RETICENZA ATOMICA
di
Giovanni Maria Bellu
Condirettore
de
l’UNITA’
Come ben sa il nostro premier - che in materia è un’autorità internazionale - le balle si dividono in due categorie la falsa testimonianza e la reticenza.
La prima consiste nel dire il falso, la seconda nel tacere il vero.
Nelle fasi preelettorali, le balle del primo tipo sono le più diffuse.
Celebre, anzi un classico secondo gli esperti, la balla del taglio delle tasse.
Le balle del secondo tipo, quelle del non-dire, spesso sono di complemento alle prime e appartengono più al sistema dell’informazione che a quello politico.
Infatti a volte accade che lo svelamento di una falsa testimonianza determini automaticamente la caduta di una reticenza.
Ed ecco - è storia recente - che la rivelazione della balla sulla riduzione delle tasse ha attenuato i silenzi attorno all’effettiva gravità della crisi economica.
Nel nostro numero di oggi, Marco Bucciantini e Roberto Rossi ci raccontano un evento che segna una rivoluzione copernicana nella Teoria e della tecnica della balla politica:
l’uso in chiave elettorale della reticenza anziché della solita falsa testimonianza.
Una reticenza atomica.
Accade questo.
Il governo ha individuato i siti dove costruire le centrali nucleari.
E, a quanto pare, ha anche intenzione di procedere rapidamente.
Tanto che il ministro per i rapporti col Parlamento lo scorso 28 dicembre ha interrotto le vacanze per inviare al presidente del Senato lo schema del decreto legge che dovrà regolare la questione.
Con una sorprendente lettera di accompagnamento nella quale, a nome del governo, chiede che le commissioni parlamentari lo esaminino in fretta senza far caso al fatto che ancora non ci sono né il parere del Consiglio di Stato, né della conferenza Stato-Regioni.
Come spiega il costituzionalista Guido Melis, è un’altra allarmante dimostrazione dell’assoluto disprezzo della maggioranza verso le regole.
In particolare verso il principio della leale collaborazione tra le istituzioni.
Ma è anche la prova documentale dell’utilizzo della reticenza a fini elettorali.
Il governo ha individuato i siti dove costruire le centrali nucleari, ma non li comunica alle Regioni interessate (e gli assessori all’ambiente sono in rivolta), né al Parlamento, né ai cittadini.
E non lo fa per la semplice ragione che quei cittadini tra pochi mesi si recheranno al urne.
E potrebbero andarci piuttosto irritati verso la maggioranza di governo se venissero a sapere che nel loro territorio è prevista la costruzione di uno di quegli impianti che un referendum popolare ha bocciato in modo schiacciante.
Bucciantini e Rossi, incrociando gli elementi contenuti nel documento e le notizie acquisite dalle regioni, indicano cinque luoghi dove, con tutta probabilità, le centrali saranno costruite.
Eccoli:
Montalto di Castro (Lazio) - mia nota: dove c’è di già una struttura da tempo in disuso dopo le furenti e molteplici contestazioni che seguirono all’annuncio della sua apertura- , Caorso (Emilia Romagna), Leri Cavour (Piemonte),Chioggia (Veneto) e Ostuni (Puglia).
Abbiamo azzeccato?
Molti elementi ci fanno ritenere di sì.
In caso contrario il governo ci smentisca e indichi i luoghi veri.
Senza attendere la domenica successiva al 28 marzo e far sbucare i siti delle centrali nucleari come una sorpresa dall’uovo di Pasqua.
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