Intervista al filosofo siciliano Manlio Sgalambro sull'attuale situazione socio-politica in Italia.
Manlio Sgalambro, classe 1924, è uno dei più stimati filosofi e poeti italiani. Paroliere storico del cantautore Franco Battiato, ha collaborato con lui alla produzione artistica di diversi album musicali, opere teatrali e concerti dal vivo. Peacereporter lo ha raggiunto telefonicamente per chiedergli il suo parere sullo stato effettivo della società e della politica nostrane.
Maestro, può descriverci la sua visione della congiuntura politica e sociale che attualmente si sta consumando in Italia?
Io ho toccato con una parte della mia età il periodo fascista.
Quindi non soltanto la storia del regime ma l’esperienza vissuta di tanti avvenimenti che sono accaduti in Italia.
E posso dire che l’esperienza vissuta è stata ancora più terrificante rispetto a quella storica intesa in senso monografico.
Certamente è stato un periodo assolutamente inesistente, tuttavia c’è stata una sublimità in alcune cose che ha permesso agli eventi che sono accaduti, anche quelli che contrastavano con la veduta che si poteva avere della società di quel periodo, di essere riportati, poi, dalla memoria.
Oggi sembra tutta una farsa.
E quando gli eventi avvengono come farsa, una volta come tragedia una volta come commedia come diceva Marx, allora il danno che producono in noi è maggiore perchè non possiamo nemmeno rifugiarci nella grandezza della storia, non possiamo rifugiarci in niente di tutto questo.
Abbiamo solo noi stessi cioè la nostra saggezza personale, quella dei popoli non la vediamo più.
Cosa succede agli italiani?
Ritengo che l’italiano abbia avuto esperienze di questo tipo: un amore improvviso per un personaggio.
Basta guardare non soltanto al fascismo, potrei accennare a Cola di Rienzo o a Masaniello.
Queste improvvise simpatie sono tipiche dell’emozionalità italiana.
Esse si scaricano poi, ma non senza prima lasciare una scia di contraddizioni che non si possono addebitare alla persona come tale.
Si possono addebitare soltanto alla storia di quel gruppo e alla storia complessiva che mette in moto una macchina che non può essere arrestata nemmeno dagli stessi che l’hanno messa in moto.
Qui siamo all’apprendista stregone il quale non sa più scongiurare ciò che ha appreso dal suo maestro.
Invece ai governanti che cosa accade?
Più o meno qualcosa di simile.
Sono in balia di ciò che hanno evocato.
Le furie che hanno scatenato le hanno prese in modo tale che non possono più placarle.
L’altro giorno ho sentito un esponente del Pd in televisione e mi sembrava di essere alla contenzione della Rivoluzione Francese in certi momenti in cui la contenzione si lancia sul nemico con i toni e la tragicità nella voce che chiudono le porte al dialogo con le altre fazioni.
Non è consolante tutto questo.
Io, tra l’altro, vedo tutto ciò da un crinale diverso, nel senso che ho un’età che vorrebbe congedarsi in pace dal proprio tempo e dalla propria vita.
Invece rimango schifato da queste situazioni.
Vorrei lasciare un piccolo esempio, l’esempio di me stesso.
Ma sento che non potrò congedarmi in pace.
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