L'ESEMPIO DELLO STRUZZO
e la sua conseguenza sull'uomo:
lo
STRUZZONISMO
PARTE TERZA
Gli italiani non cambieranno mai.......
Il tempo vola ma alcuni pregiudizi italici non muoiono mai, anzi peggiorano ancor più sino a raggiungere picchi oramai allarmanti da un punto di vista sociale, per l'effetto di una continua propaganda nei confronti di chiunque la pensi diversamente dall'attuale padrone delle comunicazioni, definiti a volte con termini irripetibili ovvero come nemici dell'Italia, poiché costui è proprio convinto di essere solamente lui ad identificarsi in essa o, meglio, l'Italia tutta in lui.
I suoi oppositori sono i “diversi”, ma non solo, perchè in questa per lui sottospecie di esseri umani vengono oramai ricomprese, da gran parte dei suoi “sudditi” - termine da me riferito alla loro sudditanza psicologica nei confronti del capo e dei suoi aiutanti di campo -, anche le persone “diversamente abili”.
Qualche anno fa nella città in cui risiedo anagraficamente, ma di fatto oramai solo per la metà di ogni anno, mi trovavo in una panetteria e stavo attendendo il mio turno per essere servito; accanto a me vi era una signora con bambino sui tre anni.
Ad un certo punto fece il suo ingresso un'altra signora che teneva per mano un bambino di cinque anni, colpito dal morbo di Down, il quale, appena mi vide, si avvicinò a me per abbracciarmi.
Lo conoscevo da tempo in quanto, per una certa carica che i miei concittadini avevano voluto che ricoprissi per un decennio, avevo avuto modo di avere spesso dei contatti con una associazione, il GUPIH ( Genitori Uniti per l'Integrazione degli Handikappati), ai quali l'Amministrazione comunale aveva gratuitamente concesso l'utilizzo di una sede, con annessa una piccola palestra, biblioteca e giochi appositamente studiati per agevolare una possibile riabilitazione per alcuni, che ogni settimana andavo a visitare per constatare se tutto andasse per il verso giusto.
Bambini colpiti da sorte avversa ma che hanno uno spontaneo e immenso affetto nei confronti di chi si dimostra loro amico.
Il bambino “normale”, spinto anche lui da uno slancio di affetto, si staccò dalla madre e, avvicinandosi a quello “diverso”, distese la propria mano e l'accarezzò; apriti cielo, la madre lo prese per un braccio e, strattonandolo con forza, lo portò via, fuori dall'esercizio commerciale tra l'indifferenza quasi generale.
Il povero Alfredino, entrando nel negozio, non aveva commesso alcunchè di sconveniente né era un lebbroso, ma aveva solo un imperdonabile difetto, per lui e per i suoi genitori sciagurato, affibbiatogli da altri ben in salute ma peggiori di lui, quello di essere un bambino down!
Paura di cosa , che l'Italia perdesse la “purità della razza” così come si conviene ai nostalgici dei tempi che, fortunatamente, furono?
Paura di cosa , che l'Italia perdesse la “purità della razza” così come si conviene ai nostalgici dei tempi che, fortunatamente, furono?
Orientamenti culturali incomprensibili non solo da condannare a parole ma da combattere su tutti i fronti.
Pensavo al dolore della madre di Alfredino, moglie di un operaio, che conduceva una vita modesta ma onorata sotto tutti i punti di vista; mi recai a casa loro assieme al sindaco, che avevo informato dell'accaduto, per tentare di cancellare dai loro cuori, pieni di affetto per quell'unico figlio, i postumi della ferita che li aveva colpiti anche nel profondo dell'animo; una ferita profonda ma bastò quel pur piccolo e modesto segnale di solidarietà per ridare loro la fiducia verso il prossimo.
Quell'episodio mi convinse definitivamente che ogni essere umano, nascendo, ha in sé il seme dell'amore e della bontà verso il prossimo; la società nel suo insieme deve contribuire a far crescere ed arricchire questo nobile sentimento e non farlo inaridire con l'intento di farlo poi sparire del tutto.
I condizionamenti negativi provenienti dalla stessa famiglia in cui il nuovo seme è nato, dall'educazione scolastica impartita da alcuni docenti a loro volta condizionati sin dall'infanzia, dalle frequentazioni pseudo-amicali ed, infine, da una gran parte della stessa società in cui viviamo, dissociatasi da quella definita giustamente come “civile” sono molteplici ma non sono questi, né altri, i motivi per cui ci deve arrendere.
Convenni sin d'allora che la persona diversa non era l'Alfredino ma quella madre che, con un atto di disprezzo, ebbe ad allontanare con mossa improvvisa e violenta il proprio bimbo dalla persona che stava accarezzando.
Pensate a questo episodio, raffrontatelo con altri sia pure di diversa natura, e valutate il grado generale di moralità e civiltà in cui oggi è stato fatto precipitare il nostro Paese in quanto a solidarietà verso il nostro prossimo, il cui concetto etico prescinde dal colore della pelle, dal censo, dalla religione praticata, poichè al centro della vita terrena c'è solamente l'essere umano che, come ci insegna la nostra religione, è stato creato ad immagine e somiglianza da una entità divina che viene chiamata nel mondo con vari nomi ma che per noi cristiani è Gesù Cristo.
C'è da meditare seriamente perchè in molti non si accorgono nemmeno di percorrere una china che conduce nel profondo di un baratro senza ritorno.
Riporto qui una notizia lanciata dall'ANSA il 24 agosto 2007 relativa ad un commento sulla situazione italiana di Michael Moor:
“ L'ultima volta che sono venuto in Italia, 18 anni fa,accendendo la televisione: ho pensato:che bello che ci sia una Tv con programmi e dibattiti interessanti.
Poi l'ho accesa ieri sera....che cazzo è successo qui ? Mi sembrava di stare negli Stati Uniti di oggi.
STATE ATTENTI PERCHE' SE ALLA GENTE INVECE DI INFORMAZIONE SI DA' SOLO BLA BLA BLA, IL CERVELLO DIVENTA UNA PAPPETTA”.
Il mio studio sul reato di
PLAGIO
oramai dichiarato incostituzionale pur avendolo programmato dal tempo in cui furono presentati alcuni progetti di legge per la sua reintroduzione sia pure, come vedremo, con altra formulazione incominciai a scriverlo nell'ottobre 2004, dopo aver incontrato casualmente una mia collega di studi universitari che, resa edotta della mia intenzione, mi invogliò a scriverlo subito, cosa che feci dedicandolo ad una persona a me cara la quale, peraltro, insegnando diritto negli istituti superiori, potesse a sua volta fornire ai suoi giovani studenti una serie di notizie su questa importante tematica perchè, a fronte di eventi o notizie
potessero cominciare a ragionare con la propria testa e non sotto interessati influssi esterni condizionanti.
Con questa premessa verrà più facile l'interpretazione della storia che leggerete su questa serie di post.
La domanda che anch'io mi ero posto all'inizio dello studio sulle vicende relative a questo reato era il perchè un Guardasigilli, componente non certo di secondaria importanza in seno ad una qualsiasi compagine governativa, tanto più in un governo d'impronta dittatoriale, avesse ritenuto di inserirlo come fattispecie da punire penalmente nel suo codice, essendo di una evidenza solare come in quel periodo, nel corso del quale se non si accettava il condizionamento mentale del regime si avevano come risultato, nel migliore dei casi, da soli o congiuntamente confino, purghe, bastonate, perdita del lavoro salvo che non ci si iscrivesse immediatamente al partito unico, il PNF; più condizionamento di così si muore, come in effetti questa macabra sorte ebbe a toccare a più di un oppositore, non solo a Giacomo Matteotti, deputato del Partito Socialista.
Siamo nel 1930.
Mi diedi subito questa spiegazione; il dominio assoluto su tutto non aveva mezzi termini, non esisteva alcuna sorta di scappatoia, per cui il regime era tranquillo nella sua egemonia politico-culturale tanto da non ritenere possibile il coinvolgimento di uno dei loro; l'arrogante onnipotenza di chi comandava con il fucile in mano dava però come scontata la possibilità che fossero gli oppositori a sobillare la popolazione alla rivolta : il reato venne introdotto per usarlo eventualmente, in mancanza di altri metodi più sbrigativi e senza appello, con la finalità di punire l'opposizione con lunghe detenzioni.
Nel corso di questo mio studio trovai conferma di questa mia ipotesi in quella dottrina di pensiero che indica come il fattore principale che determina l’introduzione o meno di alcune norme penali o la loro modificazione in alcuni periodi storici a democrazia limitata sia esclusivamente l’imput proveniente dalla classe politica dominante sulla base di precisi scopi non sempre diretti alla salvaguardia dell’intera collettività; in parole povere, dal clima politico o meglio dall’indirizzo dato da chi governa un Paese sottoposto a regime dittatoriale.
Ma, caduto il fascismo e ristabilita nel nostro Paese la democrazia, non ci si chiese subito, ma solo dopo alcuni anni e solamente in occasione del secondo dei due unici processi celebrati contro imputati per questo reato, se la norma in questione rispondesse ai dettati della nostra Costituzione.
Il dubbio che occorreva risolvere definitivamente atteneva alla possibilità o meno di indicare e quindi di provare e poi “misurare” con assoluta certezza e precisione quale fosse il potenziale della forza posseduta dall'agente necessaria per essere in grado di condizionare in via assoluta un altro individuo nel suo potere di autodeterminazione, sì da renderlo simile ad un robot che asseconda in tutto e per tutto la volontà di chi lo manovra.
Di questo reato, la cui etimologia secondo alcuni studiosi discende dal greco “plaga” - riva del mare -, si hanno tracce sin da tempi antichi ma si riferiva allora ai rapimenti di donne e bambini ad opera di pirati: un fisico atto violento facilmente provabile.
Il nostro diritto ha fatto propri molti istituti giuridici provenienti dal quello romano che, pur con le necessarie integrazioni delle norme per renderli operanti ed attuali rispetto ai cambiamenti intervenuti nella nostra società, sono ancor oggi in vigore; il reato di “plagio” derivò dalla “lex Fabia de plagiariis” - III^ secolo a.C. - che puniva chi nascondesse dolosamente un uomo libero od un liberto al fine di trattenerlo in stato di soggezione o lo incatenasse ovvero lo vendesse o lo donasse ad altri come schiavo.
E' singolare come, col tempo, da questo delitto prefigurante una violenza fisica sia passati a quella morale condizionante la mente di un individuo ed anche al c.d. plagio letterario.
Da delitto contro la proprietà di esseri umani si è passati a quello contro la libertà individuale ed a quella intellettuale.
Esamineremo la prossima volta i due procedimenti penali il cui svolgimento, assieme alle loro diverse conclusioni, spiegherà il perchè della mia affermazione di cui al sottotitolo.
Anticipo sin d'ora che questi due procedimenti con i quali vennero giudicati i presunti autori del reato di plagio sono stati da me definiti come i
“ i processi al diavolo ed all'acqua santa”
che ebbero due diverse conclusioni.
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