Trilussa
pseudonimo di Carlo Alberto Salustri
Nominato “Senatore a vita” il 01 dicembre 1950 dal Presidente della Repubblica Luigi Einaudi.
Famosi i suoi “Sonetti”; conservo gelosamente un libro del 1922, edito dalla casa editrice Mondadori, allora ancora in degne mani.
Molti di questi “sonetti” contengono concetti e principi validi ancor oggi, anzi oggi più che mai; tanto da far intendere come dopo quasi un secolo l’Italia di oggi, in tema di rapporti sociali, è ancora quella di allora.
Pungenti questi numerosi sonetti come il pungiglione di una vespa,
nella tradizione di Gioacchino Belli, perché focalizzavano in forma molto amena ma fortemente satirica le ingiustizie di quei tempi e le angherie dei “potenti” di allora di cui gli attuali nostri non hanno nulla da invidiare; solamente che col passar dei secoli il male cambia sembianze.
Lo vedi in carne ed ossa, materializzato su un palco, su un video, per la strada, suadente ed accattivante sì che a chi non oppone resistenza penetra nella mente facendola ragionare all’incontrario: il nero diviene bianco e viceversa, la bugia diventa verità e questa, se detta da altri, diviene bugia.
Nasce così il tempo delle frottole ad opera del “frottolone” per eccellenza.
Proprio il primo di questo libro cade a fagiolo a dimostrazione di quanto prima affermato.
Il primo rubricato come
“ROBA VECCHIA”
ER VENTRILOCO
Po stà che un omo parli co’ la gente
Come se la panza internamente
Ciavesse quarche machina rinchiusa ?
Nun credo che in un’epoca che s’usa
D’aprì la bocca senza dì mai gnente
Esista ‘sto fenomeno vivente
Che dice tante cose a bocca chiusa !
Parla còr ventre ! Oh questa sì ch’è bella!
Sortanto er poveraccio che nun magna
Se senta fa glù-glù ne le budella:
Io stesso, specialmente a fin de mese,
Me sento che lo stommico se lagna…
Ma sai ched’è ? La voce der Paese !
Ed è, in sovrappiù, obbligata a sentire da mane a sera, senza sosta alcuna, per tutti i giorni della settimana, il frottolone in carne ed ossa nonché il suo ventre che dà voce ai suoi burattini di turno.
E i poveracci credono che parlino loro, i burattini, ma è il burattinaio che li muove attraverso i canali TV e le onde radio e che quello che dicono altro non sono che le stesse parole che escono dallo stomaco peloso del ventriloquo.
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