più, dall’imperativo categorico della salvaguardia della razza ariana:
· lo stesso codice civile, all’art. 5 (Atti di disposizione del proprio corpo) – Gli atti di disposizione del proprio corpo sono vietati quando cagionino una diminuzione permanente della integrità fisica, o quando siano altrimenti contrari alla legge, all’ordine pubblico o al buon costume.
Da allora, eravamo nel marzo del 1942, dopo 25 anni, sono incominciate a piovere eccezioni a siffatta norma: per esempio la legge 26 giugno 1967, n. 458 ha legalizzato l’espianto ed il susseguente trapianto di reni tra persone viventi, la legge 22 maggio 1978, n. 194 ha permesso l’interruzione volontaria della gravidanza, la legge 04 maggio 1990, n. 107 ha disciplinato le attività trasfusionale di sangue umano, la legge 12 agosto 1993, n. 301 i prelievi ed innesti delle cornee.
· il codice penale, all’art. 579 (Omicidio del consenziente) prevede per chi cagiona la morte di un uomo ( ma quella della donna è consentita ? alla francese che pur parlando di egalitè per ogni uomo diedero, post rivoluzione, il diritto di voto solamente agli uomini e non anche alle donne ) col di lui consenso la pena della reclusione da 6 a quindici anni.
E’ da notare che questa ipotesi di reato è molto attinente a quella della eutanasia attiva e passiva. E’ pertanto questo l’articolo che andrebbe cancellato del tutto dal nostro ordinamento giuridico e sostituito in toto da una nuova legge con tanto di regolamento che preveda specificamente i casi ammessi e le modalità operative perché al malato terminale possa applicarsi la procedura dell’eutanasia.

La prima proposta di legge risale al 1984 e fu presentata dall’on. Loris Fortuna al cui nome è legata l’introduzione in Italia del divorzio; altre proposte, come ho già riferito, sono state presentate ma tutto tace.
Su questo campo nel 2001 il Parlamento ha approvato solo una legge, quella che regolamenta l’uso dei farmaci analgesici oppiacei nella terapia anti-dolore.
Non ci resta che……insistere nell’attesa che si faccia anche chiarezza sulle intenzioni dei nostri deputati al riguardo del TESTAMENTO BIOLOGICO; poi si vedrà il da farsi.
La Rosa nel Pugno il 19 gennaio 2006- allora un sondaggio Eurispes dava favorevoli alla legge in parola solo il 38 % degli intervistati - ha presentato l’ultima proposta di legge, contenete 7 articoli, sulla legalizzazione dell’eutanasia sia attiva che passiva e, ben conoscendoli, non staranno di certo con le mani in mano.
Ma andiamo al panorama sulla legislazione vigente in altri Paesi europei e non.

BELGIO
In vigore dal 23 settembre 2002, la legge sull’eutanasia volontaria prevede la non punibilità dei medici che la praticano nei confronti di pazienti maggiorenni – od anche minorenni purchè capaci di intendere e di volere – che la richiedano per iscritto liberamente, consapevolmente e reiteratamente.
Il paziente deve essere affetto da patologia grave ed incurabile che rechi sofferenze, fisiche o psichiche, non altrimenti evitabili.

DANIMARCA
Il malato incurabile può esplicitare con testamento la propria intenzione di voler interrompere le cure mediche.

GERMANIA
Il suicidio assistito non è previsto dalla legge come reato a patto che il malato sia cosciente delle proprie azioni.

GRAN BRETAGNA
L’eutanasia è illegale ma non è raro il caso in cui i giudici, su ricorso del malato, autorizzino i medici ad applicarla. E’ da ricordare come in questa nazione più delle leggi scritte valgano le norme derivanti da usi e costumi nonché i precedenti giurisprudenziali su casi concreti pregressi.

OLANDA
In vigore dal 01 aprile 2001, sia sull’eutanasia che sul suicidio assistito, legalizzava anch’essa l’impunità che, di fatto, i medici godevano di già per ogni atto compiuto al fine di “accelerare”il termine della vita di pazienti gravi o morenti attraverso la somministrazione di dosi letali di farmaci o con la sospensione le cure ordinarie necessarie.
Contro il tipo di eutanasia attiva praticato in Olanda è insorta la Federazione Internazionale dei Centri ed Istituti di Bioetica, ritenendo che questa pratica violi la Convenzione Europea sui diritti dell’Uomo.

SVEZIA
E’ stato depenalizzato solamente il suicidio assistito.

SVIZZERA
E’ ammesso il suicidio assistito.

Al di fuori dell’area europea ?

AUSTRALIA
I soli territori del nord avevano nel 1995 avevano legalizzato l’eutanasia attiva volontaria ma una successiva sentenza della Corte Suprema ha annullato due anni dopo questo provvedimento.

CANADA
Negli stati di Manitoba e dell’Ontario hanno piena validità e vengono normalmente eseguite le volontà espresse dai malati terminali attraverso il TESTAMENTO BIOLOGICO

CINA
Dal 1998 gli Ospedali sono stati autorizzati a praticare l’eutanasia ai malati terminali.

U.S.A.
La legge federale vieta l’eutanasia ma dal 1997 la Corte Federale ha rimandato ad ogni singolo Stato la possibilità di legiferare in merito.
La legislazione varia, quindi da Stato a Stato sebbene quella prevalente sia quella che garantisce il rispetto delle volontà del malato scritte su un TESTAMENTO BIOLOGICO.
Lo stato dell’Oregon ha legalizzato la possibilità da parte del malato di richiedere l’assunzione di farmaci letale ma un tribunale federale ha bloccato questa legge.

Considerazione finale
Ognuno di noi, nel corso della propria vita, non può solamente curarsi il proprio orticello ma ha quasi un obbligo morale di occuparsi anche delle gioie e dei dolori del prossimo nella misura proporzionale a quanto il proprio istinto ed il proprio animo gli detta.
Alle volte anche una sola buona parola, un gesto gentile, basta per salvare una vita umana mentre l’indifferenza verso il prossimo può anche uccidere, ricordatevelo.
La vita fornisce lezioni impagabili che poi è difficile dimenticare nei momenti “cruciali” ma il tuo aiuto deve essere disinteressato, il bene per il bene e non accompagnato da altri reconditi interessi.
Solo così si può comprendere come la vita può darti anche delle grandi soddisfazioni solo che tu lo voglia; di simili persone ce ne sono molte, nascoste nel voluto anonimato, aiutano i più deboli, quelli che da soli non ce la fanno, i malati, come quelli terminali.
Le cronache dei giornali ci raccontano fatti quasi inenarrabili compiuti da giovinastri ma mai un accenno a quelle migliaia e migliaia di ragazzi che passano tutte le feste negli ospedali ad assistere i malati terminali; alla mia età non lo posso più fare ma il ricordo di quel ragazzo paraplegico che mi aveva chiesto di ucciderlo non si è mai allontanato dai miei pensieri.
Una volta esploso il caso Welby non potevo rimanere indifferente ed ho per questo ritenuto di ridare memoria ad alcuni studi universitari da tempo accantonati e riaggiornarli in fretta perché potessi, scrivendo un qualcosa, dare il mio contributo a chi avesse la voglia di leggermi di formarsi su questa tematica un suo personalissimo giudizio, positivo o negativo non importa purchè sia solo suo e non imposto da altri.

sabato, settembre 30, 2006

Sull'eutanasia - quarta parte

Sulla eutanasia
Parte IV^



Il termine EUTANASIA deriva dal greco antico ( éu - bene – e thanatos - morte – e sta ad indicare l’azione od un’omissione volontaria attraverso la quale si intende abbreviare ad un malato terminale un’agonia molto dolorosa.
La Congregazione per la Dottrina della Fede in data 05 maggio 1980 nella sua dichiarazione denominata “Iura et bona” ebbe, pur condannandola, a ben definirla come “ …..un’azione o una omissione che di natura sua, o nelle intenzioni, procura la morte, allo scopo di eliminare ogni dolore. L’eutanasia si situa, dunque, al livello delle intenzioni e dei metodi usati”.
Si suole distinguere in:
· attiva, allorché vengono somministrate al malato terminale da terzi determinate sostanze atte ad abbreviare il prolungare di una sofferenza oramai irreversibile;
· passiva, attraverso la sospensione del trattamento medico – farmaceutico e strumentale ( esempio la respirazione artificiale ).
L’ eutanasia passiva è l’opposto del trattamento che viene definito come ACCANIMENTO TERAPEUTICO che si ha allorché viene, inutilmente, messo in atto ogni tipo di cura al solo scopo di prolungare la vita biologica del malato pur nella convinzione della totale inutilità, al fine della guarigione, delle procedure curative. E’ un vero e proprio quasi cinico prolungamento dell’agonia. Fece a suo tempo scalpore quello praticato al Presidente della Jugoslavia Tito che, per fini meramente politici, venne tenuto in vita (?) per lungo tempo anche se oramai non dava più alcun segno di una sia pur minima reazione positiva alle terapie palliative.
Morto lui scoppiò in quella nazione un pandemonio; ma a Tito, oramai insensibile a tutto, interessava ancora ?
Abbiamo già visto cosa sia il c.d. TESTAMENTO BIOLOGICO, in buona sostanza è l’atto, non ancora giuridico, attraverso il quale un soggetto capace di intendere e di volere esplicita, alla presenza di uno o più testimoni, il proprio rifiuto, un mettere le mani avanti, di ricevere quei trattamenti terapeutici che rasentino l’accanimento terapeutico nel caso in cui una malattia dovesse renderlo del tutto incosciente. Può nominare un proprio “fiduciario” avente il compito del controllo in sua vece dell’operato dei medici. Ha un grosso limite e cioè che il medico non è vincolato da questo documento e può quindi decidere di non esaudire la richiesta del malato, indicandone però i motivi sulla cartella clinica del paziente.
Tale circostanza rende, pertanto, nullo e privo di giuridico effetto questo escamotage con il quale si intende da parte di alcuni eludere il problema dell’istituto dell’eutanasia ancora escluso dal nostro ordinamento giuridico.
Accennavo nella precedente III ^ parte ad alcuni sondaggi ma per meglio completare questo argomento preferisco riportarvi interamente quanto scritto da un valido maestro in materia statistica, Roberto Mannheimer, su La Repubblica in data 26 settembre u.s.


"IL SONDAGGIO
Quasi un cattolico su due è favorevole alla legalizzazione.
L’orientamento per età: consensi maggiori tra i giovanissimi, ma anche tra gli over 65 i <> sono in maggioranza.
Il dibattito sull’opportunità della legalizzazione dell’eutanasia anche nel nostro Paese torna periodicamente di attualità. Quando si manifestano situazioni eclatanti - come, in questi giorni, il caso di Welby – e, di conseguenza, i media vi porgono maggiore attenzione, i cittadini sono stimolati a considerare con più interesse la questione e ad elaborare il loro giudizio. In questo come in altri casi, la formazione dell’orientamento dell’opinione pubblica è frutto di un processo che si dipana nel tempo , con improvvise accelerazioni o rallentamenti e che subisce variazioni anche in relazione a specifici avvenimenti o dichiarazione dei leader di opinione.
Tutti i dati dell’indagine
Accadde così 30 anni fa per il divorzio - ha ragione Pannella a sottolineare le similitudini con quel periodo - e sta avvenendo ora per l’eutanasia. Quest’ultima ha visto per molto tempo la contrarietà di gran parte degli italiani e, specialmente, l’esistenza di una ampia area di indecisione. O, meglio, di assenza di opinione perché si diceva “non ci avevo mai pensato”. Ancora nel 2001, quasi il 25 % della popolazione non aveva un parere al riguardo. E tra i restanti, la maggioranza - 54 % - la riteneva “in nessun caso giustificabile”.
Con l’intensificarsi del dibattito ed a seguito delle sollecitazioni e, talvolta, delle provocazioni dei Radicali, molti cittadini sono giunti negli ultimi anni a formarsi un’opinione più precisa ed altri l’hanno mutata. Tanto che oggi l’auspicio per una legge che autorizzi l’eutanasia è divenuto maggioritario. Naturalmente, buona parte dei favorevoli pone condizioni precise: che vi sia “dolore fisico insopportabile per il malato”. O che “la scienza medica giudichi il caso senza speranza” – formulazione adottata nella ricerca della Chiesa Evangelica Valdese condotta da Eurisko nel maggio 2006, dalla quale emerge il 69 % di favorevoli all’eutanasia -.
La legalizzazione dell’eutanasia viene approvata grosso modo nella stessa misura tra i vari gruppi sociali e tra i residenti nelle diverse regioni – con, però, una lieve accentuazione di contrari al Sud -.
La medesima trasversalità si riscontra in relazione all’orientamento politico: i favorevoli sono presenti in egual misura nell’elettorato del centrodestra e del centrosinistra, con una modesta accentuazione di contrari tra chi si astiene perché si “sente lontano e disinteressato dalla politica”. Viceversa, com’era ragionevole attendersi, l’atteggiamento verso l’eutanasia varia fortemente in relazione alla religiosità: l’auspicio alla legittimazione si riscontra molto più frequentemente - 80 % - tra chi non partecipa mai alle funzioni religiose. Ma anche tra i cattolici praticanti - quelli che vanno a messa almeno una volta al mese - quasi la metà , circa il 45 %, esprime il proprio favore .
L’insieme di questi dati mostra l’esistenza, nell’opinione pubblica del nostro Paese, di un progressivo trend di accettazione dell’ammissibilità dell’eutanasia. Anche se permane una ampia minoranza di contrari, specie - ma non solo – appartenenti al mondo cattolico. Anche in quest’ultimo, tuttavia, come nella società nel suo complesso, si manifestano gli effetti della progressiva “laicizzazione” della nostra cultura e, di conseguenza, dei nostri valori."

Cosa posso dire ? Che i tempi stanno maturando anche contro il volere, anzi il non volere, di molti nostri politici i cui cervelli non matureranno mai: peccato !
Nella quinta ed ultima parte tenterò di illustravi dove ed in che maniera è stata legalizzata l’eutanasia.

FINE della IV^ parte

venerdì, settembre 29, 2006

Sull'eutanasia - terza parte

La vita che si spegne

Sull’eutanasia
III^ parte


Carissimo Piergiorgio,
probabilmente chi ti sta vicino, e che ti segue ora dopo ora in questo tuo ultimo drammatico scorcio di permanenza sulla nostra terra, avrà fatto in modo di riferirti il contenuto della risposta che il nostro Presidente della Repubblica ha inteso inviarti dopo aver ricevuto il tuo toccante ed appassionante appello.
Mi auguro che, invece, non ti abbiano reso partecipe delle veementi e scomposte reazioni polemiche sollevate da una certa parte politica; ma era prevedibile perché costoro sono dotati di una “intelligenza artificiale” e rispondono su ogni argomento in base alla loro programmazione: dei computer parlanti. Se da un lato una tale reazione era prevedibile, dall’altro la tua pietosa richiesta ha avuto il merito di funzionare alla stregua di un elettrochoc generale a seguito del quale si è riaperto questo annoso problema anche perché il Presidente Napolitano ha ritenuto di rivolgersi a chi di dovere puntualizzando che il tuo appello:
“può rappresentare un’occasione di non frettolosa riflessione su situazioni e temi, di particolare complessità sul piano etico, che richiedono un confronto sensibile e approfondito, qualunque possa essere in definitiva la conclusione approvata dai più”.
Augurandosi che questo confronto ci sia nelle sedi più idonee, aggiunge alla fine che “il solo atteggiamento ingiustificabile sarebbe il silenzio,la sospensione o l’elusione di ogni responsabile chiarimento”.
Uno dei pc portatili di marca AN ha ritenuto di dirne qualcuna anche a lui perché, a suo dire il Presidente della Repubblica non può tirare in ballo questioni che dividono l’Italia; già, essendo la nostra povera Italia divisa come elettorato a metà d’ora in poi il Presidente non potrà quasi più parlare.
Sappi però che il tuo caso ha coinvolto molte persone che a loro volta molte altre e si sta così formando un’opinione generale tra i cittadini i quali in una serie di sondaggi si è dichiarato favorevole alla legalizzazione dell’eutanasia.
Da parte mia sarò sempre accanto a te ed a tutti gli altri che giacciono in un letto nelle tue stesse condizioni.
Un tuo amico, con grande affetto e piena comprensione.
Corrado

Ma anche nell’Unione, e vi pareva, ci sono alcuni importanti personaggi che sono contrari a che l’eutanasia venga legalizzata.
Si punta, invece, di spostare il dibattito politico sul testamento biologico sul quale, a dire del Presidente del Senato Franco Marini, il Presidente della Commissione Sanità del Senato, sen. Ignazio Marino, sta iniziando le audizione per verificare la possibilità di elaborare una legge su tale istituto.
Per meglio comprendere di cosa si tratti e prima di approfondire l’argomento trascrivo qui di seguito un fac-simile di traccia di questo importante documento, altrimenti definito come “Dichiarazioni anticipate di trattamento” così come elaborato dalla Associazione EXIT-Italia la quale da molto tempo sostiene la seguente massima : “la morte con dignità e senza inutili sofferenze deve essere una nostra libera scelta”.

TESTAMENTO BIOLOGICO
Nome e Cognome ….................................................................................................................................... Luogo di nascita …………………………................................ data …………………………………… Domicilio ………………………………………….........................................................…………………
Addì ….............................. in ............................................nella pienezza delle mie facoltà fisiche e mentali, dispongo quanto segue.
Qualora fossi affetto:
da una malattia allo stadio terminale,
da una malattia o una lesione traumatica cerebrale invalidante e irreversibile,
da una malattia implicante l’utilizzo permanente di macchine o altri sistemi artificiali e tale da impedirmi una normale vita di relazione, non voglio più essere sottoposto ad alcun trattamento terapeutico.
Nelle predette ipotesi:
qualora io soffra gravemente dispongo che si provveda ad opportuno trattamento analgesico pur consapevole di affrettare la fine della mia esistenza;
qualora non fossi più in grado di assumere cibo o bevande, rifiuto di essere sottoposto all’idratazione o alimentazione artificiale;
qualora io fossi anche affetto da malattie intercorrenti (come infezioni respiratorie ed urinarie, emorragie, disturbi cardiaci e renali) che potrebbero abbreviare la mia vita, rifiuto qualsiasi trattamento terapeutico attivo, in particolare antibiotici, trasfusioni, rianimazione cardiopolmonare, emodialisi
Sempre nella predetta ipotesi:
Rifiuto qualsiasi forma di rianimazione o di continuazione dell’esistenza dipendente da macchine.
Detto inoltre le seguenti disposizioni:
Richiedo l’assistenza religiosa (la mia confessione è …………………………..)
Non richiedo alcuna assistenza religiosa
Il mio corpo può/non può essere donato per trapianti
Il mio corpo può/non può essere utilizzato per scopi scientifici e didattici
Io sia cremato (a tale proposito ho già l’iscrizione alla Società di cremazione di .................................)
Io non sia cremato
Io possa morire a casa mia......................................................................................................................
Il mio funerale avvenga ..........................................................................................................................
Questo atto, da me coscientemente sottoscritto, avviene di fronte alle seguenti persone:
.........................................................................................
.........................................................................................
.........................................................................................
che, sottoscrivendo, attestano la veridicità della presente mia dichiarazione di volontà.
Resta inteso che questa mia dichiarazione di volontà, purché mi trovi nella pienezza delle facoltà mentali e fisiche, potrà essere da me revocata e modificata in ogni momento: le persone coinvolte nella presente dichiarazione dovranno prenderne atto.
Lo scopo principale di questo mio documento è di salvaguardare la dignità della mia persona, riaffermando il mio diritto di scegliere fra le diverse possibilità di cura disponibili ed eventualmente anche rifiutarle tutte, diritto che deve essere garantito anche quando avessi perduto la mia possibilità di esprimermi in merito. E questo al fine di evitare l’applicazione di terapie che non avessero altro scopo di prolungare la mia esistenza in uno stato vegetativo o incosciente e di ritardare il sopravvenire della morte.
Dispongo che copia della presente dichiarazione sia trasmessa all’Associazione EXIT - Italia per il diritto ad una morte dignitosa, di cui sono socio, con sede in Torino Corso Monte Cucco 144.
Firma del dichiarante …………………………...............…………………………...........................................
Firma della persona nominata fiduciaria......……...............…………………………..........................................
Firma dei testimoni ……………………………...............…………………………...........................................
Disposizione particolare
Nel caso in cui anche la sospensione di ogni trattamento terapeutico non determini la mia morte, chiedo mi venga praticato il trattamento eutanasico nel modo che sarà ritenuto opportuno per una buona morte.

FINE TERZA parte




Sull'eutanasia - seconda parte

INDRO MONTANELLI

Sull’eutanasia
II^ parte



“ Io non voglio soffrire, io non ho della sofferenza un’idea cristiana. Ci dicono che la sofferenza eleva lo spirito; no, la sofferenza è una cosa che fa male e basta, non eleva niente. E, quindi, io ho paura della sofferenza. Perché nei confronti della morte, io, che in tutto il resto credo di essere un moderato, sono assolutamente radicale. Se noi abbiamo un diritto alla vita, abbiamo anche un diritto alla morte. Sta a noi, deve essere riconosciuto a noi il diritto di scegliere il quando e come della nostra morte”.

Così Indro Montanelli ebbe ad esprimersi nel corso di un suo più articolato intervento in uno dei convegni promossi dalla Fondazione Floriani di Milano che, in collaborazione con la sezione milanese della Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori, finanzia da molti anni l’attività assistenziale in favore dei malati terminali.
Partendo dal presupposto che in questo mondo esiste, tra ogni individuo, una notevole diversificazione di idee, sentimenti e comportamenti, personalmente ritengo che lo Stato, attraverso l’opera del nostro legislatore, debba tener conto di queste diversità, così come avviene di norma in tanti altri campi ed occasioni, per il semplice motivo che ogni cittadino ha il diritto di essere tutelato soprattutto in tematiche, peraltro molto limitate, dove lo sfondo materiale prevale su quello etico.
Vi sono individui onesti e disonesti, per esempio, e vengono puniti, purtroppo non sempre, i secondi; c’è chi le sopporta e chi ha paura o non sopporta le terribili inutili sofferenze che, nei malati terminali, nemmeno le c.d. “cure palliative” valgono a lenire: dobbiamo premiare questi ultimi facendo subite loro una vera e propria continua tortura sino a che morte non sopraggiunga ? Il tutto nonostante l’assidua assistenza medica e farmacologica, ripeto, “palliativa”.
Basterebbe che coloro i quali sono, dichiarandosene apertamente, alle volte anche con argomentazioni semplicemente ridicole, contrari all’eutanasia decidessero di farsi qualche giretto in certi Istituti per toccare con mano la realtà delle condizioni in cui “vegetano” questi sfortunati.
Non lo faranno mai, ne sono certo, perché hanno paura di accorgersi d’avere sino ad oggi sbagliato nel valutare questa situazione, frutto di preconcetti derivanti da un atavico retaggio tenuto costantemente in vita da energici e convincenti lavaggi del cervello.
Nella situazione in cui versano questi malati terminali il concetto della vita e della morte è diverso da quello che può e deve avere in altri campi e situazioni come per esempio, almeno sino ad oggi, in alcuni reati previsti e puniti dal nostro codice penale Rocco nel Titolo XII (Delitti contro la vita……); mi riferisco in particolare all’art. 579 C.P. (Omicidio del consenziente), la cui formulazione risale al periodo in cui Mussolini arringava gli italiani a procreare per raggiungere in breve il “milione di baionette” ed allorché la religione cattolica apostolica romana era la nostra religione di Stato.
Però, contemporaneamente ed in contrasto con il concetto religioso della vita, vigeva la pena di morte per alcuni reati comuni previsti dal Codice Penale ed in alcune leggi speciali, abolita poi dal Decreto Legislativo 10 agosto 1944 n. 224 e dal Decreto Legge 22 gennaio 1948 n. 21 i quali commutavano la pena capitale, laddove prevista, in quella dell’ergastolo.
I tempi cambiano e con loro le leggi, gli usi ed i costumi ed anche la mentalità di un popolo rimasto oppresso per un lungo ventennio; un tempo coloro che venivano riconosciuti dai Tribunali di Inquisizione della Chiesa come eretici venivano spediti per direttissima sul rogo, le Crociate erano Sante, oggi ogni guerra è solo un mezzo per distruggere uomini e cose.
Ma, nonostante ciò e che, anche se qualcuno l’ha messo ora in dubbio, l’uomo sia riuscito addirittura a lasciare le proprie orme sulla Luna, oggi non siamo ancora riusciti a dare una soluzione definitiva sulla cura di certe malattie proprio per una certa ostinata ottusità di molti politici i quali si impuntano, nascondendosi dietro alcuni paraventi sofistici, a non voler neanche tentare di comprendere i desiderata di questi sofferenti che, pur rappresentando una minutissima parte rispetto all’intera popolazione, avrebbero invece estremo bisogno, più degli altri, di trovare una maggior comprensione della loro estrema sofferenza e della loro conseguente volontà.
Mi fermo qui per oggi, ma ritornerò su questo argomento per spiegare le differenze che intercorrono tra alcuni termini, più o meno collegati all’argomento ora in trattazione, affinché ciascuno possa ragionare su questi argomenti con la propria testa con cognizione di causa:
· eutanasia;
· testamento biologico;
· accanimento terapeutico.
Vedremo inoltre di dare uno scorcio alle legislazioni già vigenti in materia in altre nazioni.
Ricordatevi che ogni persona ha il diritto di essere informata perché solo in tal modo può maturare una propria determinazione consapevole.
Io dico la mia ma non per questo ritengo di avere in mano la verità assoluta ma, quanto meno, il viso di quel ragazzo paraplegico, l’ho visto con i miei occhi; forse in quel momentaneo incontro ha voluto che narrassi alla prima occasione il suo appello di morte e non di vita, ammesso che possa considerarsi vita quella di una giovane persona immobile al 100 % per sempre: lui si considerava “morto” dal giorno dell’incidente, ed erano ancora trascorsi appena quattro mesi.

FINE della II^ parte

martedì, settembre 26, 2006

Sull'eutanasia - prima parte

Sull’eutanasia
Prima Parte

In Italia ogni problema di qualsiasi natura suscita profonde dispute, spesso polemiche, e polveroni tali che un cittadino, pur culturalmente agguerrito, fa una certa fatica a comprendere, alla fin fine, su che cosa i nostri politici si stiano accapigliando.
Tanto più ciò accadde allorché vengono affrontati temi, come quello in questione, che investono più campi e precisamente quelli della religione, dell’etica, della morale, della politica ed anche quello giuridico.
Questa tematica, sopita almeno in Italia da molto tempo, è improvvisamente ritornata in maniera impetuosa alla ribalta a seguito dell’accorato appello inviato al nostro Presidente della Repubblica da Piergiorgio Welby, co-presidente della associazione Luca Coscioni, colpito anch’esso come quest’ultimo da distrofia muscolare, la terrificante malattia che, in mancanza in Italia di valide terapie di contrasto, riduce lentamente, tra immani sofferenze fisiche e psichiche, un essere umano nella condizione di malato terminale, ad una larva umana senza più alcuna speranza di sopravvivenza.
Il Presidente Napolitano non ha potuto a sua volta fare altro che invitare chi di dovere a riesaminare, cercando un dialogo tra i contrapposti schieramenti, i delicati aspetti di questo insoluto problema; ma, apriti cielo ! Un coro dei pro ed i contro l’eutanasia che ha infiammato il mondo politico, soprattutto del centrodestra dal quale schieramento sono subito partiti pareri negativi supportati per lo più da considerazioni di natura religiosa o di principio ai quali si sono appigliati anche alcuni esponenti di partiti del centrosinistra, per la precisione della Margherita e dell’ Udeur.
Partiamo dai pareri del centrodestra, alcuni dei quali espressi da personaggi che forse avrebbero fatto meglio a tacere.

Televideo RAI 1 pag.116 del 25 09 06 :

EUTANASIA, CDL: Siamo per la difesa della vita.

DI VIRGILIO (FI)


E’ ora di finirla con il diffondere questa assurda cultura della morte. Dobbiamo tutti gridare con forza tre NO: no all’eutanasia, no all’accanimento terapeutico, no all’abbandono terapeutico.

Nota personale: contraddizione in termini i due ultimi NO ?
Difendono la vita, che farisei ! Però applaudono a più riprese e si alleano con chi non ha alcuno scrupolo ad uccidere anche donne e bambini sganciando bombe a grappolo in Iraq; qualcuno affermerà che quella è una guerra santa ma, guarda il caso, lo stesso Sommo Pontefice ha appena affermato che non esistono guerre sante poiché ogni guerra è portatrice di odio e di morte.
Ed allora che ci spieghi questo sig. Di Virgilio come mai hanno osteggiato la ricerca sulle “cellule staminali” i cui risultati avrebbero potuto guarire centinaia di miglia di malati, per esempio il famoso navigatore solitario Fogar che per sottoporsi alle cure del caso aveva programmato un viaggio in Cina mai effettuato per il sopravvenire della morte.

ALEMANNO (AN)



Con tutto il rispetto il Capo dello Stato non dovrebbe lanciare messaggi ed aprire dibattiti che spaccano il Paese. L’eutanasia è respinta dalla CDL e non fa parte del programma dell’Unione.

Nota personale: maniera a dir poco alquanto rozza per zittire il Presidente il quale, a fronte del messaggio ricevuto e divulgato dai media in maniera quasi ossessiva, cosa avrebbe dovuto fare, rispondere “arrangiati, sono affari tuoi !” Va bene che AN, che un tempo come MSI aveva raccolto le firme per la reintroduzione in Italia, anche di tempo di pace, della pena di morte, in seguito persino eliminata anche dal Codice militare di guerra, si proclami contraria all’eutanasia ma entrare nel Programma dell’Unione cosa c’entra ?
Però da che pulpito viene la predica !

BUTTIGLIONE (UDC)

Non è vero che su questo argomento vi sia un vuoto legislativo. Sono depositate ben 5 proposte di legge.

Nota personale: anche una matricola appena iscritta alla facoltà di Giurisprudenza sa bene che c’è un’abissale differenza tra una legge ed una proposta di legge; anche da parlamentare dovrebbe conoscere che, statisticamente, di proposte di legge che divengono leggi sono molto poche.
Forse voleva dire che non c’era un vuoto politi sul problema de quo che comunque esisteva ed esiste effettivamente.
Le proposte cui allude il saccente parlamentare sono state presentate non da loro bensì dai radicali, da alcune associazioni, ed una è di iniziativa popolare ma, con grande dispregio della volontà dei proponenti tutto tace, perché ? Già, l’allora maggioranza era indaffarata ad approvare leggi ad personam per il loro santo protettore ma per quelle volute da altri nemmeno un cenno, come quelle sull’eutanasia e migliaia di altre ancora. Pardon, sbaglio, perché in verità hanno anche insabbiato tre proposte di legge, riunite poi in un unico testo, avanzate da tre deputati del centrodestra, i quali intendevano porre rimedio alla vacatio legis in tema di PLAGIO (ex art. 603 C.P.) il cui testo venne dichiarato anticostituzionale dalla Consulta con sentenza 09 aprile 1981 n. 96. Che fine ha fatto la proposta relativa alla reintroduzione nel nostro ordinamento giuridico del reato di cui sopra che con una diversa modulazione avrebbe dovuto sostituire nel novello art. 613 bis, rubricato come MANIPOLAZIONE MENTALE, la previgente norma ? Probabilmente è scomparsa nel nulla perché qualcuno ha intuito che avrebbe potuto recar danno a qualcuno dei loro.

CALDEROLI (Lega)



Il rispetto della vita è principio non negoziabile.

Nota personale: è sin troppo facile ironizzare con questo personaggio; mi limiterò a completare il Calderoli pensiero aggiungendo “salvo sparare cannonate sui barconi degli extracomunitari” o “far esplodere una bomba atomica” in alcuni Paesi del medio-oriente. Ma con quale dignità sputa sentenze su un problema di sì ampia portata ?

Vi chiederete il perché abbia voluto affrontare in questa sede un problema così importante e spinoso.
E’ da tanto tempo che mi ci aggroviglio sopra, da quando un paraplegico ricoverato senza speranza in un centro di riabilitazione milanese, in presenza della sua fidanzata che in lacrime mi disse di non prendermela perché questa richiesta la rivolgeva a tutti coloro che passavano accanto al suo letto, mi chiese, in modo accorato ma vanamente, di ucciderlo nonchè dopo aver letto una dichiarazione di Montanelli sulla “dolce morte” che riporterò nella seconda parte di queste mie riflessioni.
Mi chiesi allora perché quel giovane viso reso vecchio da inenarrabili sofferenze fisiche e morali era spesso oggetto dei miei pensieri, ed ancor più mi richiedo oggi come possa un essere umano invocare in certe condizioni la morte per mano altrui, un suicidio per interposta persona.
Perché molti nostri politici non si pongono il problema sotto il punto di vista del “sofferente”, lasciando una volta tanto da parte pregiudizi e quant’altro per circoscrivere il tutto solamente al caso concreto ?
In certe circostanze anche la morte proveniente da una mano pietosa può essere un dono di Dio.
Ma su questo argomento ci ritorneremo.

Fine prima parte

domenica, settembre 24, 2006

Gli schiavi di campo


Gli “schiavi di campo”



Oltre ai clamorosi “buchi” nei conti pubblici dal governo di centrodestra abbiamo ereditato un’altra piaga, come poterla definire diversamente, quella del “lavoro irregolare”.
Quanto è andato evidenziandosi a seguito di indagini svolte sia dalle Forze dell’Ordine, a ciò delegate da varie Procure della Repubblica, che dalle stesse Organizzazioni sindacali – CGIL, CISL, UIL – non è un fenomeno di modeste dimensioni, un’eccezione alla regola generale bensì, come vedremo, una colossale serie di violazioni di un vasto arco di leggi particolari che vanno da norme di natura economica, fiscale e contributiva a quelle del diritto umanitario sancito dalla nostra Costituzione, dalla Convezione europea sui diritti dell’uomo e, prima fra tutte, da quella voluta e sottoscritta dalle nazioni aderenti all’ONU una volta conclusa la seconda guerra mondiale.
Violazioni a tutto vantaggio di personaggi, che non è iperbolico definire come schiavisti, a svantaggio dello Stato, cioè di tutti noi, sia economicamente che come immagine.
E’ bene precisare, prima di addentrarci nel mondo dei numeri e degli eventi venuti alla luce ultimamente, come il fenomeno in parola presenti varie sfaccettature rappresentanti un’ampia gamma di situazioni irregolari le quali, pur diverse l’una dall’altra, hanno tutte come comune denominatore lo sfruttamento dell’uomo in quanto lavoratore.
Ma ecco le cifre estrapolate dallo studio delle tre Confederazioni sindacali sul c.d. “lavoro nero”.
In Italia abbiamo ben 4milioni di donne e di uomini che lavorano in nero o con contratti dichiarati parzialmente, per esempio il far passare un contratto di lavoro a tempo pieno come a tempo parziale; viene così naturale dedurre che ad una siffatta situazione conseguano due negative fenomenologie, la prima relativamente all’evasione fiscale e previdenziale mentre la seconda attiene alla sicurezza del lavoro.
Lo studio più sopra richiamato indica come l’economia sommersa produca tra il 15,9 ed il 17,6 % del Prodotto Interno Lordo (PIL) per un valore minimo di 170miliardi di euro annui e, come conseguenza, un’omissione di versamenti fiscali e contributivi pari a:
72miliardi di euro annui di base imponibile IRAP;
1,9miliardi di euro annui come base imponibile IRPEG;
16,5miliardi circa di euro anni in favore dell’INPS e dell’INAIL.
Cifre strabilianti che, aggiunte a quelle del debito pubblico, fanno divenire come necessari alcuni drastici tagli sulla spesa pubblica che, direttamente ed anche indirettamente, ci vedremo costretti a sopportare sin dal prossimo anno.
La latitanza dello Stato nell’ultimo quinquennio in questo campo è stata scandalosa; il passato governo se n’è lavate le mani ritenendo, erroneamente, che con la promulgazione della legge impropriamente, perchè monca rispetto al progetto iniziale, chiamata BIAGI
Infatti l’illustre defunto ideatore della riforma dei contratti di lavoro aveva previsto a latere di questa normativa, ma non per questo meno importante anzi essenziale, la contemporanea istituzione di altri provvedimenti rientranti nel novero dei c.d. “ammortizzatori sociali” che il centrodestra non si è nemmeno sognato di creare; un esempio fra tutti, l’erogazione per un certo periodo di tempo di un salario o di uno stipendio minimo al lavoratore subordinato che, finito il contratto a termine o a progetto, fosse in attesa di iniziare un altro rapporto di lavoro.
Questi ammortizzatori avrebbero dovuto rendere meno “indigesta e punitiva” per chi entrava per la prima volta nel mondo del lavoro la nuova normativa di stampo USA dove però le condizioni e le opportunità di trovare rapidamente un’occupazione sono del tutto diverse dalle nostre in quanto un lavoratore trova facilmente una prima od una nuova assunzione presso un diverso datore di lavoro.
Ma qualcosa, ancor poco per la verità se raffrontato all’ampiezza del fenomeno elusivo così come più sopra illustrato, si sta muovendo soprattutto con mirati controlli anche per il recente reiterarsi di luttuosi infortuni sul lavoro sui quali mi sono già intrattenuto lo scorso mese con altro studio.
Un blitz della Guardia di Finanza contro il lavoro sommerso in 93 cantieri edili di Roma e provincia, ha messo in luce un fitto sottobosco di illegalità e lavoro nero.
Su 598 lavoratori circa il 59% era irregolarmente assunto, per un totale di 353 dipendenti: 191 "irregolari", poichè seppur assunti risultavano di fatto impiegati a tempo pieno anziché parziale, con la conseguenza che i relativi contributi previdenziali e assistenziali venivano liquidati e versati solo in parte dal datore di lavoro; mentre 162 completamente "in nero", impiegati in maniera occulta. Tra questi ultimi 88 erano italiani, 58 romeni, 6 moldavi e ancora macedoni, polacchi, cinesi, etiopi e albanesi. Come si nota non è solo un problema di manodopera offerta a clandestini.
I loro dati identificativi non risultavano neanche censiti nelle scritture obbligatorie ai fini previdenziali (libro matricola e libro paga) e pertanto in evasione di ogni forma di contribuzione di competenza nel settore di lavoro.
Le Fiamme Gialle, inoltre, nei primi sette mesi di quest’anno hanno individuato, nei cantieri edili di Napoli e provincia, 790 lavoratori assunti in nero di cui 232 gli irregolari e 28 gli evasori totali, cioè persone che non hanno presentato le dichiarazioni dei redditi e si sono sottratte a tutti gli obblighi fiscali e contributivi.
Conforta la circostanza che le indagini proseguono alacremente.
Molti altri casi non sono sfuggiti alla Forze dell’Ordine e sono stati ampiamente riportati da alcuni quotidiani e settimanali anche se, tra le tante vicende scoperte, due mi hanno colpito particolarmente.
La prima, emersa su denuncia risalente al marzo 2005 da parte della meritoria organizzazione di “Medici Senza Frontiere”, interessante la bidonville di Cassibile (SR) dove centinaia di immigrati clandestini, circa trecento, “gestiti” da immigrati marocchini residenti da tempo nella zona, per un tozzo di pane raccoglievano patate dall’alba al tramonto, vivendo in condizione di vita disumane.
Ma perché sin d’allora da parte del governo di centrodestra non venne mossa foglia così consentendo ai proprietari delle aziende agricole di collezionare una serie di affari d’oro anche per la concomitanza di una eccezionale produzione di questo tubero.
Un incendio scoppiato in questa bidonville ha impresso la parola fine a questo sfruttamento.
La seconda ha come teatro la Capitanata ed il Tavoliere delle Puglie ed è relativa, rispettivamente, alla raccolta del pomodoro e dell’uva.
Incominciamo con la raccolta del pomodoro per la quale, su disposizione del neo-ministro Cesare Damiano, un’operazione congiunta tra le Forze dell’Ordine ha portato alla luce la circostanza che su 150 aziende agricole ben 84 – pari al 56 % del totale – facevano lavorare persone reclutate irregolarmente, in barba alle legge.
Su 1.040 “contadini schiavizzati” accertati 672 erano italiani, 200 gli immigrati extracomunitari e 168 neocomunitari ma la maggioranza di loro aveva accettato di lavorare senza alcun contratto scritto e sottoscritto; da qui la denuncia dei titolari delle 84 aziende all’Autorità Giudiziaria e la contestazione di 110 violazioni amministrative comportanti multe per un importo di 55.000 euro ed ammende comportanti esborsi per 465.000 euro.
Ma la bagarre continua poiché molti non si rassegnano a lasciare definitivamente la “gallina dalle uova d’oro”, il guadagno derivante dallo sfruttamento della manodopera clandestina e non.
Passiamo ai vigneti; a conclusione di un’operazione concordata tra la Polizia di Stato e la Direzione Provinciale del Lavoro di Foggia, il Commissariato di San Severo ha denunciato 5 imprenditori agricoli per sfruttamento di manodopera clandestina mentre altri 11 proprietari terrieri hanno avuto la stessa sorte nel corso di una seconda operazione.
Si sussurra comunque da più parti che alla base di questo illegale reclutamento vi sia in Puglia lo zampino della malavita organizzata; 15 braccianti polacchi sono stati trovati morti e su questo episodio sta indagando la Direzione Distrettuale Antimafia che, per altri episodi di sfruttamento, ha disposto già in questi mesi più di 20 arresti.
Certamente esiste e fermenta in loco un grave problema sociale perché mentre la manodopera locale italiana guadagnava 40 euro al giorno, pur lavorando duramente e per molte ore, quella clandestina si accontenta della metà con profitto da parte dei caporali.
L’augurio è che queste iniziative di controlli a tappeto diventi un deterrente atto ad evitare questa tratta di braccia di lavoro.

sabato, settembre 23, 2006

LA SATIRA


La satira, ma a che serve ?


Semper ego auditor tantum?
Nunquamne reponam vexatus
totem rauci belusconianae gens?

Dovrò sempre solo ascoltare ?
La berlusconiana gente mi ha
tantevolte costretto, sino a divenire
rauca, ad ascoltare le loro panzanate;
potrò mai vendicarmi ?



Opportunamente adattate alla bisogna, le due frasi latine di cui sopra, con pedissequa mia libera traduzione, appartengono al primo esametro della I^ satira del I° libro di Giovenale, avvocato romano vissuto attorno al 60 P.C., secondo quanto si può dedurre da tre epigrammi del suo grande amico Marziale.
La satira è stata sempre mal sopportata, con qualche eccezione assai rara per la verità, dai ”potenti” o presunti tali: imperatori, principi, dittatori, politici o pseudo tali ed altri della stessa genie o semplici figuranti a costoro legati a doppio filo da rapporti non sempre “trasparenti”; in quel periodo Roma è governata da Claudio alla cui morte per avvelenamento da parte della sua sesta moglie, Agrippina, subentra un certo Nerone, figlio di primo letto di quest’ultima che, a tempo debito, verrà fatta poi uccidere proprio dal figlio: senza alcun dubbio un bel periodo storico denso di intrighi e di scandali nonché profondamente permeato dalla corruzione fortemente radicata in ogni ganglio della vita pubblica.
Non a caso la satira prolifica, raggiungendo picchi di elevata risonanza e popolarità, in siffatti frangenti e diviene comprensibile il perché certi scritti, vignette, barzellette ed altro, in controtendenza, diventino la sintesi di alcuni sentimenti soffocati nel profondo del cuore da molti cittadini silenti per paura o per ignavia, in quanto costituiscono, a volte, l’unico contraltare al modo poco democratico con cui viene gestito da alcuni regimi il potere: in buona sostanza, sebbene spesso nascosti nell’anonimato, i novelli Pasquino rappresentano, facendole proprie, le voci di coloro i quali, pur contrari al regime di turno, tacciono.
Non pare che Giovenale fosse un vero “democratico”, almeno nell’accezione del termine che intendiamo oggi, che si batteva per la tutela dei diritti dei più deboli; infatti gli storici ce lo dipingono più come un “bastian contrario” che non tollerava il potere e chiunque avesse, suo malgrado, la ventura di esercitarlo.
Comunque, a mio modesto parere, rappresentava a quel tempo quella voce nel deserto che, al di fuori dal coro, metteva a nudo gli intrecci di corruttele che avvelenavano la Roma imperiale.
L’avvicendarsi dei tempi non modificano il comportamento delle persone; un ciclo storico rincorre il precedente, il malcostume è sempre lo stesso ma messo in atto con metodi scientifici e sempre più raffinati ma, alla fin fine, il risultato è sempre lo stesso; c’è chi prospera protetto da un ferreo nepotismo e chi langue nell’indigenza perché solo ed indifeso dalle altrui angherie.
Oggi viviamo in un periodo alquanto, per non dir di peggio, infelice; stiamo assistendo ad eventi che in un Paese come il nostro, largamente democratico in molte leggi ma carente nelle strutture pubbliche e private entro le quali imperversano, almeno sino ad ieri, personaggi assai squallidi, alcuni dei quali purtroppo ancora abbarbicati sulla loro poltrona, che meriterebbero di essere ospitati altrove, molti anche nelle patrie galere.
Oggi cosa posso fare ? Per ora incomincio col rivolgere un accorato invito ai componenti dell’attuale governo, da me sostenuto assieme a tanti altri militanti del maggiore partito del centrosinistra, perché abbiano ad agire sulla base delle aspettative dei cittadini che li hanno votati, cui nel frattempo si sono aggiunte persone dell’altra sponda oramai stanche e consapevoli di essere state prese in giro, i quali attendono una profonda pulizia ed il ripristino di una giustizia sociale che nell’ultimo quinquennio è stata del tutto dimenticata, nonostante le inqualificabili, in quanto false, affermazioni di alcuni esponenti del centrodestra.
Avete mai assistito all’umiliante, per l’Italia tutta, spettacolo di alcuni anziani che, al togliere delle bancherelle nei mercati rionali, vanno a rovistare tra gli scarti degli ortaggi nella ricerca, alle volte vana, di un qualcosa di ancora commestibile ? Questa è una parte dell’Italia di oggi che invecchia male e muore peggio, in condizioni di estrema indigenza; e gli anziani aumentano, ricordatevelo!
Ed i giovani ? Pensateci bene, sono loro che vi hanno dato il potere e, quindi, acceleriamo i tempi…pieni!
Non vorrei che accadesse ciò che ci viene tramandato dai nostri padri, quel detto secondo il quale “ chi di speranza campa disperato muore “; “a buon intenditor poche parole”.

giovedì, settembre 07, 2006

Le morti bianche e gli invalidi del lavoro




Infortuni denunciati all’INAIL negli ultimi tre anni:
2003: 977.194 di cui n. 1.449 con esiti mortali
2004: 966.729 di cui n. 1.328 con esiti mortali
2005: 939.566 di cui n. 1.206 con esiti mortali.

Il progressivo calo del numero di infortuni non deve illuderci in quanto è stato riscontrato soprattutto nel lavoro agricolo più che in quello industriale, comparto il primo dove si è verificato un calo occupazionale regolare sia per il calo della produzione che per il continuo ricorso all’utilizzo di manodopera “irregolare”, attinta anche tra le fila degli immigrati clandestini.
Occorre tuttavia anche precisare che l’INAIL ha, per legge:
· l’obbligo di riconoscere anche gli infortuni subiti da quei lavoratori mai denunciati all’Ente dal datore di lavoro con conseguente evasione del premio relativo all’assicurazione obbligatoria; l’INAIL liquida il danno il cui importo viene poi richiesto in via di regresso all’azienda;
· la possibilità di agire in rivalsa nei confronti dell’azienda per quanto liquidato al dipendente pur regolarmente denunciato nel caso in cui per le lesioni subite dal lavoratore ovvero per la sua morte sia stata riconosciuta una responsabilità penalmente rilevante del datore di lavoro ovvero di un suo preposto da parte del Tribunale con conseguente emissione di una sentenza di condanna.
Per il primo caso, beninteso solo per le lesioni, nelle c.d. zone depresse, si verifica anche che alcuni datori di lavoro hanno trovato l’escamotage per evitare di dover pagare, in un’unica soluzione, somme alle volte anche notevoli in caso di liquidazioni da parte dell’INAIL di rendite vitalizie; il lavoratore infortunato viene fatto passare come vittima di un incidente stradale con la necessaria compiacenza di alcune cliniche private.
Per il secondo caso, soccorre legittimamente un’assicurazione privata, denominata “Rischi diversi”, che copre oltre che la responsabilità della impresa per i danni causati a terzi (RCT) anche quella per danni subiti dai propri dipendenti (RCO); verificandosi l’ipotesi di emissione della sentenza di condanna questo tipo di garanzia assicurativa mette al riparo il datore di lavoro dalla azione di rivalsa dell’INAIL, sopportata dall’impresa assicuratrice in uno al danno non coperto dall’INAIL quale il danno morale e tutte le eventuali spese incontrate nel corso del periodo di malattia.
Appare del tutto fondata l'ipotesi di ritenere alquanto fondata come questa garanzia assicurativa RCO sia per l’ imprenditore un incentivo a non predisporre le assai costose misure antinfortunistiche a tutela della salute dei lavoratori, in poche parole un risparmiare sulla pelle altrui.
E' da ritenere che le argomentazioni cui il titolare dell’impresa ricorre per verificare se sia o meno conveniente la stipula della RCO possano essere le seguenti:
1- la responsabilità penale è quasi sempre del preposto, ma se anche così non fosse una condanna con le lungaggini di questi tipi di processi diventa assai improbabile, subentrando la prescrizione del reato;
2- il risarcimento danni alla vittima fa carico all’Inail ed alla impresa privata di assicurazioni.

Come non pensare a quei ponteggi appena “appoggiati” sulle pareti degli stabili che si abbattono al suolo al primo colpo di vento nemmeno impetuoso, alla poca affidabilità di alcune paratie predisposte durante gli scavi, alla precarietà di molti impianti elettrici provvisori nei cantieri edili.
Se aggiungiamo poi che gli accertamenti preventivi sull’affidabilità o meno delle misure antinfortunistiche approntate nei cantieri sono alquanto rari ne consegue che il fermo dei lavori, le multe nel caso di gravi manchevolezze sono misure che, pur previste dalle leggi in materia, rimangono spesso e volentieri lettera morta.
Il Procuratore aggiunto della Procura di Torino, Dr. Guarriniello, aveva a suo tempo scatenato una giusta campagna contro l’inefficienza dei mezzi di protezione messi in atto da molte imprese e l’incuria di queste ultime nel predisporre adeguate informative ai dipendenti, anche a mezzo di cartellonistica all’interno delle aziende (segnalazioni delle vie di fuga ed il posizionamento degli estintori per il caso di incendio – l’elenco delle misure da seguire all’interno dei cantieri, ecc…) avendo accertato come alquanto carente fosse nei posti di lavoro l’informazione su questa delicata materia.
Ma oggi ?

Nel 2006 per i primi 8 mesi stiamo per raggiungere il pesante numero di 700 morti.
Il reiterarsi, in questi ultimi mesi, di infortuni mortali sui posti di lavoro ha riportato nuovamente alla ribalta delle cronache questo grave problema il quale, pur essendo stato affrontato più volte da vari governi, non ha mai avuto soluzioni decisive atte, nella pratica impossibilità di eliminarlo del tutto, quanto meno ad attenuare il numero di questi eventi luttuosi.
Senza voler considerare poi che, a latere, si verificano, purtroppo, anche infortuni gravemente invalidanti delle capacità fisio -psichiche di un enorme numero di lavoratori che prestano la loro opera in quelle che vengono definite “attività pericolose”.
E’ un problema innanzi tutto morale ed in subordine, è inutile nascondercelo, anche sociale perché ogni perdita di una vita umana od il verificarsi di un danno comportante una invalidità permanente di grado superiore al 50% corrisponde per l’intera comunità nazionale una sconfitta sul piano sociale mentre per le famiglie delle vittime nonchè per i gravemente infortunati un notevole danno morale, biologico ed economico non pienamente compensato da eventuali risarcimenti od indennizzi ovvero ancora dalle rendite erogate dall’Inail..
Non possiamo non sottolineare anche come sino ad oggi un invalido è stato, salvo rare eccezioni, considerato e trattato più come un individuo da compatire che da aiutare anche nel reinserimento nella vita sociale attraverso tutti i sistemi disponibili che pur esistenti, in alcune zone però solo sulla carta, non sempre vengono ben utilizzati in maniera congrua.
Quali, ancor oggi, le cause di questa lunga serie di infortuni mortali sul lavoro ?
Diverse sono le motivazioni che spesso sono tra loro collegate; le più frequenti:
1- mancata predisposizione delle misure di sicurezza necessarie dettate da precise norme di legge;
2- rari controlli da parte degli Enti preposti alla vigilanza;
3- preposti che all’interno del posto di lavoro non segnalano ai datori di lavoro le anomalie che presentano i macchinari, le impalcature, gli impianti elettrici e gli stessi locali in cui si svolge il lavoro, alle volte privi di areatori o di apparecchi segnalatori di pericolo ;
4- preposti che li segnalano a datori di lavoro che fanno orecchie da mercante;
5- mancata vigilanza all’interno sul rispetto delle norme antinfortunistiche, come l’uso degli elmetti, delle cinture da parte di chi lavora su ponteggi, calzature appropriate per evitare di essere investiti da scariche elettriche, tute speciali e maschere nel trattamento di gas o materie infiammabili;
6- la ripetitività di certe azioni che rendono il lavoratore sempre meno cauto nel rispetto dell’uso degli strumenti che ha a disposizione;
e così via, la casistica in materia è imponente e riuscirebbe arduo e difficoltoso predisporne una elencazione completa.
Occorre senza dubbio alcuno fare qualcosa per attenuare questa vera e propria piaga sociale che in Italia è particolarmente pesante tanto che in questo campo vantiamo un brutto record negativo: quello del 20 % degli infortuni mortali sul lavoro che si verificano nell’intera Comunità europea.

lunedì, agosto 14, 2006

Trofeo "Faccia de palta" - III^ puntata



EL CANTASTORI BARBAPEDANA



TROFEO MENSILE
“ F A C C I A de P A L T A ”
III^ turno


La partecipazione al concorso, completamente gratuita, è aperta a tutte quei personaggi politici e non che in corso di interviste od altro l’hanno sparata proprio “grossa”.
Si accettano suggerimenti, segnalazioni e votazioni da parte dei lettori.


Stavolta è il turno del sen. Giuseppe Vegas, milanese in quota Forza Italia, il quale nella trascorsa legislatura ha ricoperto la carica di vice-ministro nel dicastero della Economia.
I titoli accademici da lui conseguiti sono di valore assoluto, laureatosi a pieni voti a 22 anni presso l’Università di Milano, autore di numerosi scritti in materia economica, insegna presso l’Università di Parma, se mal non ricordo.
Dispiace sinceramente l’averlo dovuto inserire come candidato in questo non certo edificante Trofeo ma, nonostante la sua sincerità, mi sono sentito in dovere di farlo perché a suo tempo si è prestato a salvare la faccia di palta di un altro, nella specie, “more solito” quella del suo capo politico.
Leggo sul Corriere della Sera pubblicato in data 06 agosto 2006 il seguente titolo : “CORTE dei CONTI, allarme sulle ultime leggi del Polo”.
A dirla breve, i massimi giudici contabili avrebbero esternato forti dubbi sulla copertura finanziaria dei provvedimenti legislativi emanati negli ultimi quattro mesi dal governo Berlusconi; in particolare sulle 106 leggi approvate nel suddetto lasso di tempo sarebbero ben 58, di cui 36 emesse per ratificare dei trattati internazionali, presentano una scopertura contabile che ammonterebbe, secondo i calcoli della Corte, a ben 4,8 miliardi di euro.
Ma come è stato possibile aggirare l’ostacolo dell’art. 81 della Costituzione che impone l’indicazione dei mezzi per farvi fronte per ogni emenanda legge che comporti nuove o maggiori spese ?
Prima di promulgare una legge comportante degli oneri economici per la collettività il Presidente della Repubblica, in mancanza di tale indicazione, deve rimandare alle Camere il provvedimento perché venga specificamente indicata la relativa copertura finanziaria; hanno per caso, con un qualche artifizio contabile, tratto in inganno anche il Capo dello Stato ?
Ecco il giochetto: storna fondi da lì – leggesi provvedimenti già finanziati – ed inseriscili qui – leggesi provvedimenti da inviare per la promulgazione al Capo dello Stato.
Un bel giuoco di prestigio cui Tremonti, padre della finanza creativa e fondatore della Scuola di economia fantasiosa, ci ha in questi anni abituato; per lui nulla di male, però…..
Infatti, pur trattandosi di un capitolo a parte, sebbene riguardi ancora una volta la rinomata politica dei buchi finanziari del centro destra, pare doveroso ricordare come in materia vi siano dei pesanti precedenti e valga per tutti, tanto per esemplificare, la mancata copertura finanziaria, rilevata dal CIPE, delle tanto strombazzate “grandi opere” il cui costo era stato calcolato nella misura di 115miliardi di euro .
Vi chiederete cosa c’entri in tutto questo il sen. Vargas; il sottotitolo del Corriere della Sera: “Lo facemmo per non aumentare le tasse” ovvero, dico io, ecco come il rimedio è peggiore del male.
Affermazione in perfetto stile berlusconiano che, siamo oramai alla vigilia delle elezioni politiche, nel suo programma prometterà di eliminare tutte le tasse, rinfacciando al centrosinistra di volerle non solo aumentare ma di introdurne delle nuove : che genio !
Ma, afferma il sen. Vargas, quello da noi usato è uno dei tre metodi previsti dalla legge contabile; però, rilevo, è stato usato negli ultimi quattro mesi del loro mandato e in già piena campagna elettorale “antitasse” col risultato che adesso qualcuno dovrà porvi rimedio perché si ritroverà a rifinanziare quelle leggi “derubate” dai precedenti governanti e potrei scommettere che qualcuno di loro avrà da ridire: ecco i nuovi balzelli di Prodi !
E’ proprio vero che la “promessa”, specie quella elettorale, “è un debito” però in questo caso non per chi l’ha formulata ma per chi ha avuto la sfortuna di succedere ad un governo s-fascista.
Un debito pubblico, a carico cioè di tutti noi, che si può sopportare a patto che almeno porti vantaggi per tanti ma tanti cittadini e non per i soliti “noti”, pochi ma già ricchi.
Passo a voi la parola.



domenica, agosto 13, 2006

El gilè de Barbapedana








El cantastori; ma è quello a destra il vero ed unico Barbapedana

Siamo oramai prossimi al giorno di Ferragosto, ricorrenza festiva civile dedicata però alla Madonna dell’Assunta.
Molti italiani sono in ferie, sparpagliati in ogni angolo della nostra bella Italia; altri, abbastanza numerosi, si sono recati invece all’estero, ma non a tutti sta andando bene perché hanno dovuto affrontare delle vere e proprie avventure se non addirittura subire delle belle e buone fregature.
I richiami pubblicitari portano le nostre menti verso paesi esotici nei quali il lieto fine della permanenza e del viaggio non te la può garantire a priori proprio nessuno.
Senza considerare poi che la stragrande maggioranza degli italiani conoscono ben poco del nostro Paese; abbiamo dei posti da visitare stupendi, non ancora violentati da mani delittuose che uccidono la natura attraverso colate di cemento, dei veri e propri angoli di paradiso dove ogni individuo riesce a convincersi di fare anch’esso parte integrante di questa natura ancora incontaminata.
Due o tre giorni bastano perché si possa realizzare questo miracolo; si ritorna quindi alle quotidiane occupazioni con un animo diverso in quanto si è riusciti a “depurarlo”, spogliandolo quasi per incanto, da tutte le ansie maturate che teniamo nascoste nel nostro io ma pronti a farle esplodere alla prima occasione.
Ma, detto questo, debbo confidare che il vero scopo di questo mio pezzo è un altro.
Rovistando tra le montagne di ricordi sono riuscito a ritrovare il testo completo della canzone, la più famosa di Barbapedana, “el gilè”, che riporto qui di seguito, dedicandola a tal Roberto “CUORE PADANO” che ha voluto annotare dei miei scritti con alcuni commenti.
Caro Roberto, nelle mie vene scorre sangue siciliano perché mio padre e mia madre erano originari di quella terra stupenda e prodigiosa nonostante i molti pesanti problemi che tuttora la fanno apparire diversa da quella che in fondo è; si sono conosciuti e sposati a Milano ed io, pur di nascita padana e di studi medi inferiori ed universitari milanesi, mi sento legato a quest’isola.
Sono collocato politicamente in una posizione diversa dalla tua e la stragrande maggioranza delle idee che abbiamo sono quasi sempre contrastanti.
Ma, a ben pensare ed eliminando alcuni pregiudizi dettatici da altri, tale circostanza rappresenta il vero succo della democrazia , quello che consente ad ognuno di noi di dire liberamente la sua nel pieno rispetto delle idee dell’altro, ricorrendo semmai sempre ad atteggiamenti rientranti nella normale dialettica politica ed a forme di lotta nel pieno rispetto di quelle regole democratiche che i nostri Padri costituenti ci hanno lasciato in eredità.
Spero che tu, Cuore Padano, sia in ciò concorde ma, in ogni caso, desidero dedicarti oggi questa canzonetta, supponendo che capirà il perchè.
Per inciso ricordo che un gruppo musicale dell’area trevigiana si è dato il nome di Barbapedana, affibbiando a quest’ultimo natali veneti; falso !
Barbapedana era un milanese di Porta Tosa e nessuno ce lo potrà mai “scippare”.
Enrico Molaschi nacque a Milano il 01 gennaio 1823 e viveva a Porta Vittoria in una modesta casa di vicolo Bindellino; morì a Milano il 26 ottobre 1911 dopo aver dedicato, da buon nonno, gli ultimi anni della sua vita ai bambini.
Ma andiamo a “El gilè”di Barbapedana, in puro dialetto meneghino, altro che veneto !

Testo originale in lingua meneghina

Barbapedana el gh’aveva un gilè
senza il denanz e cont via el dedree
cont i sacòcc * longh una spanna
l’era il gilè del Barbapedana.

Barbapedana el gh’aveva on s’ciopett
per sparà contrà i solda de Maomett
e ‘sto s’cioppett longh ona spanna
l’era el s’ciopppett del Barbapedana.

E da bersaglier che l’era
el sparava volentera
el sparava ‘l s’cioppetin
contra i trupp di beduin.

TRADUZIONE

Barbapedana aveva un gilet
senza il davanti e tolto il retro
con le tasche * lunghe una spanna
era il gilet del Barbapedana.

Barbapedana aveva uno schioppo
per sparare contro i soldati di Maometto
e questo schioppo lungo una spanna
era lo schioppo di Barbapedana.

Ed essendo bersagliere
sparava volentieri
sparava con il scioppo
contro le truppe dei beduini.

*con gli occhielli lunghi una spanna
(variante)


E’ da ricordare che l’Italia stava invadendo la Libia e questa filastrocca molaschiana va ad inquadrarsi proprio in quel periodo storico.

BUON FERRAGOSTO a Roberto “CUORE PADANO” ed a tutti gli amici “BLOGG”.
Il vostro cantastorie delle “Meditazioni mattutine”.

sabato, agosto 12, 2006

Barbapedana racconta - III^ parte


EL CANTASTORI (Il cantastorie)

Nel 1942, tra un bombardamento e l’altro, ho compiuto 7 anni; frequentavo la II^ elementare presso la vicina scuola di via Morosini.
Da “Figlio della Lupa” divenni “motu proprio” un “Balilla” !
Il Diario ed il libro della seconda:




Ma quanta propaganda, il Duce in tutte le salse; a torso nudo mentre falciava il grano, in divisa con camicia nera quale capo del PNF (Partito Nazionale Fascista) e della Milizia, come primo ministro mentre arringa dal balcone di piazza Venezia la folla plaudente. “Aria, luce e sole sono la tua salute….”, la bonifica delle paludi Pontine nel Lazio, ecc…. CREDERE, OBBEDIRE, COMBATTERE erano le parole d’ordine alle quali si aggiunsero ben presto attraverso manifesti incollati in ogni dove su tutti i muri il TACI, IL NEMICO TI ASCOLTA, frase messa in bocca ad un ignoto militare dalla faccia truce e con tanto di elmetto in testa.
Il sabato non si svolgevano lezioni ma solo “educazione fascista”, pratica per quelle che dovevano essere in futuro, come da proclama mussoliniano il “milione di baionette”; era definito come il “sabato fascista” con presenza obbligatoria per tutti gli alunni che dovevano indossare la divisa: da Figli della Lupa e Balilla per i maschietti e da Giovani d’Italia per le bambine. Si potevano subire punizioni severe se si mancava all’appello !
Il primo sabato seguente all’apertura dell’anno scolastico, tutti in gruppo per la rituale foto poi in riga per tre, maschietti da una parte e bambine da un’altra, e via in marcia.. uno, due, passooo….; al comando dell’ “avanti, marcia” c’era chi partiva con il piede sinistro e chi col destro, una gran confusione e veniva da ridere ma non era proprio il caso perché i castighi erano molto duri da sopportare.
Dopo mezz’oretta ecco l’ ALT, front-destr, riposo: e giù un pestone sul terreno col piede destro; ai molti che facevano fatica a distinguere la destra dalla sinistra e che si erano girati dalla parte opposta a quella comandata, bacchettate persuasive sulla mano destra, sistema questo applicato con un certo profitto per fare distinguere e ricordare per tutta la vita quale fosse la parte giusta da osservare.
Discorsetto sui ruoli dei Balilla nelle sfilate; mi misero in mano una tromba e mi nominarono “Balilla trombettiere” mentre ad un mio procugino, di nome Alberto, che frequentava la V^ elementare, gli ridiedero il suo tamburo che oramai sapeva oramai percuotere come il mitico batterista americano Gene Krupa, allora sconosciuto perché tutta la musica di provenienza straniera ed in particolare dagli USA era stata messa al bando, così come anche tutte le parole straniere.
Per esempio il “cognac” divenne “arzente”, il cocktail "coda di gallo" ed il pullover "farsetto".
Quando venne il mio turno con la tromba assegnatami, ma per poco fortunatamente, riuscii a far emettere un suono straziante ma talmente debole che io stesso feci fatica a percepire; dopo tre vani tentativi l’istruttore mi tolse bruscamente di mano questo per me ostico strumento per darla ad un altro bambino che mi stava accanto, abbastanza robusto ma anche lui non riuscì a strappare il plauso del cerbero – istruttore. Non saprei dirvi la fine che fece quella tromba perchè a me ed al vicino fustacchio in erba diedero un tamburo ciascuno ma, almeno io, non ebbi la sfortuna di tambureggiare per molto tempo perché, perdurando i bombardamenti su Milano, a mio padre, come dirò, venne l’idea di farsi trasferire a Roma presso lo Stato Maggiore.
Intanto su Milano i bombardamenti si susseguivano oramai a brevi intervalli l’uno dall’altro, ed i miei vollero che io e mio fratello minore, assieme al procugino Alberto, andassimo a casa di un mio zio a Viggiù dove comandava la locale Stazione della Guardia di Finanza, punto importante perché al di là del colle Sant’Elia c’era la Svizzera; bastava farsi rotolare giù dal pendio per trovarsi in terra neutrale ma la vigilanza era ferrea anche perché proprio da quel passo transitavano i contrabbandieri che “esportavano” gioielli (diamanti in particolare) per metterli in salvo presso qualche banca ed “importavano” quello che oramai era da noi introvabile.
Molti si arricchirono speculando sulla pelle di parecchia gente !
Di notte vedevamo le luci degli aerei che si dirigevano verso Milano per bombardarla ed il nostro pensiero andava ai miei ed agli altri parenti; impotenti, non potevamo fare altro che pregare per la loro salvezza.
Mio padre era appena ritornato in Italia dopo essersi sorbito per due anni con la sua Divisione Legnano (le mostrine della divisa erano nero-azzurre e forse per questo divenni interista anzi ambrosianista perché questa squadra da Internazionale dovette anche lei cambiare, per motivi di regime, la propria denominazione in Ambrosiana) la campagna di Albania e poi quella sul Fronte Occidentale (Francia) ma, facendo parte dell’allora SIM (Servizio Informazioni Militari), il controspionaggio, il trasferimento avvenne velocemente.
L’annuncio in famiglia: “andiamo a Roma, tanto lì c’è il Papa e non bombarderanno di certo” ! Sbagliò di grosso ed il perché…lo vedremo in prosieguo.
Ma altri bombardamenti su Milano erano oramai all’ordine del giorno; L’ordine era di fiaccare la resistenza degli italiani perché, a lungo andare, si ribellassero al regime fascista.
Milano era, come obiettivo, un bersaglio abbastanza facile; poche difese, abitazioni racchiuse in un raggio molto limitato entro due cerchi, e, specie nel centro, il Duomo, palazzi storici e monumenti erano tutti ammassati in un’area alquanto piccola in quanto molto vicini: sarebbero bastate due o tre bombe per procurare una catastrofe, ma le bombe sganciate furono molte di più e qualche risultato lo troverete documentato da queste tre vecchie foto d’archivio:

La Ca’ Granda, ex Ospedale Maggiore, divenuta in seguito, a far tempo dal 1954, la sede centrale dell’Università Statale,





La basilica di Santa Maria delle Grazie, ma il “refettorio” con il suo Cenacolo venne miracolosamente salvato,





L’interno del teatro alla Scala.



Brutti, per non dir di peggio, ricordi per un bambino di appena sette anni, ma il periodo più “nero” doveva ancora arrivare: proprio a Roma, dove ci trasferimmo ai primi di giugno del 1943 !

Il vostro cantastorie


venerdì, agosto 11, 2006

dalla serie come ti erudisco il pupo - 1

La stessa notizia commentata in diversi modi

Pubblicata da ANSA
Chieste tasse su bottino a ladro

Bolzano.
Secondo il decreto Bersani, 'gli introiti da fatti, atti o attivita' classificabili come illeciti rientrano tra i redditi tassabili'. E cosi' la Guardia di finanza di Bolzano ha segnalato alla Agenzia delle Entrate un contribuente per un reddito di piu' di 729 mila euro non dichiarato. La particolarita' e' che l'uomo era stato condannato per un clamoroso furto ad una agenzia portavalori per la quale lavorava e i guadagni indicati corrispondono all'ammontare della refurtiva.

Pubblicata daTGCom
A rapinatore tassato il bottino

Bolzano, chieste imposte su refurtiva
Un uomo di Bolzano, condannato per un furto a una agenzia portavalori per la quale lavorava, dovrà pagare le tasse su quello che era il bottino del suo colpo. Conseguenza del decreto Bersani, secondo il quale "gli introiti da fatti, atti o attività classificabili come illeciti rientrano tra i redditi tassabili". E così la Guardia di Finanza ha segnalato alla Agenzia delle Entrate il contribuente "particolare".
Oltre al danno la beffa. Non solo il colpo della vita non era andato bene ed era stato condannato, ma ora si trova anche a pagare le tasse su quello che doveva essere il bottino del furto. Basandosi sulla norma presente nel decreto Bersani, i finanzieri di Bolzano hanno segnalato al Fisco un contribuente per un reddito di più di 729mila euro non dichiarato, che sono i guadagni che corrispondono all'ammontare della refurtiva. Tempi grami per i ladri: d'ora in avanti non dovranno preoccuparsi di sfuggire solo alla Forze dell'ordine, ma anche all'Agenzia delle Entrate.

Pubblicata da Il GIORNALE.it
Adesso Visco mette la tassa anche sui furti

Antonio Perrone rischia di passare, suo malgrado, alla storia. Potrebbe diventare il primo ladro
a finire tassato per il frutto di una rapina.
La Guardia di finanza di Bolzano, retta dal colonnello Domenico Fornabaio, ha infatti segnalato
all'Agenzia delle Entrate i redditi da proventi illeciti di Perrone che ammontano a 729mila euro.
Sui quali dovrà ora pagare le tasse; in quanto il decreto Visco-Bersani, ha dato una nuova
fisionomia ai redditi illegali: li inquadra nei «redditi diversi».
E, come tali, quindi, tassabili.
Esattamente due anni fa, l'11 agosto 2004 Perrone ruba al portavalori dove lavorava un milione
e 247mila euro. Dopo il furto scappa all'estero. La Polizia lo rintraccia in Thailandia con 552mila
euro in tasca.
La somma viene sequestrata e restituita ai Lloyd's di Londra, in quanto era la compagnia che
aveva assicurato (e, con ogni probabilità) rimborsato il portavalori del furto.
La parte residua sulla quale Perrone dovrà pagare le tasse. In quanto, da un punto di vista
formale, quei redditi da atti illeciti non erano stati tassati.
Ora con la Bersani-Visco finiranno nell'imponibile dell'Irpef.

Commento
Appare di tutta evidenza come TV e stampa controllate dalla famiglia Berlusconi tenti in ogni
occasione di mettere sul ridicolo ogni provvedimento legislativo votato dall’Unione.
Stavolta, a parte l’ignoranza che porta a confondere l’esatta terminologia giuridica del reato
a suo tempo contestato al reo (definito prima come furto e subito dopo come rapina), nella loro furia maniacale contro ogni tipo di tassa od imposta cercano di fare gli spiritosi pur sapendo perfettamente che questa disposizione è stata assunta proprio per far pagare il dovuto lucrato indebitamente, o meglio illegalmente, dai tanti e tanti farabutti che eludono da lungo tempo il fisco, favoriti in ciò da una montagna di leggi approvate proprio dal centrodestra e da chi, pur rivestendo alte cariche istituzionali va in giro, anche presso la Guardia di Finanza, a raccontare come non sia immorale non pagare le tasse dopo una certa aliquota !
Forse è proprio questo il motivo di tanto astio.
Per quelle rientranti poi nelle soglie più basse ecco belle e pronte una lunga serie di condoni.
Non a caso poi sono riusciti a tutto maggio a far lievitare il debito pubblico a ben 1.573,2 miliardi
di euro!

giovedì, agosto 10, 2006

Barbapedana: i puntini sulle i



Due notizie alquanto contrastanti da Bankitalia

Il debito pubblico continua a macinare record.

A maggio ha raggiunto il nuovo massimo storico a quota 1.573,2 miliardi di euro. Il dato emerge dal Supplemento al Bollettino Statistico della Banca d'Italia e risulta superiore a quello relativo ad aprile, pari a 1.565,9 miliardi. Alla fine del 2005, lo stock del debito pubblico ammontava a 1.508,1 miliardi.
Commento: l'eredità del duo Berlusconi Tremonti; però il nostro fortunatamente ex Premier è stato di parola:

Andamento delle entrate tributarie.

Secondo il supplemento "Finanza Pubblica" al bollettino statistico della Banca d' Italia, le entrate sono state pari a 170,4 miliardi, 18,2 miliardi in piu' dei 152,2 registrati nel gennaio-giugno 2005.
Commento:l'ex ed il neo leader del nostro governo si stanno accapigliando per attribuirsene i meriti; resta il fatto che gran parte del nuovo boom è dovuto all'autotassazione effettuata a giugno in concomitanza con le denunce dei redditi.
La paura fa 90 dice la smorfia ma alle volte fa anche soldi; frutto e merito degli slogans anti evasione contenuti nel programma elettorale del centrosinistra ?

martedì, agosto 08, 2006

Trofeo "Faccia de palta" - II^ puntata


EL CANTASTORI -BARBAPEDANA

TROFEO MENSILE
“ F A C C I A de P A L T A ”

La partecipazione al concorso, completamente gratuita, è aperta a tutte quei personaggi politici e non che in corso di interviste od altro l’hanno sparata proprio “grossa”.
Si accettano suggerimenti, segnalazioni e votazioni da parte dei lettori.

Oggi è il turno del campione del mondo Fabio Cannavaro.



Cannavaro, di cosa ti lamenti se i due scudetti persi dalla tua ex Juve sono stati ritrovati dai Carabinieri ?

Roba de matt !

lunedì, agosto 07, 2006

Barbapedana racconta - II^ puntata

I bombardieri inglesi su Milano





EL CANTASTORI (Il cantastorie)
E’ il 10 giugno 1940.
L’Italia tutta, anche la Milano che sin d’allora contava di già poco più di un milione di abitanti, esulta !
Mussolini stava annunciando, con un memorabile discorso per i tempi di allora, dal balcone romano di piazza Venezia la nostra entrata in guerra a fianco della potenza germanica di Hitler contro le “democrazie plutocratiche; un discorso il cui tono trionfalistico ebbe a toccare vertici entusiasmanti per quasi tutti gli ascoltatori, eccitando le menti di ognuno già imbevute da anni dalla propaganda fascista; ve ne riporto solamente l’inizio :
“Combattenti di terra, di mare e dell'aria! Camicie nere della rivoluzione e delle legioni! Uomini e donne d'Italia, dell'Impero e del regno d'Albania! Ascoltate!
Un'ora segnata dal destino batte nel cielo della nostra patria. L'ora delle decisioni irrevocabili. La dichiarazione di guerra è già stata consegnata agli ambasciatori di Gran Bretagna e di Francia. Scendiamo in campo contro le democrazie plutocratiche e reazionarie dell'Occidente, che, in ogni tempo, hanno ostacolato la marcia, e spesso insidiato l'esistenza medesima del popolo italiano…”
Inutile segnalare come la RAI trasmettesse a rotazione continua questo discorso per tutta l’intera giornata; destino volle che anch’io l’ascoltassi e posso dirvi oggi che quello che ebbe allora ad impressionarmi non furono tanto le parole pronunciate con una certa abilità oratoria ma le interruzioni dovute alle urla della folla acclamante, eccitata sino all’inverosimile “GUERRA, GUERRA, GUERRA” urlavano in piazza Venezia, “DUCE, DUCE, DUCE”, proprio come quei taxisti, con tanto di tatuaggio sul braccio della X^ MAS, durante la recente manifestazione romana avanti Montecitorio all’apparire di due deputati di AN.

Ma ben presto molti a Milano dovettero subito ricredersi sulla bontà della decisione mussoliniana di entrare in guerra a fianco della Germania nazista. Infatti, a distanza di soli cinque giorni dalla dichiarazione di guerra, Milano subisce il primo attacco aereo da parte di aerei britannici del Bomber Command con esiti fortunatamente limitati, essendo stati danneggiati solamente alcuni edifici civili con un solo morto ed alcuni feriti.
Vigeva il coprifuoco e già all’imbrunire veniva spenta tutta l’illuminazione pubblica mentre ogni finestra dei palazzi pubblici e privati venivano meticolosamente “oscurate” all’interno con tendaggi neri atti a non far trapelare all’esterno anche un minimo segnale di luce.
Milano, si diceva, era di notte un bersaglio difficilmente individuabile, mancando di precisi riferimenti per cui i bombardieri dovevano volare in pieno giorno così divenendo bersaglio della contraerea.
Che periodaccio, specie per noi bambini che non riuscivano, nonostante la battente propaganda fascista e tanto di divisa di “figlio della Lupa” che alcuni indossavano con orgoglio, ad afferrare il senso del buio totale.
Ma per la Milano dalle molte industrie (Alfa Romeo, Ansaldo, Breda, Caproni, Falck, Magneti Marelli, Officine Galileo, ecc..) la prima disastrosa incursione aerea, dopo un lungo lasso di tempo, avvenne nel tardo pomeriggio del 24 ottobre del 1942, attorno alle ore 18,00.
Quel giorno mi è rimasto sino ad oggi ben impresso nella mente sin nei minimi particolari; mia madre, io ed il mio fratellino eravamo appena usciti dal cinema Imperiale – a metà strada tra piazza 5 giornate e quella di santa Maria del Suffragio – quando in contemporanea con il segnale d’allarme
incominciarono a piovere grappoli di bombe e la contraerea piazzata in cima al palazzo della Motta di piazza 5 giornate sparava all’impazzata.
Abitavamo allora in corso XXII marzo al civico 22 – proprio davanti alla chiesa – ed in baleno riuscimmo a precipitarci nel rifugio del nostro palazzo che, in breve, si riempì all’inverosimile anche di passanti presi alla sprovvista.
Il rumore delle bombe che esplodevano vicine era insopportabile ma ancor più lo erano i pianti e le urla di chi, preso dal terrore, era uscito di senno; due ore che parevano un’eternità, allo scoppio di una bomba mi dicevo, forza resisti che è l’ultima e così per tante e tante volte ma arrivato ad un certo punto mi ero rassegnato e mi ero convinto come il disperarsi fosse del tutto inutile in quanto il nostro destino veniva deciso da qualcuno che avrebbe dovuto proteggerci da lassù.
Suonò il cessato allarme e già le ambulanze scorazzavano per le vie dirette verso i più vicini ospedali; salimmo a casa e dal balcone abbiamo assistito ad uno spettacolo impressionante, quasi tutta porta Vittoria era un unico incendio, l’obiettivo era forse la Caproni, fabbrica di aerei, con stabilimenti presso l’Idroscalo: 500 incendi, 135 morti e quasi 400 feriti, molti dei quali pare non sopravvissero per le gravi ferite riportate.
Il mattino successivo una visita attorno alla nostra zona duramente colpita: l’attuale piazza Tricolore ridotta ad un rudere, corso Indipendenza, almeno il primo tratto, idem, stavano ancora estraendo i cadaveri dalle macerie, spettacolo questo che mi perseguiterà nel tempo anche a Roma, dove ci trasferimmo nel 1943.
Penso adesso commosso ai bambini, innocenti, morti in questi giorni nel Libano a seguito di un bombardamento; ma la storia non insegna nulla ?
Un vecchietto mi disse un giorno mentre accarezzava il mio cane: “Lo sa che Dio ha creato le bestie per farsi perdonare d’aver creato l’uomo ?”.
Non ho riso alla battuta ma ripensandoci oggi come non crederci ?
Il vostro cantastorie