L’ARTE DI ARRANGIARSI
CON MOLTA FANTASIA
seconda parte
Il Jet da combattimento, dopo aver ricevuto l’ok di rito dalla torre di controllo, atterra con molto anticipo sull’orario previsto a Capodichino; il responsabile del traffico aereo provvede subito ad allertare le Forze dell’ordine affinché possano provvedere all’istante quanto necessario per la sicurezza dell’ex premier.
L’aereo si ferma sin sull’ingresso della sala d’arrivo per evitare al capopopolo colpi d’aria, e Berlusconi, con al seguito i suoi 50 body guard si appresta ad entrarvi con in coda la troupe di figuranti.
Appena dentro trova il percorso d’uscita sbarrato, come al solito, dai finanzieri e carabinieri che tengono al guinzaglio i loro cani poliziotto antidroga che cominciano subito a fiutare l’aria che quel giorno a Napoli non era molto accogliente in quanto tendente al gelido.
Berlusconi reagisce a questa accoglienza urlando che potevano ritirarli subito in quanto Miccichè l’avevano lasciato in Sicilia a piangere sulle proprie disgrazie e che quindi non era il caso di mantenere un siffatto schieramento di animali.
Pur perplessi i militi aprono un varco e gli sbarcati escono fuori in tutta fretta e salgono sul pullman appositamente preparato per portarli direttamente all’hotel Vesuvio, sul lungomare di viale Partenope.
Il mezzo, corazzato per la bisogna, attraversa quindi i due piazzali antistanti l’aeroporto ed al conducente, visto l’arrivo anticipato, viene l’idea di proporre al cavaliere un fuori programma al lì vicino cimitero di Santa Maria del Pianto per una visita alla tomba del celeberrimo principe Antonio De Curtis, in arte Totò,
che costeggia la strada da percorrere.
Berlusconi tentenna ma i suoi lo spingono ad accettare la proposta ed anche lui comincia ad assaporare la gioa di poter confrontarsi con tale attore, il più grande comico che l’Italia abbia mai avuto.
Entrano, raggiungono la tomba e guardano ammirati la foto del grande estinto; qualcuno prega, altri sorridono ricordando il suo sguardo beffardo, altri infine si dimostrano, forse perché infreddoliti, gelidi.
Berlusconi invece si china sulla tomba e rivolge un orecchio proprio quasi a contatto della foto del defunto come se attendesse una risposta ad una sua domanda rivolta mentalmente a Totò; vorrebbe conoscere chi, tra i contendenti alla carica di premier, avesse votato se fosse stato ancora in vita.
Il cavaliere assieme agli altri della troupe che gli stavano vicino sente una voce tuonante che, con l’ausilio di un enorme megafono ,
urla
Il Jet da combattimento, dopo aver ricevuto l’ok di rito dalla torre di controllo, atterra con molto anticipo sull’orario previsto a Capodichino; il responsabile del traffico aereo provvede subito ad allertare le Forze dell’ordine affinché possano provvedere all’istante quanto necessario per la sicurezza dell’ex premier.
L’aereo si ferma sin sull’ingresso della sala d’arrivo per evitare al capopopolo colpi d’aria, e Berlusconi, con al seguito i suoi 50 body guard si appresta ad entrarvi con in coda la troupe di figuranti.
Appena dentro trova il percorso d’uscita sbarrato, come al solito, dai finanzieri e carabinieri che tengono al guinzaglio i loro cani poliziotto antidroga che cominciano subito a fiutare l’aria che quel giorno a Napoli non era molto accogliente in quanto tendente al gelido.
Berlusconi reagisce a questa accoglienza urlando che potevano ritirarli subito in quanto Miccichè l’avevano lasciato in Sicilia a piangere sulle proprie disgrazie e che quindi non era il caso di mantenere un siffatto schieramento di animali.
Pur perplessi i militi aprono un varco e gli sbarcati escono fuori in tutta fretta e salgono sul pullman appositamente preparato per portarli direttamente all’hotel Vesuvio, sul lungomare di viale Partenope.
Il mezzo, corazzato per la bisogna, attraversa quindi i due piazzali antistanti l’aeroporto ed al conducente, visto l’arrivo anticipato, viene l’idea di proporre al cavaliere un fuori programma al lì vicino cimitero di Santa Maria del Pianto per una visita alla tomba del celeberrimo principe Antonio De Curtis, in arte Totò,
che costeggia la strada da percorrere.
Berlusconi tentenna ma i suoi lo spingono ad accettare la proposta ed anche lui comincia ad assaporare la gioa di poter confrontarsi con tale attore, il più grande comico che l’Italia abbia mai avuto.
Entrano, raggiungono la tomba e guardano ammirati la foto del grande estinto; qualcuno prega, altri sorridono ricordando il suo sguardo beffardo, altri infine si dimostrano, forse perché infreddoliti, gelidi.
Berlusconi invece si china sulla tomba e rivolge un orecchio proprio quasi a contatto della foto del defunto come se attendesse una risposta ad una sua domanda rivolta mentalmente a Totò; vorrebbe conoscere chi, tra i contendenti alla carica di premier, avesse votato se fosse stato ancora in vita.
Il cavaliere assieme agli altri della troupe che gli stavano vicino sente una voce tuonante che, con l’ausilio di un enorme megafono ,
urla
VOTO WALTER, VOTO WALTER, VOTO WALTER
e, quindi, come seguito,
il rimbombo di un sonorissimo pernacchio, preso evidentemente a prestito da Edoardo De Filippo che, nelle vesti di don Ersilio Miccio, detto Il Professore, insigne esperto in versi e versacci vocali, usava insegnare a chi andava a chiedergli consigli per risolvere nel giusto modo tante vicende del quartiere Sanità.
Chi ha avuto la fortuna di vedere il film
“L’oro di Napoli”
e, quindi, come seguito,
il rimbombo di un sonorissimo pernacchio, preso evidentemente a prestito da Edoardo De Filippo che, nelle vesti di don Ersilio Miccio, detto Il Professore, insigne esperto in versi e versacci vocali, usava insegnare a chi andava a chiedergli consigli per risolvere nel giusto modo tante vicende del quartiere Sanità.
Chi ha avuto la fortuna di vedere il film
“L’oro di Napoli”
potrà ricordare la faccia che fece quel marchese a fronte del frastuono delle pernacchie a lui rivolte con tanto di dedica, ogni qual volta usciva in auto scoperta dalle mura della sua villa. Si era reso inviso al quartiere perché, per poter passare con la sua auto tra gli stretti vicoli che circondavano la sua villa, aveva proibito di collocare, come da usanza locale , qualunque cosa per strada.
Per il cavaliere, ferito nell’orgoglio, fu come una pugnalata alle spalle; non se l’aspettava di certo un simile trattamento da un collega.
Aveva ragione Fini a definire Berlusconi come un comico ma che, almeno Totò faceva ridere.
Ma glissiamo su questa vicenda perché, una volta ripescato per la seconda volta dalla fogna in cui l’aveva rimandato il capo comico, tutto è ritornato come prima: tra comici ci si intende a meraviglia soprattutto allorché della dignità personale se ne fa non uno ma due baffi.
Rosso e furente di rabbia esce dal cimitero e si precipita con tutto il seguito dentro il pullman che prosegue subito verso l’albergo.
Ma la notizia di quanto accaduto al cimitero si sparse per tutta Napoli in un baleno tanto che al suo arrivo, appena sceso dal predellino - lui ha uno speciale affetto per questo accessorio automobilistico tanto che su uno di essi ha fondato un partito – ritorna subito di buon umore nel vedere che il Castel dell’Ovo è pieno di gente assiepata sin sopra i cocuzzoli che acclama ed il mare circostante stracolmo di natanti di ogni tipo con naviganti festanti che fischiavano in segno di giubilo.
Ma non fa a tempo a mostrare in tutto il suo splendore la dentiera per fare ammirare al mondo partenopeo uno dei suoi soliti studiati sorrisi accattivanti che rimane a bocca spalancata.
Una collettiva salva di pernacchie - don Miccio docet – viene diretta al suo indirizzo.
Ma ad un tratto cessa al comando di un capopolo perché deve entrare in scena, come programmato per i festeggiamenti d’accoglienza, alcuni cantanti da sceneggiata, dei veri professionisti, che gli urlano in coro:
“Con tutta la mondezza che abbiamo qui ci mancavi solo tu ad aumentarla”.
Il cavaliere scappa dentro l’albergo e qui raduna i suoi capi bastone per comunicare la sua volontà di disdire l’appuntamento elettorale già previsto da tempo al teatro lirico San Carlo.
I suoi fedeli servitori insistono, garantendogli che il teatro sarà al gran completo ma occupato sino all’inverosimile solamente dai suoi fedeli fans.
Non abbia paura, insistono, si tratta di 10.000 persone fedelissime già pronte a votarlo anche seduta stante.
Berlusconi vuole la sua rivincita ed ritorna sulla sua decisione: andrà al San Carlo e terrà un discorso elettorale di primordine.
Sale in camera e, spossato dalle emozioni e dal viaggio, si addormenta, russando pesantemente.
Forse lo appreso nella dacia di Putin ed ora vuole imitarlo, tanto più che il suo carissimo amico russo è sempre il dominatore, pardon, il domatore di tutte le Russie, sia con le buone che con le cattive.
Il fine giustifica i mezzi diceva Macchiavelli e pare che lì questa affermazione trovi da tempo ferma applicazione.
In Italia il Fini non giustifica nulla, da fascista era è divenuto sfascista; cambiando l’ordine dei fattori il “prodotto” non cambia.
Ma che bontà, ma che bontà, ma che cos’è questa roba qua ?
Buona la sua ultima battuta su un eventuale nuovo Presidente USA!
Da razzista nato e pasciuto; ma questa è un’altra storia che vedremo in altra sede.
segue
Per il cavaliere, ferito nell’orgoglio, fu come una pugnalata alle spalle; non se l’aspettava di certo un simile trattamento da un collega.
Aveva ragione Fini a definire Berlusconi come un comico ma che, almeno Totò faceva ridere.
Ma glissiamo su questa vicenda perché, una volta ripescato per la seconda volta dalla fogna in cui l’aveva rimandato il capo comico, tutto è ritornato come prima: tra comici ci si intende a meraviglia soprattutto allorché della dignità personale se ne fa non uno ma due baffi.
Rosso e furente di rabbia esce dal cimitero e si precipita con tutto il seguito dentro il pullman che prosegue subito verso l’albergo.
Ma la notizia di quanto accaduto al cimitero si sparse per tutta Napoli in un baleno tanto che al suo arrivo, appena sceso dal predellino - lui ha uno speciale affetto per questo accessorio automobilistico tanto che su uno di essi ha fondato un partito – ritorna subito di buon umore nel vedere che il Castel dell’Ovo è pieno di gente assiepata sin sopra i cocuzzoli che acclama ed il mare circostante stracolmo di natanti di ogni tipo con naviganti festanti che fischiavano in segno di giubilo.
Ma non fa a tempo a mostrare in tutto il suo splendore la dentiera per fare ammirare al mondo partenopeo uno dei suoi soliti studiati sorrisi accattivanti che rimane a bocca spalancata.
Una collettiva salva di pernacchie - don Miccio docet – viene diretta al suo indirizzo.
Ma ad un tratto cessa al comando di un capopolo perché deve entrare in scena, come programmato per i festeggiamenti d’accoglienza, alcuni cantanti da sceneggiata, dei veri professionisti, che gli urlano in coro:
“Con tutta la mondezza che abbiamo qui ci mancavi solo tu ad aumentarla”.
Il cavaliere scappa dentro l’albergo e qui raduna i suoi capi bastone per comunicare la sua volontà di disdire l’appuntamento elettorale già previsto da tempo al teatro lirico San Carlo.
I suoi fedeli servitori insistono, garantendogli che il teatro sarà al gran completo ma occupato sino all’inverosimile solamente dai suoi fedeli fans.
Non abbia paura, insistono, si tratta di 10.000 persone fedelissime già pronte a votarlo anche seduta stante.
Berlusconi vuole la sua rivincita ed ritorna sulla sua decisione: andrà al San Carlo e terrà un discorso elettorale di primordine.
Sale in camera e, spossato dalle emozioni e dal viaggio, si addormenta, russando pesantemente.
Forse lo appreso nella dacia di Putin ed ora vuole imitarlo, tanto più che il suo carissimo amico russo è sempre il dominatore, pardon, il domatore di tutte le Russie, sia con le buone che con le cattive.
Il fine giustifica i mezzi diceva Macchiavelli e pare che lì questa affermazione trovi da tempo ferma applicazione.
In Italia il Fini non giustifica nulla, da fascista era è divenuto sfascista; cambiando l’ordine dei fattori il “prodotto” non cambia.
Ma che bontà, ma che bontà, ma che cos’è questa roba qua ?
Buona la sua ultima battuta su un eventuale nuovo Presidente USA!
Da razzista nato e pasciuto; ma questa è un’altra storia che vedremo in altra sede.
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