lunedì, settembre 21, 2009

Rosario Livatino

IN RICORDO

di

ROSARIO LIVATINO

assassinato da mani mafiose

Il 21 settembre 1990

Cronaca locale

Conclusa la seconda vendemmia antimafia in memoria di

Livatino

"martire della giustizia e indirettamente della fede

(Giovanni Paolo II)

“E' stata una baby vendemmia antimafia, quella che si è svolta stamattina a Casteltermini e che è stata dedicata al giudice Rosario Livatino.

Protagonisti, su un terreno confiscato alla mafia, sono stata i bimbi delle elementari "De Cosmi" e "Di Giovanni" che, insieme ai volontari dell'associazione Libera di don Ciotti, hanno raccolto l'uva, ricordando il giudice di Canicattì, in prossimità dell'anniversario della morte.

Un centinaio di giovanissimi che, dopo la vendemmia, hanno voluto dedicare un momento di ricordo a Livatino, sfilando con una serie di cartelloni e foto del giudice.
"La mafia è brutta e noi ricorderemo sempre gli eroi come Livatino",

ci dice Alessia, una delle bimbe presenti.

Presenti alla vendemmia antimafia Alessandro Trovato, capitano dei carabinieri della compagnia di Cammarata, Salvatore Gibiino, presidente di Libera Terra-Pio La Torre e il sindaco Nuccio Sapia, la giunta comunale e i docenti dei due istituti elementari del paese.
Sapia:

"Ho conosciuto personalmente Livatino.

Era semplicemente un giudice giusto, che ha fatto dell'equità la sua ragione di vita.

E' un onore ricordarlo oggi, passando il testimone ai ragazzi, che sono la speranza per la creazione di una società siciliana, che sia, finalmente, lontana dai retaggi mafiosi".
Soddisfatte anche le insegnanti.

"Abbiamo fatto i salti mortali - dicono - per preparare i cartelloni e le foto, in tempi record, considerato che la scuola è iniziata ieri.

Ma ci ha guidati quell'entusiasmo sano, che rende facili e belle tutte le cose".
La manifestazione si è conclusa con un "viva Rosario Livatino", proclamato, all'unisono, da tutti i bimbi presenti.

Dalle uve della vendemmia antimafia sarà prodotto un nero d'Avola che, in onore della festa dei castelterminesi, sarà chiamato Tataratà”.

Questa la cronaca di una bella e toccante manifestazione, tanto più che i protagonisti sono stati i bambini e le loro maestre.

Mi chiedo, però, se oggi qualcuno in tutta l’Italia ricordi ancora chi era

ROSARIO LIVATINO

Rosario Livatino nacque a Canicattì il 3 ottobre 1952.

Conseguita la laurea in Giurisprudenza all'Università di Palermo il 9 luglio 1975 a 22 anni col massimo dei voti e la lode.

Nel 1978 partecipa con successo al concorso in magistratura e superatolo lavora a Caltanissetta quale uditore giudiziario, passando poi al Tribunale di Agrigento, dove per un decennio, dal 29 settembre '79 al 20 agosto '89, come Sostituto Procuratore della Repubblica, si occupò delle più delicate indagini antimafia, di criminalità comune ma anche (nell'85) di quella che poi negli anni '90 sarebbe scoppiata come la "Tangentopoli siciliana".

Fu proprio Rosario Livatino, assieme ad altri colleghi, ad interrogare per primo un ministro dello Stato.

Dal 21 agosto '89 al 21 settembre '90 Rosario Livatino prestò servizio presso il Tribunale di Agrigento quale giudice a latere della speciale sezione misure di prevenzione.

Non volle mai far parte di club o associazioni di qualsiasi genere

Rosario Livatino fu ucciso, in un agguato mafioso, la mattina del 21 settembre '90 sul viadotto Gasena lungo la SS 640 Agrigento-Caltanissetta mentre - senza scorta e con la sua Ford Fiesta amaranto - si recava in Tribunale.

Per la sua morte sono stati individuati, grazie al supertestimone Pietro Ivano Nava, i componenti del commando omicida e i mandanti che sono stati tutti condannati, in tre diversi processi nei vari gradi di giudizio, all'ergastolo con pene ridotte per i "collaboranti".

Rimane ancora oscuro il “vero” contesto in cui è maturata la decisione di eliminare un giudice ininfluenzabile e corretto.

“L’anatema contro la mafia di Giovanni Paolo II”
Agrigento 9 maggio 1993

Il Papa Giovanni Paolo II’ dopo aver incontrato in maniera privata Rosalia Corbo e Vincenzo Livatino, anziani genitori del piccolo giudice, rimase profondamente turbato.
Il suo turbamento si sarebbe trasformato di lì a poco nell’anatema contro la mafia, quel “grido di dolore pubblico”, come ebbe Lui stesso a definirlo durante un’udienza pubblica a Roma in cui ha ricordato il suo appello nella Valle dei Templi.
Questo il testo integrale dei passaggi più importanti:

“Che sia concordia!
Dio ha detto una volta: non uccidere!
Non può l’uomo, qualsiasi uomo, qualsiasi umana agglomerazione… mafia, non può cambiare e calpestare questo diritto santissimo di Dio!”

“Questo popolo, popolo siciliano, talmente attaccato alla vita, popolo che ama la vita, che dà la vita, non può vivere sempre sotto la pressione di una civiltà contraria, civiltà della morte!”

“Nel nome di questo Cristo crocifisso e risorto,
di questo Cristo che è vita, via, verità e vita.
Lo dico ai responsabili: convertitevi!
Una volta, un giorno, verrà il giudizio di Dio!”

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