Il Csm sul caso Mesiano:
"C'è un tentativo di condizionare i giudici"
C'è stata
«un'obiettiva incisiva delegittimazione della funzione giudiziaria nel suo complesso e dei singoli magistrati».
Ma c'è di più nella vicenda del giudice del Tribunale di Milano, ci sono state condotte che
«possono produrre oggettivamente una forma di condizionamento
per ciascun magistrato»
nell'esercizio delle sue funzioni e, in particolare, quando
«si tratti di decidere controversie nelle quali siano parti soggetti di rilevanza istituzionale ed economica».
Lo scrive la Prima Commissione del Csm nella risoluzione che dovrà essere esaminata dal plenum e che censura sia le dichiarazioni del premier e dei capigruppo del Pdl, sia il video su Mesiano andato in onda su Canale 5.
Nel documento della Commissione del Csm, si richiamano le parole pronunciate dal premier in una trasmissione televisiva, quando disse di ritenere che il giudice Mesiano «di estrema sinistra» era stato
«fortemente influenzato esternamente» e nella sua sentenza c'erano «le impronte digitali della Cir».
Una brutta storia che accende un segnale d'allarme ai massimi livelli.
«Il presidente della Repubblica è consapevole delle inquietanti connotazioni della vicenda»,
ha detto il vicepresidente del Csm Nicola Mancino.
Nel documento all'esame del Csm si ricorda anche la considerazione successiva di Berlusconi che presto sul magistrato milanese ne sarebbero venute fuori
«delle belle».
La commissione mette in relazione temporale quest'ultima dichiarazione con «l'illecita intrusione nella sfera privata del magistrato»,
con cui allude al video mandato in onda su Canale 5 in cui si definiva Mesiano «stravagante»
anche per il fatto di indossare calzini turchesi.
Quella intrusione, denunciano i consiglieri,
«è avvenuta con tempi e modalità tali da attentare non solo all' indipendenza ed autonomia di ogni singolo magistrato, ma anche e soprattutto alla credibilità della funzione giurisdizionale stessa.
Tali condotte destano allarmata preoccupazione in considerazione del fatto che possono produrre oggettivamente una forma di condizionamento per ciascun magistrato nell'esercizio della funzione giurisdizionale».
Nella risoluzione si fa anche riferimento alle parole pronunciate dai capigruppo del Pdl a Camera e Senato, che parlarono di
«disegno eversivo».
E si dice che
«l'assunto di una magistratura giudicante che persegue finalità diverse da quelle sue proprie e, per di più, volte a sovvertire l'assetto istituzionale democraticamente voluto dai cittadini, oltre ad esser privo di fondamento, costituisce la più grave delle accuse ed integra, anche per il livello istituzionale da cui tali affermazioni provengono, un'obiettiva e incisiva delegittimazione della funzione giudiziaria nel suo complesso e dei singoli magistrati».
***
Parole chiare che meritano profonde riflessioni.
Non avendo argomenti giuridici da contrapporre il clan Berlusconi è da sempre che si rifugia nell’insulto, nell’invettiva, nelle accuse più disparate che paiono provenienti più da un folle che da una persona con tanto di testa funzionante sulle spalle.
Lo scettro del potere, che nella nostra attuale democrazia assoluto non è perché sono previsti nello Stato altri poteri, tra i quali anche la Magistratura, induce taluni a straparlare spesso, se non sempre, andando al di là del diritto di critica.
Sono i loro, parlo del clan, attacchi disperati privi di prove e si ricorre a delegittimare una persona che ha redatto una sentenza priva di appigli su cui impuntarsi in quanto trova fondamento in una altra precedente sentenza della Corte di Cassazione che afferma a tutto tondo come Berlusconi fosse consapevole, con tanto di perché, del tentativo di corruzione del giudice Metta, da parte dell’avv. Previti , che con un suo giudicato annullò il passaggio della Mondadori alla CIR.
Il CSM ha fatto il primo doveroso passo a tutela di un magistrato che altro non ha fatto che il suo dovere.
Ci sarà un seguito il dibattito in Consiglio.
Aspettiamo lo sviluppo di questa incredibile, ai più, vicenda anche se si appalesa sin d’ora l’ombra di una serie di reati in capo ai calunniatori del giudice Mesiano che ha la stima di gran parte del popolo italiano che, a quel che sembra, secondo recenti sondaggi, vada di mese in mese, lui ed il suo partito, a perdere consensi da parte del popolo onesto.
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