I RICCHI DI IERI
e
QUELLI DI OGGI
Le origini delle loro ricchezze
Incominciamo dal passato
GIANNI AGNELLI
La migliore biografia spetta di diritto a quella raccontata parecchi anni orsono da
ROBERTO BENIGNI
Era estate, faceva caldo e chiunque se la sarebbe mangiata in un paio di morsi.
Ma il piccolo Gianni Agnelli no.
Lui la tenne da parte e poco dopo la scambiò con due merendine.
Al cioccolato.
Qualsiasi bambino se le sarebbe sbaffate in un sol boccone.
Ma il piccolo Gianni Agnelli no.
Le tenne da parte e poco dopo le scambiò con un'anguria e un cesto di ciliegie.
Faceva molto caldo ed era impossibile resistere alla tentazione di divorarsi anguria e ciliegie.
Ma il piccolo Gianni Agnelli resistette.
E continuò a fare affari e scambi che già denotavano uno spirito imprenditoriale fuori dal comune.
Grazie anche ad un lavoro senza posa e ad uno spirito di sacrificio sorprendente, un giorno arrivò a possedere:
400 figurine Panini, una bicicletta da cross, 1kg di caramelle al limone e ben 3 palloni di cuoio nuovi di zecca.
Tutto a partire da quella mela.
Poi, il giorno seguente, il nonno di Gianni Agnelli morì,
gli lasciò in eredità dieci milioni di miliardi e Gianni Agnelli diventò l'uomo più ricco d'Italia.”
E divenne il proprietario della FIAT, aggiungo io !
E lo Stato gli si inginocchiò ai piedi e gli dette tutto quello che lui, un gran furbone che aveva capito l’antifona, chiedeva a più riprese.
Già lui era l’Italia di allora che dava lavoro a tanti operai, molti dei quali provenienti dal nostro poverissimo Sud.
E, soprattutto, si sapeva da dove provenisse la sua ricchezza.
Finì come senatore a vita !
OGGI
L’elenco è molto lungo e non mi basta più, alla mia età, il tempo per scriverlo tutto.
Qualcuno ha scritto, commentando la storiella di Benigni, come la stessa apparisse “rappresentativa di quello che, ahimé, accade nel mondo del giornalismo, dell'editoria, della politica, della televisione, del cinema.
E' sufficiente indagare brevemente nelle biografie di giornalisti, scrittori, editori, politici, attori o presentatori televisivi, anche di livello medio, per scoprire che, in maggioranza, sono tutti "figli di".
Magari non figli di qualche super-potente, ma comunque figli di qualcuno che già era nell'ambiente, di qualcuno che aveva qualche conoscenza, di qualcuno che già apparteneva a quella casta.
Non c'è "la" casta: ci sono "le" caste”.
Ma ce n’è uno, che per quello che si sa, era figlio di un impiegato di banca, e che divenuto grandicello divenne plurimiliardario, prima in lire e poi in euro, dispersi in tutto il mondo presso banche compiacenti.
Su questo si sa oramai tutto per merito di una pattuglia di giudici divenuti dei curiosoni, alcuni di loro sono morti per mano altrui, meno che da dove provenga la iniziale ricchezza; nel tempo la si è più volte immaginata questa misteriosa provenienza e certi giudici stanno ancor oggi tentando di risalire alla fonte.
Questo spiega molte cose.
La gente per bene si chiede:
ma chi è eversivo il giudice che indaga o l’indagato ?
Molti italiani sanno da tempo la risposta giusta da dare ma tanti altri ancora no.
E la magistratura vuole, com’è suo dovere, illuminare questi ultimi con prove straprovate.
Ma lui resiste perchè vorrebbe finire come dittatore a vita e non come galeotto.
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