L’AMACA
di
L’appello del capo del governo a
“consumare di più”
(ripetuto più volte, l’ultima il 3 giugno u.s.)
è un inno inconsapevole alla precarietà dei nostri fondamenti economico-sociali.
Non può non dirsi precaria la condizione di chi, quasi per statuto, è condannato ad ingurgitare e digerire quantità sempre crescenti di “roba”, cibo, vestiti, viaggi, vacanze, elettronica, crediti, debiti, ammennicoli, orpelli.
Ogni pausa ed ogni deviazione da questo percorso bulimico generano ansia, panico sociale, sensi di colpa;
viviamo in una galera psicologica costruita con tale efferatezza
che la fuga è vista come indegno tradimento della propria reclusione.
Non si può pretendere che il signor B possa d’un tratto riflettere sulla sobrietà o sulla decrescita come via d’uscita dal pazzesco tunnel nel quale ci siamo infilati.
Lo fa molto di rado anche la sinistra
( e sarebbe il suo mestiere)
perché mai dovrebbe farlo un anziano miliardario di destra ?
Fa comunque molta impressione rileggere o riascoltare su Blob il celebre discorso di Bob Kennedy
“contro il PIL”
nel quale spiegava come la smania di quantità rischi di cancellare ogni qualità.
Era il 1968, quasi mezzo secolo è passato, è arrivato il famoso Duemila e noi siamo ancora qui a sentirci dire che per salvare il mondo dobbiamo svuotarci le tasche e riempire i cessi.
Come siamo vecchi, e come è vecchio il signor B.
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