lunedì, marzo 24, 2008

Il nostro BEL PAESE - 1

Il nostro
“BEL PAESE”
per antonomasia
ridotto in ogni campo a colabrodo da un cavalierotto il quale, pur beffeggiato all’estero non solamente per le sue “alquanto chiacchierate e discutibili azioni in campo economico” ma anche per le sue estemporanee e ridicole esternazioni, riesce a trovare in Italia, nonostante tutto, molti estimatori.
PARTE PRIMA
La lista di costoro è lunga anche perché le laudazioni a lui rivolte vengono ben ripagate, anche se non in denaro contante, con la loro collocazione in posizioni di prestigio che influiscono nel determinare il corso delle nostre istituzioni e, di riflesso, della vita dell’intera nazione.
Coloro che, invece, hanno il coraggio di opporsi a questo suo andazzo, ritenendolo estremamente dannoso per la vita del nostro Paese, vengono matematicamente espulsi da qualsiasi consesso economico e sociale con pesanti campagne denigratorie scatenate a tempo debito attraverso tutti i mezzi soggetti al suo controllo diretto o per interposta fidata persona.
Ci sono, però, anche personaggi che indorano il nostro cavaliere del tutto gratuitamente, o quasi, per i due seguenti motivi:
- vedono in lui il mezzo per riuscire ad ottenere tutto ciò che loro non sono riusciti con le loro forze a raggiungere nella vita: potere, fama, ricchezza.
- per stupidità congenita ovvero perché lentamente plagiati da una ossessiva campagna pubblicitaria.
Queste due ultime categorie di persone sono i più pericolosi.
In aggiunta ce n’è qualcuno che stravede oltre ogni limite della decenza perché lo ritiene come
UNTO DEL SIGNORE
tanto che anche l’ometto l’ha creduto subito e si è compiaciuto ad affermarlo
in data
25 novembre 1994
“ Io sono l’unto del Signore, c’è qualcosa di divino nell’essere scelto dalla gente.
E sarebbe grave che qualcuno che è stato scelto dalla gente, l’unto del Signore, possa tradire il mandato dei cittadini”.
Come battuta non c’è male ma se l’avesse pronunciata qualcun altro si sarebbe ritrovato subito in una certa casa di cura specializzata in psicanalisi.
Ma chi è colui che ha tirato fuori dal cappello questa sacrilega definizione ?
GIOVANNI BAGET BOZZO
detto
GIANNI

Oggi conta 83 anni; ma anche da giovane prima e dopo essere stato ordinato sacerdote dal cardinale Giuseppe Siri di Genova all’età di 42 anni non è che abbia dato prova di un certo senso di equilibrio nell’apparentarsi con alcuni uomini politici non certamente di stampo democratico.
Da giovane fu un attivista della DC, vicino, oltre che a Paolo Emilio Taviani, anche a Fernando Tambroni.
Quest’ultimo nel marzo del 1960 viene incaricato di costituire un governo monocolore DC che ottenne la fiducia con 300 voti favorevoli contro 293 contrari.
Ma in quei 300 volti confluirono in maniera determinante i 24 SI dei deputati del Movimento Sociale Italiano (MSI) – in poche parole dei fascisti – e dai 4 indipendenti della Destra.
Anno buio il 1960

con i tragici antefatti e fatti dei mesi di giugno e luglio !
Tambroni dietro suggerimento di qualcuno del suo partito, la DC, e per la rinuncia di tre ministri, dà le dimissioni ma Gronchi, l’allora Capo dello Stato, le respinge.
Nel maggio dello stesso anno un commissario di Polizia fa sciogliere a Bologna un comizio dell’on. Giancarlo Pajetta del PCI per ragioni di ordine pubblico; avvengono le prime avvisaglie di quelli che saranno i successivi disordini di un popolo infuriato.
Nel frattempo viene messo sotto accusa da parte del ministro dello Spettacolo, Tupini, il film “La dolce vita” di Federico Fellini perché ritenuto infamante e scandaloso in quanto rappresentante un mondo di cui non si poteva andare fieri.
Arriviamo al famosissimo
30 giugno 1960
data in cui doveva svolgersi proprio a Genova il 5° Congresso del MSI che, poi, non si tenne a seguito di un imponente manifestazione, con in testa i “camalli ”e gli appartenenti e simpatizzanti del PCI e del PSI.
In questa occasione avvengono i primi scontri tra i portuali e la Polizia.
07 luglio 1960
Una manifestazione organizzata a Reggio Emilia dal PCI e dal PSI finisce in tragedia perché le Forze dell’Ordine sparano sulla folla in rivolta col risultato, alla fine, che si contarono ben 7 morti e moltissimi feriti.
Le sinistre chiedono in Parlamento le dimissioni del governo Tambroni che però le rassegna solamente il successivo
19 luglio 1960
a seguito di un pesante intervento degli on. Aldo Moro ed Amintore Fanfani.
TENETE BENE A MENTE QUESTI NOMI:
SIRI – BAGET BOZZO – ALDO MORO
I primi due, ma certamente non solo loro, osteggeranno in prosieguo di tempo il tentativo di Aldo Moro di realizzare il
COMPROMESSO STORICO
DC-PCI
per poter superare una fase assai delicata da un punto di vista economico dell’Italia che necessitava di un periodo di pace sociale onde poter applicare alcune norme di contenuto restrittivo da un punto di vista economico a danno anche dei lavoratori.
Ne riparleremo a proposito dei misteri che ancor oggi incombono sulla morte di questo nostro statista a distanza di 30 anni dalla sua esecuzione da parte di alcuni brigatisti.
In ogni episodio storico, così come in ogni delitto, c’è sempre da porsi una domanda, la stessa domanda:
CUI PRODEST ?
Qual è la motivazione ?
Ritornando al nostro don Baget Bozzo, passa sotto il cielo del craxismo, importante movimento anticomunista, dal cui partito viene presentato nel 1984 ed eletto al Parlamento europeo con conseguente sospensione a divinis; viene rieletto nel 1989 e sino al successivo 1994, anno in cui terminò la sua carriera dei parlamentare e riassunto nelle sue funzioni di sacerdote.
Ma la sua passione politica continuerà tra le fila di Forza Italia, partecipando alla stesura della Carta dei valori (?) di questo partito.
Come mai un tale spostamento repentino dalla sinistra socialista a destra ?
Afferma lui, in un articolo pubblicato sull’edizione del 23 marzo 2008 da
Il GIORNALE
di
FAMIGLIA
che vi riporto qui di seguito integralmente perché possiate gustarvelo sino in fondo.
La mia opinione in proposito ve la scriverò in un mio prossimo post in maniera di non influenzare le vostre determinazioni conseguenti alla seguente lettura del pezzo del nostro prete.
“ Così il cavaliere ha spezzato gli schemi della vecchia politica”
“Questa campagna elettorale dice cose molto interessanti.
Ci dice che il partito del Novecento è morto, sono finite le sue nobili funzioni di guida popolare che ha costruito le basi della democrazia.
Il partito è stato il precettore delle masse, ma il mondo delle telecomunicazioni, che ha reso nudo il re portandolo a essere soggetto ai colpi di manopola della televisione, ha distrutto la possibilità stessa del sacro ideologico.
La radio fu lo strumento caldo della voce dei dittatori: autorevole e imperiosa.
La telediffusione delle immagini ha demitizzato il potere, gli ha tolto il suo alone sacro. La stessa democrazia parlamentare punta verso la democrazia diretta che non si riconosce in un programma ma nel volto di un leader, scelto per gusto e affinità, non per obbligo e identità.Berlusconi ha già vinto le elezioni politicamente anche di là dei sondaggi e del giudizio sulle sue proposte.
L'ha fatto proprio perché ha usato la sua figura come essa è nella sua realtà di leader imprenditoriale e padre di famiglia, sbarazzino, allusivo, monarchico, anarchico.
Ha creato un personaggio che è dentro e fuori le regole, ma che infine toglie alla politica la sua sacralità, quella che gli viene dal fatto che un partito si pone come visione del mondo.
Laici e cattolici diranno che questo toglie alla politica il suo carattere etico: in realtà le toglie ciò che ha avuto nel Novecento di caratteristico e di drammatico, cioè la politica come guerra civile tesa alla distruzione del nemico.

L'elogio morale che si può rivolgere al leader del Popolo della libertà è quello che, togliendo alla politica il suo carattere di visione del mondo, è riuscito lentamente a spegnere i grandi conflitti tra fascismo e antifascismo, democrazia e comunismo, religione e laicismo che hanno segnato il Novecento italiano.
Naturalmente egli è stato accusato di tutte le cose peggiori, si è voluta usare contro di lui la maledizione che il sacro politico rivolge verso quelli che lo violano: antidemocratico, padrone del Paese, caimano, fascista, arretrato, incolto.
Ed egli le ha sopportate conservando un popolo lieto di essere liberato dal sacro politico, dalla politica come dovere.
È questa unità tra leader e popolo che fa vincere le elezioni. Il tempo della televisione e della comunicazione aveva permesso all'elettore di essere protagonista, di non dover essere ammaestrato, di non dover plebiscitare un'idea, ma scegliere un uomo.
La libertà di Berlusconi, quella che egli predica come dottrina e come valore, è la libertà dal sacro politico.
L'ideologia impone la scelta politica come un dovere. Berlusconi è riuscito a far sì che essa divenisse una scelta libera, non obbligata da un vincolo imprescrittibile.
E così ha distrutto sia il partito cattolico che il partito comunista, sia il partito socialista, che il partito fascista.
Le scorse elezioni vennero combattute in piena guerra civile contro di lui: queste elezioni vedono le stesse forze politiche che avevano gridato all'immorale Berlusconi, abbandonare il concetto di nemico politico e la guerra civile. Veltroni è la mimesi di una campagna elettorale, ma quanto di odio teologico c'è voluto per ottenere questo risultato in una campagna elettorale finalmente libera dal sacro politico e dall'odio che ne deriva.Ciò ha liberato il mondo cattolico dal configurarsi come ideologia e dall'essere un partito.
Le muffe del passato avvolgono Casini e Pezzotta che vogliono ancora il sacro cattolico nelle liste politiche.
Mentre un cattolico come tale si rallegra che la dissacrazione della politica possa esprimere finalmente la sua vera laicità e avviare il Paese verso la pace civile dopo la lunga guerra civile del Novecento.
Che Famiglia Cristiana non abbia capito che il liberalismo di Berlusconi è la liberazione della politica dal sacro ideologico che non è un fatto cristiano, sembra veramente strano”.
SEGUE



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