Da Mandrake al mattone.
I primi anni di un predestinato
Claudia Fusani
racconta su
l’UNITA'
Questione di attitudini. E di predisposizioni.
Anche loro sono nel Dna, come gli occhi azzurri o i capelli ricci.
Ci nasci, ed è difficile cambiare.
L’attitudine al commercio, ad esempio: Silvio Berlusconi ce l’ha sempre avuta.
Tra i banchi del liceo salesiano Sant’Ambrogio di via Copernico s'inventa la formula «soddisfatti o rimborsati»
che avrà tanto successo nei suoi grandi magazzini trent'anni dopo.
È bravo a scuola, specie in latino, greco e italiano, sono tempi di magra postbellici ma s'intravvede il boom e Silvio inventa ogni modo per raggranellare qualche soldo. Tra le fonti di guadagno i suoi compagni di classe.
Racconta uno di loro, Giulio Colombo:
«Faceva i compiti in un baleno e poi aiutava i vicini di banco ma pretendeva in cambio caramelle, oggettini, di preferenza 20 o 50 lire.
Se però il compito non raggiungeva la sufficienza, restituiva i soldi».
L’attitudine alla bugia, così, per il gusto di spararla perchè certe cose anche se non sono vere suona benedirle.
Fanno scena.
E per Berlusconi la scena vale più delle parole e dei fatti.
Le biografie autorizzate raccontano che ha studiato due anni alla Sorbona, lo ha ripetuto a Sarkozy il 26 febbraio 2009 durante un incontro ufficiale.
Falso.
Forse ci ha fatto un corso estivo.
Però fa scena il giovane talentuoso e squattrinato che arriva alla Sorbona.
Le solite biografie autorizzate, che attingono soprattutto da aneddoti raccontati da Berlusconi medesimo alle convention di Publitalia, dicono della passione per la musica e del gruppo I Quattro doctores (siamo nei primi anni universitari) con Fedele Confalonieri al pianoforte e Silvio al microfono che sale e scende dal palco per sedurre le ragazze;
di Confalonieri geloso che lo caccia ma poi è costretto a riprenderlo perchè senza non funziona;
delle serate al «Tortuga» di Rimini e al «Gardenia» e al «Miramare» di Milano;
delle crociere a fare l’animatore di bordo;
della tournèe in Libano.
Difficile dire dove inizi il falso e finisca il vero.
Tranne il Libano, assolutamente falso: ma quanto fa esotico dirlo.
Con queste attitudini Silvio Berlusconi nasce a Milano il 29 settembre 1936.
Il padre Luigi, 28anni, è impiegato della Banca Rasini, un solo sportello in piazza Mercanti 5.
La mamma Rosella Bossi, donna robusta, sguardo fiero, amante dei grandi cappelli, smette di lavorare alla Pirelli quando nasce Silvio.
La famiglia vive in un quartiere di ringhiera, l'Isola Garibaldi.
La guerra travolge tutto e tutti.
Anche i Berlusconi: il padre è soldato semplice di fanteria e dopo l’8 settembre ‘43 si rifugia in Svizzera.
Mamma Rosa, Silvio – viso tondo, il sorriso di chi la sa lunga, lo stesso di oggi, la capigliatura castana foltissima - e la neonata Maria Antonietta (Paolo nascerà nel 1949) sfollano a Oltrona di San Mamette, nel comasco.
Berlusconi ama raccontare un aneddoto che vede mamma Rosa affrontare un soldato tedesco e, aiutata dai passeggeri di un treno, salvare una donna ebrea.
La famiglia si riunisce solo nel luglio 1945.
Silvio ha già 9 anni, papà Luigi torna a lavorare in banca e nel 1948 lo mette in collegio dai salesiani, il Sant’Ambrogio, dove «s’imparava a stare sui libri fino a capire a fondo e ricordare bene».
Dice Padre Erminio Furlotti, uno dei suoi insegnanti, in “Una storia italiana”, opuscolo elettorale del 2001:
«Era geniale, disinvolto, padrone di sé e di facile comunicativa.
I discorsi ufficiali venivano sempre affidati a lui che spesso improvvisava».
Lo chiamavano Mandrake.
In collegio fino alla maturità classica, Silvio si iscrive alla Statale, Giurisprudenza.
Il padre gli chiede di aiutarsi negli studi.
Non c’è problema: belloccio («dicono che ero un fusto »), fama di sciupafemmine, s’inventa piazzista di spazzole, fotografo di matrimoni e funerali, cantante. Intrattenitore e venditore, intenderà più o meno allo stesso modo anche la politica. Negli anni universitari stringe rapporti che saranno poi decisivi nella sua carriera. Con l’Opus Dei di Josemarìa Escrivà de Balaguer, anzitutto, di cui frequenta la Residenza internazionale Torrescalla, e dove nasce l’amicizia con il palermitano Marcello Dell’Utri. uno dei suoi più stretti collaboratori.
Intanto, nel 1957, Luigi diventa direttore della Banca Rasini.
Silvio si laurea nel 1960 con una tesi sulla pubblicità e vince una borsa di due milioni di lire della concessionaria di pubblicità Manzoni.
Prende 110 e lode. Ha 25 anni. Le idee chiarissime su cosa fare. E come farlo.
(1/continua)
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