BASTA ALLE VOLTE UNA SUA VIGNETTA
per
FAR RITORNARE IL BUONUMORE
Barak Obama, il candidato del partito Democratico che in molti, anche in Italia, si augurano possa diventare il prossimo Presidente USA, dopo la convention dei repubblicani, accennando alla “performance” della candidata di questi ultimi alla vicepresidenza, sig.ra Palin,
ha detto - senza poi smentirsi come invece usa fare qui da noi una certa persona tra il politico e l’affarista - in un suo successivo comizio in Virginia la seguente frase:
“Potete mettere il rossetto ad un maiale: resterà un maiale”.
Ma non solo, sebbene solamente questa frase ha fatto letteralmente scalpore, in quanto ha proseguito con un’altra battuta al veleno, alludendo al doppio mandato ottenuto da Bush:
“ Potete imballare pesce vecchio e chiamarlo cambiamento: dopo otto anni avrà sempre un cattivo odore”.
In realtà la governatrice dell’Alaska la battuta al veleno se l’è proprio andata a cercare poiché nel corso del suo intervento, attaccando violentemente Obama, aveva detto di essere
“un pittbull col rossetto”.
Ma ciò che non è andato proprio giù a molta gente è stato l’atto con cui questa signora ha esibito alla vasta platea repubblicana, lei provetta cacciatrice, il proprio figlioletto di appena quattro mesi affetto, purtroppo, dalla sindrome di Down; alzandolo in alto a braccia spiegate sembra una meschina esibizione per ottenere ancor più il consenso degli astanti.
Quando ho visto questa scellerata scena mi sono venute in mente le tante madri extracomunitarie che pullulano sui metro delle varie linee milanesi le quali, percorrendo lungo tutti i vagoni per chiedere con in braccio un neonato e spesso anche con uno ristretto da un panno sulle spalle, con voce alle volte stentorea ed altre piagnucolanti l’elemosina dai passeggeri.
Spettacolo sgradevolissimo che cancellava in me quel senso di pietà nei confronti di queste vittime di eventi più grandi di loro.
Vado al dunque; la battuta di Obama non poteva certo passare per così dire inosservata a Staino che si è subito messo al lavoro generando una vignetta con una battuta al fulmicotone
Senza dubbio alcuno anche il personaggio cui si allude se l’è andata a cercare.
Vi chiederete chi sia questo Staino; anch’io a suo tempo ho avuto la stessa vostra curiosità e me la sono tolta subito così come adesso intendo fare con voi.
Tratto dalla biografia da lui pubblicata sul suo sito
Sergio Staino
nasce a Piancastagnaio, in provincia di Siena, nel 1940.
Laureato in Architettura, sfrutterà quel titolo per insegnare materie tecniche alle scuole medie nell'area fiorentina.
Anche per questo, si stabilisce sulle colline presso Scandicci, con la moglie peruviana Bruna e i figli Ilaria e Michele.
Giunto "nel mezzo del cammin di sua vita", tuttavia, l'architetto Staino imbocca una nuova, fortunatissima strada, che gli servirà per descrivere, parafrasandola, la crisi politica ed esistenziale nella quale stava smarrendo la via diritta.
Si tratta del “Fumetto”.
Staino vi si avvicina abbastanza timidamente, ignorando di divenire a tempo di record una delle firme satiriche italiane più importanti e popolari.
A fumetti, descriverà un po' se stesso e un po' i turbamenti della sua generazione sessantottina attraverso il personaggio di Bobo, che nasce col ritmo della striscia, lo stesso di Charlie Brown e di Beetle Bailey.
Le prime tavole scritte e disegnate da Staino, con una presentazione del carismatico Oreste del Buono, appaiono su Linus, nel 1979.
Tra il 1980 e il 1981, Staino collabora alla pagina culturale del quotidiano romano Il Messaggero e, nel 1982, imposta il suo proficuo rapporto con L'Unità, superato l'iniziale scetticismo sulle possibilità di ironizzare dal podio di un'organo di partito.
Nel 1986, il papà di Bobo fonda e dirige il settimanale satirico “Tango”, sulle cui pagine sfileranno le migliori firme della satira italiana, molte delle quali provenienti da Il Male, giornale che aveva rilanciato la satira in Italia nel decennio precedente.
Scrivono per Staino, tra gli altri, Lorenzo Beccati, Gino e Michele, Francesco Guccini, Renato Nicolini, David Riondino, Sergio Saviane, Michele Serra.
Disegnano per lui Altan, Angese, Massimo Cavezzali, Dalmaviva, Ellekappa, Giuliano, Daniele Panebarco, Roberto Perini, Vincino, perfino Andrea Pazienza che, prima di morire, nel 1988, lascerà in redazione le sue ultime vignette che ritraggono Achille Occhetto.
(Vedi Tango e il PCI di Stefania Franchi, Rubbettino Editore)
In quegli stessi anni, lo chiama anche la TV.
Dopo aver trasportato Bobo in alcuni sketch dello show Drive In (impersonato da Paolo Pietrangeli), nel 1987, Staino dirige la rubrica Teletango, inserita nel contenitore della domenica Va' pensiero, su Raitre.
Per la stessa rete, nel 1990, realizza il film-video Io e Margherita e cura la parte satirica negli "special elettorali" del TG.
Quindi, nel 1993 firma il "varietà" Cielito lindo, una sorta di "Zelig ante litteram" condotto da Claudio Bisio e Athina Cenci, dove debuttano televisivamente Aldo Giovanni e Giacomo, Luciana Littizzetto e Bebo Storti.
Nell'inverno 1995-96, Staino collabora al TG3 con una vignetta satirica quotidiana.
Per il grande schermo, nel 1988 sceneggia e dirige il film Cavalli si nasce, con Paolo Hendel, David Riondino, Vincent Gardenia e la partecipazione straordinaria di Roberto Murolo.
Del 1992 è Non chiamarmi Omar, tratto da un racconto di Altan e con uno straordinario cast d'interpreti, da Gastone Moschin a Barbara D'Urso, da Stefania Sandrelli a Ornella Muti.
Numerosi i suoi impegni teatrali, da direttore artistico del Teatro Puccini di Firenze alla presidenza dell'Istituzione Servizi Culturali di Scandicci, fino alla direzione artistica dell'Estate Fiorentina.
Tra gli altri suoi lavori recenti, le illustrazioni (con Isabella Staino) del racconto di Adriano Sofri “Gli angeli del cortile” (2003), scritto in origine per essere letto in carcere la notte di Natale, e la versione attualizzata del burattino collodiano “Pinocchio Novecento”: 25 quadri con gli episodi salienti del romanzo, interpretati da alcuni protagonisti della storia del Novecento.
Tra i riconoscimenti ottenuti, si ricordano almeno, nel 1984, il Premio Satira Politica Forte dei Marmi e lo Yellow Kid come "miglior autore" al Salone Internazionale dei Comics, il Premio Tenco/Canzone e fumetto nel 1986 e il Premio Persea 2002, consegnatogli a Firenze nella convention Comicstrip.
Aggiungo io che dallo scorso anno il quotidiano L’Unità ogni lunedì allega anche, al costo di 1 euro, il suo nuovo, come lo definisce lui,
“ Periodico di filosofia da ridere e politica da piangere”
Il
MALE
Nessun commento:
Posta un commento