lunedì, ottobre 12, 2009

La lotta alla mafia con tarallucci e vino

MA SIAMO PROPRIO SICURI CHE L’ATTUALE GOVERNO

NON TENDA, COME INVECE CONTRARIAMENTE PARREBBE,

NON UNA MA ENTRAMBE LE MANI A “COSA NOSTRA”?

Da Dell’Utri a Mangano ed all’Amministrazione comunale di Fondi

Certo, il premier l’ha ripetuto anche ieri:

«Nessuno ha fatto tanto come noi nella lotta alla mafia».

Ma questo “noi” non l’abbiamo mai visto coinvolto in prima persona in questa lotta, una dura e costante acerrima lotta condotta da parte delle Forze dell’Ordine le quali, fortunatamente, dipendono ancora dai vari giudici inquirenti e non, come si vorrebbe, dal Governo !

Una delle litanie, come tante, quasi tutte basate su vere e proprie menzogne.

E guardando ai fatti, non si può dare una diversa risposta.

Sono i fatti, eventi che stanno sotto gli occhi di tutti, e che solo gli accecati da una infida propaganda non riescono a vedere..

Partiamo dai gravi tagli operati dal Governo relativamente al capitolo di spesa relativo alla sicurezza,

tanto per fare un primo esempio, che si può verificare in ogni momento.

E poi, come se non bastasse, una serie di punti oscuri piantati dentro Palazzo Chigi.

A partire dal caso del comune di Fondi.

Sul cui scioglimento per infiltrazione mafiosa ci sono un’infinità di relazioni chiarissime.

Messe una sull’altra da un prefetto - Bruno Frattasi - che conduce questa battaglia contro il mulino a vento di un ripetuto

«no, non si scioglie»

imposto dal governo.

In verità il ministro Maroni qualche timido tentativo per imporsi l’ha fatto.

Prendendo anche impegni che però gli altri ministri - e il premier in particolare- gli hanno perentoriamente smontato.

L’Amministrazione comunale di Fondi appartiene alla lista degli “intoccabili”.

Con il suo sistema di voti e di potere.

E di protervia.

La stessa che ha fatto multare la manifestazione antimafia di sabato: mille euro per sosta abusiva.

E chi vuol capire capisca.

D’altronde l’andazzo è chiaro se c’è un sottosegretario - Nicola Cosentino - indicato da quattro pentiti

come interfaccia dei Casalesi eppure tranquillo al suo posto.

Ed è ancora più chiaro quando - è appena successo - la requisitoria di un PG che afferma a tutto tondo come Mangano fosse

«il simbolo della tutela da parte della mafia a Berlusconi».

E questo resta come un sibilo nel frastuono dell’indifferenza.

Certo, accuse tutte da provare definitivamente quelle del processo a Marcello Dell’Utri:

il giudizio di primo grado che ha condannato il senatore Pdl, per chi ll’avesse dimenticato fondatore di Forza Italia, a 9 anni per concorso esterno in associazione mafiosa non basta.

E però qualcosa non torna.

Se invece di cercare la verità sulle stragi si cerca di processare le Procure che quella verità la cercano ancora.

Se invece di sostenere i giudici li si indica come sobillatori.

Fini nelle scorse settimane ha detto parole chiare che il suo collega Schifani non ha apprezzato affatto.

Il senso per la lotta alla mafia nel Pdl è poco chiaro.

Anzi, pochissimo; per non dire che solo i rimbambiti non se ne accorgono.

E poi…..esiste in seno alla maggioranza un certo senatore che risponde al nome di

CLAUDIO FAZZONE (PDL) che porta voti a tutti coloro che…

Il mancato scioglimento per infiltrazioni mafiosi ma solo per le dimissioni in blocco dell’intera giunta

fa sì che costoro potranno ripresentarsi alle prossime elezioni per la ricostituzione del Consiglio comunale

e candidarsi per l’elezione del sindaco.

PUNTO e NON A CAPO

perché si ritorna indietro allo status quo ante !

Bella lotta, complimenti.

Roba da vergognarsi invece di blaterare scemenze a tutto spiano.

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