lunedì, febbraio 02, 2009

Il grande Enrico aveva detto

ENRICO BERLINGUER


In diverse occasioni aveva detto, richiamando su queste sue parole l’attenzione di tutti gli italiani, nessuno escluso:

I partiti hanno occupato lo Stato e tutte le sue istituzioni, a partire dal governo.
Hanno occupato gli enti locali, gli enti di previdenza, le banche, le aziende pubbliche, gli istituti culturali, gli ospedali, le università, la Rai TV, alcuni grandi giornali. (...)
Insomma, tutto è già lottizzato e spartito o si vorrebbe lottizzare e spartire.
E il risultato è drammatico.
Tutte le "operazioni" che le diverse istituzioni e i loro attuali dirigenti sono chiamati a compiere vengono viste prevalentemente in funzione dell'interesse del partito o della corrente o del clan cui si deve la carica.

Un credito bancario viene concesso se è utile a questo fine, se procura vantaggi e rapporti di clientela; un'autorizzazione amministrativa viene data, un appalto viene aggiudicato, una cattedra viene assegnata, un'attrezzatura di laboratorio viene finanziata, se i beneficiari fanno atto di fedeltà al partito che procura quei vantaggi, anche quando si tratta soltanto di riconoscimenti dovuti. (...)

... molti italiani, secondo me, si accorgono benissimo del mercimonio che si fa dello Stato, delle sopraffazioni, dei favoritismi, delle discriminazioni. Ma gran parte di loro è sotto ricatto. Hanno ricevuto vantaggi (magari dovuti, ma ottenuti solo attraverso i canali dei partiti e delle loro correnti) o sperano di riceverne, o temono di non riceverne più.

... noi vogliamo che i partiti cessino di occupare lo Stato.
I partiti debbono, come dice la nostra Costituzione, concorrere alla formazione della volontà politica della nazione; e ciò possono farlo non occupando pezzi sempre più larghi di Stato, sempre più numerosi centri di potere in ogni campo, ma interpretando le grandi correnti di opinione, organizzando le aspirazioni del popolo, controllando democraticamente l'operato delle istituzioni.

Noi pensiamo che il privilegio vada combattuto e distrutto ovunque si annidi, che i poveri e gli emarginati, gli svantaggiati, vadano difesi, e gli vada data voce e possibilità concreta di contare nelle decisioni e di cambiare le proprie condizioni, che certi bisogni sociali e umani oggi ignorati vadano soddisfatti con priorità rispetto ad altri, che la professionalità e il merito vadano premiati, che la partecipazione di ogni cittadino e di ogni cittadina alla cosa pubblica debba essere assicurata.


La questione morale non si esaurisce nel fatto che, essendoci dei ladri, dei corrotti, dei concussori in alte sfere della politica e dell'amministrazione, bisogna scovarli, bisogna denunciarli e bisogna metterli in galera.
La questione morale, nell'Italia d'oggi, fa tutt'uno con l'occupazione dello Stato da parte dei partiti governativi e delle loro correnti, fa tutt'uno con la guerra per bande, fa tutt'uno con la concezione della politica e con i metodi di governo di costoro, che vanno semplicemente abbandonati e superati.
Ecco perché dico che la questione morale è il centro del problema italiano.
Ecco perché gli altri partiti possono profare d'essere forze di serio rinnovamento soltanto se aggrediscono in pieno la questione morale andando alle sue cause politiche. [...]
Quel che deve interessare veramente è la sorte del Paese.
Se si continua in questo modo, in Italia la democrazia rischia di restringersi, non di allargarsi e svilupparsi; rischia di soffocare in una palude.

Queste frasi sono cadute tutte nel vuoto tra la colpevole indifferenza di chi, a turno, salvo alcune eccezioni, ha avuto in mano le redini del potere; specialmente oggi atteso che l’attuale “auriga” è riuscito, anche con artifizi legislativi, a consolidarlo in maniera tale da renderlo assoluto.

e per finire
il c.d. “FEDERALISMO FISCALE”

è poi indispensabile che i comuni (...) possano disporre di un'autonoma capacità impositiva, secondo una linea generale che tenda a responsabilizzare sempre di più tutti i centri di spesa

Una battaglia continuata poi dal compianto Renzo Imbeni ma persa per la insensibilità del potere centrale.
Era una battaglia della sinistra ora passata in mano alla destra.
Stranezze della politica anche se gli scopi erano allora diversi da quelli di oggi.

Nessun commento: