domenica, agosto 19, 2007

La giustizia in Italia

AMMINISTRARE LA GIUSTIZIA
Sesta ed ultima parte

Alla fine di questa lunga disamina siamo arrivati al caso che più di ogni altro ha scosso l'opinione pubblica e che continua ad avere ancora strascichi polemici anche di natura politica.
Mi riferisco all'omicidio avvenuto in San Remo lo scorso 10 agosto a danno della povera Maria Antonietta Multari per mano di tal Luca Delfino.
Indipendentemente dal gravissimo luttuoso evento, portato a compimento dal suo autore con notevole efferatezza, sono questi due precedenti episodi che hanno contribuito notevolmente a scatenare oltre misura le polemiche.
1- il Luca Delfino, al momento dell'omicidio di cui sopra era in stato di libertà pur essendo indagato – in un secondo tempo e non come scritto da qualcuno da subito - per un precedente analogo delitto, perpetrato nella notte tra il 28 ed il 29 aprile 2006 in uno di carrugi di Genova, un vero e proprio labirinto di vicoli, dove è notoriamente pericoloso addentrarsi nottetempo, a danno di Luciana Biggi, sua ex fidanzata;
2- il PM che non ritenne, pur nell'insieme di un quadro indiziario ricostruito dalla polizia che portava in maniera plausibile, ma non con assoluta certezza, a ritenere il Delfino come l'autore del delitto, di mantenere la misura cautelare dell'arresto per la mancanza di almeno una prova anche indiretta – per
esempio tracce del sangue della vittima sui suoi indumenti dati alla madre per essere lavati – che convalidasse l'accusa in maniera inattaccabile nella fase dibattimentale del giudizio, era il dr. Enrico Zucca.

Un magistrato molto abile e noto sia per aver concluso, tra le tante le indagini da lui dirette, anche quella del 1998 nei confronti del tristemente famoso serial killer Daniele Bilancia, condannato poi con ben 13 ergastoli per altrettanti omicidi, che per aver iscritto da poco tempo nel registro degli indagati l'allora capo della Polizia Gianni De Gennaro - per concorso in falsa testimonianza - e richiesto il rinvio a giudizio di quanti ebbero un ruolo direttivo, tra i quali anche qualche operatore genovese, ed esecutivo nell'irruzione notturna presso la scuola Diaz in occasione del G8 di Genova.
E' da ricordare che in quei periodo una parte dello stato maggiore di AN si era collocato nella stanza dei comandi operativi presso, se non erro, il Comando dell'Arma dei Carabinieri, non certo per assistere in maniera neutrale allo svolgimenti delle manifestazioni e delle manovre di contrasto messe in atto dai funzionari a ciò addetti.
Da qui il livore di alcuni politici di destra e dell'attuale capo della Squadra Mobile genovese verso il PM Zucca ?
Contrasti tra PM e Polizia giudiziaria che, per la verità, escluso il dr. Sanfilippo che oggi spara ad alzo zero contro il dr. Zucca, hanno sempre lavorato di buona lena fianco a fianco ?
Vecchi rancori tra pezzi dello Stato ?
Mi auguro di no e che si tratti solo di due modi diversi di valutare le cose come è probabilmente giusto che sia tra un magistrato ed un poliziotto i quali valutano gli elementi delle inchieste da due angolazioni diverse, specialmente allorchè si tratti di decidere sulla libertà di un individuo; tanto più che è poi il PM a difendere la tesi accusatoria, supportandola non solo con indizi ma con prove chiare e decisive nel corso del processo.
Per finire credo che sia indispensabile dare un commento generale con un invito che oggi pare irricevibile da parte dei destinatari vista l'incomunicabilità esistente tra i due attuali schieramenti politici: per loro il punto principale posto quotidianamente all'ordine del giorno è da un lato il tentare di governare nonostante alcuni alleati recalcitranti e dall'altro il tentativo di far cadere al più presto possibile, ricorrendo ad ogni mezzo, il governo per ridarlo in mano all'uomo più ricco, più inquisito, più prescritto – per leggi fatte a sua misura e meno male che senza scarpe pare un nanerottolo – d'Italia che ha oramai le mani su tutto quanto riguarda il nostro potenziale economico nazionale. Nel nostro Paese abbiamo una caterva di leggi, anche quelle “vergogna” da cancellare al più presto possibile; altre molte buone ma che non si riesce a farle rispettare per mancanza dei dovuti controlli ed altre, moltissime, fatte con i piedi, come la “porcata” dell'ultima legge elettorale che sembra, col passar del tempo, l'esatto opposto della sora Camilla, una specie – per motivi di rima – di sora Camila che tutti non la vogliono e nessuno ha la capacità, spesso anche numerica purtroppo, di sostituirla con altra più aderente alla nostra strana situazione politica.
Di alcune, necessarie ed al tempo stesso importanti, non v'è traccia nel nostro ordinamento giuridico mentre altre si possono definire alquanto imperfette e lacunose: una vera pacchia per gli avvocati specie in materia penale dove la norma deve essere la più oggettiva possibile e formulata in maniera particolareggiata nella descrizione della condotta che si ritiene di punire.
Per esempio non riesco a spiegarmi come mai nel punire i conducenti colti in flagrante stato di ebbrezza o sotto l'influenza di sostanze stupefacenti che hanno causato un incidente con conseguenze mortali non sia stato fatto esplicito riferimento agli artt. 92 (Ubriachezza volontaria o colposa ovvero preordinata) e 93 (Fatto commesso sotto l'azione di sostanze stupefacenti) al fine di definire in ogni caso obbligatorio l'immediato arresto cautelare dell'autore ed il ritiro della patente di guida quanto meno sino al momento in cui sarà pronunciata la sentenza di primo grado dei giudici di merito che decideranno a loro volta anche su questa pena accessoria.
In tale attesa il responsabile avrà tempo e modo di riflettere sul proprio operato ed adoperarsi attivamente per una sua definita sobrietà.
Tra la miriade di leggi non ne abbiamo una, dico una, che preveda e punisca in maniera ineccepibile, ogni tipologia di reati strettamente connessi ad uno dei fenomeni oramai dilaganti in Italia, all'interno della stessa istituzione della famiglia, nelle scuole, nelle fabbriche e negli uffici e, soprattutto, in pubblico ed
in ogni dove; mi riferisco a quel fenomeno meglio noto sotto il nome di
STALKING
nel cui termine viene ricompreso ogni tipo di violenza, fisica e morale, che va dalle molestie semplici a delle vere e proprie persecuzioni che spesso sfociano in reati molto più gravi sino ad arrivare all'omicidio proprio per la non sana personalità del loro autore, lo
STALKER
ossia il molestatore assillante ed ossessivo.
Questo fenomeno inizia sin dalla giovane età
e si protrae poi nel tempo sino ad arrivare ad un punto di non ritorno con atti gravissimi quali devono essere intesi quelli volti a mettere e mantenere la donna in uno stato di plagio e di servitù sia dal lato fisico che mentale





per poi terminare l'opera con punizioni corporali di ogni tipo sino al suo omicidio.
Ho una paura però poichè
lo stalker è stato classificato dagli psicologi come un vero e proprio maniaco che fonda il suo operato sulla coazione insistente sulla vittima presa di mira verso la quale nutre peraltro anche simpatia; viene diviso in 5 categorie :
1- il risentito, uno tra i più pericolosi, perchè spinto da un desiderio di rivalsa;
2- il bisognoso d'affetto da parte di uno o di una che ritiene di avere caratteristiche eguali alla sua perseguitata in tema di amicizia od affetto;
3- il corteggiatore incompetente il quale ricorre inconsciamente ad atteggiamenti controproducenti che, invece di avvicinare la vittima, la allontanano da lui;
4 - il respinto un ex , il più pericoloso di tutti – in questa specie è collocabile la figura del Luca Delfino – che pur di riavere sotto il proprio dominio la sua preda è capace di tutto sino ad arrivare all'omicidio: “o mia o di nessuno” è il chiodo fisso che sconvolge una mente forse già ammalata;
5. il predatore che può identificarsi nella figura del maniaco sessuale il quale, a questo scopo, mette sotto assedio le vittime, anche bambini, in quanto dalla loro paura trae anche uno smoderato senso di potere.
Detto ciò, la mia paura consiste nel fatto che i difensori dell'omicida chiederanno quasi sicuramente una perizia psichiatrica che se accolta, potrebbe portare ad una definizione del Delfino come totalmente incapace di intendere e di volere, anche con l'involontario supporto della precedente perizia su di lui effettuata per l'omicidio di Genova nei confronti della Biggi.
L'incapace di intendere e di volere, sulla base del combinato disposto degli artt. 85 e 88 C.P., è non punibile; ragion per cui verrà disposto l'internamento in uno dei nostri manicomi criminali per un determinato periodo che, una volta trascorso, se ritenuto “guarito” dal precedente stato di incapacità, determinerà il suo ritorno nella società come uomo libero.
F I N E

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