L’AVVOCATO INGLESE
DAVID MILLS
(EX LEGALE DI BERLUSCONI)
condannato dal Tribunale di Milano alla pena detentiva di 4 anni e mesi 6
per la violazione dell’art. 319 ter
“CORRUZIONE IN ATTI GIUDIZIARI”
Tanto per rinfrescarci la memoria riporto qui di seguito un mio post scritto il
LUNEDÌ, OTTOBRE 27, 2008
Per il cavaliere la sinistra dice frottole
LE FROTTOLE
raccontate da un emerito esperto in materia
ma che tende a scaricare sugli altri i propri difettucci che fanno, come base, la
parte integrante del suo potere mediatico.
La seguente “frottola”- e caspita che fior di frottola è – il vero ed unico inimitabile mago delle frottole, il frottolone per antonomasia insomma, l’ha spiattellata quale tesi difensiva in occasione del procedimento penale pendente ancora a suo carico, seppur stralciata ed accantonata la parte a lui riguardante, avanti il Tribunale di Milano per aver versato una certa sommetta – 600.000 dollari per la precisione - al suo ex legale, l’avv. Mills, quale ricompensa per aver quest’ultimo “annacquato” la proprio testimonianza in altro procedimento penale -sempre a carico dell’attuale premier – relative a certe manovre sui diritti televisivi di alcuni format; in particolare si trattava di films e telefilms acquistati da Mediaset e poi trasmessi sulle proprie reti televisive, pagati a prezzi gonfiati grazie ad un gioco di scatole cinesi fra società svizzere tutte riconducibili a Berlusconi.
Operazioni queste ovviamente fatte in totale dispregio delle normative nazionali ed europee, peraltro, in sovrappiù, eseguite in nero.
Se così non fosse stato, continua il legale britannico, il suo ex cliente avrebbe incontrato seri guai giudiziari per questa faccenda.
Il Mills, poi, non certo per sua iniziativa bensì su imbeccata di qualcuno, tenterà una spettacolare retromarcia ma alla fine, messo alle stratte a fronte di prove inoppugnabili, riconferma il tutto anche agli inquirenti italiani.
Ma il nostro frottolone per antonomasia proclama:
IL VERSAMENTO MILLS E’ DI ATTANASIO”
Attanasio, state tranquilli, non è il “cavallo vanesio” della canzoncina di Renato Rascel tratta dall’omonima rivista musicale del 1952,bensì è un altro personaggio realmente esistente la cui probità morale è stata più volte messa in “discussione” da alcuni magistrati tanto che gli venne data l’opportunità di onorare con la sua presenza le nostre patrie galere.
Ma veniamo alla “frottola berlusconiana” snocciolata in prima persona in sala stampa di Palazzo Chigi dal Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi:
“Il 10 marzo 2006 è stato chiesto il mio rinvio a giudizio in piena campagna elettorale.
Ho giurato pubblicamente di non sapere nulla di un finanziamento all’avvocato Mills.
Ho svolto indagini difensive: la somma pervenuta a Mills è stata versata dall’armatore Diego Attanasio.
I miei legali hanno chiesto ai giudici di svolgere una rogatoria alle Bahamas, ma la Procura di Milano ha rifiutato di esperire gli accertamenti”.
Falso, anzi nuova frottola, perché risulta che una rogatoria venne fatta e si scoprì la faccenda dei fogli firmati in bianco da Attanasio in favore dell'avv. Mills.
La verità accertata
Il pm Fabio De Pasquale obietta che:
«dalle indagini effettuate è risultato che strutture di trust aventi come beneficiario Attanasio o altri clienti di Mills (Marcucci e Briatore) sono state usate, senza il consenso degli aventi diritto, per mascherare la riconducibilità a Mills delle somme di denaro ricevute da Berlusconi».
Per questo, anche
«sulla base di documenti sequestrati nella perquisizione a carico di Mills»,
al PM
«appare ragionevole ritenere che il passaggio dei 2 milioni di dollari alle Bahamas non sia altro che il primo degli innumerevoli travestimenti del denaro ricevuto da Mills a titolo corruttivo».
I soldi a Mills, infatti, arrivano sicuramente dal trust bahamense del suo cliente Attanasio
- che però il giorno del bonifico non poteva disporlo essendo in carcere a Salerno -
che in passato aveva rilasciato a Mills fogli in bianco prefirmati per la gestione dei suoi affari, e che ha smentito Mills (al pari di Marcucci e Briatore) su alcune operazioni che ha scoperto essere state effettuate a sua insaputa.
Come dire che
“il diavolo fa le pentole ma non i coperchi”
Sarebbe gradito al popolo italiano, compresa quella parte turlupinata e spacciata come quella della libertà, che pervenisse un chiarimento in proposito da parte dell’innumerevole schiera dei portavoce e reggicoda del Premier a cominciare dai soliti noti, purtroppo, che appaiono ad ogni istante del giorno e della notte sempre e dovunque in prima fila in ogni anfratto televisivo a dire la loro.
A cominciare dai vari Cicchitto, Bonaiuti, Gasparri, Capezzone il saltafossi, sino all’ultimo in graduatoria quale pare essere oggi il sig. Bondi, più esperto in poesie d’amore verso il proprio padrone e dei beni di quest’ultimo che in quelli culturali cui è stato preposto, forse per toglierselo dai piedi per un po’.
Ma non avremo mai nemmeno questa piccola consolazione, anzi, pardon, l’abbiamo già avuta una risposta, secca e tagliente, ma sempre risposta è stata:
IL LODO ALFANO
che non è una vera e propria frottola ma, salvo contrarie decisioni della Consulta in tema di costituzionalità o meno di questa vera e propria sfacciata improntitudine, è oggi una legge dello Stato che nessuno al mondo ci invidia.
Neanche la Cina e forse e nemmeno l’attuale Russia perché lì si procede con mezzi più sbrigativi ed efficaci nel caso che qualcheduno si dovesse permettere di raccontare certe storielle su personaggi che contano ovvero di contraddirli apertamente.
Il programma televisivo con maggiore ascolti è lì
CHI LI HA PIU’ VISTI ?
Corrono voci, però, che anche in Italia accada qualcosa di simile.
In un primo tempo furono dettate, anche dall’estero, e quindi compilate liste di proscrizione con nominativi di personaggi da espellere dai programmi della TV pubblica.
Ma prima ancora anche da noi qualche giornalista è sparito d’incanto nel nulla.
Ma nessuno ne parla più !
Mi riferisco alla scomparsa nel 1980 a Beirut di due nostri giornalisti:
Graziella De Palo e Italo Toni.
Si era profilato un intreccio tra la scomparsa dei due e la P2 mentre veniva data la colpa all’OLP; però poi tutti tacque.
In Libano sono morti molti giornalisti ma almeno, di loro, sono stati sempre ritrovati i corpi; della fine dei due nostri connazionali non si è più saputo nulla come se fossero passati di colpo dallo stato solido a quello aeriforme.
Una sublimazione vera e propria !
La mafia siciliana vicina a dei nostri c.d. “pezzi grossi” ha una specifica esperienza in materia a seguito di varie sperimentazioni quali, una per tutte, quella del povero Giuseppe Di Matteo.
Ma oltre a ciò da noi, con un Governo, a detta del Premier, formato dagli eletti da un popolo che lui ha definito della libertà, in un Paese democratico cioè, si sono verificate altre sparizioni, si proprio sparizioni in tutto e per tutto.
Sono sparite da ogni mezzo di comunicazione, anche pubblica, le
NOTIZIE
TUTTE QUELLE CHE NON SIANO DI EMANAZIONE DIRETTA OD ANCHE INDIRETTA DEL PADRONE ASSOLUTO.
MOLTE DELLE QUALI, COME BEN DICEVA ENZO BIAGI, INQUINATE.
I FATTI
per dirla sinteticamente.
Victor Hugo scriveva in tempi non sospetti che
“c’è gente che pagherebbe per vendersi”
e qui in Italia gente di questa risma ce n’è tanta, anche in Parlamento e non solo nel mondo dei media.
Ma ne parleremo in seguito, avendola fatta oggi troppo lunga.
A coloro che hanno voluto scrivere un loro commento su qualche mio post provvederò non appena possibile a risponder loro.
Anche a chi, non avendo il coraggio di rappresentare apertamente le proprie opinioni, si nasconde sotto il nulla, l’anonimato.
Quell’anonimato che denota la mancanza di coraggio civile di sostenere apertamente le proprie idee, anche quelle insultanti.
Il difensore dell’avv. Mills, dopo la lettura della sentenza di primo grado afferma:
"La presenza di Silvio Berlusconi come coimputato in questo processo ha impedito ai giudici una serena lettura e valutazione degli atti"
Mancano le prove, mancano i riscontri documentali e sicuramente ricorreremo in appello.
Solito refrain !!
RAMMENTO CHE IN BASE ALL’ART. 321 C.P. LE STESSE PENE PREVISTE DALL’ART. 319 ter si applicano anche al “corruttore”.
Il presunto tale, per chi non l’avesse ancora capito o per chi che preferisce fare lo gnorri, è il nostro Premier
SILVIO BERLUSCONI..
Ma qualcuno verrà costretto a pensare che siano i soliti giudici dalle toghe rosse a volerlo ad ogni costo inchiodare.
Ricordo allora come sia nata questa inchiesta partendo però da un dato incontrovertibile e cioè che
CORRUZIONE vi fu.
Un bel dì il commercialista inglese cui l’avv. Mills si rivolgeva per la tenuta dei suoi redditi, denunce comprese, chiama il cliente per chiedere spiegazioni su una entrata di 600mila dollari registrata sul suo conto.
Vado al sodo altrimenti la si fa troppo lunga; dopo varie bugie che non convincono il serio professionista Mills ammette che la somma si riferisce ad un regalo avuto da Berlusconi.
Ed ecco, al di là delle solite fanfaronate difensive, la storia che, secondo un articolo apparso nel luglio 2008n su L’Espresso, corrisponderebbe a quanto contenuto nell’atto di accusa:
Berlusconi-Mills, il file segreto
di P. Gomez e L. Sisti
Appunti cancellati e scoperti sul computer dell'avvocato inglese. In cui si parla di incontri nel 2002. E di somme molto più alte elargite da Fininvest. Con una nota:
'Il Cavaliere capisce la mia posizione'
Il 5 febbraio 2004, mentre ascoltava il suo cliente David Mills rievocare una volta ancora la storia dei suoi rapporti con la Fininvest e spiegare che con le sue testimonianze reticenti aveva "tenuto Mr. B fuori da un mare di guai", il fiscalista Bavid Barker annota su un pezzetto di carta due parole:
"Subornazione di testimone".
Ai suoi occhi, i 600 mila dollari che il legale inglese di Silvio Berlusconi aveva incassato dal "braccio destro" del Cavaliere, Carlo Bernasconi, non potevano essere altro che il prezzo del silenzio.
La somma, o una parte della somma, sborsata dagli uomini Fininvest per evitare che Mills rivelasse ai magistrati come il leader di Forza Italia avesse bonificato nel 1991 in Svizzera 21 miliardi di lire a Bettino Craxi; come avesse violato le leggi anti-trust italiane e spagnole controllando attraverso prestanome la maggioranza della vecchia Telepiù e di Telecinco; e come centinaia di milioni di dollari fossero stati sottratti dai bilanci del gruppo per finire sui conti personali della famiglia Berlusconi.
"Ci parve tutto molto strano: a che titolo Mills aveva ricevuto soldi da Bernasconi? Era per caso il suo figlio adottivo?", ha ripetuto in aula con humour britannico Barker quando è stato ascoltato nel processo che vede Mills e Berlusconi imputati per corruzione in atti giudiziari.
Un dibattimento da fermare a tutti costi: a colpi di ricusazione dei giudici e persino facendo ricorso a leggi unanimemente considerate incostituzionali.
Un processo da bloccare, non solo per il timore della sentenza, ma anche per quello della requisitoria.
Gli onorevoli avvocati Niccolò Ghedini e Piero Longo non vogliono infatti che il pm Fabio De Pasquale ricostruisca pubblicamente tutti gli aspetti di una vicenda definita, nel 2004, dallo stesso Mills in uno sconcertante documento inedito "molto insolita" come "sono stati anche, a dir poco, insoliti i miei ultimi nove anni".
È la carta segreta dell'accusa che 'L'espresso' ha potuto leggere: due paginette sperdute tra le centinaia di migliaia di atti che De Pasquale vorrebbe ripercorrere nel suo intervento finale.
È un file cancellato dal computer di Mills, ma recuperato dai detective di Londra.
Scorrendolo si scopre che Bernasconi nel 1999 promise all'avvocato molto più dei 600 mila dollari fatti poi rientrare in Inghilterra.
Ma che invece, scrive il legale inglese a un misterioso interlocutore, "voleva farmi un regalo di circa 500 mila sterline".
E questa non è l'unica sorpresa del processo Berlusconi-Mills.
Di che cosa si sia finora discusso in tribunale gli italiani del resto non lo sanno.
Le tv non si sono fatte vedere.
I giornalisti nemmeno, salvo qualche cronista inglese e alcuni stoici colleghi milanesi che, da marzo 2007, hanno seguito le udienze riuscendo però a pubblicare ben poco.
Per questo, nel luglio dello scorso anno, il duo Ghedini-Longo ha detto chiaro e tondo che quello contro Berlusconi "è un processo di cui meno si parla e meglio è per il cliente".
Per questo ora la requisitoria di De Pasquale fa paura.
Se il pm riuscirà a intervenire, butterà sul tavolo nuovi documenti, i file di Mills, i bonifici bancari giunti da poco per rogatoria, le testimonianze rese in un aula semideserta, che raccontano come, secondo l'accusa, per 13 anni il Cavaliere e i suoi uomini abbiano tentato di risolvere le loro grane giudiziarie distruggendo prove, pianificando versioni di comodo e versando milioni di sterline al loro avvocato londinese.
Al centro del processo infatti non c'è solo la presunta mazzetta contestata dall'accusa.
C'è anche un pagamento di 2 milioni e 400 mila sterline, definito da Mills "inaspettato", versato a titolo di compenso professionale, su esplicito consenso del presidente del Consiglio, dopo un incontro avvenuto ad Arcore nel luglio del 1995.
Insomma, se il processo venisse stoppato dopo la requisitoria, ma prima della sentenza, su Berlusconi resterebbe una macchia indelebile capace di azzoppare le sue aspirazioni di successione a Giorgio Napolitano al Quirinale.
E ancor peggio potrebbero andare le cose se, come prevedibile, dopo il fermo di un anno del dibattimento, che il Parlamento dovrebbe votare il prossimo 27 luglio, il tribunale decidesse di stralciare (a causa dell'approvazione del lodo Schifani bis) la posizione del premier da quella di Mills.
In quel caso si andrebbe a una sentenza contro il solo avvocato inglese che, nell'eventualità di una condanna o di una prescrizione, finirebbe per avere effetti politici anche sul Cavaliere (per l'accusa Mills è il corrotto, Berlusconi il corruttore, mentre Bernasconi è morto nel 2001).
Sul momento comunque il problema maggiore per il premier è la requisitoria di De Pasquale.
Mills, come è noto, all'una di notte del 18 luglio del 2004 ha confermato davanti ai pm il contenuto di una lettera in cui confessava al proprio commercialista di aver ricevuto nel 2000, 600 mila dollari dopo una serie di colloqui con "una persona legata all'organizzazione di B" (Bernasconi).
Poi però ha ritrattato.
E ha indicato come fonte del denaro un altro suo cliente: l'armatore di Salerno Diego Attanasio.
Ma in aula Attanasio è stato categorico: "Mai dati o prestati 600 mila dollari a Mills".
L'analisi dei conti esteri gestiti dal legale londinese e le dichiarazioni di altri clienti hanno quindi dimostrato come Mills confondesse il suo patrimonio personale con quello di chi gli aveva affidato soldi in gestione.
Tanto che ora De Pasquale, pur non essendo stato in grado d'individuarne l'origine esatta, lo dice chiaramente.
E nel capo d'imputazione, riformulato pochi mesi fa, parla di "denaro confluito, e di seguito occultato, nella massa di fondi ($10 mln) di proprietà di Attanasio movimentati - su istruzioni di Mills - a Londra, in Svizzera e a Gibilterra".
Non per niente tra le carte il pm milanese conserva uno schema da cui emerge come Mills, prima d'incassarla, abbia fatto circolare quella somma decine di volte (anche avanti e indietro) su conti suoi e della clientela.
La difesa di Berlusconi però teme soprattutto altri documenti: i file spuntati fuori dal pc di Mills nel febbraio del 2006, quando la Metropolitan police ha fatto irruzione nella sua abitazione.
Uno di questi è la bozza della memoria con cui Mills aveva ritrattato la sua confessione del 2004.
In due righe, non presenti nell'originale depositato, si cita un incontro, avvenuto nel novembre del 2002, tra Mills, l'attuale deputato Alfredo Messina (ex direttore finanziario di Mediaset) e gli "avvocati Fininvest" alla vigilia della deposizione del legale londinese nel processo (in cui era imputato Berlusconi) Sme-Ariosto.
Un episodio che conferma come al di là degli attacchi di facciata - Mills fino ad allora era sempre stato trattato ruvidamente dai difensori del Cavaliere - i rapporti tra lui e il gruppo Berlusconi fossero in realtà più che buoni.
Del resto proprio Mills, nella carta segreta di De Pasquale, un memorandum intitolato 'Il dividendo Fininvest e Carlo Bernasconi-Confidenziale', scrive:
"Carlo mi assicurò che lui e il suo boss (Berlusconi, ndr) si erano resi conto che avevo fatto quel che dovevo fare e niente di più.
Capì anche quanto la saga Berlusconi fosse stata distruttiva per la mia carriera".
Poi prosegue, ricordando che Bernasconi "rimase inorridito" quando seppe che buona parte del denaro che gli era stato dato da Fininvest nel 1995 (i 2,4 milioni di sterline) non era stata riscossa da Mills, ma dai suoi partner di studio che lo avevano costretto a dividere la somma (1,5 milioni di sterline al netto delle tasse) con loro.
Per questo Bernasconi decise di dargli mezzo milione di sterline.
Vediamo come: "Nel settembre '99 Carlo mi chiamò e mi disse che aveva avuto un successo eccezionale in quell'hedge fund (che gli avevo consigliato, ndr) e voleva condividerlo con me.
Disse che lui, e non soltanto lui (non fu più preciso né io insistetti - non penso intendesse Berlusconi stesso, ma altri della Fininvest), era molto dispiaciuto per me e che voleva farmi un regalo di circa 500 mila sterline. A dire il vero si scusò che (quella cifra, ndr) non fosse tanto quanto i miei partners mi avevano preso. (...) disse che il regalo sarebbe stato in parte in un hedge fund e parte in contanti. Alla fine mi trasferì 600 mila dollari, valore facciale, nel Torrey Fund (il fondo consigliato da Mills, ndr) nell'ottobre 1999 e mandò l'equivalente di 250 mila dollari alla mia banca di Londra".
Non è chiaro che cosa sia esattamente questo memorandum; Mills, come Berlusconi, rifiuta di farsi interrogare in aula.
È probabile però che si tratti di una bozza delle spiegazioni preparate per il fisco inglese che proprio nella primavera del 2004 gli stava facendo le pulci.
Nel documento il legale tende infatti a tenere fuori Berlusconi dal giallo politico-finanziario. Esattamente come ha scritto in una lettera ufficiale del 4 maggio inviata agli uffici delle tasse.
Resta il fatto che in quei mesi, con chiunque parlasse o a chiunque scrivesse, Mills faceva risalire 'il tesoro' ai suoi affari con la Fininvest.
Non con altri clienti. Federico Cecconi, l'avvocato di Mills, ostenta sicurezza:
"Dagli atti risulta che quelle somme sono da ricondurre a soggetti ed entità diversi da Bernasconi o da manager Fininvest-Mediaset".
Il Cavaliere, invece, è tutt'altro che tranquillo.
E per essere sicuro di vincere conta sulle Camere: la legge blocca processi passerà a fine mese.
(03 luglio 2008)
Ieri, 17 febbraio 2009, la sentenza di condanna nei confronti del solo Mills; nonostante le solite dichiarazioni rese, come da prassi, da un difensore di fiducia rimasto con un palmo di naso, visto il succitato art. 321 C.P. dovrebbe costringere la propria mente a fare una semplice operazione matematica, facile come ottenere il risultato di 1 + 1= 2 il che è del tutto superfluo attendere la riapertura del processo a carico del nostro Premier coperto dal “Lodo Alfano”, tempestivamente approvato a pieni voti dai suoi scagnozzi presenti in Parlamento.
I fatti però sono questi ed il contratto di corruttela si stringe in due: da una parte il corruttore e dall’altro il corrotto.
Potremmo vantarci di avere come Premier un tizio di siffatto tipo ?
Come se non bastasse adesso tentano di impedire alla magistratura le intercettazioni telefoniche: è proprio così altro che dire ma non è vero.
Ma chi può aver paura di essere intercettato nel corso di una notizia di reato se non chi usa commetterli ?
Parlano di libertà, la loro, e non quella delle persone oneste che hanno diritto di sapere chi, tra coloro che li rappresentano in Parlamento o al Governo, si comporta in ossequio alle leggi e chi no.
Ma di ciò ne riparleremo con un esempio che parla più delle loro smentite.
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