“ Oggi moriranno per fame diciassettemila bambini”.
di
Alessandro Cardulli
E’ l’annuncio drammatico del Segretario generale della Nazioni Unite, Ban Ki Moon, al vertice mondiale sulla sicurezza alimentare.
Ogni cinque secondi muore un bambino, sei milioni in un anno.
Più di un miliardo di persone non hanno cibo.
E Berlusconi che presiede l’assemblea che fa?
Racconta barzellette e sfoggia battute che non fanno nemmeno ridere.
Il suo amico Gheddafi?
Si pavoneggia con duecento hostess, reclutate da una agenzia, altezza minima un metro settanta, pagate cinquanta euro, per partecipare a serate nella villa dell’ambasciatore libico.
Gheddafi spiega loro il Corano, poi le invita alla Mecca, viaggio premio con finanziamento.
La drammaticità della situazione, oltre che dalle parole del Segretario dell’Onu, è denunciata dal Direttore generale della Fao, Jacques Diouf, che si è presentato a Roma facendo lo sciopero della fame, dormendo all’addiaccio.
Un gesto di protesta contro i potenti del mondo capaci solo di parlare quando si incontrano nei vari “G” che si svolgono in tutto il mondo, con sempre maggior frequenza, per non decidere niente.
Allo sciopero della fame e della sete si sono aggregati alcuni “imitatori” a partire dal sindaco di Roma, Gianni Alemanno, dimentico dei provvedimenti adottati dalla sua amministrazione contro i deboli, gli immigrati, quindi bambini compresi.
-IPOCRITA-
(mia nota personale)
Ma le parole del segretario generale dell’Onu e poi quelle del messaggio inviato dal Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, l’accorato appello del Pontefice, le manifestazioni di cui sono state protagoniste le organizzazioni non governative che operano là dove la morte per fame, per malattie, fa parte della vita di tutti i giorni, è la “normalità”, quelle dei contadini arrivati a Roma con i trattori per dire che la terra può dare prodotti per tutti, sono scivolate via come l’acqua di un torrente su questa assemblea.
Un fallimento: è poco, qualcosa di più,qualcosa di peggio.
Questa riunione dei capi di Stato e di governo ha stabilito che di quei quarantaquattro miliardi che sarebbero necessari per dimezzare gli affamati entro il 2015, secondo l’impegno assunto con il G8 dell’Aquila, lo spot di Berlusconi, er
- IPOCRITA –
( anche lui, mia nota personale )
era meglio non parlarne.
È stato approvato, infatti, un documento messo a punto dagli ambasciatori e composto da 41 paragrafi, un preambolo e cinque obiettivi in cui si ribadisce che entro il 2015 si deve dimezzare il numero degli affamati .
Ma i potenti riuniti a Roma sanno bene che ciò sarà impossibile e non si preoccupano neppure di fingere.
Nessun Paese è intenzionato a mettere un soldo bucato.
Al danno, una tragedia per un miliardo di affamati, si aggiunge la beffa, il ridicolo, la pagliacciata.
Intanto i capi di governi dei Paesi ricchi si sono ben guardati dal farsi vivi.
Inutile fare nomi perché la lista occuperebbe troppo spazio.
Occupano la scena le “first ladies” di alcuni dei capi di governo che non brillano certo per spirito democratico.
Anzi, Paesi dove sta di casa la dittatura come l’Iran.
A tenere banco è proprio la moglie di Ahmadinejan, il dittatore iraniano la quale ha detto che
“l’ispirazione religiosa ha effettivamente aumentato la sicurezza alimentare”.
Si ribellano i rifugiati politici iraniani che vivono in Italia la cui associazione ha duramente condannato il regime liberticida esistente nel Paese governato dal marito della “first lady”.
Sempre in tema di dittatori, abbiamo già ricordato, le “gesta “ del colonnello Gheddafi il quale, stretto in un abbraccio da Berlusconi, ha giurato eterna amicizia al Cavaliere.
E sulle orme di “papi” ha organizzato le sue serate con l’aiuto di una agenzia, la Hostess Web, che recluta le ragazze.
A differenza del Cavaliere di Arcore, il colonnello che questa volta ha utilizzato la villa dell’ambasciatore invece della “tenda beduina”, ha chiesto che le hostess fossero vestite elegantemente.
Niente minigonne e scollature.
Tutte sedute in un salone a formare una specie di semicerchio con le più carine in prima fila: quasi un’ora di lezione di Corano.
Pare che Berlusconi sia stato molto interessato da questa iniziativa del colonnello-dittatore e ne terrà conto nell’organizzazione delle prossime feste a Villa Certosa. Senza però rinunciare al dilettevole e a qualche abitino che scopre qualcosa.
Il capo del nostro governo ha trovato il modo di non presentarsi al processo di Milano per questioni che riguardano Mediaset, e di fare il solito gigione aprendo i lavori della assemblea.
Ha raccontato barzellette e fatto battute che neppure i vecchi comici dell’avanspettacolo si sarebbero sognati di pronunciare.
Riportiamo la barzelletta perché, come si dice, al peggio non c’è mai limite:
“ Una volta Marx – dice – ritorna sulla Terra e chiede al Soviet di parlare per un mese.
Il soviet si rifiuta e allora lui chiede di parlare per una settimana, poi un giorno, poi un’ora.
Alla fine si accordano per tre minuti.
Allora Marx andò in televisione e disse:
‘Lavoratori di tutto il mondo, scusatemi’”.
Già, ma la fame del mondo, i bambini che muoiono, i soldi che gli Stati taccagni si tengono ben stretti nelle loro casse?
Che c’entra, a volte basta un sorriso.
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