La maggioranza degli italiani, che qualcuno sguazzandosi la bocca chiama
POPOLO
si porrà la stessa domanda di manzoniana memoria a proposito di Carneade:
ma chi è costui ?
tutto il suo popolo, cioè tutti coloro che l’hanno a suo tempo votato e molti altri che sbavano per tal qualcuno.
L’altra metà che non l’ha votato, quella che sempre a dire di costui, è solamente un cumulo di coglioni, non un popolo, forse non lo saprà nemmeno chi sia questo
ALEXIS CHARLES HENRY MAURICE CLEREN
de
TOCQUEVILLE.
(1805 – 1859).
Caduta in Francia, a seguito della Rivoluzione francese, il regime monarchico, si accorse che in tutta Europa non vi fosse un esempio di nazione ove vigesse un regime politico democratico; aveva avuto sentore di qualcosa al riguardo ma soprattutto che solo negli Stati Uniti esisteva già da tempo un siffatto esempio di democrazia.
Andò in America per studiarlo e, al ritorno, tra il 1832 e il 1840, scrisse un libro ancor oggi molto noto dal titolo
LA DEMOCRAZIA IN AMERICA
Divenuto in breve, ma ancor oggi,su questa materia un vero e proprio
“testo sacro”.
Non starò in questa sede a dilungarmi troppo su questo testo, al limite lo si potrà sempre fare in prosieguo qualora questo divenisse un desiderio dei miei lettori; ma qui, dopo le “sparate” del pduista Cicchitto e di molti altri, compreso Gasparri sia pur nel suo marasma mentale volto a regimi totalitari, mi sento di scrivere solamente un pezzo di questo testo che dà però la misura dei pericoli che la “democrazia”
può portare dietro di sé ove non vengano approntate misure idonee obbligatorie per instaurare un democratico confronto tra maggioranza ed opposizione, tra maggioranza e società civile.
Un principio basilare da rispettare affinchè qualsiasi dibattito su temi di rilevante importanza per tutti non diventi uno scontro ma un confronto civile.
Tale mezzo è la
CONCERTAZIONE.
Scrive Tocqueville nel suo succitato libro:
“ Vedo chiaramente nell’eguaglianza due tendenze: una che porta la mente umana verso nuove conquiste e l’altra che la ridurrebbe volentieri a non pensare più.
Se in luogo di tutte le varie potenze che impedirono o ritardarono lo slancio della ragione umana, i popoli democratici sostituissero il potere assoluto della maggioranza, il male non avrebbe fatto che cambiare carattere.
Gli uomini non avrebbero solo scoperto, cosa invece difficile, un nuovo aspetto della servitù…
Per me, quando sento la mano del potere appesantirsi sulla mia fronte, poco m’importa di sapere chi mi opprime, e non sono maggiormente disposto ad infilare la testa sotto il giogo solo perché milioni di braccia me lo porge”.
In buona sostanza viene richiamato un problema di cui oggi soffrono varie “democrazie”, specialmente la nostra”:
l’equilibrio tra la libertà individuale ed il potere democratico.
Compito dei governanti di turno sarebbe quello di trovare con le varie leggi e comportamenti amministrativi questo equilibrio affinchè una parte dei cittadini non debba sottostare al “potere” di un’altra parte.
La libertà si misura con l’eguaglianza.
Nessun commento:
Posta un commento