I misteri di Villa Certosa
di
Marco Bucciantini
Come nella mitica trasmissione anni ‘80 di Umberto Smaila, tutto sembra più goliardico che hard.
Si sposa il nipote dei fondatori del villaggio che divide con Porto Cervo i lussuosi turisti della Costa Smeralda.
Per le nozze di Leonardo Donà dalle Rose sono state chiuse le strade, ristrutturata la piazzetta San Marco, abbellita la piccola chiesa che sembra un pandoro.
Questa è la pubblicità: venite, fotografate, filmate, reclamizzate.
Poi c’è la reggia, sfarzosa e cupa, sfacciata e nascosta.
Venite, divertitevi. E state zitte.
Si nascondono le foto, ma quello che accade è il più nitido scatto sul nostro Paese.
«Le ragazze fanno la fila per farsi ricevere alla villa, d’estate ne arrivano a centinaia.
Quelle invitate direttamente viaggiano negli aerei privati e negli yacht, altre giungono speranzose, come quando si compra il biglietto della lotteria», è la sconsolata cronaca di Gianni, il gelataio di Porto Rotondo che da vent’anni serve il premier e a Villa Certosa gestisce perfino una gelateria privata.
Come gli altri esercenti della Costa Smeralda, è grato al Re.
Un investimento: male che vada, s’incassa il braccialetto d’onice a forma di tartaruga (il simbolo della Certosa), il ciondolo a forma di farfalla (il marchio del padrone), e anelli, bracciali, cavigliere, il buono spesa per le boutique del centro.
Quello che succede dentro non è un segreto: alcune foto di Zappadu le ha già pubblicate il settimanale "Oggi": ci sono le ragazze sulle gambe del premier, che le cinge fino a poggiare le mani nella zona inguinale.
In altre si vede Berlusconi esplorare sotto le camicette.
Ne uscì una.
Poi le foto di Zappadu furono vietate, anche allora.
Nella seconda puntata si sarebbe visto Berlusconi assistere beato alle effusioni delle sue ospiti, accoccolate sulle gambe del presidente del consiglio di questo Paese.
«Almeno cinquanta persone hanno visto gli scatti e anche quelli che adesso la Procura vuole sequestrare», dice Zappadu.
Come certi segreti di Stato: si sa, ma non si può dire.
«Un giorno mi chiamano - racconta Pietro, giovane tassista che fa base all’aeroporto di Olbia - e quando mi presento alla villa mi dicono di attendere.
Mi fanno entrare ma quei pochi metri di strada li faccio scortati dai carabinieri.
Scendo per fumare una sigaretta e loro mi braccano.
Non posso nemmeno allungare il collo.
Devo aspettare quattro ore prima che il segretario di Berlusconi accompagni le tre ragazze.
Quando le riporto all’aeroporto, parlano e sognano: mi hanno detto che farò una parte in quella soap di mezzogiorno...forse una televendita...
A me non hanno detto niente, ma ho preso numeri di telefono importanti...».
31 maggio 2009
Da l’Unità.it
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