sabato, maggio 30, 2009

Stornellate italiane - 2

STORNELLATE ITALIANE

-2-

Abbandonata la sua ossessione principale, almeno così parrebbe, Berlusconi si interessa della sua campagna elettorale.

In questo contesto, eluso ogni qualsivoglia accenno ai programmi del PDL, non avendo avuto il tempo per concepirli a causa di una fuga di idee - un’evasione manovrata dalla sinistra e dai magistrati - dà sfogo ad una autodifesa non richiesta da alcuno perché oramai tutto il mondo è a conoscenza di tutte le sue corbellerie, peraltro malfatte o malefatte (pardon: non ricordo bene come si scrive).

Intervenendo ad ogni convegno non ha fatto altro che difendersi, ripetendo con una foga che oramai non impressiona più nessuno, sempre le solite frasi fatte per la maggior parte false.

Per esempio, una su tutte, la caduta del governo nel 1994 per opera di magistrati milanesi.

UNA GRANDE BALLA

che lui stesso sa che tale versione è falsa e quindi c’è da chiedersi se il nostro poco fine dicitore e la sua claque, che registra nei loro cervelli proprio tutto quello che dice il capo, abbiano tutti la testa al posto giusto.

Nel 1994 il governo, chiamiamolo così per dovere di legge, Berlusconi cadde come corpo morto cade perché al suo interno qualcuno, nella specie la Lega Nord, lo mandò a quel paese, proprio quello dove meriterebbe di andare ancor oggi.

Leggiamo assieme:

Ma il Cavaliere nel ' 94 incolpò il giuda Bossi

Repubblica — 11 maggio 2003 pagina 6 sezione:

POLITICA INTERNA

«L' avviso di garanzia del '94 portò sicuramente alla caduta dello Esecutivo e convinse la Lega a lasciare la coalizione per non essere trascinata a fondo dalla condanna sicura del premier.

Fu così cambiata la storia dei governi in Italia.

Poi fui assolto con formula piena per non aver commesso il fatto».

Così, nell' intervista a Excalibur, Silvio Berlusconi racconta la fine del suo primo governo.

Ma le cose andarono ben diversamente.

Come hanno testimoniato i ministri Bossi, Maroni e Buttiglione ai giudici di Brescia (i preferiti da Berlusconi), che indagavano sulla sua denuncia contro il Pool per «attentato a organo costituzionale» (cioè a lui).

Denuncia archiviata nel 2001 per assoluta insussistenza dei fatti. Nessun avviso a Napoli.

L' «avviso di garanzia» del 21 novembre ' 94 era in realtà un invito a comparire per un interrogatorio sul depistaggio dell' inchiesta sulle tangenti alla Finanza orchestrato dal consulente Massimo Berruti subito dopo una visita a Palazzo Chigi.

L' «invito» non fu «inviato a Napoli attraverso il Corriere della Sera» (come ripeteva ancora ieri il forzista Cicchitto):

i carabinieri attesero a Roma che Berlusconi rientrasse da Napoli, ma quella sera stessa gli lessero al telefono il provvedimento, che solo

l' indomani fu rivelato dal Corriere.

Pur indagato per corruzione, il premier decise ugualmente di presiedere il vertice anticorruzione.

Nessun danno al governo.

«Berlusconi non deve dimettersi»,

disse Bossi al Giornale il 23 novembre:

«un avviso di garanzia non può avere effetti sul governo».

Stesso ritornello dai leader dell' opposizione, da D' Alema (Pds) a Buttiglione (Ppi).

L' unico a dimettersi dopo l' invito a comparire fu Di Pietro (6 dicembre). Berlusconi cadde solo il 22 dicembre, per l' insanabile contrasto con la Lega sulle pensioni, le tv e i piani segreti del premier per scaricare Bossi con le elezioni anticipate.

E’ proprio sulle testimonianze di Bossi, Maroni e Buttiglione che il gip bresciano Carlo Bianchetti archivia la denuncia di Berlusconi:

«Alla causazione del cosiddetto "ribaltone" - scrive - è stata sostanzialmente estranea la vicenda dell' invito a presentarsi: secondo l' allora ministro Maroni, la decisione della Lega Nord di "sfiduciare" il governo Berlusconi (determinante nella caduta dell' Esecutivo) era stata formalizzata il 6 novembre '94, due settimane prima della notizia dell' invio all' on. Berlusconi dell' invito a presentarsi; trovava comunque le sue radici in un insanabile contrasto tra la Lega Nord e gli altri partiti del Polo delle Libertà, risalente alla fine dell' agosto 1994, allorché l' on. Bossi era venuto a sapere dell' intenzione del capo del governo di "andare alle elezioni anticipate in autunno"».

Nessun «golpe».

Nel suo furibondo addio alla Camera, il 22 dicembre '94, Berlusconi non fa alcun accenno ai giudici.

E dà tutta la colpa a Bossi

«giuda, traditore, ladro e ricettatore di voti, personalità doppia e tripla», che «per sette lunghi mesi ha messo a dura prova la pazienza mia e di tutto il governo».

Quanto a Di Pietro, che gli aveva appena spedito l' invito a comparire, solo elogi:

«Ho sempre riconosciuto il ruolo svolto dai magistrati nella lotta al sistema perverso della prima Repubblica.

Tv e giornali Fininvest sono stati sempre in prima linea nel difendere i magistrati e in particolare Di Pietro.

La sua spinta alla moralizzazione potrebbe essere un patrimonio prezioso in politica: è un uomo di centro come me» (6 dicembre ' 94). Nessun ribaltone.

Scalfaro lavora a un governo tecnico di larghe intese e, nel gennaio ' 95, chiede a Berlusconi di scegliersi il successore.

Lui indica il suo ministro Lamberto Dini e concorda sottobanco due ministeri chiave: Filippo Mancuso alla Giustizia e, alle Poste e Telecomunicazioni, il professor Agostino Gambino (ex legale Fininvest, uno dei «saggi» del «blind trust» berlusconiano).

Poi cambia idea e annuncia voto contrario.

Alla fine il Polo si astiene, trasformando il governissimo in un' inedita maggioranza Lega-Centrosinistra.

Nessun teorema.

Le mazzette Fininvest alla Guardia di Finanza sono state accertate da varie sentenze definitive.

Condannato il manager Salvatore Sciascia per la «predisposizione della Fininvest» a corrompere le Fiamme Gialle (2 anni).

Per il depistaggio a Palazzo Chigi, condannati Berruti (8 mesi per favoreggiamento) e i due segretari del premier, Niccolò Querci e Marinella Brambilla (2 anni e mezzo in appello per falsa testimonianza). Berlusconi, condannato in tribunale e prescritto in appello, viene assolto in Cassazione.

Ma solo per «insufficienza probatoria».

MARCO TRAVAGLIO

Avrei anch’io qualcosa da dire in proposito, ma questo post diverrebbe troppo lungo e poi

UBI MAIOR MINOR CESSAT.

Travaglio, come al solito, non sbaglia nemmeno una virgola.

Oggi ho avuto la sventura di rivedere in TV un tal Capezzone.

Forse crede, poveretto, di far inghiottire agli spettatori le balle che dice su ordini superiori muovendo farneticamente occhi, labbra, lingua e gote (sta per guance) di stampo

“o lo capisci se no sono cavoli seri per te”.

Una maniera come un’altra per costringere la gente a capire, anzi a non capire, perché raccontano balle.

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