DEL CONSIGLIO /3
All Iberian, Fininvest group B:
la provvista all'estero dei fondi neri del Cav.
di
Se cercate il Big Bang primigenio della lunga vicenda giudiziaria che ha per protagonista
Silvio Berlusconi, è All Iberian.
E’ questo il nome della società estera dietro la quale Fininvest ha operato in incognito
almeno dal 1989, creando - tra un business e l’altro - fondi neri e provviste,
pozzi miliardari presso i quali appoggiare o approvvigionare
versamenti e mazzette estero su estero.
Da All Iberian sono passate, dice ormai la storia, le tangenti al Psi,
quelle per l’acquisto di Telecinco in Spagna, i cartellini di qualche giocatore di serie A,
gli affari top secret del presidente.
Che poi sono quasi tutti diventati altrettanti processi fino - è cronaca di oggi –
alla chiusura finale del cerchio, la corruzione giudiziaria dell’avvocato Mills,
pagato 600 mila dollari per tacere ai giudici dei maneggi che Fininvest
s’era inventata all’estero prima, durante e dopo l’arrivo di Berlusconi a Palazzo Chigi.
Ma torniamo al Big Bang.
Il 12 luglio 1996 Berlusconi viene rinviato a giudizio per i reati di
finanziamento illecito al Psi e falso in bilancio aggravato
(guida per il lettore: d’ora in poi occhio ai reati perché cambieranno spesso forma e sostanza).
In realtà da cinque mesi il vertice Fininvest trema in attesa di un processo che sembra
inevitabile da quando, nell’autunno 1995, il manager del Biscione Giovanni Romagnoni
ha ammesso ciò che non era più possibile negare:
c’è Fininvest dietro All Iberian, galassia di società paravento creata a Londra
per conto del gruppo dal manager Vanoni e dall’avvocato David Mackenzie Mills.
Di più: il fondatore di All Iberian è Giancarlo Foscale, cugino di Silvio,
che già negli anni settanta e ottanta aveva fatto nascere e morire tre o quattro Edilnord
e un paio di Fininvest tra Roma e Milano.
Al centro del processo ci sono vari passaggi di denaro.
Dieci miliardi di lire
(poco più di cinque milioni di euro di oggi, ma allora con un potere d’acquisto forse triplo)
transitano tra il 15 e il 21 ottobre 1991 dal conto All Iberian della Sbs di Lugano
al conto Northern Holding della Clariden Bank di Ginevra intestato a Mauro Giallombardo, prestanome di Bettino Craxi.
In realtà poi, conto dopo conto, il finanziamento illecito al Psi ammonterà a 22 miliardi,
versati in più rate e tramite svariati percorsi tra l’autunno del 1991 e il novembre 1992.
Sono gli anni in cui è più forte il sodalizio amicale, imprenditoriale e politico
tra Berlusconi e Craxi che già aveva avuto il merito, immenso, di ridare vita,
a suon di decreti, alle tv private della Fininvest oscurate
da ordinanze di pretori e sentenze della Consulta.
Al centro del processo, per il capo di imputazione relativo al falso in bilancio,
ci sono anche i mille miliardi di lire che, per l’accusa, dal 1989 fino al 1996
vengono trasferiti all’estero dai manager del Biscione grazie alle 65 società di copertura
che facevano capo alla «Fininvest group B-very discreet»,
la galassia di conti stranieri off shore della holding berlusconiana.
Il 21 novembre 1996 Craxi e Berlusconi, i due soci e amici, finiscono alla sbarra nella città
che li ha visti nascere, crescere e diventare padroni d’Italia.
In aula però quella mattina non si presentano né l’uno né l’altro
(Craxi è da tempo riparato in Tunisia).
Dei tredici imputati si fa vedere solo Anya Pieroni,
amica di Craxi e direttore della tv romana Gbr, accusata di ricettazione
per aver incassato parte dei fondi neri del Psi.
Di quella mattinata sull’agenda dei cronisti resta il sì della Pieroni alla richiesta
di autorizzare le riprese del processo a patto di trasmetterle solo in orari notturni.
Come se fosse un film a luci rosse.
La cronaca del processo All Iberian è il paradigma di come, da lì agli anni futuri,
Berlusconi dribblerà con costanza e pervicacia i dibattimenti in cui sarà imputato.
Di volta in volta i suoi legali avranno un unico solo mandato:
evitare le udienze, uccidere i processi, cancellare le accuse,
accusare i magistrati, ricusare i giudici.
Proprio come spiegava in quella famosa intercettazione del giugno 1994 al telefono
con l’amico ex finanziere poi deputato Massimo Maria Berruti
(«...di’ che i giudici sono pazzi, che vanno contro l’interesse del paese che invece ha
bisogno di lavorare con fiducia, che sono dei nemici pubblici»).
Dopo due anni (17 giugno 1998), a un passo dalla sentenza di primo grado,
il processo All Iberian viene fermato e diviso in due.
Una sorte che segnerà per sempre il destino delle accuse.
All Iberian 1 (finanziamento illecito al Psi) si conclude il 22 novembre 2000
con il proscioglimento di Berlusconi per intervenuta prescrizione del reato.
In primo grado era stato condannato a 2 anni e 4 mesi e al pagamento
di una multa di dieci miliardi solo per 12 dei 22 miliardi contestati.
All Iberian 2 (falso in bilancio aggravato) va avanti dal 1998 al 2005.
Le date sono importanti perché nel 2001 Berlusconi torna al governo,
ci resta saldamente fino al 2006 e l’Italia acquista dimestichezza con il genere
tutto nostrano delle leggi su misura.
In aula, invece, è uno show dopo l’altro dei legali del premier.
All Iberian 2 infatti viene cancellato e fatto ripartire tre volte
(17 giugno 1998, 12 marzo 1999, 7 febbraio 2000)
per eccezioni sollevate dalla difesa
(«totale indeterminatezza dei fatti» la seconda volta; «incompatibilità di un giudice» la terza)
e accolte dal Tribunale.
Finisce il 26 settembre 2005 con l’assoluzione di Berlusconi perché
«il fatto non costituisce più reato».
Nel 2002, infatti, dopo sette mesi al governo, il premier modifica il diritto societario
e il reato di falso in bilancio.
Un reato che diventa poco più di una contravvenzione.
24 gennaio 2010
segue
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