Silvio Story
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La microbanca di piazza Mercanti all’origine di tutti i miracoli
di
Piazza Mercanti, cinquanta metri da piazza Duomo, ieri e oggi il cuore della Milano degli affari.
Bisogna tenere a mente questo indirizzo perché qui al piano terra, interni eleganti e un po' barocchi, sono custoditi l'alfa e l'omega della fortuna e della carriera di Silvio Berlusconi.
Il primo cent, fosse stato Paperon dè Paperoni, di un’immensa fortuna.
Già prima dell’ultima guerra in piazza Mercanti operava un piccolo ma raffinato istituto di credito, la Banca Rasini, la preferita dall'alta borghesia meneghina.
Luigi Berlusconi ci arriva come impiegato negli anni trenta, ne diventa direttore nel 1957, la lascia nel 1973 per seguire gli affari del figlio.
Il conte Carlo Rasini è, come abbiamo già visto, il primo socio in affari del venticinquenne Silvio, mette a disposizione il capitale per l’acquisto del terreno in via Alciati, offre garanzie per il prestito per la costruzione dei palazzi, fidejussioni e malleverie ancora più consistenti per la realizzazione dei mille appartamenti a Brugherio.
La presenza del conte Rasini nelle prime avventure imprenditoriali di Silvio è stata sicuramente, come minimo, una garanzia che ha poi aperto la porta all’arrivo di altri capitali, dalla Svizzera come dal Liechtenstein.
Merito dell'intraprendenza di Silvio, dicono le biografie autorizzate.
Verissimo, senz’altro.
Merito anche di Luigi, fedele dipendente dei Rasini e brillante banchiere.
Certo è che il “nulla” da cui emerge Berlusconi ha dietro di sé la sostanza e i capitali di una banca.
E allora il nodo da sciogliere è: cosa fa veramente la banca Rasini?
E perchè si mette a disposizione, sulla fiducia, per operazioni immobiliari traballanti anche se poi azzeccatissime?
Rispondere a questa domanda significherebbe avere in mano la chiave della soluzione.
Berlusconi sorvola, parla d’altro, sarebbe stupefacente il contrario.
Tocca arrangiarsi incrociando quanto raccontano i libri inchiesta (tra cui l'ultimo, appena uscito, "L'unto del signore", di Ferruccio Pinotti e Udo Gumpel, Bur) con il contenuto di alcuni atti giudiziari.
Tenere in conto i fatti e cercare di metterli in fila.
Per farli parlare da soli.
Sapendo subito quale è stata la conclusione:
nel 1983 l’istituto resta coinvolto
(il profilo penale riguarda solo il direttore generale Antonio Vecchione, il successore di Luigi Berlusconi)
in un’inchiesta di riciclaggio di capitali mafiosi;
tra il 1991 e il 1992 la Rasini viene acquisita e assorbita dalla Popolare di Lodi per poi scomparire del tutto.
Fondamentale è fissare alcune date e i relativi passaggi.
L’istituto, abbiamo detto, è il salotto buono dell’alta borghesia meneghina e Luigi Berlusconi è l’uomo di fiducia dei conti.
Negli anni cinquanta una prima svolta:
entra nella Rasini - la banca è una Sas, società in accomandita semplice - la famiglia Azzaretto, siciliani di Misilmeri, con forti legami in Vaticano, con i Cavalieri di Malta e del Santo Sepolcro.
Nel 1973 la banca si trasforma in società per azioni e cresce il ruolo dei soci isolani. Nello stesso anno Luigi Berlusconi decide di pensionarsi per dare una mano al figlio già lanciato verso i piani alti dell'imprenditoria.
Nel 1974 anche Carlo Rasini abbandona la banca,
«il mondo finanziario era cambiato, estraneo a quello del conte»
dicono alcune testimonianze.
La maggioranza del pacchetto azionario della banca passa nelle mani di Dario Azzaretto con il 29,3 per cento delle azioni.
Un pacchetto consistente pari al 32,7 per cento viene gestito da tre società del Liechtenstein, la Wootz Anstalt di Eschen, la Brittener Anstalt di Mauren e la Manlands Financiere SA di Schann, tutte rappresentate da Herbert Batliner.
Uomo d’affari e discusso mecenate, Batliner è personaggio che merita di essere approfondito.
Nella loro inchiesta Pinotti e Gumpel ricordano che Batliner non solo avrebbe “prestato” la sua consulenza a narcotrafficanti latino-americani ma anche che nel 2007 è stato riconosciuto colpevole di una maxi evasione fiscale in Germania dalla procura di Bochum, in prima linea nella lotta all’evasione.
Batliner ha riconosciuto le sue colpe, ha accettato di pagare una sanzione di 2 milioni ed è oggi in pari con la giustizia.
Le indagini continuano (sono 900 le società che lavoravano con lui) ma lo stato tedesco ha già recuperato 900 milioni.
Nel 2006, nonostante non potesse mettere piede in Germania, Batliner ha avuto un permesso speciale per incontrare papa Ratzinger a Ratisbona.
E donargli un organo a canne del valore di 730mila euro.
(4 - continua)
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