MI CHIAMO ROBERTA
HO 40 ANNI
GUADAGNO 250 EURO AL MESE
Editrice Einaudi
Recensione anonima
Chi è Aldo Nove?
E’ questa la domanda che mi sono posta quando qualche giorno fa ho visto in libreria e poi acquistato “Mi chiamo Roberta, ho 40 anni, guadagno 250 euro al mese… “
Ebbene, mi sono documentata, per lo meno un po’.
Aldo Nove, pseudonimo di Antonello Satta Centanin, classe 1967, scrittore e poeta, nel 1996 ha scritto Woobinda e altre storie senza lieto fine edito da Castelvecchi, poi ripubblicato da Einaudi due anni dopo con il titolo Superwoobinda.
Ha scritto diversi racconti tra cui “Amore mio infinito” e alcune raccolte di poesie.
Mi ha molto incuriosito…
Questo libro è una raccolta di testimonianze di giovani, e non più giovani, destinati a invecchiare senza un reddito dignitoso e senza incoraggianti prospettive future. Non si tratta di persone che non hanno avuto voglia di studiare o che non hanno voglia di lavorare.
Sono persone che al contrario, sono laureate, cercano di sbarcare il lunario svolgendo anche quattro lavori diversi, ma che non sono in grado, il più delle volte, di acquistare ratealmente nemmeno un computer perché non hanno una busta paga da fornire.
Situazioni di questo tipo non consentono di pensare serenamente alla formazione di una famiglia e tanto meno all’acquisto di una casa che necessita di un mutuo ventennale.
Generazioni senza futuro.
O forse un futuro molto preoccupante per tutti: per i giovani che sempre più tardi potranno recidere il cordone ombelicale che li lega alle famiglie; e per le famiglie che, nonostante abbiano già sacrificato molto per lo studio dei figli, sono costrette ad aiutarli economicamente anche a quarant’anni.
Adulti costretti a rimanere bambini.
Aldo Nove, in questo reportage, ha commentato diverse esperienze raccontate da giovani di diverse aree geografiche, e lo ha fatto con estrema lucidità e chiarezza. C’è l’avvocato che, guadagnando quattrocento euro al mese, fa anche il cameriere; l’insegnante che non avrà mai una cattedra, e corre da una scuola all’altra, quando “ fortunatamente” chi è di ruolo si ammala; chi è rimasto impigliato in quella fitta ragnatela costituita dalle agenzie di lavoro interinale; chi fa il pastore in Sardegna, ma muore letteralmente di fame etc…
Ho trovato questo libro molto rappresentativo della realtà giovanile italiana e merita davvero di essere letto.
- O -
Recensione di IBS
Persone vere, mai raccontate però.
Chi lavora in agenzie web, nei service più diversi, chi fa il pastore precario, chi vive la flessibilità di ogni genere, chi fa lo stagista a vita, chi a vent'anni fa un lavoro di "relazioni e di successo", chi lavora in uno studio da avvocato ma si mantiene facendo il cameriere...
Aldo Nove presenta una grande inchiesta, un documento di un dramma italiano, un reportage delicato e struggente in cui le storie vere di giovani e non più giovani si affianca ogni volta al commento di Aldo Nove.
Teniamo in debito conto che, come tempo, siamo nel 2006.
La situazione è quella conseguente alla riforma dei contratti di lavoro, la Legge impropriamente chiamata Biagi – di cui ricorre oggi l’anniversario della sua barbara uccisione - perché mutilata della parte più importante: quella della necessità della contemporanea presenza dei c.d. “ammortizzatori sociali” che avrebbero dovuto garantire un salario od uno stipendio a coloro che perdevano il posto di lavoro, sino a che non ne avesse trovato un altro sia pure, per un periodo limitato di tempo.
Un’avvertenza: i commenti sono stati inseriti mano a mano che venivano postati e, quindi, si trovano da un punto di vista temporale inseriti in ordine decrescente.
Vale la pena di incominciare dall’ultimo dell’elenco, quello di paola del (07-04-2006).
Altrimenti non se ne comprendono alcuni, perché scritti anche in contrapposizione del pensiero espresso da altri. Siamo in un’epoca dove ancora non si prevedevano, almeno in Italia, neanche gli albori della recessione attuale. VOTO DA 1/5
Amy (24-10-2007) |
GIULIANA (10-09-2007)
A me è piaciuto , io sono fortunata ho un lavoro a tempo indeterminato..mi si è aperto un mondo che credevo di conoscere invece è molto molto peggio di quello che si crede dal di fuori...mi è stato utile leggerlo.
Voto: 4 / 5
marco (09-05-2007) Voto: 5 / 5 |
simone (16-03-2007) |
Lucia (precaria) (13-12-2006) Voto: 2 / 5 |
matt (02-10-2006) Aldo 9 ti illumina di immenso, come le lucine dell'acquario. Degno erede dell'uomo della Moro Elettrica, Aldo 9 vede tutto da lassu' e scrive scrive scrive come Bartebly. E' spesso incompreso, ma e' cosa buona e giusta. Voto: 5 / 5
Una lettura praticamente indispensabile. Un vero manuale di testo che andrebbe adottato in tutte le scuole primarie, secondarie e terziarie avanzate e in stato di decomposizione.
Lia (26-06-2006) Immaginate Aldo Nove, novello Michael Douglas nella semioscurità di un teatro. In scena, davanti a lui, come nel musical A chorus line c'è la disperazione dei "gypsies", manovalanza artistica di ballerini di fila, comparse e coristi sballottati da un teatro all'altro, che con voce strozzata dall'angoscia di un eterno precariato (notate l'ossimoro, perché il dramma è TUTTO LI'!!!) implorano "I hope I get it!"... poi magari si spezzano un tendine alla prima pirouette e per il resto della vita non "get it" proprio nulla, se non il ricordo dei piedi sanguinanti e deformati da anni di danza... Patetico? Melodrammatico? No, non ancora, perché il BELLO, deve ancora venire. Davanti a Nove, dicevo, non ci sono aspiranti ballerini, ma un pastore, un'insegnante, una grafica pubblicitaria, due operai... che ci fanno in un teatro alle undici di mattina? Andassero a lavorare! Ci andrebbero loro. Peccato che il lavoro non ci sia e se c'è può durare solo una settimana, che potrebbe venire pagata, o no, perché a volte sono LORO che devono pagare per poter dire: "Ho un lavoro. Oggi. Domani, non so." Ma che c'entra il teatro? Da queste parti, per dire che il mondo è pieno di gente che si crede normale, ma non lo è, si dice che "Manicomio xe scrito par fora". La stessa regola vale per il teatro: le recite e i salti mortali, non si fanno solo sul palcoscenico: basta osservare la gente comune alla cassa di un supermercato... o a un colloquio di lavoro, appunto. E i giochi di prestigio? Si sono insediati tra una riforma e un co co co oggi, che rimane sempre meglio di una gallina domani. Tanto, i polli da spennare, ormai si sa dove sono finiti: nelle banche dati delle agenzie interinali. Insomma, questo libro dà una panoramica della società di oggi che va letta ! Voto: 5 / 5 |
ANDREA MARAMOTTI (15-06-2006) Ho appena finito di leggere il libro di Aldo Nove e l'ho trovato estremamente realista, oltre che molto interessante. E' un libro che ha il coraggio di denunciare la vergognosa realtà che molti giovani e non più giovani italiani, sono costretti a vivere sulle proprie pelli. L'eccesso di flessibilità che sfocia in una precarietà sempre più dilagante, fa sì che queste persone siano vera e propria carne da macello, vedendo i loro più elementari diritti ignorati o calpestati. Fenomeni come il mobbing, la concorrenza spietata, l'individualismo portato agli estremi a scapito della cooperazione di gruppo, il tentativo di creare attriti tra dipendenti sul luogo di lavoro, sono i caratteri di questo nostro mondo del lavoro, fondato sull'iniquità, le ingiustizie e lo sfruttamento. Impossibilità ad aprirsi un mutuo e a crearsi una famiglia autonoma, disponibilità a lavorare 24 ore su 24, lavorare un mese si ed uno no, non aver nessuna garanzia per una futura pensione, stipendi bassissimi e non sempre pagati con puntualità, sono fenomeni che molti giovani appena usciti dalle università, dopo anni di sacrifici sui libri, a scapito di relax o vacanze, sono costretti ad affrontare. Per non parlare di tutte le spese economiche affrontate durante gli anni accademici, nella speranza di potere affrontare un futuro lavorativo dignitoso, avendo alle spalle una laurea. Spese che, constatando la nostra realtà quotidiana,sembrano essere state a carattere benefico verso le casse delle varie università, constatando le reali e dignitose opportunità lavorative offerte a queste persone, una volta terminati i cicli di studi accademici. Il libro di Nove fa anche riflettere su come in un sistema televisivo che parla di reality, gossip, contratti milionari di calciatori, la vera realtà per molte persone sia quella di non riuscire neanche più a vivere normalmente la propria intimità, vessati, stressati e sottoposti ai più vergognosi sistemi di coercizione psicologica in un sistema lavorativo che sta diventando sempre più intollerabile.
Voto: 5 / 5
andrea elitri (28-05-2006) |
Gabriella Gabbrini (15-04-2006) Mi è piaciuta abbastanza la storia di Francesca, che faceva la commessa in un negozio di tendaggi e quando andava in vacanza e beveva spriz e fumava canne, aveva un senso di straniamento verso il lavoro e le sembrava che non c'entrasse niente con la sua identità. Quando andava molto fuori, pensava di non poter più lavorare in quel luogo, perchè si sentiva una degenerata e non riusciva a guardare in faccia i clienti normali sapendo di avere fumato droga e allora doveva guardare sempre le televendite dei prodotti americani (coltelli tagliatutto, polveri che inglobano il grasso nell'intestino eccetera) per avere coraggio. Meno interessante il racconto su Paolo, laureato in economia e commercio, che era stato punto da una vespa sul glande e lui pensava che fosse stato un richiamo esoterico per via dei siti porno che guardava ogni giorno e quando, uscendo dal lavoro, aveva trovato una botta sulla fiancata della sua macchina, aveva creduto che si fosse trattato del segno di una congiura universale e aveva cominciato a soffrire tantissimo, come un nero denso dentro di sè ed era imploso gradualmente (ma a vederlo dall'esterno non si notava niente) fino a raggiungere una gravità interna che tutta la materia del cosmo si ridusse in un punto infinitesimo e il suo pensiero sfilò via da quella singolarità con una vampata frattale creando l'universo oggi conosciuto, dove lui guadagna 350 euro al mese. Il libro si chiude con un bel capitolo sul rapporto dei giovani con il sesso a pagamento e una serie di foto del 1974 di Joanna Lumley nuda. Voto: 3 / 5 |
C'è chi ne trae delle giuste conseguenze e chi no; spesso i giudizi negativi su un libro, su un articolo, su un film viene dato a seconda dei gusti e della cultura di ognuno di noi.
Ma i fatti, se riconusciti come rispondenti alla realtà, restano per tutti oggettivamente come fatti; su questo non ci piove, credo.
Ma comunque è necessario recepire i pensieri di tutti perchè è la maggioranza degli uni o degli altri che vince le consultazioni elettorali i cui esiti influiscono sulla vita di tutti noi.
E' inaccettabile invece che si bari sui fatti; lo dirò in un altro mio post; c'è oggi in Italia chi dice la verità per nascondere la menzogna e chi dice la menzogna per nascondere la verità.
Questo detto non l'ho inventato io ma l'ho letto da qualche parte; c'è qualcuno che possa oggi dubitare di ciò; dovrebbe essere una risposta univoca, un bel nooooooooall'infinito.
Eppure non è così; ma qual'è il meccanismo che capovolge i valori della nostra vita ?
Domandatevelo; già nel 2006 la situazione era per i giovani, e non solo, drammatica ed oggi siamo giunti al più basso livello che una nazione possa toccare in tutti i campi.
Facciamoci tutti un bell'esame di coscienza ed agiamo poi di conseguenza.
Perchè è delittuoso contribuire col nostro comportamento a danneggiare la vita dei nostri simili.
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