sabato, giugno 20, 2009

Il saluto romano

Cassazione

No al "saluto romano" negli stadi

La Cassazione ha detto stop all'uso del saluto romano fuori e dentro gli stadi.

La Corte è stata categorica sottolineando che il saluto fascista non può essere interpretato come un saluto scherzoso ma anzi costituisce

''una manifestazione esteriore che rimanda, per comune nozione storica, all'ideologia fascista, e quindi ad una ideologia politica sicuramente non portatrice dei valori paritari e di non violenza ma, al contrario, fortemente discriminante ed intollerante''.

È così la prima sezione penale della Corte, (sentenza n. 25184/2009) ha confermato la condanna emessa nei confronti di un capo ultras, sulla base della legge Mancino che punisce l'incitamento alla violenza per motivi razziali e religiosi.

L'uomo, dell'età di circa 30 anni, era andato in trasferta per seguire la partita della sua squadra del cuore.

Giunto allo stadio però pretendeva di entrare senza pagare il biglietto.

Lui e un gruppo di altri ultras avevano dato vita ad un corteo con tanto di saluto fascista e ne erano scaturiti dei tafferugli.

Il caso finiva prima in Tribunale e poi in Corte d'Appello che emetteva sentenza di condanna.

In Cassazione, l'ultras ha sostenuto che la condanna sarebbe stata eccessiva visto che il 'saluto romano' era soltanto un ''saluto scherzoso''.

La Corte però non ha voluto sentire ragione ed ha ribadito il divieto per questo gesto, evidenziando come esso riporti

''ad un regime totalitario che ha emanato, fra l'altro, leggi di discriminazione di cittadini per motivi razziali''.

Data: 19/06/2009 –

Autore: Roberto Cataldi

Ho avuto modo di leggere su la Repubblica che il ministro Brambilla, che non era certo in vacanza, avrebbe anche lei messo in atto un siffatto saluto.

Salvo che non abbia le traveggole.

A conforto sottopongo alla vostra attenzione l’articolo in questione.

La responsabile del Turismo ripresa col braccio teso a Lecco alla festa dei carabinieri.

A fianco a lei il padre nella stessa posa

La Brambilla e il saluto romano ,il video che imbarazza il ministro

di

ANTONELL

O CAPORALE


La Brambilla a Lecco

ROMA - Il fotogramma era eloquente ma parziale: il braccio teso, la mano dritta a punta, il corpo fermo, gli occhi fissi nel vuoto. Intenso e partecipato. Il video, che potete guardare su repubblica.it, raccoglie in un modo ancor più emozionante la scena immortalata dal reporter della Gazzetta di Lecco alla festa dell'Arma dei Carabinieri.

Tra fasce tricolori e divise sull'attenti, Michela Vittoria Brambilla, neoministro per il Turismo, tende dinamicamente a sopravanzare il corteo istituzionale irreggimentato ma piuttosto moscio e allunga il braccio fino a farlo puntare quasi al cielo.

"Fa ridere soffermarsi sull'angolazione del mio gomito",

commentò alla vista delle foto.

Al video, che pure ha potuto visionare, ha deciso invece di rispondere col silenzio.
C'è da dire che l'angolazione ricavata dal film esprime compiutezza e aderenza ai criteri guida del saluto romano:

braccio destro teso avanti-alto con la mano tesa aperta leggermente inclinata in alto rispetto all'intero braccio.

Ridefinita così la posizione, e rivisto ancora il filmato, tutto sembra al suo posto, perfettamente in linea con la storia e - evidentemente - il primo amore.

Il braccio disteso, gesto pieno e consapevole. Insomma, sembra fascistissimo.
E, se sono esatte le ricostruzioni familiari, parecchio fascista pare anche il gesto del papà che dallo stesso palco, ma dal lato opposto della figliola, ha reclamato a sé lo stesso saluto, e l'ha mostrato con medesima forza e uguale emozione.

Tutti e due un attimo prima con la mano sul cuore, anche qui tutto perfetto, e un attimo dopo, appena alla fine dell'inno di Mameli, come sapete.

Sembra che Brambilla faccia buon uso, diciamo così, del saluto fascista.

Una deputata del Pd, Lucia Codurelli, giura che il ministro lo scorso 29 maggio avrebbe concesso il bis durante un raduno a Varenna, in provincia di Lecco, di persone in camicia nera.

Non è vero.

La Brambilla in quell'occasione vestiva uno splendido tailleur turchese. Qualche camicia, forse forse, solo sullo sfondo.

Ma non c'è prova documentale.

E la foto immortala la mano del ministro sul petto.

Lì si ferma.
Finora, purtroppo o per fortuna, Michela Vittoria Brambilla si era conquistata la fama di essere una vulcanica donna del fare.

I circoli della libertà, migliaia e migliaia, figli della sua intraprendenza.

E anche la tv delle libertà, le telecamere, un partito nel grande partito di Berlusconi.

Due anni di fuoco, molte presenze a Porta a porta, tutte con i tacchi e parecchie con le autoreggenti.

Ancora un fotografo, ancora uno scatto, e le sue calze e anche i suoi slip sono divenuti oggetto della narrazione.

Poi i circoli si sono sciolti, la tv è stata chiusa e la Brambilla si è messa in pantaloni.

Quando sembrava che le gambe stessero a posto e anche i piedi piuttosto comodi nei sandali con le zeppe, ecco le mani, anzi la mano destra aperta e tesa, trasgredire.

Un perfetto saluto romano, tecnicamente ineccepibile, e un segno, se vogliamo, anche al decoro che Trilussa sempre ci fa ricordare:

“Quanno dai la mano a uno te po' capità de strigne dè no zozzone o de'n ladro.
Perciò salutamose tutti alla romana: se vorremo ancora bene, tenendosi a distanza!”.

E DI COSA CI SI DEVE MERAVIGLIARE SE POI ALL'INTERNO DEL GOVERNO ESISTONO INDIVIDUI IN ODORE DI CAMORRA ?




Nessun commento: