mercoledì, settembre 17, 2008

Un totem come Premier

PIU’ CHE UN PREMIER
abbiamo
UN TOTEM
augh !, viso botulinato
Quante storielle e vignette sono oggi dedicate al nostro Premier il quale, volere o volare, è l’indiscusso nostro capo.
Moltissimi elettori italiani hanno ritenuto di votarlo, nonostante i suoi precedenti fallimentari governi passati alla storia come creativi di buchi colossali nei nostri conti pubblici.
Costoro si sono comportati come il protagonista, in negativo, di una barzelletta che molti anni addietro girava per l’Italia, questa:
Una nave sta, nonostante gli sforzi dei marinai, affondando a causa una enorme falla attraverso la quale imbarcava enormi quantità d’acqua.
Il comandante, resosi conto che oramai non c’era più nulla da fare, si reca sul ponte di comando e lancia il classico grido:
“Si salvi chi può, la nave va a picco”.
Tutti vanno in tutta fretta a caccia delle scialuppe di salvataggio, di salvagente, ecc..,tutti tranne uno.
Il comandante lo intravede e lo richiama alla realtà:
“Ma non ha sentito che la nave va a picco ?”
Si - gli risponde questo “strano” passeggero- ma a me che me ne frega, tanto io vado a Genova.
Son bastati poco più di cento giorni berlusconici , ammannitici in "cinemascoop" pubblicitari, e siamo di già conciati proprio male in tutti i campi - anche il suo Milan non va per il verso sperato sebbene costruito con spese faraoniche pur di poter mettere assieme tre ”palle d’oro” senza considerare che ne bastano solo due per compiere certe imprese-
Non certo per tutta colpa sua e di quelli che gli stanno dando una mano nell’intento di portarci al livello di una nazione del terzo mondo, sotto il placet benedicente del Vaticano.; ma ce la stanno mettendo tutta al grido
FOR(z)A ITALIA DAL RESTO DEL MONDO CIVILE
Accennavo al Vaticano.
Quest’ultimo a forza di intervenire su uno stato come il nostro che, a parte il diverso parere e comportamento di alcuni rappresentanti politici che siedono anche in Parlamento, confessionale non è, penso che dovrà ricredersi una volta constatato come il suo retaggio derivante dall’’8 x mille abbia avuto una perdita di ben 35milioni di euro.
Probabilmente a forza di reiterati
NON POSSUMUS
ha stufato ed indispettito i molti credenti che ritengono la laicità dello Stato come un diritto insopprimibile ed invalicabile da parte di chiunque esso sia.
Ritorno a Berlusconi & Soci di cordata.
Una cosa è certa, che il "divin donzello scarsocrinito, pur di risalire sul trono d’Italia ne ha raccontate tante di balle, come al solito, ma, soprattutto, ha inculcato giorno dopo giorno nelle menti di gran parte degli italiani la paura di sicuri catastrofici eventi qualora non fosse andato lui al potere.
Nella realtà l’unico catastrofico evento era sì oramai assai prossimo, ma solamente per lui.
Per giustificarsi di una stomachevole campagna elettorale basata sulla "fifa" - non quella del calcio - ecco pronte una serie di leggi contro tutto e tutti ed una sola a suo favore, e che legge !
IL LODO ALFANO
riveduto e corretto da un vignettista come
IL LODO AL-NANO
A questo punto, non tanto per convincervi ma come invito a meditare seriamente su molti eventi che ci toccano molto da vicino, vi propongo un articolo, che meglio di altri e delle mie stesse parole descrive a tutto tondo la situazione italiana ai nostri giorni, scritto, da par suo, da un grande giornalista in data 01 giugno 2008 da titolo:
QUESTI FANTASMI
di
Furio Colombo
In poche settimane l’Italia è peggiorata così rapidamente da indurre a chiederci: se questo è il passo della Repubblica sotto il presente governo, vuol dire che dovremo vivere nella paura?
Parlo della paura come attesa, non come stato d’animo.
In brevissimo tempo abbiamo avuto uccisioni (Verona) ferimenti, pestaggi, aggressioni, l’incendio di campi nomadi, la fuga di gente disperata, donne e bambini cacciati e minacciati.
Che sia di destra o no, tutto ciò è cominciato ad accadere dopo la clamorosa vittoria della destra.
Chi vince può anche decidere di salire di un gradino per avere un orizzonte più largo, una capacità di decisione non legata al sentimento di vendetta e di rivincita.
Ma invece di ingresso in un futuro un po’ meno claustrofobico, un po’ meno segnato dalle ossessioni e dai fantasmi di leader e di partiti che - per vincere - hanno giocato tutto sulla paura, si è deciso di continuare e rilanciare la paura come modo di governare.
Tiene occupati i cittadini a dare la caccia agli stranieri.
A Milano sono già cominciati i rastrellamenti degli immigrati sui tram.
Li individuano (dalla pelle?) a uno a uno, poi li allineano sul marciapiede in attesa del cellulare, di fronte agli altri passeggeri che, probabilmente, provano vergogna o disagio.
Purtroppo sono stati di parola.
Governano, isolati in Europa, in compagnia dei loro fantasmi, della loro antica ossessione di popoli da far vivere chiusi dentro i sacri confini, con ampolle di acqua fluviale, con giuramenti in costume da film di terza serie, con un protezionismo senza alcuna consapevolezza del mondo, sempre in cerca di qualche carro potente a cui agganciarsi e ubbidire (perché un vassallo cerca sempre un imperatore) e l’inflessibile mantenimento delle posizioni di rendita.
In altri secoli erano terre, valli e ponti sorvegliati da torri e guardie armate.
Adesso - con lo stesso spirito - è un grosso affare di televisioni private vigilate giorno e notte da fedelissimi deputati e senatori della Repubblica.
Ma fermiamoci per un momento a osservare il mondo di cui siamo parte, sia pure attraverso i vetri appannati e le finestre a feritoia dei nostri media.
Nel mondo è improvvisamente riapparsa la penuria di cibo, un dramma finora estraneo alla economia contemporanea, che sembrava invece essere fondata sull’abbondanza e lo spreco.
È vero, c’era il problema della fame in intere aree del mondo che eravamo abituati a citare nobilmente riservandoci, in ogni convegno, di fare grandi interventi il prossimo anno, o in quello dopo.La penuria diffusa, però, è un’altra cosa.
Perché avviene simultaneamente dovunque, determina paurose impennate dei prezzi, provoca vaste macchie di improvvisa povertà anche in aree di ormai lungo e stabilizzato benessere.
La causa è in parte nota (dirottamento di prodotti alimentari dal naturale mercato alle nuove fonti di energia), in parte dovuta al drastico cambiamento del clima nel pianeta, in parte alla tragica decisione adottata simultaneamente nei Paesi “moderni”, di abbandonare l’agricoltura.
In parte dall’arrivo - nel mondo del consumo - di nuovi consumatori.
Il mondo è sconvolto dal costo del petrolio, che continua a crescere dopo essere rapidamente decuplicato, e pone di fronte a una ambivalenza senza soluzione: oltre certi limiti non si può pagare.Ma, qualunque sia il costo, non si può rinunciare.
Per questo sale e continuerà a salire l’inflazione.Il mondo vede due guerre che divampano, e altre che possono esplodere in ogni momento.
Vede un contesto di tensione e di violenza internazionale in cui il fuoco passa vicinissimo al petrolio e l’instabilità minaccia in tanti punti diversi un equilibrio mai così precario.
Il mondo conosce tempeste finanziarie globali sottratte ad ogni controllo democratico, capaci di attraversare in un lampo luoghi lontani e sconnessi.
Il crollo di un fondo di investimenti basato su mutui inesigibili in una provincia americana può svuotare il fondo pensioni pubblico di un Paese estraneo e lontano, in Europa o in Asia.
Nell’Italia di Berlusconi e di Bossi passeggiano i fantasmi.
Un Paese moderno, sesta o settima economia del mondo, è ossessionato dalla minaccia dei Rom.
Non milioni di Rom, che in Italia non esistono, ma appena 150mila persone, metà delle quali italiane, metà delle quali bambini.
E metà degli adulti, donne.
Dunque il pericolo incombente, in una delle grandi (o ex grandi) potenze del mondo, di sessanta milioni di cittadini dei nostri giorni, sono due decine di migliaia di uomini Rom, la maggior parte dei quali, come mostra qualunque statistica, non è dedita ad alcun crimine.
Ma la credenza - una credenza alimentata dal governo e da una parte non piccola di stampa e televisione - è identica al più squallido medioevo di isolati villaggi agricoli: i Rom rubano i bambini.
Alcuni episodi di denunce, allarme, accuse, drammatiche narrazioni di tentati rapimenti di nostri bambini da parte di pericolosissimi zingari sono venuti uno dopo l’altro in pochi giorni.
Ci sono stati arresti, persone sono state portate via con l’accusa più bizzarra, per una comunità carica di figli (ho già detto che la metà della esigua popolazione Rom italiana è composta di bambini).
Ebbene, di quelle accuse, arresti, gravissime imputazioni di rapimento, nessuna notizia, nessuna conferma, è venuta.
Soltanto un oscuro silenzio.
Eppure non si tratta di un problema di indagini, poiché i fatti sono avvenuti in modo istantaneo, sotto gli occhi dei denuncianti, e sempre in luoghi pubblici e con altre persone presenti.
Eppure le cronache dei migliori giornali - che non hanno esitato, almeno nei titoli paurosi e nei drammatici occhielli, a gridare “rapimento” - non hanno più nulla da dirci né voglia di sapere.
Era vero?
Nell’Italia di Berlusconi si aggira e minaccia il Paese il fantasma del clandestino.
Intendesi per clandestino un uomo, una donna, un bambino, che vive nel nostro Paese (perché è miracolosamente arrivato vivo dalla traversata in mare) e ci vive non per turismo ma per disperato bisogno.
In questo Paese il clandestino lavora, quasi sempre nei mestieri peggiori, quasi sempre per una paga da fame, senza una casa che possa chiamarsi casa, senza cure o scuola (in molte città è proibito, o lo vogliono proibire) per i bambini.
Dicono tutti gli esperti - dall’America all’Europa - che gli immigranti senza diritti producono ricchezza per il Paese ospitante.
Nell’Italia di Berlusconi personalità di governo variamente disposte in posizioni chiave agitano pregiudizio, paura, antagonismo, odio, in una brutta formula primitiva che in politica funziona (porta voti) ma nella vera vita punta al linciaggio, da Verona al Pigneto.
Spiegate pure ai morti e ai feriti che i picchiatori e i saccheggiatori dei loro negozi non erano iscritti al fascio.
Immaginate il sollievo degli zingari di Ponticelli, dei familiari del ragazzo di Verona o degli aggrediti all’Università La Sapienza o dei cittadini del Bangladesh al Pigneto nell’apprendere che le sprangate non erano politiche, o che il mandante era Che Guevara.
Mentre il mondo è percorso dal brivido penuria-fame-petrolio-guerra-rischio di nuovo terrorismo, allarmanti scossoni ai più solidi edifici finanziari, l’Italia di Berlusconi introduce nelle leggi italiane 23 nuovi reati a carico dei clandestini e dei lavoratori immigrati (fonte: Il Sole 24 ore, 26, 27 maggio).
Lo sguardo sfuocato dal provincialismo disinformato e dalla vista annebbiata della Lega xenofoba guida l’azione “decisionista” di un governo che - come certi giocattoli - sbatte e torna a sbattere contro muri che non vede.
Sono i muri di un provincialismo e di una autoreferenzialità soffocante che impediscono di percepire il mondo.
Mentre l’Alitalia sta per scomparire dai cieli, ti annunciano all’improvviso, con una incosciente allegria da Titanic, il Ponte di Messina, opera gigantesca per cui non esistono disegni e studi di fattibilità e di (immenso, rovinoso) impatto ambientale.
E non ci sono e non possono esserci i fondi.
Ti rispondono, con sorrisi fuori posto, che provvede la finanza privata.
Sarà la stessa finanza privata che sta affollandosi per rilanciare febbrilmente la grande cordata nazionale e patriottica che salverà l’Alitalia?
Intanto sta per scatenarsi anche sull’Italia impoverita (è povera una famiglia su tre, la metà vive con poco più di mille euro) la più grande tempesta economica dal 1929, ci dicono, i più credibili esperti americani.
Loro - il governo fuori dal mondo e dalla realtà e immerso in un cattivo teatro dell’assurdo - si presentano ad annunciare, senza il minimo senso della parole gravissime che stanno pronunciando, il nostro glorioso “ritorno al nucleare”.
Neppure economisti fantasiosi e disinvolti come Tremonti e Brunetta hanno provato a calcolare, sia pure per scherzo, una cifra, per esempio il costo di un abbozzo di progetto di un solo impianto nucleare.
Nessuno ha provato a dirci in quanti anni (o decenni) un simile gigantesco investimento sarà compensato da costi minori dell’energia elettrica in Italia, rispetto al costo di oggi.
Nessuno ha tentato, magari con una solenne dichiarazione da Napoli, di parlarci della gestione delle scorie.
In questo cupo teatro si aggiunge, perfettamente giustificata dal clima di irrealtà, l’offerta del Primo ministro Berisha.
Dice: «Venite a fare i vostri nuovi impianti nucleari in Albania.
Noi siamo pronti».
Ecco dunque il nuovo orizzonte di azione del governo fieramente decisionista: la repubblica nucleare d’Italia e di Albania, con Berlusconi capo indiscusso.
Accade però che, dopo aver fatto la faccia feroce a clandestini e immigrati, Berlusconi si impantani nell’immondizia di Napoli, benché abbia fatto di nuovo finta di risolvere il problema con “leggi speciali”
(la definizione, tristemente esatta, è di Stefano Rodotà, La Repubblica , 27 maggio).Il problema è drammatico e invoca soluzioni urgenti di adulti competenti.
Berlusconi ha portato a Napoli il suo miglior abito elettorale (spingere in là il problema per occupare da solo tutta la scena) ma tutto ciò che ha saputo fare è una legge che nega il federalismo, cancella Comuni e Regioni, circonda di Forze armate alcune zone del Paese ( la Lega accetta perché a loro importa la secessione, non il federalismo, meno che mai nel Sud).
E si blocca di fronte a un nodo maledetto che nessuno dei suoi ha studiato o capito.
È vero, neppure i governi locali o nazionali del centrosinistra avevano saputo farlo.
Ma questa realtà, allarmante e triste, non autorizza alla celebrazione di Berlusconi che “finalmente ha deciso”.
L’immondizia continua.
Continuerà.Purtroppo lo squallido film del finto governo, delle finte decisioni, delle finte soluzioni che sono o illegali o impossibili (la cattiveria di governo, le ronde spontanee contro gli immigrati e i Rom sono l’unico segno della nuova era) è seguito da due comiche finali.
Una è quella, segnata dalla concitazione di gesti e di azioni dei film da ridere di un tempo, una concitazione tipica anche dei sofferenti di iperattivismo, e del ministro Renato Brunetta.
È la “Festa del fannullone” in cui la finzione è evidente: il capro espiatorio si vede al primo sguardo (il capo ti rovina quando vuole, secondo le buone regole del mobbing, che - come tutti sanno - impediscono a qualcuno di lavorare).
E l’intimidazione contro i medici che rilasciano certificati finti è roba forse vera e forse falsa, e non annuncia nulla se non disprezzo per chi lavora davvero e si ammala davvero.
Infatti l’accusa ai medici non viene da una rigorosa inchiesta, ma dal sentito dire sul pianerottolo del condominio.
In altre parole, come sempre nell’Italia della burocrazia, volano gli stracci e zompa chi può.
Ve lo immaginate, in un clima improvvisato e superficiale di questo genere, come saranno bravi i dirigenti e i funzionari peggiori nel liberarsi di rompiscatole laboriosi che, per giunta, sono inclini a denunciare le complicità fra politica e burocrazia?
Però non è tutto. Il cambio di stagione non si apprezza, nella sua triste portata, se non si dice, e si ricorda, e si dovrà ricordare, che tutta la prima fase di lavoro alla Camera dei Deputati italiana è stata spesa nel tentativo della maggioranza di difendere gli interessi e gli affari di Mediaset e di Berlusconi
(salvataggio sfacciato di Rete 4).
Ha fatto blocco, nell’aula di Montecitorio, l’impegno del Partito democratico, dell’Italia dei valori di Di Pietro, e - questa volta - anche del gruppo di Casini, per impedire un simile uso immorale delle Istituzioni italiane.
Questa volta, almeno un poco, almeno in parte, l’opposizione ha vinto.
Il vero punto segnato, però, è quello che tanti negano e di cui si fingono annoiati.
È avere dimostrato che tutto continua, che non c’è alcun nuovo Berlusconi, che il conflitto di interessi esiste, cresce e, come un totem primitivo, è l’unica cosa salda e solida al centro del disastrato paesaggio italiano.

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