ERASMO, IL SUO RIFERIMENTO
Erasmo da Rotterdam ed il suo fedele discepolo, letteralmente invasato da un sacro furore dopo la lettura de
L’ELOGIO DELLA FOLLIA
scritto dal suo grande maestro.
Un mio caro amico mi ha inviato di recente un proprio scritto che riportava i commenti dell’allievo sul verbo del suo eroe che io non avevo mai letto in quanto su folli e sulle loro follie ne avevo di già studiate troppe per motivi professionali.
In ogni caso, essendo una lettura interessante anche per capire molte cose sul personaggio nostro contemporaneo, vi riporto qui di seguito
alcuni passi della prefazione di Silvio Berlusconi
a
'l'Elogio della Follia',
il capolavoro di Erasmo da Rotterdam.
Tratto da
Chatta.it
A farmi conoscere l'Elogio della follia fu, ai tempi dell'Università, un amico molto caro (Dell’Utri ?).
Avevamo avuto una discussione piuttosto accesa, in cui a più riprese mi ero sentito dare del visionario, non ricordo più per quale motivo.
L'indomani mi vidi recapitare una copia del capolavoro di Erasmo in un'edizione Einaudi, con una singolare dedica:
'Vedrai che ti ci ritrovi'.
Cominciai perciò a leggere.
Subito mi catturò l'ammirabile dedica a Tommaso Moro, che già conoscevo per l'Utopia: non riuscii a staccarmi dalla lettura se non dopo aver terminato l'ultima riga della splendida, autoironica conclusione.
Al di là dello stile sempre scintillante, sorretto da una straordinaria intelligenza e da una sconfinata, sapida erudizione, al di là del riuscitissimo gioco degli specchi tra apparenza e realtà, ragione e assurdo, saggezza e follia, ad affascinarmi nell'opera di Erasmo fu in particolare la tesi centrale della pazzia come forza vitale creatrice:
l'innovatore è tanto più originale quanto più la sua ispirazione scaturisce dalle profondità dell'irrazionale.
L'intuizione rivoluzionaria viene sempre percepita al suo manifestarsi come priva di buon senso, addirittura assurda.
È solo in un secondo tempo che si afferma, viene riconosciuta, poi accettata e persino propugnata da chi prima l'avversava.
La vera genuina saggezza sta quindi non in un atteggiamento razionale, necessariamente conforme alle premesse e perciò sterile, ma nella lungimirante, visionaria 'pazzia'.
Tutti noi abbiamo certo riscontrato più volte la profonda verità di questa tesi.
E nella mia vita di imprenditore sono stati proprio i progetti a cui più istintivamente mi sono appassionato contro l'opinione di tanti, anche amici cari, i progetti per i quali ho voluto dar retta al cuore più che alla fredda ragione, quelli che hanno poi avuto i maggiori e più decisivi successi.
Ma l'Elogio della follia ' uno dei pochi libri che da quella lontana prima volta tengo a portata di mano ' offre tante altre chiavi di lettura, come ogni vero capolavoro.
In questi ultimi tempi sono portato ad ammirare l'eccezionale ricchezza dell'arte della comunicazione che vi è dispiegata.
Come l'uso istintivo, magistrale, della battuta arguta, del motto di spirito, dell'immagine incisiva, del tono apparentemente lieve e scherzoso per affermare verità anche amare e sostenere coraggiose posizioni morali.
Un libro dunque che trascende ogni tempo, da rileggersi anche oggi
' non solo per divertimento ma anche per apprendimento '
dall'uomo di studio e soprattutto dall'uomo di azione.
Silvio Berlusconi
A buon intenditor poche parole.
Ma la “follia” è divenuta in Italia, da circa un ventennio, una malattia endemica
che oramai miete “vittime” in ogni dove, senza che sia possibile arginarla con barriere in quanto si trasmette facilmente, con le possibilità raggiunte dall’arte della comunicazione, con la messa in atto di fatti, con parole,
con scritti e via di seguito.
Si cade in questo stato perché i nostri cervelli sono continuamente sollecitati ad entrare in una specie di “felicità paradisiaca” dove regna incontrastata l’eterna giovinezza e beatitudine.
Non ci fa ragionare e, quindi, veniamo impediti di andare a vedere al di là del nostro naso.
Quello che in realtà ci circonda, allorquando riusciamo a percepirlo, diviene per noi un pericolo da evitare e ci fa ritenere coloro che non sono come noi un “diverso” da eliminare.
Oggi non è per caso così ?
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