domenica, novembre 15, 2009

Il ministro anatroccolo

Brunetta contro Tremonti:

ha guidato con mano felice ma ora è stressato

Da Brunetta un nuovo siluro a Tremonti, che ormai è malvisto da mezzo governo: "Ha guidato l'economia con mano forte, felice

- e lo dico senza ironia -, ancorchè stressato».

Non c'è ironia, in effetti, e il senso è chiarissimo.

Per Brunetta e i tanti che conducono la fronda contro il ministro dell'Economia, Tremonti è ormai bollito e fuori sintonia rispetto a Berlusconi e alla maggioranza dell'esecutivo.

Il ministro Brunetta, che in questi giorni vedrà diventare realtà la sua

"riforma" antifannulloni

(in pratica un elenco di sanzioni mirate contro i lavoratori condito con qualche piccolo premio di produttività)

ha anche parlato dello stato di salute del governo.

Che non è buono, visto che il ministro ha evocato il rischio di

"elezioni anticipate a marzo".

«Ma quale riforma costituzionale possiamo fare, come propone il presidente Fini (e io sono d'accordo) - si è chiesto Brunetta - se siamo sul baratro di nuove elezioni anticipate a marzo?

Siamo in presenza del rischio di crisi un giorno sì e un giorno no, e di fibrillazioni un giorno sì e l'altro pure».

Per evitare qualsivoglia deriva, Brunetta ha proposto che

«si ridefinisca il patto di maggioranza e il patto pdl»

e che «vengano finalmente applicati».

Ha inoltre invitato il popolo del pdl a «smetterla con le tattiche e gli egoismi» e a «ritornare allo spirito del 25 aprile», quando il presidente Berlusconi sollecitò di tornare a «parlare con la gente».

Per il ministro è infatti «inconcepibile» che «mentre l'economia comincia ad andar bene, noi ci suicidiamo».

Una buona notizia anche per i lavoratori pubblici, infine:

«Dopo questa esperienza di governo tornerò a fare il professore».

«Vorrei che i dirigenti facessero altrettanto - ha continuato Brunetta - perchè noi siamo qui per servire la gente, non per servire noi stessi».

Brunetta, in un'intervista a Repubblica, aveva anche detto che per un cassintegrato vivere con 800 euro al mese non era poi male, visto che l'inflazione è bassa.

Frasi che hanno fatto arrabbiare molto sindacati e opposizione, oltre i cassintegrati e i precari che non hanno nemmno gli 800 euro:

«Il ministro Brunetta - dice l'economista e deputato del Pd Francesco Boccia –

come tutto il governo, è in stato confusionale.

Affermare, come fa il ministro che i cassintegrati, che con l'assegno mensile guadagnano 800 euro invece di mille, non stanno vivendo male perchè l'inflazione è bassa, significa aver dimenticato i fondamentali dell'economia e offendere quel mezzo milione di persone che sono a casa private della dignità di un'occupazione. Ci provi Brunetta a vivere per tre mesi con 800 euro- dice Boccia- e poi ci dica se ha cambiato o meno idea».
«Come ben sa o dovrebbe sapere il ministro, la cassa integrazione non vale per le piccole e piccolissime imprese, nelle quali milioni di lavoratori sono stati espulsi dal mondo produttivo perchè il governo invece di finanziare il lavoro ha giocato con i fallimentari Tremonti bond»,

stigmatizza il democratico.

Brunetta, conclude l'economista del Pd, «si ricordi che cento euro per un operaio con figli sono la sicurezza di poter arrivare alla fine del mese. e non dimentichi che poi la cassa integrazione finisce".

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Ma non è tutto qui il Brunetta pensiero.

C’è ancora dell’altro e, oramai tronfio della “popolarità” che con le sue sortite velenose e disdicevoli contro tutto e tutti, entra in rotta di collisione anche con un altro uomo di governo, nella specie il ministro Sacconi.

Sono le direttive impartite dal ministero alla Salute – creato pochi giorni addietro in men che non si dica – relativamente ai comportamenti da tenersi da parte di chi dovesse rimanere colpito dalla influenza A a provocare lo scontro.

Da una parte Fazio che invita tutti i dipendenti pubblici che hanno per ragioni di lavoro contatti diretti con il pubblico a rimanere a casa qualora dovessero manifestare i sintomi di questa malattia.

Tanto per evitare un propalarsi della malattia.

Il ministro Brunetta, invece, sulla base della legge 133 /2008, detta “ammazza stipendi”, ha imposto per i giorni di assenza per malattia il taglio di indennità e premi di produzione, quantificati dallo stesso ministro pari al 25-30 % della retribuzione giornaliera.

Cornuti e mazziati.

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