ACCADEVA UN TEMPO
che
alcuni “nullafacenti” si riunissero di tanto in tanto per discutere su tutto quanto destasse il loro interesse.
Ognuno, in questi singolari contraddittori, enunciava le proprie idee e poi cercavano assieme di trasformarle in teorie comuni.
Qualche altro preferiva, invece, parlare con se stesso ed organizzava un ideale convegno in cui domande e risposte ai molti problemi , anche metafisici, venivano esposte da personaggi immaginari; un vero e proprio dialogo con se stessi attraverso interposte persone virtuali.
Alcuni risultati di questi convivi reali e di mera fantasia ci sono stati tramandati da altri che dei pensieri altrui ne ebbero a trarre vantaggi sia nella vita pubblica che in quella privata attraverso l'applicazione di alcuni principi ritenuti come fondamentali e, quindi, assolutamente indispensabili, per favorire una convivenza civile.
Questi principi potremmo definirli oggi, a distanza di secoli, le fondamenta della vera democrazia.
Alcune leggi, vendute qui da noi come parziali riforme della
GIUSTIZIA,
hanno, nella loro concreta applicazione, dimostrato come occorresse ben altro per riuscire a risolvere i mille problemi ancora irrisolti.
Ma, ciò premesso, è mia intenzione parlare dei principi fondamentali della giustizia in senso lato e cioè sul vivere ed operare da parte dell'uomo politico giusto, usando le stesse parole dei “fannulloni di turno”.
Si legge nella
“REPUBBLICA”
di
PLATONE:
“la giustizia è una prerogativa del più forte e consiste nel fare del bene agli amici e del male ai nemici”
afferma provocatoriamente tal Polemarco, così suscitando le ire di Socrate che, per contro, ribatte a questa teoria che bolla come falsa:
“ innanzi tutto occorre sapere ben distinguere i veri amici ed i veri nemici da coloro che sembrano tali ma non lo sono e poi chi danneggia rende sempre peggiore il danneggiato e ciò non pare possa essere l'obiettivo del giusto...
Il vero uomo politico non mira ai propri interessi ma a quello dei suoi sudditi e non accetta di governare per ricevere un compenso.....”
di qualunque tipo esso sia.
Quindi si sappia ben regolare con le più volte ventilate riforme.
Le persone che tiene sotto i suoi piedi non sono, come hanno dimostrato in tante occasioni, infallibili ed a loro è assai facile cadere per le terre con soluzioni non propriamente confezionate per il benessere comune ma, dicendola alla Socrate, ma per il sono bene di chi governa.
Sappiamo di già che ella non è, come ha più volte dichiarato, un uomo politico.
Credeva di vantarsi ma questa sua affermazione non può che cadere su lei stesso
Perché, riproponendo il pensiero di Socrate:
“Il vero uomo politico non mira ai propri interessi ma a quello dei suoi sudditi e non accetta di governare per ricevere un compenso.....”.
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