lunedì, agosto 13, 2007

La giustizia in Italia


AMMINISTRARE LA GIUSTIZIA
Prima parte
Recenti episodi di cronaca nera, decisamente deprecabili sotto qualsiasi aspetto, hanno scatenato roventi polemiche sulle decisioni assunte da quei magistrati inquirenti che hanno ritenuto di rilasciare a piede libero gli autori dei reati, arrestati in precedenza dalle forze di polizia giudiziaria.
I casi su cui mi sono soffermato sono tre ma alquanto rappresentativi di alcune tipologie di eventi delittuosi che hanno innescato presso la pubblica opinione una giustificata ondata emotiva in quanto attengono , in questo scorcio di tempo, a tre fra i più ricorrenti reati, più precisamente:
1- incendi dolosi;
2- omicidi colposi causati da conducenti di veicoli in stato di ebbrezza o sotto effetto di sostanza stupefacenti;
3- violenza di ogni tipo sulle donne dentro e fuori le mura domestiche.
Starò su linee generali, come si conviene ad uno che non ha letto gli atti processuali in quanto, con una siffatta importante mancanza, mi viene difficile dare giudizi definitivi; ma, avendo letto alcuni giudizi ed ascoltato esternazioni da parte di qualche amico, vorrei qui richiamare l'attenzione sulla circostanza che l'emotività con la susseguente richiesta di giustizia sommaria “subito” è solamente un versante della questione perchè, fortunatamente, dall'altro esiste un primo giudice, quello inquirente – il Pubblico Ministero (PM) – poi il Giudice per le Indagine Preliminare (GIP) ed infine il Giudice di merito con ben tre gradi di giudizio, con un ulteriore prolungamento nei casi un cui la Corte di Cassazione – che non è giudice di merito ma di diritto - ritenga di annullare la sentenza della Corte d'Appello con rinvio ad altra Sezione per una nuova decisione.
Costoro, ciascuno secondo le proprie competenze regolamentate dal Codice di Procedura Penale, prima di emettere una decisione, sia essa un'ordinanza, un decreto od una sentenza, valutano le prove e decidono in base ad una legge, scritta da altri organi dello Stato, cui sono legati nonchè secondo il loro libero convincimento, senza cioè condizionamenti da parte di estranei al procedimento penale.
Il libero convincimento del giudice sulle prove acquisite ed a lui sottoposte perchè possa esprimere un suo giudizio è una garanzia assoluta relativamente alla libertà personale di ogni individuo , in quanto così sottratta ad altri poteri dello Stato.
Se così non fosse, avremmo una riedizione di quei Tribunali Speciali, istituiti nel ventennio fascista, attraverso i quali si “liquidavano” gli oppositori al regime, spesso con sentenze di condanna alla pena capitale, la fucilazione; i giudici non appartenevano alla magistratura ma venivano nominati dall'apparato politico: in fondo una specie di quanto avrebbe voluto il precedente governo, sia pure sotto le “mentite spoglie” di norme solo apparentemente innocue.
Certo è che anche tra i giudici c'è qualcuno che sbaglia, alle volte anche con conseguenze dolorose per le stesse vittime dei reati e per i loro congiunti, ma non per questo si deve fare di tutta un'erba un fascio.
Passata l'ondata emotiva ci si accorge che a monte esistono altri problemi ancora irrisolti.
Appare evidente come sia la prevenzione il mezzo più efficace per garantire ad un Paese civile una convivenza libera e democratica, nella vita pubblica e privata di ogni singolo cittadino così come anche nel campo sanitario.
Rafforziamo di numero e con mezzi appropriati le Forze dell'Ordine, i magistrati, specie quelli di primo grado, per avere una giustizia tempestiva ed al passo con le moderne necessità e tante altre cose e cosucce.
Grandi problemi che, lo sappiamo, hanno bisogno di enormi risorse finanziarie che potremmo anche reperire se tutti pagassero le tasse in rapporto alle loro effettive ricchezze.
Ma noi abbiamo avuto da un certo tempo a questa parte inni dedicati all'evasione da parte di governanti ricchi sfondati ed uno stillicidio di leggi-condono che hanno privilegiato una speciale anarchia fiscale.
Oggi , al coro di ieri, si aggiunge un economista, Oscar Giannino – vice-direttore di Libero- che mi era pure, non sempre però, anche simpatico ma dopo queste sue frasi il mio giudizio su di lui è completamente cambiato in un negativo assoluto:
“Valentino Rossi è un eroe della resistenza fiscale, il suo esempio ci insegna che, nel mondo globalizzato della concorrenza fiscale tra meno esosi, la nostra casa è laddove poniamo il nostro denaro.
Pertanto viva Rossi e viva i paradisi fiscali.
Viva Antigua e Barbados, viva il Liechtenstein e Montecarlo.
E poi straviva la Svizzera”.
Guardia di Finanza ed Agenzia delle Entrate, se ci siete battete un colpo !
SEGUE

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