giovedì, dicembre 31, 2009

Proponiamoci qualcosa di buono

SIAMO ALLE PORTE
di
UN NUOVO ANNO
il
2010

Le solite frasi augurali
sono oramai obsolete
e di nuove non ce ne sono
perché, pur cambiando i termini,
il prodotto non cambierebbe.
Ed allora ?
Puntiamo tutti su una novella speranza che potrebbe realizzarsi anche attraverso il nostro stesso modo di comportarci.
Leggendolo proprio oggi, un articolo
di
LIDIA RAVERA
 mi fatto ritornare alla mente una vecchia tradizione
che avevo, col tempo, dimenticato completamente.
Una antica tradizione voleva che ognuno di noi dovesse
scrivere su un foglio, nel corso della notte di San Silvestro,
alcuni buoni propositi da realizzare nell’anno nuovo che stava per iniziare.
Una specie di traccia del cammino che avrebbe dovuto orientare il
nostro futuro comportamento.
Ed alla fine dell’anno, riprendendo quel foglio, si tiravano le somme.
Oggi non è difficile, guardandoci attorno e leggendo e vedendo ciò che affligge il nostro attuale mondo, fare dei propositi buoni in quanto di quelli cattivi ce ne sono già talmente abbastanza che, francamente, sarebbe assai difficile trovarne altri, almeno da parte di persone normali come noi.
Basterebbe  scrivere l’opposto di quello che in questo ultimo anno ci ha inorridito od anche semplicemente turbato
per scrivere solo dei bei proponimenti ma, soprattutto tre cose:
PACE
CONCORDIA TRA I POPOLI E TOLLERANZA VERSO TUTTI GLI ESSERI UMANI,
AIUTARE, SECONDO LE PROPRIE POSSIBILITA’ CHI HA BISOGNO DI ESSERE AIUTATO
SENZA GUARDARE IL COLORE DELLA SUA PELLE
ricordando sempre che:
-  alle volte per salvare una vita umana basta solamente un sorriso, una parola od un gesto di solidarietà;
- solamente il destino ha voluto che tu fossi diverso da quello che ti trovi di fronte poiché poteva anche accadere un’inversione delle parti.
Ed ora tocca a voi !
CON TANTI AUGURI DI BUON ANNO NUOVO
A TUTTI

Due leader italiani a confronto

I PARAGONI SONO ODIOSI
PERO’
SPESSO SONO NECESSARI
PER NON FARCI SEMPRE FREGARE

Anche se sono in molti a non condividere questo articolo scritto da




CURZIO MALTESE

LA RIVINCITA CINESE DI ROMANO PRODI

C’è qualcosa di allegro e allo stesso tempo di tragico nell’ultima sfida, stavolta a distanza,
 Fra Romano Prodi e Silvio Berlusconi.
Il dramma sta tutto dalla parte di Berlusconi.
La sua dannazione del potere, questo girare per l’Italia e la vecchia Europa, sputtanando le istituzioni democratiche, nell’urgenza disperata di sfuggire agli ennesimi processi incombenti, sventolando teorie di complotti a stranieri  che non sanno se ridere o chiamare l’ambulanza.
Sempre più cupo, sempre più vicino a far esplodere di rabbia il doppiopetto, i lifting e i capelli trapiantati.
Circondato da servi sempre più servi, da escort della politica, da escort e basta.
L’allegria sta dalla parte del Professore, la cui parabola ormai si scorge lontano da queste miserie, nel nuovo mondo, in Cina dove ha firmato un contratto da opinionista tv.
Per due volte Prodi aveva sconfitto Berlusconi, nonostante le televisioni e tutto il resto.
Per due volte  è stato mandato a casa non dal rivale o dagli italiani, che in definitiva non sono poi tanto fessi, ma dagli alleati .
Da coloro che erano andati da lui col cappello in mano per chiedergli di prendere la guida.
Dagli stessi che poi hanno rovinosamente perso senza di lui.
In entrambe le occasioni, i traditori gli hanno fatto un favore.
La prima volta il Professore è stato eletto alla guida dell’Europa, nella fase più importante e felice della UE.
Ora gli permettono di arricchire il già incredibile curriculum con un’esperienza
unica e prestigiosa al mondo del futuro.
A questo si aggiunga il piacere di non ricevere più le chiamate dei cortigiani e di non partecipare allo squallore finale dell’epoca berlusconiana.
“E’ la terza vittoria di Prodi”
ha scritto acutamente Michele Serra.
Fra i due, certo, Prodi è il più invidiabile, almeno dalle persone intelligenti.
A occhio nudo, anche soltanto guardando le immagini, si coglie facilmente chi dei due rivali
ha l’aria più serena  e soddisfatta.  
Chi fra Berlusconi ed il Professore è attaccato con disperazione al potere, oltre il quale vede solo il baratro, e chi considera la vita pubblica come una felice avventura.
Ma la vera terza vittoria di Prodi ci sarà quando il rivale sarà finito, si spera presto.
Quando il Paese saprà che cosa davvero sono stati questi anni, quali ragioni concrete ed inconfessabili hanno sostenuto la bolla politica del berlusconismo.
Allora, si, proveremo una botta d’invidia per il Professore, che sarà a Pechino  a illustrare i massimi sistemi della globalizzazione, mentre noi saremo qui a raccogliere i cocci.
18 dicembre 2009

Di mio aggiungerei solamente, uno su tutti per farla breve, la scandalosa montatura del
“caso Mitrokhin”
con il quale il forzista Guzzanti , certamente istigato da qualcuno, voleva dimostrare come il Professore fosse stato in passato una spia del KBP.



Da un dossier segreto salta fuori un documento

Le lettere d'amore di Berlusconi giovane



Le lettere d'amore che Berlusconi scriveva alle sue ragazze:
Mia adorata .......,
ti amo più di quanto le parole possano dire.

Per te scalerei le vette più alte del mondo, attraverserei i deserti più desolati e le lande più fredde del Polo Nord.
Ti amo.
P.S. Vengo a trovarti domenica, se non piove.

Invito a scivere sentenze non più a mano

CORTE di CASSAZIONE



 Basta con le sentenze scritte a mano.
E' segno di scarsa attenzione nei confronti del cittadino !

La Cassazione dice basta alle sentenze scritte a mano e bacchetta i magistrati che ancora risultano ostili all'utilizzo delle nuove tecnologie.
 Sta di fatto che tal volta le sentenze scritte con la penna risultano incomprensibili.
Sia ben chiaro, chiarisce Piazza Cavour, non è vietato scrivere a mano, ma questa modalità di redigere le sentenze dimostra
"attenzione ridotta da parte del magistrato amanuense alla manifestazione formale della funzione giurisdizionale"
 e mette
"in secondo piano le esigenze del lettore e in particolare di chi, avendo riportata condanna, pretende di conoscere agilmente le ragioni''.
 Gli ermellini considerano insomma "obsoleto" il giudice che continua a scrivere di suo pugno.
L'invito della Corte a "modernizzarsi" è nato in relazione all'esame di una sentenza relativa a due persone condannate per concorso in tentata rapina impropria.
Ricorrendo in Cassazione i due imputati hanno cercato di annullare la sentenza che i Giudici della Corte di Appello avevano scritto a mano e con una grafia poco leggibile. Esaminando il caso la Suprema Corte ha rilevato che
"la lettura del testo non era impedita da grafia ostile al punto da precluderne la comprensione al di la' di ogni ragionevole dubbio".
Ma dopo questa considerazione hanno dato una tirata di orecchie ai colleghi della Corte territoriale che continuano a scrivere le sentenze con la penna.
Si tratta di una modalità obsoleta - rimarca la Cassazione - segno, appunto, "di attenzione ridotta'' anche nei confronti degli imputati.
Questa poi non ce l’aspettavamo proprio.
Ma ha ragione !
Ammesso e non concesso che tutti i magistrati estensori di atti giudiziari, non solo sentenze, abbiano un pc od una macchina da scrivere.
Rimane però irrisolto il problema dei verbali di causa scritti spesso, a zampa di gallina, da mani diverse.


Tanto per sapere e regolarsi di conseguenza




 CORTE di CASSAZIONE
L’omissione di soccorso preclude il ricorso al giudice civile per la restituzione della patente
MERCOLEDI' 30 DICEMBRE 2009


L’omissione di soccorso preclude all’automobilista la possibilità di farsi restituire la patente ritirata. 
Infatti, ha stabilito la Corte di Cassazione con la sentenza n. 27503 del 29 dicembre 2009, il cittadino che commette un illecito che viola il codice della strada e che ha risvolti penali, dovrà aspettare di essere processato per il reato di cui è accusato prima di riavere la patente.


Rivolgersi al giudice civile non basta. 
"In tema di violazione dell’art. 189 del codice della strada, - scrivono gli Ermellini - quando il "verbale" consiste nell' accertamento di un fatto costituente reato, lo stesso non è direttamente impugnabile davanti all’ A.G. né ai sensi dell'art. 204 bis

 (rimedio alternativo al ricorso amministrativo previsto dall'art. 203 ,che si riferisce ai soli casi di accertamento di illeciti amministrativi puniti con sanzioni pecuniarie per i quali il verbale,ove non impugnato,assume efficacia di titolo esecutivo),
Né ai sensi dell'art. 223 u.p., considerato che il contestuale ritiro della patente da parte degli agenti costituisce solo un adempimento di natura strumentale rispetto all'esercizio del potere di sospensione cautelare attribuito al Prefetto,cui il rapporto va trasmesso entro dieci giorni". 
In buona sostanza chi si rende colpevole di una omissione di soccorso, prima di riottenere la patente di guida deve attendere la fine dell’iter giudiziario penale.

Riflessioni mattutine

PENSIERO SU CUI RIFLETTERE

alla soglia di un nuovo anno perché anche questo non sappia di vecchio sin dal
1 gennaio 2010


"Alla maggioranza degli esseri umani, la verità appare come
qualcosa di inaccessibile che bisognerebbe andarla a cercare al
di là delle stelle; ma la verità, è realmente così difficile da
trovare?...


Non sarà piuttosto che essi non sappiano cosa devono
cercare e come cercarlo, oppure che vogliano poter giustificare
tutte le proprie debolezze?
Per chi la cerca onestamente, la verità non è talmente difficile
da trovare.


 Come si può immaginare che il Creatore,
l’Intelligenza cosmica

(lo potete chiamare come volete)

abbia messo l’uomo nella situazione di non trovare mai il proprio
cammino?


Che egli non abbia la rivelazione della Verità
assoluta, è ovvio, e chi sostiene di possederla s’inganna.


Ma che non possa conoscere una verità che lo guiderà ogni giorno
della sua vita, no, questo non è possibile, e nessuno può essere
scusato per il fatto di non trovarla."





Omraam Mikhaël Aïvanhov 


mercoledì, dicembre 30, 2009

Tutto ciò che si deve sapere



Un paio di osservazioni sulla “antimafia dei fatti” di questo governo
di
GIULIO CAVALLI

Di fronte all’ennesima fanfara di numeri sventolata dal Governo nella recente campagna pubblicitaria intitolata “antimafia dei fatti” credo che vadano precisati alcuni punti.
Non tanto per entrare nella desolante arena dialettica di un esibizionismo politico impacchettato con proclami in confezione regalo quanto almeno per un’onestà dei Fatti che sarebbe un vero peccato non prendersi la briga di raccontare.
Il 90% degli “arresti eccellenti” snocciolati dai recenti proclami
(così come i loro patrimoni sequestrati)
 in questo ultimo anno sono il risultato o di rivelazioni di pentiti che hanno esercitato la parola nelle sedi competenti
 ( piuttosto che l’eroismo dell’omertà di manganiana memoria)
 o di quelle stesse intercettazioni che questo stesso governo sta trasformando in un desueto e antico fenomeno di costume.
 Ma la dicotomia più comica è che i magistrati che arrestano i mafiosi e sequestrano patrimoni sono gli stessi che a Palermo processano Dell’Utri per concorso esterno e indagano sulle trattative Stato-mafia.
Gli stessi che a Caltanissetta e Firenze hanno riaperto le indagini sui mandanti occulti delle stragi del 1992-93. Gli stessi che a Napoli hanno chiesto e ottenuto un ordine di custodia per il sottosegretario Cosentino, ovviamente subito “stoppato” dalla Camera.
Ed è proprio un peccato che in questa “trionfale marcia di numeri” il Governo abbia perso con Cosentino la possibilità di aggiungere un trofeo nella teca dell’antimafia.
Senza dimenticare il segnale culturalmente criminale dell’emendamento della finanziaria passato anche in Senato che consente la vendita degli immobili confiscati alle mafie;
 che potrà finalmente dare il via ad una numerologia di confische e restituzioni alle mafie come in una meravigliosa partita a Monopoli sulla tavola della legalità.
Del resto è quasi stucchevole ricordare come siano proprio le mafie ad avere in questo momento la liquidità più facile per aspettare i 90 giorni passati dalla confisca senza assegnazione ed inviare qualche “testa di legno” amica all’asta di vendita.
E, attenzione, non si tratta di pessimistiche ipotesi: i comuni di Canicattì in provincia di Agrigento e Nicotera in provincia di Vibo Valentia sono stati sciolti per mafia per avere assegnato beni confiscati a prestanome dei mafiosi colpiti dalla confisca.
Un emendamento che riesce nella mirabolante impresa di tradire in poche righe sia il buon senso legislativo (affidando il meccanismo di vendita degli immobili ai funzionari locali del Demanio che per esposizione ambientale non sono nella posizione migliore di gestire “condizionamenti” nella vendita)
 sia alle centinaia di ragazzi che sotto la bandiera di Libera decidono di dedicare il proprio tempo e le proprie vacanze al volontariato sui beni confiscati a Corleone, Castelvolturno, San Giuseppe Jato e altri.
E per finire in bellezza calpestando in un colpo solo quel milione di cittadini che nel ’96 firmarono l’appello di Don Ciotti per l’uso sociale dei beni confiscati alla mafia e la loro restituzione alla collettività:
mandare sul marciapiede la dignità di un paese per fare cassa è azione da piazzisti piuttosto che Statisti.
In questo luccicante contesto di “antimafia dei fatti”, il recente scudo fiscale oltre a permettere il rientro di capitali dall’estero con penali da Repubblica delle Banane ha anche in parte cancellato e in parte indebolito l’obbligo di segnalare operazioni sospette, rendendo pressoché sterile il sistema di rilevamento di possibili casi di riciclaggio.
 Infatti (come avverte Roberto Scarpinato) l’art. 13 bis, comma 3, del Dl n. 78 del 2009 ha disposto che non si applica l’obbligo della segnalazione delle operazioni sospette per tutti i casi i cui i capitali rimpatriati o regolarizzati derivino da una serie di reati sottostanti che vengono estinti dallo scudo fiscale:
 i reati tributari di omessa dichiarazione dei redditi o di dichiarazione fraudolenta e infedele.
Vengono inoltre estinti una lunga serie di reati quando siano stati commessi per eseguire od occultare i reati tributari, ovvero per conseguirne il profitto:
 alcuni reati di falso previsti dal codice penale (articoli 482, 483, 484, 485, 489, 490, 491 bis e 492), di soppressione, distruzione e occultamento di atti veri, nonchè dei reati di false comunicazioni sociali previste dal codice civile (articoli 2621 e 2622):
capitali di origine illegale immessi nel mercato a seguito di tale normativa e del regime di invisibilità assicurato ai capitali ‘scudati’.
 Si è venuta a determinare per il vastissimo popolo degli imprenditori collusi l’opportunità di fare rientrare dall’estero capitali sporchi dei loro soci mafiosi occulti, spacciandoli falsamente come frutto di evasione fiscale per poi immetterli nel circuito produttivo.
Non mi risulta che Presidente e Ministri abbiano deleghe da Catturandi per acciuffare latitanti
(ed è un peccato, perché almeno le auto delle Forze dell’Ordine non avrebbero il problema di cadere a pezzi e avere il serbatoio vuoto),
e non mi risulta nemmeno che abbiano deleghe di magistratura (senza volere suggerire un’idea…) per le indagini; sicuramente hanno la responsabilità politica di quanto scritto sopra.
E questi sono Fatti.
Quale forma abbiano non lo so.
Ma, sicuro, l’antimafia è un’altra cosa.
****
E poi si vantano anche !
Siamo oramai un Paese in mano a........vedete voi.







La satira

LA SATIRA


 (dico senza voler offendere)
Così affermavano un tempo i nostri padri latini, veri maestri in questo particolare campo.
Qualcosa del loro estro l’hanno trasmesso anche a noi che, purtroppo, col passar del tempo e, soprattutto, per l’avvicendarsi di varie lunghe fasi politiche 
nel corso delle quali non era salutare addentrarsi in questo particolare mondo della “presa in giro”, si era arrivati al punto che sparisse del tutto dal campo letterario.
Giravano foglietti apocrifi di mano in mano tra persone di sicura fede democratica.
Dalla frase latina si passò,  per merito di un grande drammaturgo tedesco
BERTOLD BRECHT
alle seguenti  due  affermazioni, tutt’oggi di assoluta validità, visti i tempi in cui chi fa satira sui politici italiani viene da una certa parte assai criticabile, un “terrorista”!
“Colui che vuol dire qualcosa e non trovi nessuno che lo ascolti se la passa male:
ma se la passa peggio chi vuole sentire qualcosa e non c’è nessuno che la dica”.
“Un popolo che non ride dei propri potenti non è più libero”.
Oggi da noi siamo in mezzo al poter e non poter dire.
Sono in molti, anche autodidatti, che si cimentano con vignette abbastanza sostanziose ma sono pochi i giornalisti di fama che si cimentano nell’esercizio della satira, anche se sarebbero molto  agevolati in ciò dal   comportamento dei loro eventuali bersagli e dello stesso dire di questi ultimi.
Però, a ben vedere, anche quei pochi  giornalisti che si dilettano nello scrivere in tono satirico  contro i potenti di turno riescono a meraviglia a porre in risalto i loro difetti: una specie di caricatura che attiene non solo agli aspetti somatici ma anche al loro pensiero cui spesso ricorrono per profferire un miserrimo contributo alla loro assai discussa serietà culturale.
L’ultimo scritto di tipo satirico che mi ha colpito è stato quello scritto da
Maria Novella Oppo
e pubblicato sul numero di ieri del quotidiano
l’Unità.
Eccovelo.
FRONTE DEL VIDEO 
LA SETTA DI GASPARRI
Siccome Maurizio Gasparri in tv non si vede proprio mai, bene ha fatto Monica Setta ad ospitarlo anche nel suo spazio pomeridiano di Raidue, per farci sapere quello che pensa ( e pensare è una parola grossa ) il presidente dei senatori del PDL.
Cosicchè ha potuto porgli la seguente domanda coraggiosa:
“Ma, se Bersani perdesse le regionali, dovrebbe dimettersi ?”.
E non si capisce perché, nel caso malaugurato, la decisione dovrebbe spettare a Gasparri.
Se poi la conduttrice voleva essere simpaticamente iettatoria, perché non ha preso di mira la persona presente, anzicchè quella assente?
Tra i fondamentali del giornalismo c’è il fatto che le interviste non si fanno per interposta persona; men che meno per interposto avversario.
Ma, almeno, la Setta poteva evitare di assentire con la testa, come i cagnolini da automobile, ad ogni parola di Gasparri.
Il quale non sarà un genio, ma certe cose le capisce anche senza gesti.
Alla prossima.  
  

martedì, dicembre 29, 2009

I ricchi ed i poveri

 MA CHE DISFATTISTA QUESTA ISTAT ! 
 Crisi/ Istat: 17% fa fatica ad arrivare a fine mese, 25% al Sud
 Quasi un terzo famiglie non può fronteggiare una spesa imprevista



Roma, 29 dic. (Apcom)
Nel 2008 ben il 17% delle famiglie italiane ha dichiarato di arrivare a fine mese con molta difficoltà (il 17% contro il 15,4% dell'anno precedente).
Peggio ancora al Sud dove in queste condizioni è il 25,6%.
 Lo rileva l'Istat, nell'indagine campionaria sulle
'Condizioni di vita e distribuzione del reddito in Italia',
dove si legge anche che cresce il numero di chi è in arretrato con il pagamento del mutuo (il 7,1% di quelle che hanno un mutuo contro il 5% del 2007).
Non solo, quasi un terzo delle famiglie (31,9%) ha poi riferito di non essere in grado di far fronte ad una spesa imprevista di 750 euro con risorse proprie.
Inoltre, aumentano le famiglie che non riescono a provvedere regolarmente al pagamento delle bollette (11,9% contro l'8,8% del 2007)
e all'acquisto di abiti necessari (18,2% contro il 16,9%).
Statisticamente significativo è pure l'incremento delle famiglie cui è capitato di non avere, in almeno un'occasione, soldi sufficienti per pagare le spese per i trasporti (8,3% contro il 7,3% del 2007)
 e di quelle che sono in arretrato con il pagamento del mutuo.
Risultano sostanzialmente stabili, rispetto al 2007, almeno a livello nazionale, le quote di famiglie che non si possono permettere di riscaldare adeguatamente la propria abitazione (10,9%) e quelle che hanno risorse insufficienti per gli alimenti (5,7%) e per le spese mediche (11,2%).
In particolare al Sud, nell'ultimo anno, c'è "un ulteriore lieve peggioramento della propria situazione".
Infatti, tra il 2007 e il 2008, aumenta in misura significativa la percentuale di famiglie che arriva con molta difficoltà a fine mese (dal 22% al 25,6%), al contrario di quanto avviene nel Nord e nel Centro dove tale quota rimane sostanzialmente stabile (nel 2008, rispettivamente, il 12,6% e il 14,3%).
Nel Sud e Isole si registra anche l'aumento maggiore di famiglie che dichiara di non avere avuto i soldi, in almeno un'occasione, per le spese alimentari (8,2% contro il 7,3% del 2007) e che non ha potuto riscaldare adeguatamente la propria abitazione (21,2% contro il 20,1%).
Oltre che nel Mezzogiorno, anche nel Nord si osserva un incremento di quanti riferiscono di aver avuto difficoltà nel sostenere il pagamento delle spese per i trasporti; nel 2008, in queste due ripartizioni il problema riguarda, rispettivamente, il 14,2% e il 5,4% delle famiglie.
Inoltre, il Nord e il Mezzogiorno sono entrambi interessati da un aumento delle famiglie che hanno avuto problemi per acquistare i vestiti necessari, ma mentre nel primo caso l'indicatore si attesta al 12,5%, nel Sud e nelle Isole il problema riguarda addirittura il 30% delle famiglie (nel Centro è pari al 14,2%).
Kat



 Già e fu così per un clamoroso equivoco il Premier raccattò in tutto il Paese veline ed escort senza minimamente ben interpretare il senso delle parole; cioè, che l’Italia sta andando in malora.
Altro che disfattismo !
Anche se non mi stupirei che alcuni personaggi dell’Istat da prossimo anno dovranno cambiare mestiere in quanto rei d’aver propagato cifre alquanto dannose per il nostro Paese.
Il numero delle famiglie in Italia si aggira sui
22.000.000.
La famiglia tipo è composta da almeno 3 persone, anche se le famiglie con figli minori d’età  sono meno di quelle che hanno invece anziani a carico.
Per cui, facendo un po’ di conti, possiamo avere l’esatto panorama della povertà che incombe sul nostro paese.
E’ tragico, senza dubbio, ed il trend negativo va aumentando di anno in anno anche perché gli interessi governativi sono rivolti verso ricchi mentre verso i poveri
solo promesse e gran balle. 

Proposte di leggi devastanti, meno che per uno

E’ PROPRIO VERO !
  CI CONSIDERANO DEI COGLIONI !

Processo breve, il lodo Alfano, così come il ritorno all'immunità parlamentare non possono essere considerate come leggi ad personam». 
Fabrizio Cicchitto, presidente deputati Pdl
Dalla
 “Striscia rossa”
de
l’Unità
di ieri.

In un Paese normale, diverso in tutto dall’Italia di oggi, questa improvvida esternazione di Cicchitto  potrebbe essere valida.
Ma qui da noi no, sono tutte leggi ad personam, nessuna esclusa.
Ed ora, come le oche del Campidoglio, andranno in ogni dove a starnazzare che il PD rifiuta il dialogo.
Il PD rifiuta inciuci ed imbrogli.
Fatevele da soli queste leggi tanto più che con i mezzi carenti di cui dispone ogni sede giudiziaria il c.d. “processo breve” è il miglior sistema  per eliminare del tutto in Italia la
GIUSTIZIA.
Glielo vadano  a raccontare questo proposito alle Camere Penali che ha di già bello e pronto uno sciopero  a livello nazionale qualora si proponesse questa legge malfatta pro poverello di Arcore.
L’immunità parlamentare è stata tempo addietro cancellata ed il volerla reintrodurre, dopo che il centro destra ha abolito per le elezioni politiche le preferenze, significherebbe rendere il Parlamento come il sicuro rifugio dei  paggetti del capo colpevoli di aver consumato una qualche “marachella”ai danni di tutti noi.
A presto !


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