sabato, agosto 30, 2008

Vignettopoli

VIGNETTE MULTIUSO
per

RIDERE, SORRIDERE
ed anche
PIANGERE
sul latte versato da milioni di nostri concittadini

PIANO GIUSTIZIA
Ottenuta l’immunità per le alte cariche dello Stato con il lodo Alfano

Berlusconi dichiara che la riforma della giustizia andrà avanti con la separazione delle carriere e l’abolizione dell’obbligatorietà dell’azione penale.
Di Pietro insorge:
“Ehi, ma questo è il piano della P2, di Licio Gelli”
Berlusconi di rimando

Ripensandoci su “grazie Di Pietro per avermi fornito il nome più appropriato che cercavo per l’organismo che sostituirà il CSM”
Detto fatto: il nuovo organo di autogoverno dei giudici sarà composto da 15 membri:
5 inquisiti di nomina parlamentare, 5 ex magistrati corrotti e 5 in quota rosa nminati da Agostino Saccà.
E così fu ma non si conoscono ancora le reazioni della parte politica avversa e dell’intera magistratura.

EXTRACOMUNITARI ED IL LAVORO IN ITALIA

Ma quante morti sui posti di lavoro per incidenti di ogni tipo ma c’è qualcuno che, appena sbarcato in Italia, trova lavoro ma muore dopo qualche mese per fatica

Questa catena di morti pone un grave dilemma a chi è in attesa del suo turno d’imbarco clandestino e si confida


Vignette
tratte da
Alle prossime……..

venerdì, agosto 29, 2008

Corsi e ricorsi storici - Il Papa re -1


OGGI COME IERI ?
NOOOOOOO !!
PEGGIO DI IERI!
PERCHE’ SIAMO RITORNATI INDIETRO DI CIRCA 80 ANNI

Che esagerazione penserete;
forse che si, forse che no, rispondo;
comunque spetta a voi deciderlo.

Ricorderete certamente la lunga ed accesa diatriba sorta nel corso della trascorsa legislatura a seguito del solo accenno da parte di alcuni deputati di voler riconoscere giuridicamente le c.d. “coppie di fatto" le quali, secondo le stime elaborate dall’ISTAT nel 2007 ammontavano a 500.000 nuclei , riguardanti però solamente le coppie eterosessuali.
Negli ultimi dieci anni questi nuclei familiari erano addirittura raddoppiati mentre un netto calo veniva registrato nei matrimoni, specialmente in quelli religiosi.
Il 15 % dei figli – circa 80.000 all’anno – erano nati fuori dal matrimonio mentre 10 anni prima ammontavano ad appena l’8%
Le coppie multietniche- dato 2005- erano passate dal 4,8% di dieci anni prima al 12,5.
Nel 2004 si erano registrate 80.000 separazioni legali e 45.000 divorzi.
Quello che veniva sottolineato in vari studi ed in molti articoli di stampa era la circostanza di come questo mutamento di “costume” avesse intrapreso un cammino inarrestabile; anche se questo fenomeno, rispetto ad altri Paesi europei, era ancora alquanto limitato.
Le cause ? Moltissime e non è questo lo spazio per soffermarci compiutamente: posso solo qui precisare che tra i fattori più evidenti sono:
- precarietà del lavoro;
- stipendi assai ridotti rispetto al mercato europeo;
- mancanza di case ad affitto decente;
- composizione sempre più multietnica della coppia;
- lo scarso peso economico di una famiglia spesso determinante nel causare improvvise separazioni;
- la mancanza di una tutela giuridica dei diritti della famiglia di fatto;
- radicato disprezzo verso tutti i diversi da parte della destra sempre più neonazista e fascista
e così via.
Si registrava però una profonda differenza sull’incidenza di questo fenomeno tra Nord e Centro ed il nostro Sud.
Nella prima fascia territoriale si registravano 3,8 matrimoni su ogni 1.000 abitanti contro i 4,9 del Sud; inoltre in ben 28 capoluoghi del Centro Nord i matrimoni civili superavano di gran lunga quelli religiosi.
Questa debita premessa con tanti numeri e percentuali non deve essere interpretata solamente come una valida statistica; occorre tenere a mente che dietro a questi numeri, e solamente come tali li ha ritenuti sempre il centrodestra con l’appoggio delle autorità vaticane,vi sono sofferenze, discriminazioni ingiustificate anche da parte delle leggi pur in contrasto con la nostra Costituzione, drammi che potevano essere evitati se uno Stato laico e democratico avesse preso seriamente in considerazione questo comparto della popolazione italiana.
Ma non è stato così per la strenua opposizione dell’allora minoranza, anche se alcuni dei suoi capipopolo di "famiglia" ne aveva due ed anche di più.
Defensor fidei di assai dubbia moralità !
DICO o non DICO ?
Cosi scrissi in data
mercoledì,07 marzo 2007
DICO
Il Papa Re – I^ parte
”Imbattersi in Giovanardi di primo mattino è un’esperienza dura.
A Omnibus dovrebbero almeno avere l’accortezza di mettere in sovrimpressione la scritta: nuoce gravemente al buonumore.
Comunque, la discussione di ieri sui Dico è stata interessante per alcuni elementi di informazione forniti dai giornalisti Amicone di “Tempi” e Politi di “Repubblica”, pur in polemica tra loro.
Parlavano della successione al cardinal Ruini e Politi ha definito la questione per lo meno confusa, visto che i vescovi si erano espressi a favore del cardinal Tettamanzi e poi non se ne è fatto più niente.
Amicone ha chiarito che il capo della Cei non lo decidono i vescovi, ma il Papa, che è un sovrano assoluto.
Anche se, come ha ricordato Politi, in altri Paesi, le conferenze episcopali eleggono il loro presidente.
In Italia no.
Così come in Italia non passano leggi già approvate in altri Paesi cattolicissimi.
Ma la vera domanda è: come può uno Stato assoluto dettare legge a un Parlamento democratico ?
Maria Novella Oppo - L’Unità, “Fronte del video” - 21 febbraio 2007
PREMESSA
Ho scelto non a caso questo stringato articoletto, stavolta poco satirico ma molto serio, in quanto la domanda finale della Oppo è tale e quale quella che si pone, secondo gli ultimi sondaggi Swg, effettuati tra il 10 e 13 febbraio, sui DICO, la stragrande maggioranza degli italiani.
Infatti, questo sondaggio ha rilevato come l’80 % degli interpellati sia favorevole ai DICO e di questi ben il 52 % li vorrebbe applicabili a tutte le coppie, indipendentemente dal loro orientamento sessuale, mentre il 28 % lo limiterebbe alle sole coppie eterogenee.
Solamente il rimanente 20 % si è dichiarato, invece, contrario all’approvazione del DDL sui DICO.Andando oltre, degli interpellati dichiaratisi cattolici il 67 % si è espresso favorevolmente in merito ai DICO mentre il 33 % - 1 su 3 degli interpellati – è contrario.Il 60 % ritiene che il governo abbia fatto bene a portare avanti, nonostante la contrarietà del Vaticano, questa tematica, il 36 % che abbia fatto male mentre il 4 % ha preferito non rispondere a questo particolare quesito.
Infine, il 60 % non approva che la Chiesa cerchi di “condizionare le leggi dello Stato” mentre il 35% lo ritiene, almeno su queste tematiche, giusto.
D’altra parte, su quest’ultimo punto, un analogo sondaggio, per la verità poco reclamizzato, svolto da Eurobarometro evidenziava come il 62 % degli italiani ritenesse la religione cattolica come “troppo invadente” nella società.
Da un altro sondaggio svolto on- line dal Corriere della Sera, pur considerando come chi ha votato, ben 24.000 persone, non rappresenti da un punto di vista statistico la popolazione italiana, è emerso che il 67,3 % è favorevole ai DICO mentre per il restante 32,7 % questo nuovo istituto civilistico rappresenterebbe un “matrimonio di serie B che minaccia l’integrità della famiglia” tradizionale, aggiungo io.
Ciò doverosamente premesso, vediamo di dare una risposta alla domanda posta dalla maggioranza degli italiani fatta propria dalla Oppo.
Lo farò in questi giorni in quanto occorrerà rivedere e puntualizzare le norme che regolano i rapporti tra Stato e Chiesa partendo prima dall’esame dei Patti Lateranensi del 1929, riveduti e modificati dal successivo Concordato ratificato dalla Legge 25 marzo 1985, n. 121.
Senza però dimenticare i due diversi momenti storici in cui vennero firmati i Patti e la nuova legge del 1985.
E’ innegabile che le dittature fasciste europee dell’epoca, specie quella da noi subita, trovarono attraverso la stipula di accordi con la Chiesa una vera e propria legittimazione, anche se di mera facciata, utilissima però a scopo propagandistico.
Nel 1929, a memoria di tutti, si era in Italia nell’epoca della dittatura mussoliniana, nel 1934 in Germania era al potere il nazionalsocialismo hitleriano del Reich, nel 1936 in Spagna il regime del generalissimo Franco e nel 1940 in Portogallo comandava il dittatore Salazar.
E’ interessante vedere che fine fecero in seguito questi 4 “concordati” stipulati per ragioni “politiche” in quei tristissimi tempi.
Da noi vennero riveduti e modificati, come già anticipato, nel 1985 ; gli altri quando e come lo vedremo in prosieguo.
FINE
prima parte

giovedì, agosto 28, 2008

Povera Sicilia in che mani ti sei messa

COMISO, VERGOGNATI !
Aeroporto di Comiso, la destra cancella Pio La Torre

La macchina crivellata di colpi di Pio La Torre

Revisionismo di destra. L'aeroporto di Cosimo non si chiama più Pio La Torre.
La memoria del segretario regionale del Pci ucciso dalla mafia nel 1982 viene calpestata dalla giunta di centrodestra del comune siciliano.
La giunta ha deliberato il ripristino del vecchio nome dell'aeroporto che torna a essere intitolato al generale dell'Aeronautica Vincenzo Magliocco, morto in Africa nel 1936.
La precedente intitolazione a Pio La Torre era stata decisa il 30 aprile dello scorso anno, quando l'allora sindaco di centrosinistra, Pippo Digiacomo, organizzò una cerimonia per i 25 anni dell'assassinio di La Torre, a cui presero parte i ministri del governo Prodi, Massimo D'Alema e Alessandro Bianchi, atterrati a Comiso con un Airbus, insieme al presidente dell'Enac Vito Riggio. Era il primo volo civile in un aeroporto la cui riconversione è costata circa 60 milioni e che entro la fine di quest'anno dovrebbe essere consegnato per iniziare la sua attività e diventare il quarto scalo della Sicilia.
«Come annunciato in campagna elettorale - dice il neo sindaco di centrodestra Giuseppe Alfano, eletto a giugno - abbiamo ripristinato la denominazione dell'infrastruttura che ere stata intestata a Magliocco fin dalla sua costruzione avvenuta fra il 1937 e il 1939.

Non vogliamo mettere in discussione la figura e gli straordinari meriti di La Torre, ucciso dalla mafia che non gli perdonava di essere stato l'ispiratore della legge Rognoni-La Torre, ma riteniamo più giusto conservare una denominazione che fa parte da più di mezzo secolo della memoria collettiva della città».
«Come rileva un sondaggio effettuato a suo tempo - dice il sindaco -, l'intitolazione a La Torre aveva riscontrato scarso gradimento fra i cittadini».
Walter Veltroni:
«La figura di Pio La Torre è quella di un uomo politico che con enorme coraggio si è battuto contro la mafia e, per mano della mafia è stato ucciso.
Cambiare nome all'aeroporto di Comiso è una scelta che non offende solo la sua memoria ma quella di tutti i siciliani onesti che sperano e credono che sia possibile costruire un futuro diverso e migliore per la propria terra».
«Voler cancellare la memoria di uomini che, per come hanno speso la loro vita, rappresentano un patrimonio collettivo e non di parte rappresenta un atto arrogante e davvero incomprensibile.
Non è questa la strada per costruire una storia condivisa, non è questa la strada per restituire alla Sicilia e al Mezzogiorno orgoglio e memoria di se e del proprio passato migliore».

L'ex sindaco di Comiso, Pippo Di Giacomo

«Apprendo questa notizia con un sentimento di tristezza, di dolore, di sconforto e di lutto.
Mi pare che, per la seconda volta è stato ammazzato Pio.
Un'azione politica brutale, ottusa, sconsiderata, condotta con malafede, recuperando l'intitolazione di un non più esistente aeroporto militare distrutto dalle forze alleate oltre 60 anni fa.
Mi vergogno di essere siciliano, me ne vergogno senza scusanti».

Il presidente dei senatori Pd,
Anna Finocchiaro
aggiunge di considerare la scelta di cambiare nome all'aeroporto
«offensiva e inaccettabile».

Per il coordinatore nazionale di Sinistra democratica,
Claudio Fava

«sottraendo alla propria città la memoria di Pio La Torre, il sindaco di Comiso ragiona come un mafioso.
La decisione adesso di cancellare il nome di Pio La Torre ha tutta la forza simbolica d'una violenza mafiosa: negare i morti, negare la memoria, parlar d'altro».

Ma anche in casa Pdl c'è chi non apprezza il cambio di nome fatto dal sindaco di Comiso.
Carlo Vizzini
Presidente della commissione Affari costituzionali del Senato e Rappresentante speciale OSCE per la lotta alle mafie transnazionali parla di
«profondo dolore politico e personale» e mette in risalto la condotta incomprensibile di chi lo depenna e nello stesso giorno definisce La Torre «un uomo di grande valore che ha lottato contro la mafia».

Lo scorso anno, se mal non ricordo, l’allora presidente dell’Assemblea Regionale Siciliana (ARS), Gianfranco Miccichè, dopo essere atterrato all’aereoporto palermitano di Punta Raisi ebbe a dire testualmente, infastidito dalla presenza di un bel cartellone su cui erano impressi i cognomi di Falcone e Borsellino – così venne intitolata l’areostazione dopo la loro morte -:
“Se qualcuno, in viaggio per Palermo in aereo, non ricorda che l’immagine della Sicilia è legata alla mafia, noi la evidenziamo subito già con il nome dell’aereoporto”.
In buona sostanza una scusa bela e buona per eliminare il ricordo di questi due magistrati, vittime della mafia.
Perché poi i loro nomi vengano ancor oggi dalla destra abbinati alla mafia e non all’antimafia è ancora un mistero ?
Oggi il Miccichè è uno dei tanti sottosegretari; per ribadire dopo alcuni anni che, “con la mafia bisogna convivere” ?
Così disse un ministro del governo berlusconiano, tal Pietro Lunari, passato alla storia come il ministro del Ponte sullo Stretto.
Credo che ancora bivacchi in Parlamento a ricompensa dei suoi grandi meriti.
Ma perché quella infelicissima frase ?
Raccontano le cronache di quei tempi che a Messina era stata data in concessione alla società privata Amadeus, togliendola a Rete Ferrovie Italiane Navigazione, la società delle Ferrovie che gestisce i traghetti, una cosiddetta "invasatura" che serve alla navigazione e all'attracco dei traghetti.Caso vuole che la società Amedeus facesse capo a Amedeo Matacena, ex deputato forzista condannato il 14 marzo 2001 a cinque anni e quattro mesi dalla Corte di Assise di Reggio Calabria per concorso esterno in associazione mafiosa. Le Ferrovie dello Stato ebbero a sottolineare come questa discussa concessione ridusse alla metà il traffico gestito dai traghetti pubblici, con perdita di 250 posti di lavoro nelle FS.
Ci si può ancora meravigliare, anche dopo le dimissioni “spontanee” dell’ex governatore Cuffaro, quello dei cannoli, se la destra riesce sempre a fare in Sicilia il “pieno” in qualsivoglia tipo di elezione ?

mercoledì, agosto 27, 2008

Dedica ad una bloggista coetanea

DEDICATO
ad
ANGELA 1935
Classe di ferro il 1935 che, sia pure un po’ arrugginita dall’inevitabile trascorrere degli anni, resiste, nonostante le intemperie di un tempo passato – ventennio fascista - e presente – ventennio sfascista berlusconiano, resiste ancora alle violente quotidiane vicende.
Immagino, e non posso fare diversamente avendola incontrata pochi giorni or sono attraverso un suo commento sul mio blog, che le nostre esperienze di vita si somiglino molto ma, nonostante ciò, visitando giornalmente il suo
PAGINE CORSARE
dedicate a Pier Paolo Pasolini
su

ritengo che le nostre vite abbiano percorso un iter parallelo.
Una frase di Pasolini riportata nel contesto del suo commento mi ha colpito enormemente in quanto giunta in un momento in cui, riflettendo da qualche anno su quanto avevo passato nel corso di un assai lontano periodo tremendo, mi sembrava di rivedere come i fantasmi di quei tempi, non contenti degli orrori causati, avessero preso corpo in molti degli attuali protagonisti della nostra vita politica.
In buona sostanza, due ventenni a confronto, del tutto simili anche se, rispetto all’altro ieri, i metodi dittatoriali si sono alquanto raffinati con l’ausilio delle moderne tecnologie della comunicazione.
Se è vero, come è vero, il detto evangelico che la parola fa più danni della spada, ecco che gran parte dell’odierno scenario politico sta ripercorrendo, sia pur su nuove strade, il famigerato ventennio fascista.
Ma poi, leggendo di qua e di là, mi cullavo nell’idea che forse stavo esagerando nei giudizi; in molti, alcuni anche appartenenti alla mia parte politica, con il loro dire cercavano di tranquillizzarmi.
Però sulla

“STRISCIA ROSSA”

de L’Unità del 14 agosto scorso vengono riportate le seguenti affermazioni di
UMBERTO ECO
rilasciate il giorno prima, a proposito del fascismo, nel corso di una intervista su L’Espresso:
Ora non posso dire che tutto questo sia tornato, certo non integralmente. Ma comincio a riavvertirne il profumo. Tanto per cominciare ci sono fascisti al governo. Non solo loro, non più esattamente fascisti, ma che importa, si sa bene che la storia si dà una prima volta in forma di tragedia ed una seconda volta in forma di farsa”.
Non sono io, allora, in preda ad un delirio, mi sono detto, ma altri che oggi ci governano in nome di un popolo plagiato in mille forme solo apparentemente lecite.
Ed ecco che spunta in cima alle mie tormentate riflessioni
GIOVANNA 1935
la quale nel suo commento ad un mio post mi riporta la seguente frase che avevo del tutto dimenticato:
“ L'Italia sta marcendo in un benessere che è egoismo, stupidità, incultura, pettegolezzo, moralismo, coazione, conformismo: prestarsi in qualche modo a contribuire a questa marcescenza è, ora, il fascismo".
Questo scriveva Pasolini nel 1962.
Pare scritto oggi, non credi?
Lo credo fortemente e ti ringrazio enormemente per avermelo ricordato.
Per essere fascisti non è essenziale l’indossare una camicia nera ed i calzoni alla zuava né un fez come copricapo; è una maniera di pensare e di agire, soprattutto quando qualcuno ride non su di sé o per le sue vergognose battute bensì sul popolo italiano, anche su quella parte di esso che crede in lui.
Gli altri …..sono coglioni, punto e basta!
Ma alcuni di questi coglioni l'hanno di recente votato così divenendo dei coglioni rincoglioniti.
Ed il Vaticano tace, come sempre, anzi….appoggia, come sempre, da qualche anno a questa parte.
Alcune cose va a dirle altrove ma non ha il coraggio di ripeterle nella Italia di oggi.
Già, riabbiamo un Papa Re, me l’ero scordato ma S.E. il cardinale Bagnasco me l’ha fatto ricordare pochi giorni or sono, dopo il suo intervento nel meeting di CL.

martedì, agosto 26, 2008

La nuova direttrice de L'Unità

CONCITA DE GREGORIO
è da ieri la nuova direttrice de
il quotidiano politico fondato il 12 febbraio 1924
da
ANTONIO GRAMSCI
eroe della Libertà, vittima della dittatura fascista

Concita De Gregorio, nata nel 1965, e' stata una inviata del quotidiano la Repubblica con specifiche competenze in materia politica e di fatti di cronaca.
Laureata all'Universita' di Pisa in Scienze Politiche, ha iniziato la professione nelle radio e tv locali toscane passando poi al quotidiano Tirreno dove, per otto anni, ha lavorato nelle redazioni di Livorno, Lucca e Pistoia.
Nel 1990 passa al quotidiano la Repubblica.
Nel 2002 ha pubblicato un celebre reportage dal titolo
"Non lavate questo sangue",
diario dei giorni del G8 a Genova nonchè un racconto per la rivista letteraria di Adelphi.
Nel 2006 pubblica il libro
“Una madre lo sa”
finalista al Premio Bancarella 2007
Da ieri è il nuovo direttore del quotidiano
L’Unità
Una svolta coraggiosa operata dal nuovo editore del giornale, Renato Soru – attuale governatore della Sardegna -,sulla quale non tutti saranno d’accordo.
Ho parlato di svolta coraggiosa ma, almeno per me e per tanti che la pensano come me, opportuna in quanto il popolo democratico ha da tempo fatto intendere come fosse oramai una necessità ineludibile il vedere volti nuovi sia in politica che in coloro che di politica scrivono giornalmente sulla carta stampata e non solo.
Menti fresche, senza pregiudizi ma con principi morali incorruttibili profondamente radicati in tutte le persone per convinzione di sinistra, che, facendo tesoro delle passate esperienze, sappiano pazientemente tracciare la linea futura per le nuove emergenti generazioni e contemporaneamente sollevare le condizioni sociali dei più deboli.
AUGURI
di
BUON LAVORO
Qui di seguito troverete il suo primo editoriale, un suo biglietto da visita prezioso; con un colpo di penna scrive tante cose che avevamo bisogno di leggere, tanto più che provengono da una giovane, che ha la stessa età del mio primo figlio.

Il nostro posto
di
Concita De Gregorio
Sono cresciuta in un Paese fantastico di cui mi hanno insegnato ad essere fiera. Sono stata bambina in un tempo in cui alzarsi a cedere il posto in autobus a una persona anziana, ascoltare prima di parlare, chiedere scusa, permesso, dire ho sbagliato erano principi normali e condivisi di una educazione comune.

Sono stata ragazza su banchi di scuola di città di provincia dove gli insegnanti ci invitavano a casa loro, il pomeriggio, a rileggere ad alta voce i testi dei nostri padri per capirne meglio e più piano la lezione.

Sono andata all’estero a studiare ancora, ho visto gli occhi sbigottiti di coloro a cui dicevo che se hai bisogno di ingessare una frattura, nei nostri ospedali, che tu sia il Rettore dell’Università o il bidello della Facoltà fa lo stesso, la cura è dovuta e l’assistenza identica per tutti.

Sono stata una giovane donna che ha avuto accesso al lavoro in virtù di quel che aveva imparato a fare e di quel che poteva dare: mai, nemmeno per un istante, ho pensato che a parità di condizioni la sorte sarebbe stata diversa se fossi stata uomo, fervente cattolica, ebrea o musulmana, nata a Bisceglie o a Brescia, se mi fossi sposata in chiesa o no, se avessi deciso di vivere con un uomo con una donna o con nessuno.
Ho saputo senza ombra di dubbio che essere di destra o di sinistra sono cose profondamente diverse, radicalmente diverse: per troppe ragioni da elencare qui ma per una fondamentale, quella che la nostra Costituzione – una Costituzione antifascista - spiega all’articolo 2, proprio all’inizio: l’esistenza (e il rispetto, e il valore, e l’amore) del prossimo.

Il “dovere inderogabile di solidarietà” che non è concessione né compassione: è il fondamento della convivenza.

Non erano mille anni fa, erano pochi.

I miei genitori sapevano che il mio futuro sarebbe stato migliore del loro.

Hanno investito su questo – investito in educazione e in conoscenza – ed è stato così.

È stato facile, relativamente facile. È stato giusto.

Per i nostri figli il futuro sarà peggiore del nostro. Lo è.

Precario, più povero, opaco.
Chi può li manda altrove, li finanzia per l’espatrio, insegna loro a “farsi furbi”. Chi non può soccombe.

È un disastro collettivo, la più grande tragedia: stiamo perdendo la fiducia, la voglia di combattere, la speranza.

Qualcosa di terribile è accaduto negli ultimi vent’anni.

Un modello culturale, etico, morale si è corrotto.

La politica non è che lo specchio di un mutamento antropologico, i modelli oggi vincenti ne sono stati il volano: ci hanno mostrato che se violi la legge basta avere i soldi per pagare, se hai belle le gambe puoi sposare un miliardario e fare shopping con la sua carta di credito.

Spingi, salta la fila, corrompi, cambia opinione secondo la convenienza, mettiti al soldo di chi ti darà una paghetta magari nella forma di una bella presidenza di ente pubblico, di un ministero.

Mettiti in salvo tu da solo e per te: gli altri si arrangino, se ne vadano, tornino a casa loro, crepino.
Ciò che si è insinuato nelle coscienze, nel profondo del Paese, nel comune sentire è un problema più profondo della rappresentanza politica che ha trovato. Quello che ora chiamiamo “berlusconismo” ne è stato il concime e ne è il frutto. Un uomo con un potere immenso che ha promosso e salvato se stesso dalle conseguenze che qualunque altro comune cittadino avrebbe patito nelle medesime condizioni - lo ha fatto col denaro, con le tv che piegano il consenso - e che ha intanto negli anni forgiato e avvilito il comune sentire all’accettazione di questa vergogna come fosse “normale”, anzi auspicabile: un modello vincente.

È un tempo cupo quello in cui otto bambine su dieci, in quinta elementare, sperano di fare le veline così poi da grandi trovano un ricco che le sposi.

È un tempo triste quello in cui chi è andato solo pochi mesi fa a votare alle primarie del Partito Democratico ha già rinunciato alla speranza, sepolta da incomprensibili diaspore e rancori privati di uomini pubblici.

Non è irrimediabile, però.

È venuto il momento di restituire ciò che ci è stato dato.

Prima di tutto la mia generazione, che è stata l’ultima di un tempo che aveva un futuro e la prima di quello che non ne ha più.

Torniamo a casa, torniamo a scuola, torniamo in battaglia: coltivare i pomodori dietro casa non è una buona idea, metterci la musica in cuffia è un esilio in patria.

Lamentarsi che “tanto, ormai” è un inganno e un rifugio, una resa che pagheranno i bambini di dieci anni, regalargli per Natale la playstation non è l’alternativa a una speranza.

“Istruitevi perché abbiamo bisogno di tutta la vostra intelligenza”, diceva l’uomo che ha fondato questo giornale.

Leggete, pensate, imparate, capite e la vita sarà vostra.

Nelle vostre mani il destino. Sarete voi la giustizia. Ricominciamo da qui. Prendiamo in mano il testimone dei padri e portiamolo, navigando nella complessità di questo tempo, nelle mani dei figli.

Nulla avrà senso se non potremo dirci di averci provato.

Questo solo posso fare, io stessa, mentre ricevo da chi è venuto prima di me il compito e la responsabilità di portare avanti un grande lavoro collettivo. L’Unità è un pezzo della storia di questo Paese in cui tutti e ciascuno, in tempi anche durissimi, hanno speso la loro forza e la loro intelligenza a tenere ferma la barra del timone.

Ricevo in eredità - da ultimo da Furio Colombo ed Antonio Padellaro – il senso di un impegno e di un’impresa.

Quando immagino quale potrebbe essere il prossimo pezzo di strada, in coerenza con la memoria e in sintonia con l’avvenire, penso a un giornale capace di parlare a tutti noi, a tutti voi di quel che anima le nostre vite, i nostri giorni: la scuola, l’università, la ricerca che genera sapere, l’impresa che genera lavoro.

Il lavoro, il diritto ad averlo e a non morirne.

La cura dell’ambiente e del mondo in cui viviamo, il modo in cui decidiamo di procurarci l’acqua e la luce nelle nostre case, le politiche capaci di farlo, il governo del territorio, le città e i paesi, lo sguardo oltreconfine sull’Europa e sul mondo, la solidarietà che vuol dire pensare a chi è venuto prima e a chi verrà dopo, a chi è arrivato da noi adesso e viene da un mondo più misero e peggiore, solidarietà fra generazioni, fra genti, fra uguali ma diversi.

La garanzia della salute, del reddito, della prospettiva di una vita migliore. Credo che per raccontare la politica serva la cronaca e che la cronaca della nostra vita sia politica.

Credo che abbiamo avuto a sufficienza retroscena per aver voglia di tornare a raccontare, meglio e più onestamente possibile, la scena.

Credo che la sinistra, tutta la sinistra dal centro al lato estremo, abbia bisogno di ritrovarsi sulle cose, di trovare e di dare un senso al suo progetto.

Il senso, ecco. Ritrovare il senso di una direzione comune fondata su principi condivisi: la laicità, i diritti, le libertà, la sicurezza, la condivisione nel dialogo. Fondata sulle cose, sulla vita, sulla realtà.

C’è già tutto quello che serve. Basterebbe rinominarlo, metterlo insieme, capirsi. Aprire e non chiudere, ascoltarsi e non voltarsi di spalle.

È un lavoro enorme, naturalmente. Ma possiamo farlo, dobbiamo.

Questo giornale è il posto. Indicare sentieri e non solo autostrade, altri modi, altri mondi possibili.

Ci vorrà tempo.

Cominciamo oggi un lavoro che fra qualche settimana porterà nelle vostre case un quotidiano nuovo anche nella forma.

Sarà un giornale diverso ma sarà sempre se stesso come capita, con gli anni, a ciascuno di noi.

L’identità, è questo il tema. L’identità del giornale sarà nelle sue inchieste, nelle sue scelte, nel lavoro di ricerca e di approfondimento che - senza sconti per nessuno - sappia spiegare cosa sta diventando questo paese; nelle voci autorevoli che ci suggeriscano dove altro sia possibile andare, invece, e come farlo.

Sarà certo, lo vorrei, un giornale normale niente affatto nel senso dispregiativo, e per me incomprensibile, che molti danno a questo attributo: sarà un normale giornale di militanza, di battaglia, di opposizione a tutto quel che non ci piace e non ci serve.

Aperto a chi ha da dire, a tutti quelli che non hanno sinora avuto posto per dire accanto a quelli che vorranno continuare ad esercitare qui la loro passione, il loro impegno.

Non è qualcosa, come chiunque capisce, che si possa fare in solitudine.

C’è bisogno di voi. Di tutti, uno per uno.

Non ci si può tirare indietro adesso, non si deve. È questa la nostra storia, questo è il nostro posto.
Pubblicato il 26.08.08

Un'altra bella gatta da pelare

GIUSTIZIA


La Lega Nord propone di eleggere direttamente i Pubblici ministeri, come negli Stati Uniti.
e
Niccolò Ghedini (Pdl e avvocato di Berlusconi) ad affaritaliani.it le fa da sponda interessata:
“ molto interessante la proposta di eleggere direttamente i pm”.
( e soprattutto calza molto ad un vecchio piano di tal Licio Gelli e del suo erede ora al timone di un governo e di una maggioranza parlamentare pronta ad accontentarlo ).
"Sì, vendetta, tremenda vendetta di quest'anima è solo desio",
canta il nostro moderno Rigoletto con l’attuale Sparafucile, esperto in giustizia, che lo asseconda .

Il presidente del Consiglio apre alla proposta della Lega Nord di eleggere direttamente i pubblici ministeri.
E così può esplodere un nuovo fronte di polemiche sul tema della Giustizia.


"E' una proposta molto interessante, se ne discute da moltissimi anni.
Da almeno vent'anni, non già la Lega, ma le Camere Penali si sono esercitate su questo punto.
E molto se ne è discusso anche al nostro interno, è una proposta interessante e meritevole di approfondimento",

dichiara ad Affaritaliani.it Niccolò Ghedini, avvocato personale di Silvio Berlusconi e deputato del Popolo della Libertà.

"Richiede però un cambio culturale completo, perché non è facile italianizzare un istituto come quello dell'elezione del pubblico ministero.

Negli Stati Uniti, dove questo avviene, poi il pubblico ministero, il procuratore capo si sceglie lui i suoi sostituti che prende tra i migliori avvocati.
Ha anche un budget dal quale pesca e con il quale paga questi sostituti e ha un budget a cui far fronte per tutte le spese di giustizia.
Quindi è un modello completamente diverso dal nostro.
Ma certamente interessante".

Forse non nei prossimi mesi, ma in prospettiva si può introdurre anche in Italia?

Richiederebbe una rivoluzione vera e propria del nostro impianto processuale.
Ma è una proposta di pregio, sicuramente un sistema su cui si può ragionare. Certamente non un qualche cosa che si possa pensare di inserire a breve termine, anche perché ci vuole una modifica costituzionale e una dei codici.
Però è un sistema che dà delle garanzie interessanti".

E' possibile alla ripresa dei lavori delle Camere il dialogo con le opposizioni sulla
riforma della Giustizia?
"Ritengo che sul tema della Giustizia sia doveroso cercare delle convergenze. Anche perché la Giustizia non è né di destra né di sinistra né del centro, è un qualche cosa che va a favore dei cittadini e a tutela di tutti.
Quindi spero che si riesca a trovare un'intesa, altrimenti saremmo costretti a proseguire lo stesso, rispettando il mandato degli elettori.
Ma è ovvio che faremo di tutto per cercare un accordo".

Nel confronto coinvolgerete anche l'Anm?

"Va senz'altro preso in esame qualsiasi apporto sia degli avvocati sia dei magistrati e di tutti gli operatori del diritto.
E l'Associazione Nazionale Magistrati, indubbiamente, può contribuire a delle riforme di pregio.
Sempre che non utilizzino il preconcetto, il pregiudizio e l'invettiva come hanno fatto nei mesi scorsi".

Ovvero?

"Quando si dà dei fascisti a delle persone che stanno cercando di fare del loro meglio al servizio dei cittadini... il dialogo diventa un momentino difficile.
Quindi spero che l'Anm voglia cambiare toni e voglia mettersi a dialogare senza invece dare dei diktat come sta facendo.
Come se solo loro avessero la verità rivelata e avessero solo loro le soluzioni giuste.
Ma, piccolo particolare, non sono stati eletti dagli italiani e hanno soltanto vinto un concorso".

Non teme che la Consulta possa bocciare il 'Lodo Alfano'?

"La Corte Costituzionale ha emesso nel 2004 una sentenza che è stata seguita in modo assolutamente impeccabile da parte del ministro Alfano con la sua proposta di legge.
E il Parlamento ha votato questa proposta di legge, che ha seguito tutte le indicazioni della Corte Costituzionale".

Quindi?
"Auspico che il Tribunale di Milano, una volta tanto, voglia avere un po' di attenzione alla norma e non inviare gli atti alla Corte Costituzionale, limitandosi ad applicare la legge.
Questo è il mio primo auspicio, dopodiché se il Tribunale di Milano, che è particolarmente affezionato a Berlusconi, volesse a tutti i costi processarlo... allora andremo in Corte Costituzionale.
Ma sono convinto che la Corte riconoscerà la correttezza dell'operato del legislatore".

QUESITO AI LETTORI

Che cosa pensi dei pm eletti dal popolo?
Favorevole o contrario?
La Lega Nord propone di eleggere direttamente i pubblici ministeri, come negli Stati Uniti.
Il Pdl apre, no dell'opposizione.
(ma sembra che anche AN sia contraria)
I COMMENTI ARRIVATI

Da:
Paolini Laura
Data:
25.08.2008 05:36
Titolo:
D'ACCORDISSIMO!
IN PADANIA SOLO PM PADANI! VIA I MERIDIONALI DALLA NOSTRA TERRA. VIA LA PERSECUZIONE ROMANA E CENTRALISTA. LIBERTA'!!!

Da:
Ricupero Corrado
Data:
25.08.2008 05:51
Titolo:
Elezione dei PM
Forse il caldo di questa estate ha dato alla testa a qualcuno.
Negli USA la legislazione è completamente diversa dalla nostra. un piccolo esempio: il falso in bilancio è un reato molto grave così come l'evasione fiscale; da noi sono stati aboliti quasi del tutto proprio da chi ha fatto questa proposta oscena con la regia del nostro attuale Premier.
E' il primo passo verso una giustizia pro domo loro ed invece delle toghe di nero avranno la camicia.

Scherzi a parte sino a questo momento i commenti sono solo due, quelli riportati più sopra.
Al secondo, il mio, posso solamente aggiungere che l’avv. Ghedini sottace, relativamente al “Lodo Alfano” , come occorresse legiferarlo con una legge costituzionale in quanto il suo contenuto contrasta “ictu oculi” con il principio fondamentale dell’uguaglianza di ogni cittadino di fronte alla legge (art. 3).
E, anche con l’attuale maggioranza parlamentare di destra, l’iter legislativo necessario sarebbe stato più complesso e bisognevole, così come avvenne con la c.d. devolution voluta anch’essa dalla Lega, dell’approvazione con un referendum popolare per non aver ottenuto nelle due tornate parlamentari il quorum previsto dalla Costituzione ( art. 138 – maggioranza dei 2/3 nelle votazioni di ciascuna Camera - ).
Giova ricordare che verso fine anno la Corte Costituzionale dovrà pronunciarsi sull’ammissibilità o meno della proposta di “Referendum popolare” per l’abrogazione del Lodo Alfano presentato dall’Italia dei Valori.
Poichè fra i vari quesiti presentati si è chiesto alla Corte di pronunciarsi sul tipo di legge necessario per varare una norma siffatta - che garantisce l’impunità alle 4 alte cariche dello Stato – la Consulta, qualora dovesse ritenere valida la tesi secondo la quale, nella specie, occorreva ricorrere ad una “legge costituzionale” ne deriverebbe automaticamente la dichiarazione di nullità ex tunc, cioè dal momento della sua approvazione da parte del Parlamento con procedura ordinaria, del Lodo Alfano.
La maggioranza dei costituzionalisti, con in testa alcuni Presidenti emeriti della Corte, propenderebbero per l’accoglimento dell’eccezione rilevata e sollevata dai referendari.
In ogni caso dopo la “sparata” di Bossi e della ministra Gelmini sugli insegnanti del Sud adesso abbiamo una loro emulatrice, questa Laura Paolini dalle farneticanti espressioni elaborate da una mente che non può certo definirsi come normale.
Ognuno può certamente avere e sostenere le proprie idee, al limite anche razziste, ma simili affermazioni paiono alquanto deliranti ed inaccoglibili sotto ogni punto di vista, anche di quello umano.
Questo è il frutto di una propaganda che sa molto di caccia alle streghe.
O sbaglio
?

lunedì, agosto 25, 2008

Fregole senili o .........

I PRURITI del CAVALIERE
in parte soddisfatti con i soldi del popolo italiano
per
“stipendi a gogò”

Da L’Espresso
Decreto Sanjust
di P.Gomez e M.Lillo
L'incontro con la giovane annunciatrice.

Il feeling immediato.
Poi gioielli, inviti, regali in denaro.
E una nomina a Palazzo Chigi.

Ancora una volta il premier mescola pubblico e privato
Questa volta non è solo una questione di stelline e raccomandazioni.
Per l'ex annunciatrice Rai Virginia Sanjust di Teulada,


Silvio Berlusconi ha fatto di più.
Niente a che vedere con le intercettazioni in cui il Cavaliere chiedeva ad Agostino Saccà di far lavorare un manipolo di attricette "per tenere su il morale del capo" o conquistare al centrodestra, tramite i favori alle ragazze, alcuni senatori del centrosinistra.
No. Stavolta, per far felice Virginia, Berlusconi ha messo in moto la presidenza del Consiglio.
Ha promosso atti concreti, con tanto di numeri di protocollo e stanziamenti a valere sul bilancio dello Stato.
O almeno così sostiene l'ex marito di Virginia, l'agente segreto Federico Armati. In una singolare causa contro il premier lo 007 ha depositato al Tribunale dei ministri un decreto con cui la ragazza, il 20 ottobre 2003, veniva nominata da Berlusconi "esperta della presidenza del Consiglio".
E ha chiesto ai giudici di acquisirne un secondo: quello con cui Palazzo Chigi, alla vigilia delle elezioni del 2006, dopo aver licenziato dal Sisde lo stesso Armati, lo riassume per trasferirlo al Cesis, l'organismo di coordinamento tra i servizi segreti civili e militari.
Oggi l'inchiesta, in cui il Cavaliere è indagato su denuncia dell'agente segreto per abuso d'ufficio e maltrattamenti, potrebbe essere archiviata.
Secondo la Procura di Roma non ci sono elementi per sostenere che Berlusconi abbia in qualche modo influito negativamente sulla carriera dello 007 o che si sia interessato delle vicende della coppia separata Sanjust-Armati, da anni in guerra per l'affidamento del loro unico figlio.
L'indagine però fa sorgere altri interrogativi, tutti politici, sulle capacità di Berlusconi di separare la propria vita privata dagli affari di Stato. Tutto inizia il 29 settembre 2003, quando il premier va in tv per illustrare il suo progetto di riforma delle pensioni.
Ad annunciare il suo intervento è Virginia Sanjust, 26 anni, tre lingue parlate fluentemente, e alle spalle una famiglia di attrici (la madre è Antonellina Interlenghi) e di aristocratici romani.
In quei mesi Virginia, che pure è separata, dorme spesso nella grande casa di Campo de' Fiori che il marito ha preso in affitto dalla Banca di Roma e dove vive loro figlio. Berlusconi appena vede Virginia in tv le invia un mazzo gigante di gardenie e rose, accompagnato da un biglietto gentile: "Un debutto storico a reti unificate evviva e complimenti".
Poi la invita a colazione a Palazzo Chigi.
Dopo il pranzo con Letta e Tremonti, secondo l'esposto di Armati, il discorso scivola su soldi e lavoro.
Virginia ha qualche difficoltà economica, Berlusconi però la trova professionalmente capace e bellissima.
Immediatamente le annuncia l'intenzione di farla entrare tra i portavoce di Palazzo Chigi.
Convoca un segretario e fa prendere gli estremi del suo curriculum.
Il decreto è pronto per la firma di Letta:
"Il presidente del Consiglio dei ministri... vista l'esigenza di avvalersi della collaborazione della signora Virginia Sanjust di Teulada in qualità di esperto, nell'ambito dell'ufficio stampa... decreta: è conferito l'incarico di esperto per il periodo 20 ottobre-31 dicembre 2003.
Per lo svolgimento dell'incarico è attribuito un compenso annuo lordo di 36 mila euro e Iva.
La relativa spesa trova copertura per euro 7 mila e 200 oltre Iva nelle disponibilità finanziarie iscritte nel capitolo 167 del bilancio".
Poi, racconta lo 007, il premier accompagna il regalo pubblico con uno privato: un bracciale di brillanti di Damiani. I problemi nascono nel febbraio del 2004, quando 'Il Messaggero' scrive: "Berlusconi ha proposto a Virginia di diventare la donna immagine di Forza Italia".
Segue un'interrogazione parlamentare e una smentita.
La notizia è imprecisa.
Palazzo Chigi corre comunque ai ripari.
Il decreto, secondo Armati, viene ritirato: un autista del Cavaliere si fa consegnare da Virginia la copia in suo possesso.
L'annunciatrice, d'altro canto, non ne ha più bisogno.
In Rai sta facendo carriera: è stata appena promossa a conduttrice del programma 'Oltremoda'.
E anche per lo 007 le cose si sono messe bene.
Il 13 novembre 2003 il Sisde lo ha promosso.
Virginia, secondo l'ex marito, in quei mesi vive un mondo da favola: vede spesso Berlusconi, riceve regali su regali (a volte in denaro), e per contraccambiare prepara collezioni di cd musicali per lui.
La ragazza però ha un problema: è affascinata dal mondo della new age, frequenta guru e comunità pseudo-religiose sparse tra Asia, America e Italia.Federico Armati non vede di buon occhio la svolta mistica dell'ex moglie, è preoccupato per il suo stato di salute e per le troppe telefonate del Cavaliere.
Nega il permesso al figlio di andare con la madre in una comunità piemontese.
Nel braccio di ferro però c'è una novità: Armati è sempre stato la parte forte della coppia (ha un lavoro da 4.500 euro al mese, una casa, una famiglia solida alle spalle, un padre magistrato) e ora si ritrova improvvisamente debole.
La ruota gira: il 20 marzo 2006 lo 007 è trasferito dal Sisde alla Cassazione.
Lo stipendio crolla a 1.700 euro al mese.
Il 30 marzo 2006 deve prendere servizio alla Corte e usa i dieci giorni rimasti per reagire contro chi, forse a torto, ritiene sia il mandante del trasferimento.
Il 21 e il 28 marzo incontra la moglie e le chiede di intervenire su Berlusconi perché, se non fosse rimasto ai servizi segreti, avrebbe presentato una denuncia contro di lui rivelando anche il rapporto tra il Cavaliere e la Sanjust.
Del colloquio esiste una registrazione depositata agli atti.
Ma a inciderla non è stato lo 007.
È stata Virginia, che a caccia di prove da produrre nella causa per l'affidamento del figlio, si sarebbe mossa, secondo la denuncia di Armati, su consiglio di Nicoletta Ghedini, collega di Nicolò, il parlamentare e avvocato di Berlusconi.
In quei nastri Armati grida la sua rabbia contro il Cavaliere e contro Mario Mori, il suo ex capo che lo ha cacciato dal Sisde.Armati minaccia sfracelli legali e non è uno che scherza.
Ha già denunciato il padre, procuratore generale di Perugia, per una vecchia vicenda di presunti regali ricevuti da un costruttore e per le sue intromissioni nel procedimento del Tribunale dei minori sull'affidamento del bambino.
Quando lo 007 pone a Virginia l'ultimatum: "Tutto deve essere fatto entro giovedì 30 marzo perché altrimenti denuncio tutto",Berlusconi si rabbuia.
O almeno così racconterà l'annunciatrice in un drammatico interrogatorio davanti ai magistrati. Il pm Olga Capasso, in una richiesta di archiviazione di un altro procedimento questa volta contro Armati, nato dalle denuncie della ex moglie, riporta così il racconto della donna: "A telefonare alla Sanjust era stato lo stesso Berlusconi molto preoccupato che la sua relazione (...) e i favori che aveva fatto all'Armati divenissero di dominio pubblico".
La telefonata con Berlusconi risalirebbe al 23 marzo, cinque giorni dopo c'è il secondo incontro e la seconda registrazione.
L'agente è furioso e "chiede con insistenza alla moglie se si è data da fare per avere un contatto con Berlusconi".
Parallelamente Armati cerca un canale con alcuni manager Mediaset come Nicolò Querci. A tutti dice: "Entro il 30".
A 24 ore dallo scadere dell'ultimatum la questione si sistema.
"Nella mattinata del 29 marzo 2006", scrive Armati, "sono stato convocato dal capo del personale del Sisde il quale mi rendeva noto che era stata richiesta la mia professionalità al Cesis".
Così il 29 marzo 2006 con il decreto basato sulla nota Cesis 4310- c/16359 viene revocato il trasferimento alla Cassazione.
Poi il primo aprile del 2006 con un'altra nota Cesis (4310-16935) si dispone la nuova assegnazione al Cesis stesso.
Lo stipendio di Armati è salvo.
L'onore di Berlusconi anche.
Ma quello delle istituzioni?
Come si giustifica la retromarcia? L'avvocato di Virginia Sanjust, Domenico De Simone, scrive in una denuncia: "Armati ha preteso la revoca del trasferimento dal Sisde e poi ha ottenuto la chiamata dal Cesis", "minacciando il danno ingiusto di propalare la falsa rivelazione della relazione sessuale della signora Sanjust con il dottor Silvio Berlusconi".
Per l'avvocato, "è uno scandalo anche se artatamente costruito fondato su elementi in parte veri perché è innegabile il rapporto di amicizia tra Sanjust e Berlusconi".
Per corroborare le sue accuse contro il Cavaliere, Armati elenca una serie di circostanze che dimostrerebbero i rapporti con l'ex moglie.
A partire dalla strana storia della sua casa di Campo de' Fiori, dove lo 007 viveva dal 1998.
Quando la proprietà vende, lui non ha i soldi per acquistare.
La casa finisce a un produttore americano, Stephen Joel Brown, e Armati deve lasciarla.
Pochi mesi dopo Virginia si presenta da Brown dicendo che conosce dei milanesi che cercano una casa con cinque finestre su Campo de' Fiori.
Brown capisce cosa sta accadendo e spara: o mi date 2 milioni e 250 mila più Iva (l'aveva pagata un milione e 50) o non vendo.
Il sì è immediato.
A comprare è Salvatore Sciascia, ex responsabile fiscale Fininvest, condannato per le mazzette alla Finanza e oggi onorevole.
In sua rappresentanza stipula il contratto Francesco Magnano, geometra di fiducia di Berlusconi.
Subito dopo l'acquisto l'appartamento passa nella disponibilità di Virginia che lo lascerà solo pochi mesi fa.
I rapporti tra Berlusconi e Virginia Sanjust, secondo la denuncia, continuano almeno fino all'estate scorsa.
Il marito lo scopre per caso, lui dice, quando trova una sacca abbandonata dalla moglie nel giardino.
All'interno ci sono due cuccioli di cane e un estratto del conto corrente.
Tra un versamento e un assegno in data 14 giugno 2007 risulta un bonifico di 50 mila euro.
'L'espresso' ha visionato il documento, senza però riuscire a verificarne l'autenticità.
L'ordinante è: 'Berlusconi Silvio'.
La causale: 'Bonifico prestito infruttifero'.
Per la Procura di Roma tutte queste carte, in ogni caso, non dimostrano "che il presidente del Consiglio abbia intenzionalmente recato danno a terzi", né che fosse in conflitto di interessi quando Palazzo Chigi ha rimosso e ripescato il marito-rivale della sua amica. L'argomentazione del pm Roberto Felici è che, "se fosse vera l'ipotesi, non si comprenderebbe il motivo per il quale a distanza di un mese la stessa autorità abbia ricollocato Armati in una posizione sostanzialmente analoga, previa revoca del precedente decreto".
Ora la parola passa al Tribunale dei ministri e al Copasir, l'organo di controllo sui servizi segreti presieduto da Francesco Rutelli.
Il comitato ha già ricevuto l'incartamento e potrebbe sentire presto lo 007.
Armati lo ha chiesto.
Ancora non ha avuto risposta
(10 luglio 2008)

domenica, agosto 24, 2008

I cento giorni del Cavaliere - 3

TITOLI DA PRIMA PAGINA

AGRICOLTURA

PRIORITA’ A FAVORE DELLA COLLETTIVITA’:
LODO ALFANO
PRECARIATO A VITA
ABBATTIMENTO ENTRATE ENTI LOCALI CON ABOLIZIONE TOTALE DELL’ ICI
ABOLIZIONE DEI GIUDICI TOGATI
ecc..,ecc..,eccetera
Ed il resto ?


Accade così che, altro che accusare la Comunità europea d’aver fallito le politiche agricole egr. – ma non troppo- ministro SAIA !
Cosa ci racconta di bello su questa storia che dura da anni ?
Non si farà nulla come al solito perché la distribuzione in Italia dei prodotti agricoli è direttamente gestita, salvo rare eccezioni, dalla malavita organizzata.
Ovvero, come ci si augura, si intendono prendere iniziative ?
Ci attendiamo risposte serie e se Ella non è capace di darcele se le faccia suggerire dagli esperti ministeriali profumatamente pagati con i nostri soldi.

Coldiretti: dalle stalle alle stelle, prezzi latte +241%
Nel settore agro-alimentare il costo dei prodotti al consumo risulta mediamente superiore di quasi il 500% rispetto al costo di produzione.
E' quanto sottolinea la Coldiretti commentando l'analisi della Banca d'Italia sulla filera orto-frutta, già pubblicata lo scorso 2 agosto.

Le distorsioni presenti nel settore orto-frutta, dove i prezzi secondo Bankitalia in media aumentano del 200% dalla produzione al consumo, sono evidenti anche nel caso del prezzo del latte, che dalla stalla alla tavola aumenta del 241%, o nel settore dei salumi e della carne, con le stalle che stanno chiudendo perché i ricavi non riescono a coprire i costi di produzione saliti a livelli insostenibili, nonostante i prezzi al consumo alle stelle.

L'organizzazione agricola sottolinea che, in media, per l'insieme dei prodotti alimentari i prezzi aumentano di cinque volte dal campo alla tavola, e che per ogni euro speso dai consumatori ben 60 centesimi vanno alla distribuzione commerciale, 23 all'industria e solo 17 agli agricoltori.
Non solo, per Coldiretti

"le inefficienze nel settore ortofrutticolo sono alla base di ricarichi ingiustificati che stanno provocando una riduzione dei consumi, con cali del 2,6% per la frutta e dello 0,8 per le verdure nel primo semestre del 2008 "

(elaborazioni Coldiretti su dati Ismea Ac Nielsen).
Il peso eccessivo delle intermediazioni sui prezzi finali dell'orto-frutta è alla base - spiega Coldiretti - del successo delle vendite nelle bancarelle. Secondo l'ultima indagine dell' Antitrust, infatti,
"i prezzi al consumo attualmente praticati dalla grande distribuzione nel comparto ortofrutticolo"
risultano
"sensibilmente superiori a quelli praticati dai mercati rionali e dagli ambulanti".
La stessa Antitrust nella sua indagine conoscitiva su 267 filiere osservate mette in evidenza come i ricarichi variano dal 77% cento nel caso di filiera cortissima (acquisto diretto dal produttore da parte del distributore al dettaglio) al 103% nel caso di un intermediario, al 290% nel caso di due intermediari, al 294% per la filiera lunga (3 o 4 intermediari), facendo segnare appunto il valore medio del 200 per cento evidenziato da Bankitalia. Ecco una tabella della Coldiretti sui rincari dal campo alla tavola.

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LATTE FRESCO INTERO + 241 per cento
ORTOFRUTTA + 200 per cento

PASTA + 369 per cento

PANE + 1325 per cento

----------------------------------------------------------------

MEDIA AGROALIMENTARE + 488 per cento

segue

sabato, agosto 23, 2008

I cento giorni del Cavaliere - 2

TITOLI di PRIMA PAGINA
ECONOMIA
Giorni addietro sulla prima pagina del quotidiano torinese
LA STAMPA
apparve, di primo mattino, prima dell’alba, il seguente titolo

“GLI ITALIANI SONO DIVENTATI MENO RICCHI”

Strabuzzo gli occhi, ancora incapaci di affrontare con nitidezza le prime luci dell’alba, e visionando la rassegna stampa di SkyNews24 appena approntata mi accorgo che siffatto titolo sovrastava il testo di un articolo con il quale veniva spiegato come, a causa dell’inflazione, dell’esagerato aumento dei prezzi dei generi alimentari e di quasi tutti i servizi, noi tutti fossimo precipitati nel più profondo “rosso” dei nostri conti correnti, chi ancora può permetterseli, ed in linea generale in un meraviglioso “verde”, mai visto prima, delle nostre tasche.
Un crack colossale, in buona sostanza,aveva messo al tappeto tutto il popolo italiano, tranne il solito 10 % dei ricchi vecchi e nuovi che, da soli, detengono ben il 45,1 % della intera ricchezza netta nazionale (dati Censis).
E tra costoro, primus in assoluto, il nostro Premier.
Per tale motivo rimasi sbalordito perché, a quello che mi risultava, avendo letto da tempo i dati di cui sopra, questa negativa situazione economica non riguardava tutti gli italiani ma solamente, more solito, le fasce più deboli; circostanza questa assai dura da pubblicizzare non solo da parte dei soliti giornali di destra ma che a tanto ricorresse anche il quotidiano in parola mi apparve irragionevole e foriero di presagi assai brutti.
Nella realtà: i “poveri” sono diventati più poveri ed i ricchi sempre più ricchi !
Allusiva, in tal senso, la seguente vignetta di Maramotti !

Misteri italiani ? No, ma solamente non tutti l’hanno compreso.
Qualche ben pensante si è chiesto come mai, se i poveri in Italia sono rappresentati dalla stragrande maggioranza delle famiglie del nostro, un tempo, Bel Paese, hanno votato per la terza volta, nonostante le delusioni ricevute da costui, l’uomo più ricco d’Italia ?
E’ un esame che tenterò di fare in prosieguo ai primi freschi autunnali.
Comunque, ritornando al discorso principale, questo titolo fu cambiato subito, in tutta fretta, tanto che nelle successive edizioni appariva tutt’altro testo ben più coerente con la situazione economica di noi tutti.
Il Governo, che per bocca del suo capopopolo e del suo ministro dal sorrisino sfottente ed insultante “non mette le mani nelle tasche degli italiani”, in realtà non le ha messe in quelle dei ricchi ma neanche, per la verità, in quelle dei poveri per il semplice motivo che, a conti fatti, era del tutto inutile procedere in questa direzione, avendole, queste miserrime tasche, con cinica determinazione, scucite sì da non poter più contenere alcunché, nemmeno una cordicella per impiccarsi.
Il sig. Tremonti, a fronte di una inflazione galoppante, calcolata al 4,7 % ed al 6,5% relativamente ai generi di prima necessità, cosa si inventa ?
Nel DPEF elaborato nei giorni scorsi ha indicato il tasso d’inflazione programmata all’ 1,7% per l’anno in corso abbassandola poi all’1,5% per il 2009.
Cosa vuol dire all’atto pratico ?
Altro che non mettere le mani in tasca degli italiani ! Significa scippare parte degli stipendi,salari e pensioni un’ ulteriore parte del loro potenziale potere d’acquisto atteso che
Il tasso d’inflazione programmata costituisce la base negoziale per il rinnovo dei contratti del pubblico impiego, in parte viene rinfacciato ai sindacati nel corso delle trattative relative ai contratti di lavoro privati, ma, soprattutto, viene utilizzato per le rivalutazioni annuali delle pensioni.
Le fasce più deboli dei pensionati vengono in tal modo ancor più tartassate ed ampie schiere di costoro, che vivevano di già ai limiti della soglia di povertà, vengono, col sorrisino sulle labbra e con un “prego si accomodi” del nostro ministro dell’economia, spinte dentro l’area dei nostri “paria”.
Se ben ricordo questo maledetto, oggi, tasso di inflazione programmata serviva un tempo per frenare la spirale “prezzi-salari”.
La principale legge economica scritta dalla realtà quotidiana è quella secondo la quale una maggiore richiesta di un qualsiasi prodotto e/o servizio ne fa lievitare il prezzo o costo: più è alta la richiesta più cara diviene l’offerta.
Ma oggi la “richiesta” è diminuita enormemente rispetto al passato ma i prezzi sono lievitati in misura esponenziale; anche considerando l’aumento del costo delle materie prime che, tuttavia, in caso di ribasso di quest’ ultimo, il prezzo nella migliore delle ipotesi rimane ancora tale e quale se non addirittura accresciuto ulteriormente.
Colpa degli speculatori, del sistema distributivo – sono anni ed anni che dico a livello politico di intervenire su questo versante altamente parassitario – delle organizzazioni criminali mafiose – vedasi denuncia Coldiretti da me riportata in un precedente post-.
Ma con la mafia bisogna convivere ed in più alcuni suoi esponenti, pur pluripregiudicati, sono stati omaggiati da nostri governanti.
Ma il nostro sorridente ministro dà, ancora una volta, la colpa di tutto ciò all’euro; rivolgetevi a Bruxelles, alla Banca Centrale Europea per avere delucidazioni in proposito.
Il solito giuoco-trucchetto delle carte


Strano però che queste situazioni si verifichino maggiormente in Italia e non anche in altri Paesi dell’area dell’euro !
In buona sostanza il sunnominato ministro fa ricadere il risanamento della spesa pubblica anche, e soprattutto, sulle spalle dei lavoratori e delle fasce più deboli che, per contro, andrebbero tutelate.
Come ?
Ero un tempo dell’idea di un rientro in vigore, ma limitatamente alle fasce più deboli, di una riedizione della scala mobile sia pure in formato ridotto : per esempio, indicizzando da un lato le pensioni minime rapportandole al tasso di inflazione reale e, dall’altro, rivedendo gli scaglioni d’imposta sui redditi di chi si trova alquanto prossimo alla soglia di povertà.
Per migliore precisione e chiarezza qui di seguito troverete quali siano – secondo gli ultimi dati ISTAT che risalgono al 2006 - la soglia di povertà in Italia è di
582 euro per un single, corrispondente al 60% del consumo medio pro capite.
l’Istituto di Studi e Analisi Economica (ISAE), partendo da questa base, elabora alcuni dati che fanno riferimento non a delle statistiche bensì alla effettiva soglia di povertà soggettiva – cioè quella che ogni individuo soffre effettivamente mese dopo mese a fronte dell’aumento dei prezzi - .
Questi i dati - elaborati a partire dal luglio 2007 sino al giugno 2008 - sulle reali soglie di povertà:
1.300 euro mensili per i single;
1.800 euro per le coppie;
2.700 euro per i nuclei familiari formati da almeno 5 persone.
E debbono essere tutti sani perché se qualcuno incontra dei guai fisici sono dolori ed angosce per tutti.
Altro che Robin Hood !
Qualcuno ha paragonato il fondatore della “finanza creativa” al brigante della Rocca di Radicofani; siamo nel XIII° secolo, e questo bandito lasciava ai poveri solo poche cose per poter sopravvivere: ad altri nemmeno gli occhi per piangere.
Si chiamava Ghinotto di Tacco, detto GHINO

vi ricorda qualcun altro che usava questo nome come pseudonimo ?



Dante ebbe a dedicargli due versetti nel libro VI° del Purgatorio per aver il Ghino di Tacco ucciso tal Benincasa da Laterina, soprannominato “l’Aretin”, giurista di fama e giudice del Podestà di Siena:
“Qui v’era l’Aretin che da le braccia
fiere di Ghin di Tacco ebbe la morte”.
Il nostro attuale traghettatore, alquanto simile al funereo “Caronte” dantesco, vorrebbe scaricare tutti, questi dannati giudici, all’inferno con procedura “direttissima”.
Sta studiando ancora in quale girone infernale collocarli.

SEGUE

giovedì, agosto 21, 2008

Berlusconi pechinese

LE PRODEZZE OLIMPICHE
del
CAVALIERE

Poteva mancare il nostro cav., grande uomo di sport, alla cerimonia inaugurale delle

?

No di certo, ma non essendo ancora il Capo dello Stato italiano ha pensato bene di ricorrere ad uno stratagemma per risolvere il suo personale problema.
Nella qualità di possessore diretto od indiretto di conti correnti all’estero, in particolare in quei Paesi definiti dai più come “paradisi fiscali”, si è fatto affibbiare la nazionalità dello Stato che, in questo particolarissimo campo, non è secondo a nessuno.
Senza considerare che per le sue riconosciute “benemerenze” allo Stato in parola è stato riconosciuto, in alternativa a quella originale, Cayman Islands, anche la denominazione italiana di
ISOLE del CAIMANO

Qualcuno è riuscito a riconoscerlo, nonostante il camuffamento, ed’ha opportunamente sbandierato, via satellite, la notizia della sua presenza al mondo intero attraverso uno striscione

ed anche fotografato allorché, nelle vesti di portabandiera di questo Stato, faceva da apripista alle centinaia di migliaia di evasori fiscali italiani che hanno trovato in questa isola un comodo rifugio per le proprie tasche.

Che fenomeno, però, il nostro cav.
Non se ne fa scappare nemmeno una…di occasioni per dimostrare che lui è….in ogni dove, come il Padreterno.

domenica, agosto 17, 2008

Tutti a corte

I CENTO GIORNI del CAVALIERE - 1
Dipendenti, amici, avvocati, portaborse: tutti onorevoli (suoi)
di
TULLIA FABIANI
Tullia Fabiani fa l’appello dei berluscones fedelissimi.
Non c’è che dire: lui ordina e loro rispondono:
SIGNORSI’.
Ma è questo è un Parlamento libero ed affidabile od un'accozzaglia di cavlieri serventi?
Tutta gente pagata da noi!!!
Ma agli ordini del Capo del Popolo Italiano!!!!!
Leggete e traetene le dovute conseguenze.

Tutti a corte.
L’appello comincia: deputato Berruti Massimo Maria, ex consulente Fininvest? Presente.
Deputato Brancher Aldo, ex collaboratore di Fedele Confalonieri e manager di Publitalia? Presente.
Senatore Comincioli Romano, ex compagno di scuola di Silvio Berlusconi, suo manager e prestanome? Presente.
E così via.
All’appello dei cortigiani non manca proprio nessuno: consulenti, medici, avvocati, conduttrici e manager televisivi, perfino compagni di scuola.
Uomini e donne approdati in Parlamento sulla scia del loro paziente, cliente, padrone, compagno di banco e di banchetti.
Mentore.
Perché certi legami, si sa, restano forti nel tempo e allora, quando poi si diventa famosi, personaggi pubblici, magari presidenti del Consiglio, i rapporti possono tornare smaglianti.
Lucidati dalla necessità, dalla convenienza reciproca, oltre che dai sorrisi, dai favori di scambio.
E dai ricordi al chiaro della luna di Arcore. Quanti ricordi.
Quanto tempo trascorso assieme a fare e disfare.
Silvio Berlusconi e il senatore Marcello Dell’Utri ad esempio.
Erano gli anni Sessanta: si conoscono all’università a Milano, subito amici e sodali uomini d’affari.
Lui, giovane palermitano migrato al nord, diventa il suo segretario e col tempo guadagna la sua fiducia.
Negli anni Settanta lavora a Edilnord e segue i lavori di ristrutturazione della villa di Arcore (dopo che Berlusconi l'ha acquistata ad un prezzo di favore dalla marchesina Annamaria Casati Stampa, di cui Cesare Previti era il tutore legale).
Poi l’esperienza di Publitalia: vicende di false fatture e fondi neri; inchieste, condanne, patteggiamenti. Circostanze condivise, avventure che cementano rapporti. Simili a quelle vissute con Massimo Maria Berruti, oggi deputato Pdl alla Camera.
Trenta anni fa, circa, ufficiale della Guardia di finanza, dicono le fonti sulla sua biografia, «ebbe la ventura di interrogare un giovane Silvio Berlusconi, imprenditore emergente, a proposito della ambigua situazione proprietaria e finanziaria della sua società Edilnord».
Berlusconi rispose che della Edilnord era soltanto un “semplice consulente”.
Berruti, nel suo rapporto conclusivo, «prese per buona la versione di Berlusconi, permettendo così l’archiviazione dell’accertamento valutario che ipotizzava la dipendenza della Edilnord da società estere».
Poi si dimise dalla Guardia di finanza e andò a lavorare per Berlusconi: consulente prima e poi avvocato Fininvest.
Nel gennaio 1994, tra un’indagine, una condanna e un arresto, per favoreggiamento a Berlusconi nell’inchiesta sulle tangenti alla Guardia di finanza (condannato in primo grado, 10 mesi e in appello, 8 mesi), “l’amico” gli ha affidato l’organizzazione della campagna elettorale di Forza Italia a Sciacca e nella provincia d’Agrigento.
E il premio è arrivato nel 1996 con un posto in Parlamento.
Anche al Senato un posto tra i banchi non poteva mancare per uno che proprio sui banchi del liceo è stato compagno di interrogazioni (ancora non parlamentari), compiti in classe e merende.
Romano Comincioli, eletto per il Popolo delle libertà. Compagno di scuola e poi manager e prestanome di Berlusconi.
Uomo dalle mille faccende, imputato a Roma (e poi assolto) per i suoi rapporti con Cosa nostra e la banda della Magliana.
Grazie a lui la Fininvest realizzò affari con il faccendiere sardo Flavio Carboni. Relazione riconosciuta dallo stesso Berlusconi, il 27 agosto 1992, dinanzi al Pm milanese Pierluigi Dell’Osso e riportata nel libro L’orgia del potere, di Mario Guarino (Edizioni Dedalo):
«Circa la mia conoscenza e i miei rapporti con il signor Carboni, afferma Berlusconi, posso dire quanto segue.
Il mio gruppo ha una piccolissima attività imprenditoriale in Sardegna. Se ne occupa il mio amico Romano Cominciali. (…)
È titolare di una certa società che ha ricevuto da noi i finanziamenti necessari per l’acquisto dei terreni, acquisto effettuato appunto tramite il Carboni.
I terreni sono stati poi intestati a due società fiduciarie del signor Comincioli, che una volta ultimata l’operazione saranno acquisite dal Gruppo Fininvest».L’affare è raccontato anche in una deposizione da Emilio Pellicani (segretario di Roberto Calvi): «Il Carboni era l’uomo che doveva cercare i terreni e Silvio Berlusconi era quello che doveva finanziare l’operazione».
Comincioli «avrebbe dovuto fungere da ago della bilancia».
In questo modo – riferisce ancora Pellicani – alla fine del 1980, «tra acquisti effettuati e preliminari per accaparramento, il Carboni ed il Comincioli e il Berlusconi avevano proceduto ad acquisire nelle zone Olbia Sud e Olbia Nord circa 1000 ettari di terreno» in un tratto di costa allora quasi vergine.
Comincioli, accusato poi per bancarotta fraudolenta, e imputato nel processo per le false fatture di Publitalia è stato latitante per alcune settimane. Infine, cronache recenti, intercettato come mediatore tra il banchiere Gianpiero Fiorani e Berlusconi durante il tentativo di scalata ad Antonveneta.
Dopo tali mirabili imprese, è finito a fare il senatore della Repubblica.
Naturalmente quando Silvio è diventato il ‘capoclasse’.
Quanti ricordi.
E quanta bella gente incontrata e reclutata in carriera, oggi compagna di Comincioli: Piero Longo, senatore, l'avvocato di Silvio Berlusconi nel processo Mills. Salvatore Sciascia, senatore, presidente della holding Italiana ‘Quattordicesima’, uno degli scrigni nei quali sono custodite le azioni della Fininvest , nonché vicepresidente della Immobiliare Idra, la società che gestisce le ville del premier.
E Alfredo Messina, senatore, vicepresidente della Mediolanum.
Ancora: Massimo Baldini, senatore e avvocato, uno dei legali di fiducia di Silvio. Enzo Ghigo, ex dirigente del gruppo Publitalia-Fininvest.
Sempre proveniente dal gruppo, lo zoccolo duro del Pdl, è Guido Possa senatore, ingegnere meccanico nucleare, amico fraterno di Berlusconi, «assieme al quale vendeva a domicilio scope elettriche» racconta la biografia.
Dal 1988 al 1995 ha lavorato presso Fininvest, prima come responsabile della segreteria di Presidenza, poi come direttore del settore sviluppo. E se non fossero bastati i posti al Senato, ci stanno sempre gli scranni della Camera da riservare.
Per stare tra amici e non perdersi di vista: così c’è Paolo Romani, che prima di occuparsi di politica aveva svolto il ruolo di editore di televisioni locali, TVL Radiotelevisione libera, Rete A, Telelombardia.
C’è il plurinominato Gianfranco Micciché, ex dirigente di Publitalia ’80.
E, per giocare comunque in casa, un altro ex dirigente, ma della Standa, Mario Valducci.
Inoltre, per non farsi mancare proprio niente, un posticino anche ad Aldo Brancher, eletto in Veneto, regista dell’accordo tra Silvio Berlusconi e Umberto Bossi nel 2001. Ex prete paolino e manager pubblicitario. Brancher abbandonò il sacerdozio, divenne collaboratore di Fedele Confalonieri e manager di Publitalia.
Nel 1993, raccontano fonti biografiche, viene arrestato da Antonio Di Pietro per tangenti (300 milioni al ministro della Sanità Francesco De Lorenzo).
Condannato (in appello) a 2 anni e 8 mesi per falso in bilancio e violazione della legge sul finanziamento ai partiti.
Per la sua fedeltà aziendale è stato premiato: diventa responsabile di Forza Italia nel Nord e poi, nel 2001, candidato alla Camera in Veneto.
Sbagliato però pensare che siano tutti raccomandati Fininvest.
Ci sono anche i medici ad personam, extra azienda, come Antonio Tomassini senatore e medico personale di Berlusconi.
Mogli di giornalisti Mediaset, che a dimostrazione della par condicio del Cavaliere e del suo celebrato conflitto d’interessi, lavorano in Rai; vedi la senatrice Diana De Feo, consorte di Emilio Fede, appassionata di musica, storia, cani e gatti.
Grande viaggiatrice e inviato speciale del Tg1 per l’arte e la cultura.
O qualche ex: Deborah Bergamini, deputato, ex assistente personale del Cavaliere, ed ex direttrice del marketing Rai (dopo alcune intercettazioni). E Mariella Bocciardo, deputata, ma soprattutto ex cognata del Cavaliere, prima moglie del fratello, Paolo Berlusconi. Poi, da cultore e grande professionista dell'immagine quale è, Silvio Berlusconi poteva trascurare il dato estetico e massmediatico?
Ed ecco qualche volto telegenico ad abbellire l’Aula, facce, corpi, nomi, ri-pescati dal ricco repertorio tv.
Dalla campionessa di Rischiatutto, anno domini 1973, Gabriella Mondello deputato. Alle più attuali Michela Brambilla, imprenditrice e giornalista televisiva per il gruppo Fininvest negli anni Novanta; Maria Rosaria Carfagna detta Mara, deputato e ministro delle Pari opportunità, già showgirl e finalista a Miss Italia.
E poi, altro nome caro a Silvio, la telegiornalista del Tg4 Gabriella Giammanco.
Infine, i famosi e plurinominati a prescindere: Gaetano Pecorella e Niccolò Ghedini, un titolo d’eccellenza su tutti: avvocati del premier.

sabato, agosto 16, 2008

Cronache ferragostiane

CHI LA FA L’ASPETTI
Ma questa poi !
Sembrerebbe una favola, il racconto di un fatto che non potesse giammai verificarsi, talmente inverosimile appare questa storia.
Invece è accaduta effettivamente in occasione di un contesto che per la sua importanza ha sempre avuto una rilevanza a livello mondiale.
Cosa non fanno questi pseudo-atleti pur di assurgere alla ribalta delle cronache con conseguenti favorevoli riflessi economici !
Ma perché mi stupisco ancora atteso che oramai, sia pure con modalità differenti, “l’imbroglio”viene attuato in tutti i campi: in politica, negli affari ed anche nel mondo dello sport che dovrebbe essere, come ci hanno insegnato i nostri vecchi maestri di un tempo , il tempio in cui dovremmo tutti, nessuno escluso, coltivare lo spirito puro della lealtà nei confronti dei competitori di turno ma, soprattutto, verso se stessi.
Ci resta oggi un mondo che va oramai alla deriva dove il lecito e l’illecito costituiscono oramai, non come eccezione ma come regola fondamentale, una miscela difficilmente contrastabile anche perché, nonostante una miriade di leggi, i soliti potenti e potentati riescono ad eluderle con vari cavilli, artifizi e raggiri.
Ho avuto la fortuna di partecipare, nelle vesti di giudice di gara, alle Olimpiadi romane del 1960 e posso garantirvi che allora si palpava con mano il vero spirito olimpico; giovani che fraternizzavano con altri giovani atleti, campioni quali il nostro Livio Berruti, Wilma Rudolf e tutti gli altri, anche quelli che venivano eliminati nelle batterie, col loro mescolarsi, facevano intendere al mondo cosa fosse la fratellanza umana, quella da cui dipendono poi altre virtù quali la solidarietà, l’amicizia disinteressata, la gioia di vivere ognuno la propria vita perché sapevano di avere a fianco, all’occorrenza,tante persone pronte a tendergli una mano o ricevere una parola di conforto.
Anche se non conoscevano la lingua dell’altro si comprendevano subito e per suggellare un’amicizia duratura bastava una stretta di mano ed un abbraccio.
Campioni rinomati e sconosciuti antagonisti di terre lontane; non vi era alcuna differenza.
Abbiamo abbandonato questo stile di vita per assumere quello che risponde ai voleri di chi crede di comandare il mondo intero.
Ma che vita è, come si fa a reprimere l’angoscia sapendo che girando l’angolo di casa tua vi sono centinaia e centinaia di persone che conducono una vita di stenti, da disperati, che muoiono per fame o per malattie incurabili per mancanza di farmaci.
E coloro che dirigono oggi le sorti del mondo, nonostante i loro bla-bla-bla, non solo avvallano questo stato di cose ma lo creano e, non contenti di ciò, continuano imperterriti nel seminare terrore, paure per fatti inesistenti, in quanto viene loro più facile dominare un popolo sottomesso incondizionatamente al potere, divenuto incapace di pensare ad altro, anche a difendere i propri diritti in quanto gli vengono descritti come atti di benevolenza dal dittatore di turno.
Ma eccoci alla cronaca:



Kim Jong-su aveva conquistato un argento e un bronzo nella pistola.


Avrebbe preso dei betabloccanti che servono per eliminare il tremito della mano
Positivo tiratore nordcoreanoVia le medaglie conquistate
Primo caso di doping a Giochi di un atleta vincitore di medaglie.
Succede al tiratore nord coreano Kim Jong-su, argento nella pistola da 50 metri e bronzo nella pistola 10 metri.
E' stato trovato positivo ad un controllo antidoping per un betabloccante, e per questo gli verranno ritirate le medaglie conquistate qui a Pechino.
I betabloccanti sono il doping tipico dei tiratori perché rallentano il battito cardiaco e, di conseguenza, il possibile tremito della mano. Lo ha annunciato la portavoce del Cio, Giselle Davies.
Squalificata anche la ginnasta vietnamita Thi Ngan Thuong Do, positiva al fuorosemide.
L'atleta, però, era arrivata ottanduesima e ultima nel concorso di ginnastica. La squalifica del nordcoreano provoca qualche modifica al medagliere.
Il cinese Tan Zongliang ottiene l'argento nei 50 metri, con il russo Vladimir Isakov al bronzo.
Nei 10 metri, il bronzo di Kim passa all'americano Jason Turner.Una mia nota a completamento dell’articolo.
Mi risulta, avendomelo raccontato alcuni amici “tiratori” da strapazzo - odiando ogni tipo di arma, anche quelle detenute a scopo sportivo, uso definirli così, sia pure in tono benevolo – che è importante nelle gare di tiro rallentare i ritmi cardiaci in quanto lo sparo viene eseguito nell’intervallo intercorrente tra un battito e l’altro per avere così la mano più ferma.Più lo rallenti e più lungo è l’intervallo, pochi secondi ma bastevoli per sparare con più precisione sul bersaglio, fisso o mobile che sia, in piena assenza di movimenti spontanei.
Ma non è soltanto questo il fatto che ha attirato la mia attenzione nel corso della settimana ferragostano; anche qualcosa d’altro e, precisamente.:
- un titolo in prima pagina della Stampa, poi cambiato con lo scorrere delle ore;
- la “sparata” del settimanale cattolico Famiglia Cristiana contro il nostro attuale governucolo, la replica della destra e l’intervento non della Chiesa Cattolica Apostolica Romana bensì della Città del Vaticano, che è uno Stato come tutti gli altri pur avendo avuto, rispetto a questi ultimi, un’infinità di “favori” anche extra Concordato dai vari governi di destra a partire dal ventennio fascista.
Entra qui in ballo la “storia” del “PAPA RE” che, per chi l’avesse persa quando l’ho pubblicata in passato, la replicherò a breve, ritenendola interessante per comprendere certi atteggiamenti di oggi e di ieri del Vaticano.
Ne riparlerò a giorni.

domenica, agosto 10, 2008

La domenica del cavaliere

LA DOMENICA del CAVALIERE
Una doverosa premessa
La domenica è il giorno della settimana che va dedicato, come ci hanno a suo tempo insegnato i catechisti, a Nostro Signore Gesù che ci guarda dall’alto dei cieli.
Ma da circa un ventennio, ricorrenza questa poco gloriosa, gli eventi terreni ci hanno fatto intendere che da onorare su questa terra c’è un altro personaggio che, voler o volare, pur essendo composto da carne ed ossa e frattaglie varie come noi tutti, forse un tantino carente di cervello; difetto questo però compensato da un suo alto grado di onnipotenza.
Milioni di italiani hanno iniziato a “venerare” questo insolito personaggio, sceso tra noi terrestri a “miracol mostrare”, definito un “unto” dal Signore:in parole povere ma molto eloquenti, il nuovo Messia; e fu così che costoro sono arrivati al punto di dimenticare Gesù Cristo !
Uno e trino ma giammai “quatrino”.
Il pc mi sottolinea in rosso, a ragione, questa parola perché non esiste nel suo vocabolario e forse nemmeno nello Zingarelli; volete scommettere che se scrivessi
“quattrino”
questo sostantivo la passa liscia, senza richiami ?
Infatti così è stato; ed io che non volevo scrivere questo vocabolo mi sono dovuto ricredere e mi sono detto: ma allora è proprio vero che questo singolare tipetto è il dio del quattrino ?
Ne consegue, quindi, che costui non ha nulla a che fare con le nostre Entità soprannaturali, quelle che decidono, nonostante il libero arbitrio concessoci, i destini del mondo.
E’ da tempo che si insiste nei mie confronti perché partecipi ai quotidiani osanna e salamelecchi rivolti all’attuale
“patrono d’Italia”.
Dopo lunghe meditazioni ho deciso, d’ora in poi, sinchè morte non sopragiunca – sua o mia non importa tanto – gli dedicherò un piccolo spazio del mio tempo,, così finiranno di “rompere” i diavoli tentatori.
Io non sono bravo a disegnare delle vignette – per il vero non ci ho mai tentato – ma in Italia ne abbiamo di vignettisti bravissimi che sarebbe difficile per imitarli.
Userò, quindi le loro vignette, spesso ben motivate, ed ogni domenica ne inserirò qualcuna nella mia
“Domenica del cavaliere”.
Certo che mi viene difficoltoso trovarne alcune a suo favore, essendo la quasi totalità di esse improntate alle sue gesta, specialmente quelle che riguardano anche la sua “multiforme” vita privata.
La satira è sempre contro il potere in generale ed i personaggi che lo detengono; potrebbe essere altrimenti ?
Sono fatti scomparire dalla TV di Stato alcuni personaggi, comici e non, che ci raccontavano alcune cosette, buttandole sul satirico: male, anzi malissimo !
Ricordiamoci sempre queste due frasi scritte da Bertold Brecht e poi tiratene le dovute conseguenze:
-“Colui che vuol dire qualcosa e non trova nessuno che lo ascolti se la passa male; ma se la passa peggio chi vuole sentire qualcosa e non c’è nessuno che la dica”.
-“ Un popolo che non ride dei propri potenti non è più libero”.
Premessa lunga ma necessaria tanto più che non la replicherò nelle prossime puntate che dedicherò a questa tematica.
Veniamo adesso a quella vignetta che ritengo la più spassosa per l’alto tasso di ironia, ma, non riuscendo più a trovarla ho tentato di ricostruirla alla bella e meglio:
AGOSTO, MOGLIE MIA NON TI CONOSCO
è il detto che ricorre spesso relativamente a questo mese dell’anno; marito solo soletto in città e moglie in vacanza.
Di questa circostanza ne approfitta anche il nostro Cavaliere, ma non in città bensì a Portofino:

L’impertinente a caccia di scoop:
“Ma chi è quella bella signora che passeggia mano nella mano con Berlusconi ?
Una nuova fiamma ?
Risponde l’amico ben informato:
“Veramente è la prima volta che li vedo assieme ma ho saputo che si chiama Veronica Lario”.
Se non vi è piaciuta, eccovi una vignetta di
MARAMOTTI
che,certamente, non creerà buonumore; anzi, ci fa meditare prefigurando quello che ci aspetterà in un futuro molto ma molto prossimo, oramai alle porte.

Ma guardate che caso ! Nel ventennio fascista, dopo che all'Italia vennero applicate le sanzioni da parte della Società delle Nazioni, essendo in regime di autarchia, per l'acquisto del pane vennero ideate le tessere con tanti bollini quanti i giorni del mese; il valore in peso dei bollini era rapportato ai carichi familiari del capofamiglia.
Ed era duro oltre che trovare un qualsiasi lavoro, poter avere la tessera annonaria se non eri iscritto al Partito Nazionale Fascista.
Buona domenica, ed alla prossima