giovedì, marzo 13, 2008

Preghiera di un povero cristo

Lamento di un popolano al Cristo crocifisso
di Lionardo Vigo (Acireale 1799 - 1879)
poesia dedicata ai "poveri cristi" della ducea di Bronte
Un servu, tempu fa di chista chiazza,
ccussì priava a Cristu e cci dicia:
"Signuri! U me patruni mi strapazza!
Mi tratta commu un cani inta la via;
tuttu si pigghia ccu la so manazza
macari a vita e dici chi nun è a mia.
Si ppò mi lagnu cchiù peggiu mi minazza,
a bbastunati mi lliscia u pilu e m'impriggiunia.
Quindi, ti pregu, chista mala razza,
distruggila tu, Cristu, ppi mia!
Risposta del Cristo:

"E ttu, forsi, hai ciunchi li brazza?
Oppuri l'hai inchiuvati commu a mia?
Cu voli a giustizzia si la fazza
Nè speri cìautru la faria ppi tia.
Si ttu si omu e nun si na testa pazza,
metti a fruttu sta sintenza mia:
iu nun saria supra chista cruciazza

Traduzione
Tempo fa un servo siciliano
così pregava Cristo e gli diceva:
”Signore ! Il mio padrone mi strapazza!
Mi tratta come un cane randagio;
si prende tutto con le sue manacce
anche la vita che dice non esser mia.
Se dopo mi lagno, va peggio, mi minaccia,
mi liscia il pelo a bastonate e mi fa imprigionare.
Quindi, ti prego, questa razza cattiva
distruggila tu, Cristo, per conto mio!
Gesù Cristo risponde:
E tu forse hai le braccia invalide ?
Oppure le hai inchiodate come le mie ?
Chi vuole giustizia se la faccia da sé
perché non può sperare che un altro la farà per te.
Se tu sei un uomo e non sei un pazzo,
metti a frutto quanto ti ho detto:
io non sarei sopra questa dolorosa croce.

RIFLESSIONE

Passano gli anni, anche i secoli ma la musica non cambia; è sempre la solita solfa.
La catena di morti sul lavoro tende a dilatarsi ed i salari, assieme agli stipendi di dipendenti pubblici e privati, sono i più bassi dell’area europea.
I rischi sono molti perché i datori di lavoro preferiscono pagare le modeste cifre contemplate dalle multe per l’inosservanza dell’applicazione delle norme di sicurezza piuttosto che sborsare somme maggiori per approntare le necessarie, in quanto previste per legge, misure a tutela della vita dei propri dipendenti.
Confindustria si lamenta dell’eccessività delle pene previste dal “Piano Sicurezza” approvato nei giorni scorsi dal governo Prodi; è la riprova che si guarda più al profitto dell’azienda e degli azionisti che la vita di chi sgobba ricompensato da salari da fame!
Oggi siamo nel 2008 e non nel 1800 e ci sarebbero o i mezzi
per imporre in maniera civile e democratica una seria discussione che dia vita ed impulso perenne ad un nuovo corso di rinnovamento dei rapporti tra le parti sociali che è stato atteso da parte dei lavoratori e disatteso da parte imprenditoriale già da troppo tempo.
Una giusta misura tra gli interessi di tutti i protagonisti del mondo del lavoro che non può che portare dei benefici per tutti e per l’intera collettività.
Ci sono forti rappresentanze sindacali che possono fare, come hanno di già fatto in moltissime occasioni nel passato, da mediazione tra gli interessi di ciascuna delle due parti.
Basta solo capire che questi interessi appartengono non a singole parti ma a tutta la collettività, intesa nel senso più largo della parola.
E’ da tempo però che da una certa parte politica si tende a denigrare l’operato dei sindacati dei lavoratori, previlegiando quello dei datori di lavoro, al fine di indebolirne la loro funzione sino al punto di farli ritenere privi di una vera e propria forza rappresentativa.
I continui attacchi verbali e con atti specifici allo Statuto dei Lavoratori sono la controprova di questa volontà disgregatrice dell’unità sindacale e di tutti coloro che lavorano.
Ottuse concezioni personalistiche che non fanno altro che fomentare, accrescendolo sempre di più, il malcontento di tutti coloro che vorrebbero, per contro, assistere ad una vera e propria pace sociale e non una lotta che si perpetua da tempo immemorabile.
In media stat virtus;
il contemperare le diverse esigenze, all’inizio, non sarà certo facile visto che oramai dal lato imprenditoriale il ricorso a manovre ostruzionistiche per dilatare nel tempo le trattative per i rinnovi dei vari contratti collettivi nazionali è divenuta oramai una prassi consolidata.
Credo, tuttavia, che bisognerà iniziare da subito ma non solamente sul versante salariare ma anche su quello relativo alla sicurezza.
Non c’è giorno che non registri la morte di uno o più lavoratori e, a queste vittime, ci sono da aggiungere i suicidi conseguenti a situazioni legalizzate dalle norme della legge 30.
Ma questo, a qualcuno, non interessa perché lui è intento solamente a trovare il modo di realizzare il suo chiodo fisso, quello dichiarato pubblicamente:
“DEBBO VINCERE LE ELEZIONI”
E’ pur vero che il volere è potere ma si riferiva ad altre situazioni.
Vincerle per rimpolpare le proprie ricchezze, ricorrendo anche ad altre leggi vergogna, e magari, peggiorando la già peggiore di tutte le sue normative legislative, quella legge 30 che, vergognandosi di chiamarla con il nome giusto, viene da lui ancora attribuita ad un personaggio morto e da morto definito come “un rompicoglioni”
da un ministro del suo staff che ci ritroveremo ancora, come esempio di novità, tra i piedi.
A chi se lo fosse dimenticato ricordo che era il ministro dell’Interno che aveva tolto la scorta al Prof. Biagi, nonostante le reiterate minacce da quest’ultimo ricevute; risponde al nome di
CLAUDIO SCAJOLA
l'irresponsabile responsabile dell’ordine pubblico in occasione del G8 di Genova, la pagina più brutta della storia dell’Italia repubblicana per la carente strategia messa in atto a tutela del regolare svolgimento del convegno nonché dell’incolumità dei cittadini e di ogni altra normale attività quotidiana.
Giornata che non si può cancellare dalla memoria nostra e di tutto il mondo civile soprattutto per l’irruzione notturna programmata e messa in atto, come risulta oramai evidente dalla lettura degli atti processuali, a scopo ritorsivo nella scuola di via Diaz.
In molti ci si è posta la domanda, ancora senza risposte, sul perché e con quale motivazione è stata permessa la presenza di alti esponenti di AN nella stanza dei bottoni delle Forze dell’Ordine.
Su tutto ciò ci ritornerò quanto prima mano a mano che l’iter processuale già in atto andrà avanti.
Ma una cosa vorrei però anticiparla; mi riferisco alla dichiarazione spontanea fatta in udienza da uno dei 28 imputati che risponde al nome di
Michelangelo Fournier,
vice-questore aggiunto del I° Reparto Mobile di Roma, che, correggendo una sua precedente deposizione resa nel corso dell’istruttoria ai PM Enrico Zucca e Francesco Cardona Albini, ha così descritto la scena che si presentò ai suoi occhi al suo arrivo al primo piano della Diaz:
“ SEMBRAVA UNA MACELLERIA MESSICANA”.
Non solo il ministro rimase in carica ma, anzi venne difeso da tutti.
Questa è l’immagine data dall’Italia al tutto il mondo dal governo Berlusconi !
Ed ecco allora il suo diktat:
“DEBBO VINCERE LE ELEZIONI”
senza però precisare il perché; non certo per il suo altruismo che non trova nemmeno un piccolissimo spazio nel suo DNA immerso tendenzialmente, sin dalla nascita a destra.
Per il bene del popolo che vuole libertà, ma quale libertà ?
Quella di uno che si definisce un “monarca”:
la mia è una monarchia dixit. e basta.
Ma forse voleva dire “menarca”?
Se uno scambia, sbagliando, Remo con Remolo potrebbe anche darsi che si sia trattato di un lapsus.
Ma non può essere perchè, sia pure con molti difetti, che tenta di nascondere con artifizi plastici, appartiene al genere maschile.
No si è trattato, secondo me, di un vero e proprio raptus di onnipotenza, proprio di coloro che, non essendolo, tentano con ogni mezzo, soprattutto mediatico, di farsi crede un “grande”.
Ed è per questo che si è imbarcato sulla sua Arca anche Ciarrapico che con la Mussolini fanno un bel paio di fascistoni, uno di vecchia data e l’altra da tempi più recenti ma con un cognome che ne fa una fascista doc.
Andiamo proprio bene.
In Italia abbiamo oggi una diarchia:
un
“PAPA RE”
ante porta PIA
da un lato
ed
alla sua destra
sotto una stessa bandiera

“IL MONARCA ASSOLUTO”

Pensate un po’ che bella libertà ci toccherà se.......!!!
Volesse il cielo che no.

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