Libero, elegia del fascismo
Una prima pagina inquietante: dall'apologia all'elegia del fascismo. Il titolo: Marcia sulle banche. Catenaccio: "Berlusconi a sorpresa lancia la proposta di nazionalizzare gli istituti. Come fece Mussolini che salvò l'Italia...."
Non bastasse, a corredo, c'è una vignetta di Benny (omen nomen) in cui il capo del governo è rappresentato come un gerarca: maglia nera, fez con aquila appollaiata sul fascio, mascella volitiva.
Insomma, il quotidiano di Feltri lo dice chiaro: Berlusconi è come il duce. Senza giri di parole.
Naturalmente Palazzo Chigi non commenta, non smentisce. Segno che il paragone non disturba affatto il presidente del Consiglio. Che in effetti, dal ventennio, non ha mai preso le distanze.
L'idea l'aveva già avuta settantasei anni fa un altro cavaliere.
Si chiamava Benito Mussolini e non si può certo dire che fosse meno noto di Silvio".
No, non si può dire fosse meno noto, tristemente noto.
In ogni caso il paragone è calzante e se lo scrive "Libero" c'è da crederci.
Allarme, son fascisti. E non fanno nulla per nasconderlo.
Anzi, per loro è motivo d'orgoglio.
La perdita di memoria
di
Giovanni Maria Bellu
Proviamo a immaginare cosa accadrebbe in Germania se il cancelliere in carica fosse rappresentato come Hitler.
O cosa accadrebbe in Spagna se Zapatero fosse raffigurato nei panni del caudillo Francisco Franco.
O in Argentina, o in Cile, o in qualunque paese del mondo se il capo del governo democratico fosse raffigurato come il dittatore deposto.
Di certo il capo del governo non gradirebbe.
Probabilmente protesterebbe con la direzione di quel giornale di opposizione.
Farebbe notare che la libertà di critica è sacrosanta, ma chi ha la responsabilità di informare l’opinione pubblica non può superare, anche nelle provocazioni, il limite del buon gusto.
Abbiamo detto “giornale di opposizione”.
Perché solo un foglio fortemente ostile al governo potrebbe rappresentarne il capo come un dittatore sconfitto dalla storia.
Parliamo ancora della Germania, della Spagna, dell’Argentina, del Cile.
Ma “Libero”, infatti, non è un giornale di opposizione.
E’ un quotidiano di centrodestra che sostiene con passione la politica del governo in carica.
Ne ha, improvvisamente, cambiato linea politica.
D’altra parte, Palazzo Chigi – che di solito reagisce prontamente agli attacchi a Berlusconi – non ha diffuso alcuna nota di protesta.
E allora dov’è la notizia? Domanderà qualcuno.
Le idee del capo del governo italiano attorno al fascismo sono note.
Si sa che ne parla con indulgenza. Tempo fa disse che Mussolini gli oppositori li mandava “in villeggiatura”, dove la “villeggiatura” era il confino politico.
Inoltre si è sempre rifiutato di rispondere alla domanda: “Lei si considera antifascista?”
E quando, durante un comizio a Napoli, la folla lo accolse al grido di “Duce, duce” rispose con un sorriso smagliante.
Insomma, non c’è alcun motivo per sorprendersi del silenzio di Palazzo Chigi.
Dov’è la notizia, dunque?
E’ proprio in questo: nell’assenza di sorpresa.
L’odierna copertina di “Libero” dimostra che l’accettazione del fascismo è entrata ormai nel senso comune.
Mussolini è, per una parte della popolazione, una figura tutto sommato positiva.
Tanto che la si può utilizzare per rappresentare il capo del governo italiano.
Siamo oltre il “revisionismo” storico, oltre il dibattito accademico.
Siamo alla perdita di un pezzo fondamentale della nostra memoria.
Siamo a una cosa che in altri tempi, quando apparteneva a piccole e cupe minoranze, veniva chiamata “neofascismo”.
E dopo l'articolo scritto dal vicedirettore de L'Unità, per chiudere questo capitolo, vi porpongo quello scritto da
Fernando A. Iglesias
scrittore, giornalista e deputato al Parlamento argentino
La banalità del male
Il male non fa male solo perché é male, ma perché fa della vita una cosa stupida, vuota e carente di senso.
Ne sapeva qualcosa Hannah Arendt quando scrisse sulla banalitá del male.
Ne sa qualcosa Berlusconi, che di essere vuoto e banale non si stanca mai.
Le sue scandalose dichiarazioni sui “voli della morte” in Argentina sono una offesa ai più elementari sentimenti di umanità.
Che una delle massime autorità del governo si riferisca ironicamente a quello che è stato uno dei grandi genocidi del secolo XX é anche una violazione dei principi di amicizia che dovrebbero imperare fra paesi così vicini come l’Italia e l’Argentina e una nuova dimostrazione dell’insultante superficialità del suo autore.
Anziché fare lo spiritoso con argomenti che niente hanno a che fare con la comicità, Berlusconi dovrebbe ricordarsi pure che migliaia fra i desaparecidos erano figli e nipoti di inmigranti italiani e, perció, italiani a pieno diritto.
Non crede qualche giudice attento che si tratti qui di pura e semplice apologia del delitto?
Scusatemi, ma non mi bastano le parole per ripudiare questa oscena esibizione, che è essatamente il contrario della sensibilitá dimostrata dai tribunali italiani che hanno condannato molti capi militari argentini.
Sono anche parole contrarie alle tante espressioni italiane di solidarietá con le Madres e Abuelas e di opere artistiche (come l’eccelente “Garage Olimpo”, di Marco Bechis) che dimostrano che i sentimenti del popolo italiano non hanno niente a che fare con quelli del suo attuale Premier.
Come deputato nazionale argentino ho presentato ieri un progetto di ripudio a dichiarazione cosí sfortunate; progetto che contempla l’esigenza che il governo italiano chiarisca se le affermazione di Berlusconi fanno parte de la politica ufficiale verso l’Argentina oppure sono soltanto una parte del circo a cui il Premier ci ha abituato.
Non sono io a poter dire agli italiani di quale responsabilità politica si siano fatti carico permettendo a Berlusconi di diventare capo dell'esecutivo.
Lasciatemi dire, comunque, quanto mi senta offeso per questa decisione e quanto desidero che il suo progetto politico venga presto sconfitto elettoralmente per il bene di tutti i cittadini della mia seconda patria.
Questa, purtroppo, è la fama che dell'Italia ha dato a tutto il mondo.
Di esempi ce n'è a bizzeffe, basterebbe ricordarseli nei momenti opportuni.
Scambia in ogni occasione il ruolo di un capo di governo con quello di un qualsiasi capo comico.
L'Italia ridotta a palcoscenico teatrale, non come quello della Scala bensì come quello del dell'altrettanto milanese teatro Gerolamo caro ai bambini perchè era il testro dei burattini.