venerdì, marzo 07, 2008

Il ritorno di Barbapedana

El mè amis
BARBAPEDANA

gran menestrello milanese
rivive nei miei pensieri attraverso una filastrocca trovata per puro caso.
È
tornato Barbapedana
(E.Frati - E. Sciorilli)

Con la tuba e la chitarra,
Il pastran fatto a zimarra (1)
C’è un ometto un tipo strano
Che passeggia per Milano.

Ed in pretto meneghino
improvvisa bosinate (2)
ma non trova un cittadino
che si fermi ad ascoltar.

È tornato Barbapedana
ch’el gh’aveva quel tale gilee,
longh dananti e cort dedree,
coi saccocc longh e largh ona spanna.

È tornato Barbapedana,
vegnì tutte tosann (3) a vedè
com’on dì s’el portava on gilee,
senza ‘l davanti cont minga el dedree.

Chiede a tutti con cipiglio:
Dove hann messo il mè Naviglio ?
E el Barchett de boffalora (4)
anca lù l’è andà in malora ?

Questi cari busecconi (5)
con la scusa del progresso
s’hinn paccià (6) ancà i bastioni
Per fa su ‘ti cinema !

E va mogio mogio
laggiù il Sant Ambrogio,
sognando il suo vecchio Milan.

È tornato Barbapedana
ch’el gh’aveva quel tale gilee,
longh dananti e cort dedree,
coi saccocc longh e largh ona spanna.

È tornato Barbapedana,
vegnì tutte tosann (7) a vedè
com’on dì s’el portava on gilee,
senza ‘l davanti cont minga el dedree.
È tornato Barbapedana
ch’el gh’aveva quel tale gilee,
longh dananti e cort dedree,
coi saccocc longh e largh ona spanna.
Mai nessun forse l’ha visto
e nessuno sa dirci com’è,
ma san tutti che aveva il gilee:
senza il davanti e con minga el dedree !

(1) zimarra = lungo soprabito senza maniche;
(2) bosinate = cronache satiriche cantate in milanese;
(3) tosann = ragazze;
(4) boffalora = barca corriera che portava da Boffalora Ticino a Milano e viceversa;
(5) busecconi = termine poco gradito con il quale si solevano un tempo chiamare i milanesi, divoratori di frattaglie e di trippa (le busecche);
(6) s’hinn paccià anchà i bastioni = hanno fatto sparire anche i Bastioni (mura della città);
(7) tosann = ragazze

A coloro che in passato hanno avuto modo di visitare il mio vecchio blog
“Il dovere di comunicare”
il nome di Barbapedana non giungerà nuovo.
Quel blog l’ho dovuto abbandonare perché, ad un certo punto, non siamo più riusciti ad aprire per “un errore di sintassi”;
non so cosa voglia dire ma non c’è stato verso di ripristinarlo.
Comunque il ripetere per i nuovi la sua storia non mi disturba affatto anzi mi dà motivo di ricordare la mia infanzia milanese vissuta prima e durante l’ultima guerra mondiale a Milano a Porta Vittoria, già porta Tosa prima della cacciata dell’invasore austriaco, la Porta di Barbapedana.
Abitavamo in corso XXII marzo ; avevo compiuto qui i primi anni della mia vita e già a cinque anni mia nonna materna mi mandava a chiamare poco prima dell’imbrunire il nonno che, assieme ai suoi vecchi amici, passava qualche ora all’osteria sita poco lontano da casa , all’angolo di Via Morosini e piazza Santa Maria del Suffragio. Allora gli anziani del posto usavano passare un po’ di tempo in questi ritrovi dove, tra un bicchiere e l’altro di genuino Barbera dell’Oltrepò pavese, si dilettavano a giocare lunghe serie di partite a scopone od a tressette ovvero a briscola.
Vederli giocare era uno spettacolo, con tutte quelle mosse che facevano, dei veri e propri messaggi che i “compari” di giocata si facevano per far intendere al compagno le carte che avevano in mano.
Tuttavia, non è che questo incarico mi piacesse molto: l’odore del vino ed il fumo puzzolente dei toscani mi dava fastidio.
Questo disagio nell’entrare nei locali l’avvertivo quasi tutti i giorni della settimana tranne che al sabato, anche se c’era tale e quale, poiché era il giorno della settimana in cui mi precipitavo addirittura anzitempo per assistere all’esibizione pomeridiana del solito cantastorie che cantava in milanese tante storie che alle mie orecchie suonavano come fantastiche.
Per me era il migliore rappresentante della canzone popolare milanese.
Ero sempre in prima fila vicino a lui, purtroppo non ne ricordo il nome, ed appena entrava veniva da me e per saluto mi dava una carezza; ricordo ancora tutto, meno il nome purtroppo, ma soprattutto il giorno in cui volle raccontarmi la storia di Barbapedana, antico menestrello milanese che era vissuto anche lui a Porta Vittoria, in una modestissima casa di uno dei tanti vicoli di allora, e che girava per le osterie della vecchia Milano, raggranellando pochi soldi, ma che a lui bastavano per sopravvivere.
Così scrisse di lui Carlo Porta:
EL BARBAPEDANA L'E' UN MENESTREL
CHE DE TOUCC A NE SA' UN BURDEL,
JA CATA FOERA DE CHI U DE LA'
E QUANT TI A DIS TE RESTEN TACA' !!
ADES VU DRE' A COUNTAV LA STORIA DE QUEI GIARGIANES
CHE A STU' SIT CHI GHE DAN MAI VITORIA
E CATA' FOERA DE CHI U DE LA' S'IN PROPI PIRLA.
U S'I'AN PAGA', A L'E' NA MENADA DE TRINARIS
UNA SCIGHERA DEI CAPIS !!
EL FATU L'E' CHE FARISEN MEI A COUNTA'
I SCIMES IN DI CAVEI E A DERVI' LA SCIAVATA
QUANT UN GURILA EL DIVENTA FATA !!!!

TRADUZIONE
EL BARBAPEDANA
IL BARBAPEDANA E' UN MENESTRELLO CHE DI TUTTI NE SA' UN BORDELLO LE TIRA FUORI DI QUI O DI LA' (raccoglie le sue informazioni da diverse fonti) E QUANDO TE LE DICE TI RESTANO IMPRESSE
ADESSO MI ACCINGO A RACCONTARE LA STORIA DI QUEI GIARGIANES ( di quei GIARGIANES=senza mestiere) CHE A QUESTO SITO NON DANNO TREGUA - ADESSO DEFINIRE TIRANDO FUORI DI QUI O DI LA'
SE SONO PROPRIO PIRLA O SE SONO PAGATI PER ESSERLO
E' UNA MENATA MENTALE DA TRINARICIUTI (TRINARIS= vedi poesia EL TRINARIS)
UNA NEBBIA DI CERVELLI.
IL FATTO E' CHE FAREBBERO MEGLIO A CONTARE
LE CIMICI NEI PROPRI CAPELLI (guardare dentro loro stessi (Tipica espressione milanese))
ED APRIRE LA BOCCA SOLO QUALORA UN GORILLA SI TRAMUTASSE IN FATA! (espressione dialettale milanese che non abbisogna di grandi spiegazioni).

Il Barbapedana raccontato da Frati e Sciorilli riappare sulla scena dopo quasi un secolo e non può rimanere che stupito di quanto Milano sia cambiata rispetto a quella che era suoi tempi.
Se ritornasse oggi non si ritroverebbe più e scapperebbe a gambe levate verso lidi fortunatamente rimasti ancora intatti ma non qui perché tutto è diverso; dovrebbe ritornare indietro verso il Ticino ma a piedi perché la corriera del Naviglio
la gh’è pu !
Son tutti ricordi di un tempo che fu.
Spunta tra un ricordo e l’altro prima l’ombra e poi un vigile urbano in carne ed ossa.
Penso, toh chi si vede, sono mesi che non ne vedevo più uno in giro a piedi.
“Ma lei, signore, ce lo ha l’ecopass” ? Me dis el ghisa; rispondo educatamente “ no, non ce l’ho, ma mi vu a pè, non vede ? E poi siamo ancora alle 6 del mattino”.
“Lei allora è in multa per eccesso di velocità perché qui c’è il limite di anche per i pedoni di 130 metri all’ora ed anche per rumori molesti, perché con quelle ciabatte che rompono i timpani sta spaventando tutto il ticinese”.
Robb de matt, penso ma non dico per non beccarmi un’altra multa per il reato urbano di dire la verità e per non raccontare mai balle.
Dopo lunga discussione ho patteggiato la pena pecuniaria in 100 euro e con l’obbligo di dire seduta stante almeno tre balle:
Eccole: ho detto che
1- la Milano di oggi è più bella di quella della mia gioventù;
2- l’aria era talmente profumata e fine che pareva di essere in montagna;
3- era bello passeggiare senza quel traffico eliminato dall’ecopass;
4- mi era dispiaciuto che il Milan era stato sbattuto fuori dalla Champion;
5- l’Inter vincerà sia il campionato che la Coppa Campioni;
6- Berlusconi era un politico che tutti dovrebbero prendere a modello per competenza, affabilità e per la maestria nel dirigere i i suoi governi;
7- ……..8-……..9……..10……100…..1.000 – 1001………….
ma nel frattempo era sopraggiunta la notte ed il vigile era già andato via da molto tempo e quindi alla millesima esternazione pallista cedetti per fame e stanchezza.
Ritornando, lentu pede, a casa mi chiesi dove s’attaccava oramai la sindachessa Moratti pur far cassa.
Povera Milano, da domani andrò in giro in elicottero per non fare altri incontri poco piacevoli; scommetterei però che ne troverò per aria un altro che mi sbarrerà la strada ?
Per esempio, ma non sarebbe poi tanto strano, quello del prode dittatore di Arcore il quale, di ritorno da Roma, che va allo stadio Meazza per rovinare all’Inter la festa del suo centenario.
Sarebbe una vera e propria sfortuna padana.

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