sabato, ottobre 31, 2009

Ancora sulle Primarie del PD


L’AMACA

di

MICHELE SERRA

da la Repubblica

del 27 ottobre 2009

Come già avvenuto per le precedenti primarie, il cronista di un quotidiano di destra

(Il Giornale – ndr)

si è molto divertito a votare in tre seggi diversi, per dimostrare come è facile, in questo benedetto Paese, fottere gli scrutatori.

E’ un genere giornalistico che si va consolidando.

Ha il pregio immediato di consentire ai direttori di giornale di fare un titolone di prima pagina, tipo:

LE PRIMARIE SONO UNA BUFFONATA.

Ha il difetto, a lunga scadenza, di costringere i giornali

(categoria già impopolare)

a incrementare il numero dei reati, dei raggiri e delle soperchierie per dimostrare che sono in aumento i reati, i raggiri e le soperchierie.

E’ incredibile, per esempio, come sia facile in questo Paese scippare le vecchiette.

Ugualmente increscioso il numero delle molestie sessuali sugli autobus, inaudito quanto sia facile far deragliare un rapido, pazzesco come manchino i controlli sull’import-export di tritolo, gravissima la penetrabilità dell’Archivio di Stato qualora vi si penetri di notte incendiando i faldoni, risibile la facilità con la quale si può staccare il tubo ad un dializzato o avvelenare un acquedotto comunale.

Chi ci riesce per primo vince il

PULITZER, sezione MACARONI ?

Con il suo stile sarcastico Michele Serra in poche righe risponde alla “provocazione” de

Il Giornale

non nuovo a simile sortite che avevo anticipato con il mio post dal titolo

“La favola del bue e l’asino si ripete.

Quando il bue dà del cornuto all’asino”.

Postato su questo blog in data 26 10 2009

In replica all’articolo de Il Giornale a firma Giuseppe Sansotta.

Esternazioni tramite insetti del Premier

“MIO MARITO E’ AMMALATO !

AIUTATELO

FATELO CURARE !”.

I mali, purtroppo per lui, sono come le ciliegie:

un male tira l’altro e così via….

Infatti, il nostro ometto, meglio noto come il

BASS BOSS

Straparla senza sapere quello che dice.

Questa è l’ultima delle sue esternazioni che per mezzo del suo insetto preferito, Vespa, porta a nostra conoscenza.

Governo/ Berlusconi:

Anche se mi condannano, non mi dimetto

A Vespa:

"Ho ancora fiducia nell'esistenza di magistrati seri"

In caso di eventuale condanna nei processi ancora in corso a suo carico, Silvio Berlusconi non si dimetterà da presidente del Consiglio dei ministri.

Lo dice lo stesso premier a Bruno Vespa per il suo libro 'Donne di cuori' in uscita da Rai Eri-Mondadori venerdì 6 novembre.

"Ho ancora fiducia nell'esistenza di magistrati seri che pronunciano sentenze serie, basate sui fatti.

Se ci fosse una condanna in processi come questi, saremmo di fronte a un tale sovvertimento della verità che a maggior ragione sentirei il dovere di resistere al mio posto per difendere la democrazia e lo stato di diritto".

Vespa ricorda a Berlusconi che l'avvocato Mills è stato condannato anche in appello.

"E' una sentenza - risponde il presidente del Consiglio - che certo sarà annullata dalla Corte di Cassazione". Vespa, poi, chiede anche al premier come spieghi la campagna internazionale che si è scatenata su di lui da maggio in poi.

"E' partita da 'Repubblica' e l''Espresso' - risponde il presidente del Consiglio - e su sollecitazioni di questo gruppo si è estesa ai giornali e ai giornalisti 'amici'.

Per gettare fango su di me ha finito col gettare fango sul nostro Paese e sulla nostra democrazia".

Il 'Times' di Londra - obietta Vespa - non è un giornale di sinistra ed è il più duro con lei.

Cinque articoli in un solo giorno quando il 7 ottobre è stato bocciato il lodo Alfano.

Frutto della guerra con Rubert Murdoch, che ne è proprietario, per i contrasti su Sky Italia?

"La coincidenza fa riflettere - risponde Berlusconi - ma sono cose che io non farei mai, e quindi sono portato a credere che non le facciano neppure gli altri".

Non c'è possibilità di un accordo con Murdoch, visto che Berlusconi è il presidente del Consiglio italiano e lui una potenza mediatica mondiale?, chiede infine Vespa.

"Non è il caso di esagerare.

Da mesi negli Usa è polemica ferocissima tra Fox News, una rete televisiva del gruppo Murdoch, e il Presidente Obama.

Non mi pare che ne derivi un problema grave per gli Stati Uniti".

AUGURI !

Ma lei per gli italiani si.

Tanto per sapere e regolarsi di conseguenza

TANTO PER SAPERE

La Corte di Cassazione con una propria sentenza emessa pochi giorni addietro ha ritenuto

“nulla la multa per eccesso di velocità basata solo sulla percezione dell’agente”.

La parola del verbalizzante sull’eccesso di velocità non basta.

Può essere infatti annullata la multa che si basa esclusivamente sulla percezione che l’agente accertatore ha avuto al momento della presunta infrazione.
Così la Corte di Cassazione che, con la sentenza n. 22891 del 28 ottobre 2009, ha dato ragione a un automobilista che era stato multato anche perché, secondo l’agente, era passato a una velocità troppo alta.
Il Giudice di Pace aveva confermato l’infrazione del mancato uso della cintura di sicurezza ma aveva invece annullato la multa per eccesso di velocità.
La Cassazione, alla quale hanno fatto ricorso il Ministero della difesa e dell’Interno, ha confermato la decisione del magistrato onorario motivando che

“i dicasteri non sembrano cogliere le ragioni contenute nell’ampia motivazione del giudice di Pace, che ha dato conto analiticamente del perché la percezione dell’agente accertatore doveva ritenersi adeguata con riferimento alla accertata marcia senza fari anabbaglianti e senza cinture di sicurezza

(verifiche che potevano essere fatte agevolmente e risultavano compatibili con la posizione in cui si trovava l’agente al momento dell’accertamento)

e non sufficientemente adeguata quanto all’accertamento del superamento del limite prudenziale di velocità.

Il giudice di Pace aveva infatti chiarito che, dalla stessa descrizione dell’agente, risultavano carenti elementi oggettivi cui ancorare la valutazione operata, che in definitiva era risultata esclusivamente riferita alla sua percezione soggettiva”.

Riflessioni mattutine da tempo maturate

GRILLO ed il PD

IL PD e GRILLO

Riflessioni mie del tutto personali che ripropongo all’attenzione di tutti voi ma, in particolare, al nuovo segretario

BERSANI

Più di qualcuno, in un recentissimo passato, ha scritto o semplicemente detto che sia stato un grave errore politico respingere la candidatura di Beppe Grillo alle primarie per l’elezione del nuovo Segretario del Partito.

Su Beppe Grillo se ne possono dire di cotte e di crude per via del suo modo certamente poco ortodosso nell’arringare la gente e nel tentare di dialogare con le altre forze politiche le quali, tutto sommato, dicono alla fin fine le stesse cose.

Due punti sono tuttavia fermi, entrambi importanti:

1- L’avversità alla politica berlusconiana;

2- Il seguito che ha da parte, per dirla alla Girelli che cita in un suo articolo una definizione del Manzoni, di

“di un volgo disperso che nome non ha”

dagli esperti valutato, come numero, a qualche milione di elettori.

Errore, quindi, in nome di un Regolamento troppo ristretto da regole bizantine, che potrebbe tarpare sin da subito le ali al nuovo Segretario.

Prima delle ultime elezioni politiche ebbi a riportare, commentandolo, il programma di Grillo ed in quella occasione mi accorsi come molte delle sue proposte erano di già state accolte dal governo Prodi ed altre avevano uno stretto collegamento con quelle del PD.

Quasi sempre la differenza stava nella maniera di porgere i propri programmi nel vari comizi che per Grillo erano occasione di esternare le sue proposte in uno stile più da barricate che salottiero.

Che, poi, qualora qualcuno non l’avesse ancora capito, era il sistema migliore per richiamare milioni e milioni di persone, in quei frangenti indifferenti in quanto delusi, alla realtà.

Sappiamo come sono andate a finire queste ultime elezioni ed, a mio parere, pur con tutto il rispetto ed apprezzamento per il lavoro svolto da Franceschini, da Fassino, D’Alema, Marino, Serracchiani, ecc.. – cioè l’attuale leadership del PD – andare a braccetto con Grillo avrebbe rappresentato agli occhi della gente come il PD fosse accanto alla gente, o meglio, all’interno della stessa gente che le attuali fonti d’informazione governative e pro-governative, come la TV pubblica in mano ad ex Mediaset, imbocca con notizie “addomesticate” se non addirittura false o con notizie “negate”.

venerdì, ottobre 30, 2009

Fatti di casa e cosa nostra

QUANDO DUE PIU’ DUE FA QUATTRO

anche da noi

NELLA CONCLAMATA

REPUBBLICA delle BANANE

PROCESSO IN GRADO D’APPELLO

a carico del

sen. MARCELLO DELL’UTRI

imputato già condannato in primo grado per

“concorso esterno in associazione mafiosa”.

Accade di rado che in un procedimento penale in grado d’Appello venga riaperta la fase istruttoria.

Ciò avviene, di norma, allorchè vengono “a galla” novità probatorie ritenute di un certo rilievo dalla Corte ai fini di meglio inquadrare, anche con l’ausilio di nuovi strumenti probatori, la colpevolezza o meno dell’imputato e decidere, quindi, di conseguenza, con una maggiore certezza, attraverso una sentenza maggiormente sorretta da prove inoppugnabili.

La svolta del processo è stata originata dalla richiesta del Procuratore Generale, dr. Nino Gatto, di sentire in aula la testimonianza del pentito, collaboratore di giustizia, che risponde al nome di

Gaspare Spatuzza.

Tale richiesta, avvenuta prima della conclusione della sua requisitoria, è basata sul verbale di interrogatorio reso da Spatuzza in data 06 ottobre u.s. ai P.M. di Palermo; deposizione il cui verbale è stato prodotto ed acquisito agli atti del processo.

Come mai ?

Perché nel corso del suddetto recentissimo interrogatorio Spatuzza avrebbe indicato in

DELL’UTRI E e BERLUSCONI

i referenti politici di Cosa Nostra dopo le stragi del 1992.

Il pentito in questa occasione ha precisato d’aver appreso questa circostanza da tale Giuseppe Graviano in ben due occasioni; il primo durante un incontro nel quale presenziava anche il boss Cosimo Lo Nigro ed il secondo durante un colloquio avuto successivamente in carcere nel 2003 col fratello di quest’ultimo di nome Filippo.

La difesa Dell’Utri si sono vivacemente opposti a che l’istruttoria venisse riaperta ed alla sospensione della fase finale di discussione.

Ma la Corte ha ritenuto di riaprirla.

Vedremo cosa salterà fuori in prosieguo.

Ricordate cosa ho scritto ieri con il post dal titolo

MAFIA – STATO ?

Per comodità riporto qui quello più interessante, il finale:

La trattativa fra mafia e Stato proseguì anche nel 1993, dopo le stragi di Capaci e via D’Amelio.

Lo stesso Giovanni Brusca ha riferito di una missione affidata a Vittorio Mangano per poter mettersi in contatto con sue vecchie conoscenze al Nord”

Due più Due fa quattro, ed il gioco è fatto !

I successi di Berlusconi

I SUCCESSI DI BERLUSCONI

SOLAMENTE

tre milioni di italiani soffrono la fame e vivono sotto la soglia della

povertà alimentare.

Bene, direte, si tratta solamente del 4,4 % delle famiglie residenti n Italia.

Dato questo rilevato recentemente da una ricerca effettuata dalla

Fondazione per la Sussidarietà in uno alle università Cattolica e Milano-Bicocca.

Gli indici relativi alle soglie di povertà stabiliti per il Nord, Centro e Mezzogiorno che, visto il suo esito, potremmo chiamare d’ora in poi Mezzanotte.

L’allarme indigenza generale, cioè a livello nazionale, scatta se la spesa per cibo e bevande si rivela inferiore a

222,29 euro

al mese.

Gli indici regionali delle soglie di povertà, tenuto conto del differente costo della vita, oscillano invece:

a Nord tra i 233-252 euro;

al centro tra i 207-233 euro;

nel Mezzogiorno tra i 196-207 euro.

Un milione e mezzo di famiglie si trova, quindi, in grave difficoltà ad acquistare quelli che sono prodotti necessari per vivere, come pane, pasta, carne.

L'analisi, che si basa sui dati della Rete della Fondazione Banco Alimentare, una onlus che offre assistenza alimentare in tutta la Penisola,

traccia anche il profilo dei poveri d'Italia:

meridionali,

disoccupati,

con un titolo di studio basso

una famiglia numerosa.

La perdita del lavoro è la causa principale (60% dei casi) di un portafoglio troppo leggero per far fronte alla spesa.

Ecco che l'incidenza della povertà alimentare è particolarmente alta tra i disoccupati (12,4%) e assai minore tra chi un posto ce l'ha (3,4%).

Dallo studio emerge, inoltre, un dato contrario all'idea comune di persona sola in difficoltà economiche, più spesso a impoverire gli italiani è proprio la famiglia, che più è numerosa e più si ritrova a fare economia a tavola:

il 10,3% delle coppie con tre o più figli vivono sotto la soglia di povertà alimentare. Mentre sono i single a poter spendere di più per mangiare e bere.

Solo l'1,7 % vive con meno di 222 euro al mese per nutrirsi.

E sta nella media nazionale (4,5%) l'anziano che vive solo.

L'analisi, che rielabora dati Istat del 2007, invece conferma il divario tra Nord e Sud: nelle Isole oltre il 10% della popolazione fa fatica a trovare i soldi per mangia e bere; mentre in Toscana, Liguria, Veneto e Trentino Alto Adige

«soffre la fame»

una percentuale molto più bassa di persone, meno del 3%.

Altro fattore influente, come si può immaginare, è il titolo di studio:

il 6,7 delle famiglie che ne sono prive è indigente mentre si difende bene dalla povertà chi ha la laurea, solo 1,6% è sotto la soglia minima.

Il rapporto, infine, stila quella che si può definire la dieta dei poveri.

Lo scontrino mensile non prevede più di 28 euro di pane e cereali, 35 di carne e salumi, 14 di frutta, 10 di pesce, 14 di frutta e 9 di bevande.

E, per finire, una sola considerazione:

nelle ultime consultazioni elettorali sia a livello locale, provinciale, regionale e nazionale la maggioranza dei voti, da alcuni anni, nel Mezzogiorno è andata ai partiti

dell’attuale maggioranza (compresa UDC che della maggioranza non fa più parte).

Il bello è che nonostante ciò tutto non solo rimane come prima ma peggiora anno dopo anno.

Cornuti e mazziati dicono laggiù ed in più c’è chi al Nord tuona contro i meridionali, incominciando a non volerli come maestri, professori, presidi e poi, scivolando verso il basso, operai e manovalanza anche se specializzata.

Va di moda il nero però; parlo del lavoro.

Giochetti di potere

UN'ALTRA PRESA PER I FONDELLI ?

Pare di essere in un Casinò a giocare a baccarat:

“Il banco ritira tutto”

urla Tremonti.

Non siamo proprio in un casinò ma, senza alcun dubbio, in un bel casino.!

Finanziaria, a rischio il 5 per mille

"Affossato da Pdl e Lega"

19 milioni di contribuenti lo avevano devoluto con l'ultima denuncia dei redditi

Il senatore del Pd Barbolini:

"La maggioranza ha votato contro i nostri emendamenti"

Leggo da la Repubblica e trascrivo:

Ripartiti i fondi del 2007:

355 milioni di euro, di cui 234 al volontariato e 120 alla ricerca

Una mia premessa:

E chissà quando verranno effettivamente versati !

Quando abbiamo le risorse è il ritornello, lo stesso cantato a proposito della abolizione dell’IRAP.

CIOE’ MAI

dato il disastroso disavanzo dei conti pubblici maturato in nemmeno due anni.

Chiusa la mia parentesi, ritorniamo all'articolo.

Per le associazioni di volontariato era una garanzia, per i 19 milioni di contribuenti che nell'ultima denuncia dei redditi avevano scelto di devolverlo una possibilità d'investire sulla ricerca o di sostenere i progetti in cui credevano.

Eppure il 5 per mille è stato affossato.

''Colpa di Pdl e Lega nord'',

denuncia il senatore del Pd Giuliano Barbolini, capogruppo in commissione Finanze.

"E' un paradosso, la misura era stata voluta dallo stesso Tremonti", fa notare Legambiente.

Barbolini spiega:

''Oggi nel corso della votazione della Finanziaria 2010 nelle Commissioni competenti la maggioranza ha votato contro i nostri emendamenti sul cinque per mille.

Sia su quello che riprende i contenuti del Ddl che istituisce la misura 'a regime' fermo in Commissione da molti mesi, sia su quello che avrebbe ripristinato la copertura finanziaria per gli anni 2010, 2011 e 2012''.

''La maggioranza ha affossato una misura di grande valore etico, tesa a favorire un tessuto sociale solidale che offre servizi attraverso associazioni di volontariato, no profit, ricerca, ambientaliste.

Con evidente difficoltà e imbarazzo - spiega Barbolini -, Pdl e Lega hanno rinviato ogni finanziamento per il 5 per mille a quando il governo disporrà delle risorse necessarie.

Non vorrei che questa disponibilità derivasse dallo scudo fiscale.

Oggi il mondo dell'associazionismo e del volontariato è stato deluso.

Spero che per quando la Finanziaria arriverà in aula il governo e la sua maggioranza abbiano cambiato idea.

Il Pd - conclude Barbolini - ripresenterà gli stessi emendamenti a sostegno della misura oggi bocciati dalla maggioranza''.

Legambiente parla di paradosso perché

"invece di essere stabilizzato il 5 per mille sparisce, danneggiando pesantemente le associazioni e frustrando i buoni propositi di tutti quei cittadini che avevano visto in questo strumento un mezzo utile per sostenere pezzi importanti del volontariato sociale e della ricerca, perennemente a corto di finanziamenti".

Nunzio Cirino Groccia della segreteria nazionale dell'associazione prosegue sottolineando come la misura fosse stata voluta nel 2005 dallo stesso Tremonti e come abbia riscosso un enorme successo tra i contribuenti:

"Sono stati 19 milioni i cittadini che, nell'ultima dichiarazione dei redditi hanno scelto di donare il 5 per mille, dando un contributo concreto al mondo dell'associazionismo, del volontariato e della ricerca".

Sbloccati i fondi del 2007.

Il ministro dell'Economia Giulia Tremonti ha intanto annunciato oggi lo sblocco dei fondi del 5 per mille 2007, e l'agenzia delle entrate ne ha completato la ripartizione.

Si tratta complessivamente di 373,5 milioni, di cui 355,2 milioni sono stati suddivisi tra gli aventi diritto.

I restanti 18,3 milioni non sono stati ripartiti perché relativi a scelte espresse in favore di soggetti esclusi dal beneficio (16,5 milioni) e alla quota dello 0,5 per cento del 5 per mille (1,8 milioni) destinato, come previsto dalla finanziaria 2007 ad "altre finalità".

La scelta dei contribuenti è ancora una volta caduta in misura massiccia sul settore del volontariato e riceverà 234,5 milioni di euro, seguito dalla ricerca sanitaria (62,9 milioni) e scientifica (57,8 milioni).

I contribuenti che hanno operato la scelta sono stati 15,6 milioni, ma soltanto 13,5 milioni hanno destinato effettivamente una quota dell'irpef, in quanto 2,1 milioni hanno presentato una dichiarazione con imposta pari a zero, quindi irrilevante ai fini del calcolo del beneficio.

Circa metà delle preferenze è andata al volontariato che ha totalizzato 9 milioni di scelte valide.

La ricerca sanitaria ha ricevuto 2,5 milioni di preferenze, mentre la ricerca scientifica è stata premiata da 2 milioni di cittadini.

giovedì, ottobre 29, 2009

Vedrete di che pasta sono fatto, dice il Premier.

L'abbiamo già vista, peccato che rammostrarla qui, in questa sede, è sconveniente; a qualcuno potrebbe venire il mal di stomaco o qualcosa di peggio.
Ma non si sa mai che un domani qualcuno non lo faccia.
Per me, oggi come oggi, basta il mio commento finale!
Ma domani chissà !

LO SPECCHIO DI CALAMENDREI

di

Gian Carlo Caselli

Nel notissimo libro di Piero Calamandrei

(giurista eccelso che ha partecipato attivamente alla stesura della nostra Costituzione ed insigne maestro universitario di diritto)

“ELOGIO DEI GIUDICI SCRITTO DA UN AVVOCATO”

si legge.

“ Chi entra in Tribunale, portando nel suo fascicolo, in luogo di buone ed oneste ragioni, secrete inframmettenze, occulte sollecitazioni, sospetti sulla corruttibilità dei giudici e speranze sulla loro parzialità, non si meravigli se, invece che nel severo tempio della giustizia, si accorgerà di trovarsi in un allucinante baraccone da fiera, in cui da ogni parete uno specchio gli restituirà moltiplicati e deformati i suoi intrighi”.

(Grazie, dr. Caselli, per averlo ricordato sia a me che a tanti altri colleghi che hanno avuto il privilegio di conoscere personalmente il prof. Calamandrei e di aver sentito a Milano la sua lezione sulla Costituzione).

Continua il dr. Caselli:

sono passati più di cinquant’anni ma le parole di Calamandrei conservano pieno vigore.

Certi protagonisti dell’attuale stagione italiana sembrano infatti puntare tutto, in tema di giustizia, su inframmettenze nemmeno troppo occulte.

Per esempio, c’è chi dimentica che i giudici sono soggetti soltanto alla legge

(art. 101 della Costutuzione) per pretendere invece che accettino dipendenze – dirette od indirette – da qualcosa che non è legge ma altro: palazzo, contingenti maggioranze o sondaggi, potentati economici o culturali.

Oppure accusa quegli “impudenti” di magistrati che si ostinano a fare il loro dovere di essere “politicizzati”, prevenuti e faziosi: capaci persino di trasformare i Tribunali in luoghi dove si consumano vendette politiche, mentre in realtà si tratta semplicemente di non essere disposti a rinnegare la giustizia per fare la volontà di qualcuno.

Rischia l’effetto di “specchio deformante” poi, chi usa come metro di valutazione dell’intervento giudiziario l’utilità,sostituendo (con effetti devastanti) i tradizionali criteri di correttezza e rigore.

Oppure chi gestisce il processo come momento di contestazione e rottura, con strategie finalizzate a condizionarne pesantemente il lo svolgimento o svalutarne l’esito, strategie che nulla hanno a che vedere con un sistema di stratta legalità.

Ancora.

Si colloca fuori dal

“severo tempio della giustizia”

chi pensa che l’investitura popolare conferisca il diritto di attaccare ingiustamente chi fa semplicemente il suo dovere istituzionale.

O proclama che le sentenze ( ovviamente quelle sgradite a certi interessi) non possono valere più del voto di milioni di italiani.

O decreta che determinati interventi giudiziari sono ……eversione della democrazia.

Anche oltrepassando la soglia della giurisdizione ordinaria per entrare per entrare a piedi giunti nel campo di quella costituzionale, accusando la Consulta di intrighi o lesa maestà per non aver sentenziato come certi ambienti speravano.

E si sconfina nel “baraccone” se si punta ad una sorta di “redde rationem” con la magistratura, prefigurando riforme della giustizia che sembrano ispirarsi a logiche di amico/nemico poco compatibili con una buona qualità di democrazia.

Con tutto un “battage” di zelanti epigoni che si attaccano persino al colore dei calzini di un giudice, o alle sue passeggiate in attesa del proprio turno dal barbiere.

Gli effetti sarebbero comici se non ci fossero

(nel tentativo di imbrattare l’immagine di un magistrato in quanto “reo” di aver preso una decisione contraria a certe aspettative)

Anche forti elementi di intimidazione, capaci di sovvertire le regole fondamentali della giurisdizione e di incidere sulla serenità dei giudizi.

Scriveva Alessandro Galante Garrone che

“a volte non basta, per un giudice, essere onesto e professionalmente preparato; in certe situazioni storiche, per poter ricercare ed affermare la verità, con onestà intellettuale, bisogna essere combattivi e coraggiosi”.

Il nostra Paese sta attraversando una tale situazione ?

Se così è, riesce difficile parlare di democrazia in salute.

******

Per chi non lo conoscesse riporto qui di seguito il curriculum del

dr. Giancarlo Caselli.

Nei primi degli anni ‘70 sino alla metà degli anni ’80 è stato Giudice Istruttore presso il Tribunale penale di Torino interessandosi particolarmente dei reati di terrorismo riguardanti le Brigate Rosse e Prima Linea.

Membro della commissione che ebbe a preparare il testo della delega del

Nuovo Codice di Procedura Penale

e nel 1991 consulente della Commissione Stragi e, contemporaneamente ,

componente del Consiglio Superiore della Magistratura.

Nominato magistrato di Cassazione, assume la carica di Presidente della Prima Sezione della Corte d’Assise di Torino, quindi, nel 1993

Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Palermo.

Seguiranno poi altri incarichi nel Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria ma, nel 2005, essendo probabile la sua nomina a

Procuratore Nazionale Antimafia, con una legge “contra personam” voluta dal capo del Governo (Berlusconi III) venne presentato dal sen. Bobbio, in quota AN, ed approvato un emendo alla legge in vigore con il quale venne abbassato il limite d’età massimo onde impedire la nomina di Castelli che, quella nuova età, l’aveva superata.

Nominato con voto unanime del CSM,

PROCURATORE CAPO DELLA REPUBBLICA

presso il Tribunale di Torino.

A titolo di cronaca preciso che

la Corte Costituzionale, successivamente alla nomina di Piero Grasso quale nuovo Procuratore Nazionale Antimafia, dichiarò illegittimo il provvedimento che aveva escluso il giudice Gian Carlo Caselli dal concorso.

Tanto per far comprendere il taglio morale del nostro Premier.

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