INNOCENTI
C’erano una volta i mariuoli, i Mario Chiesa, che una volta beccati con le mani nel sacco venivano subito soccorsi dalla svalutazione semantica del reato.
Mario Chiesa ha preso mazzette?
Sì, ma non è un corrotto, è un birbante.
Oggi, invece, i fatti che ieri erano trattati come marachelle non sussistono più.
Tutti innocenti.
E’ innocente Nicola Cosentino, (ex) aspirante Governatore campano, socio di personaggi dagli alias evocativi come panzone, capagrossa e gigino ‘o drink.
E’ innocente Ciarrapico, che ha sei sentenze definitive sul groppone, ma è onorevole e onorato rappresentante del popolo in Parlamento.
E’ innocente Fabrizio Corona, che anzi si vergogna di essere italiano e si autoassolve senza contraddittorio in decine di programmi tv.
E’ innocente Dell’Utri, condannato in primo grado per mafia ben prima della deposizione di Spatuzza.
E’ innocente Pier Gianni Prosperini, l’assessore regionale lombardo accusato di tangenti e difeso dal suo Governatore:
Craxi liquidava il caso Chiesa come una bagattella da mariuolo,
Roberto Formigoni assolve Prosperini citando un altro innocente, l’Alberto Stasi scagionato dal delitto di Garlasco.
Ci mancherebbe: sono tutti innocenti fino a prova contraria e gli inquisiti fanno bene a dichiararsi tali.
E’ un loro sacrosanto diritto.
Ma adesso, a destra e a manca, sembra essere più che un diritto, un obbligo, la difesa d’ufficio che politici e imprenditori assicurano ai loro colleghi, ormai ancor prima che la giustizia faccia il suo corso e spesso senza nemmeno conoscere accuse e carte processuali.
Assolti senza bisogno di processo.
Innocenti.
In questo contesto, l’azione della magistratura, la condanna – quando c’è – è per forza una persecuzione.
E’ un po’ quello che accade in certe città per le contravvenzioni:
quotidianamente ci sono migliaia di macchine in doppia fila,
poi ogni tanto arriva la multa.
Chi la becca, siccome agli altri fino a quel momento non è mai successo niente, può mai pensare di essere stato sanzionato perché ha commesso un’infrazione? Macché: al massimo ritiene di essere sfigato, ingiustamente perseguitato dal vigile urbano.
E il problema di tutta questa innocenza è l’estendersi a macchia d’olio dell’assenza di colpa, dalle cose più serie alle banalità.
E così non ci sono colpevoli se frana Messina, non ci sono colpevoli se i treni arrivano in ritardo (anzi portatevi panini e coperte, ché se avete freddo e fame poi è colpa vostra), non ci sono colpevoli del traffico, delle code, delle buche per strada. Tanto non bisogna dimostrare di essere innocenti, bisogna solo convincere la platea di essere tali.
E magari finirà che Jack lo squartatore, con la lama sanguinante in mano e il cadavere ai piedi, urlerà al mondo ( e soprattutto alle tv):
SONO INNOCENTE!
E noi via, col televoto, a dargli l’estrema assoluzione.
Una fotografia dell’Italia attuale dove ogni nefandezza, da chiunque commessa, diventa normalità e guai a chi non la considera tale ma solamente per quello che è:
un atto antigiuridico penalmente rilevante.
Ed è per questo che ai nostri magistrati, anche a coloro che rischiano la propria vita indagando criminali mafiosi e non, viene rifilato l’epiteto di comunisti.
Mentre costoro ingrassano a vista d’occhio, come potrete rilevare da una inchiesta de l’Espresso già in edicola.
L’Italia è alla frutta, come negare e contestare questa circostanza;
ma anche ridotta così c’è chi magia la polpa, chi la sola buccia e chi nemmeno quella.
Queste ultime due categoria sono sovraffollate dai paria italiani !
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