via libera all'espressione "cazzate".
E' volgare ma non offende
La Cassazione dà il via libera all'espressione
'cazzate'.
Un termine che nel linguaggio comune viene utilizzato per definire cose di poco conto.
Secondo la Corte anche se il termine può risultare volgare, di certo non sempre può avere una carica offensiva tale da poter ledere l'onore di una persona.
Sulla scorta di tale motivazione la seconda sezione penale (sentenza n. 49423/2009) ha confermato l'assoluzione di un 31enne accusato di ingiuria per aver detto durante un'animata riunione condominiale, facendo un chiaro riferimento ad uno dei condomini, "Papa', andiamo via, abbiamo cose piu' importanti da fare che ascoltare le sue cazzate".
La lite era nata perchè l'assemblea aveva vietato il posteggio delle auto nel cortile e la delibera era stata successivamente annullata.
Durante la discussione un condomino aveva anche accusato il 31enne di aver danneggiato una autovettura.
A quel punto il giovane, sentendosi ingiustamente accusato, si era rivolto a suo padre per invitarlo ad andare via e a non stare li a sentire quelle 'cazzate'.
IL caso finiva in Tribunale e in primo grado il 31enne veniva condannato.
La sentenza veniva ribaltata in appello e l'assoluzione è stata ora confermata dalla Suprema Corte.
Ma questa parola usiamola con estrema cautela;
oggi il nostro mondo è pieno di “permalosi” e fuori di testa che potrebbero anche reagire in maniera inconsulta e non con un atto di querela.
Comunque questa sentenza costituisce un importante precedente giurisprudenziale anche se, sottolineando che
“il termine….non sempre può avere una carica offensiva tale da……..”
la Cassazione pare sottintendere che in altre situazioni di fatto potrebbe anche averla.
Con tutte le conseguenze del caso.
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