Il Pd e la Sicilia: il voto del silenzio
Basterebbe solo questo titolo per capire il perché ed il per come si è giunti all’anno zero, nonostante alcune candidature di vertice eccellenti.
E’ ora di svegliarsi, altrimenti ogni domani assomiglierà sempre più ai tanti ieri ed altroieri
Ma il seguente articolo di Gianfranco Pasquino appare in proposito “illuminante”.
Basterebbe solo questo titolo per capire il perché ed il per come si è giunti all’anno zero, nonostante alcune candidature di vertice eccellenti.
E’ ora di svegliarsi, altrimenti ogni domani assomiglierà sempre più ai tanti ieri ed altroieri
Ma il seguente articolo di Gianfranco Pasquino appare in proposito “illuminante”.
"Sicilia e Lombardia, per ragioni diverse, purtroppo mai esplorate fino in fondo dai dirigenti del centro-sinistra, sono regioni particolarmente inospitali per la politica condotta dallo stesso centro-sinistra negli ultimi quindici anni (e non solo) e oggi dal Partito Democratico.
Però, la secca sconfitta nelle amministrative siciliane non costituisce soltanto la controprova pesantissima che c´è molto che non va nelle candidature, nelle liste, nelle alleanze e nella politica del Partito Democratico.Indica anche la comparsa di un duplice fenomeno molto più preoccupante.
Da un lato, ma non deve stupire, il centro-destra ripete con gli interessi il suo successo di un paio di mesi fa.
Conta la luna di miele di Berlusconi con i suoi elettori.
Conta anche l´effetto psicologico su dirigenti ed elettori del centro-destra che hanno approfittato dello slancio dell´aprile 2008 per riscuotere altre vittorie e guadagnare altre posizioni foriere di cariche e di politiche.
Conta, infine, direbbero gli anglosassoni, che
«nulla ha successo come il successo»
oppure, per dirla con Ennio Flaiano, che
«gli italiani corrono sempre in soccorso del vincitore».
Rimane che il centro-destra gode di un insediamento solido e, purtroppo, sembra anche in grado di espanderlo.
Dall´altro, è salito a livelli molto elevati il tasso di astensionismo che evidentemente ha giocato quasi del tutto contro il Partito Democratico.Tuttavia,
l´astensionismo non è una maledizione inevitabile quanto, piuttosto, un comportamento politico con il quale i non-elettori segnalano qualcosa di piuttosto rilevante.
Le attenuanti sono che i dirigenti sconfitti appaiono demotivati e che un elettorato chiamato a votare diverse volte di seguito semplicemente si stanca.
Però, se l´elettorato che si stanca è quello che, invece, dovrebbe dichiarare a chiare lettere la sua volontà di ripresa contro il governo in carica, allora c´è un problema. Sì, lo so che, abitualmente, soprattutto in buona parte del Meridione, nelle elezioni amministrative le tematiche locali sono effettivamente predominanti e, dunque, bisognerebbe analizzare i dati provincia per provincia per elaborare una analisi davvero convincente.
Ma so anche che la riscossa del centro-sinistra/Partito Democratico deve cominciare proprio dal livello locale e avrebbe anche già potuto fare leva sulla critica ad azioni non proprio impeccabili del governo in carica.
(ed anche di molti relativi a governi locali – Catania, Messina ridotti sull’orlo della bancarotta- ndr)
Purtroppo, il messaggio complessivo che viene dal livello nazionale del Partito Democratico, dentro e fuori del loft, non può essere in grado né di rassicurare né di mobilitare.
Ciascuno dei dirigenti del Pd nel criticare gli altri e il segretario del partito dice delle cose corrette di cui, forse, sarebbe opportuno discutere liberamente, ma nelle sedi apposite che, più che le Fondazioni, debbono essere l´Assemblea Nazionale e le eventuali assemblee regionali e provinciali, evitando il conformismo e abbandonando le dietrologie.
A fronte delle divisioni strategiche, politiche, personalistiche dentro il Partito Democratico, una parte di elettorato semplicemente lo abbandona e un´altra parte si ritira sfiduciata nell´astensionismo.
Forse non è la Sicilia il luogo più appropriato e più favorevole per lanciare ovvero, meglio, ricordarsi di attuare la proposta centrale dell´organizzazione del Partito Democratico, vale a dire il federalismo.
Tuttavia, se partito federalista o federato significa qualcosa, allora i dirigenti del Partito Democratico siciliano dovrebbero mettersi al lavoro per cercare, sapendo che i tempi non sono brevi e neppure propizi, soluzioni organizzative e di insediamento di lungo periodo (farei, anzi, ho già fatto, lo stesso discorso per la Lombardia e, in special modo, per Milano).
Temo che la sconfitta siciliana e, in special modo, la crescita dell´astensionismo contengano una brutta lezione nazionale.
Una parte di elettorato sembra già rassegnata all´esistenza di governi di destra, a livello nazionale e a livello locale.
Non vede via d´uscita in tempi brevi.
Non riceve segnali efficaci dal Partito Democratico.
Sui girotondi, che assumo, in maniera nient'affatto apoditticamente negativa, come esemplificazione di forme di mobilitazione ad hoc, spontanee, alimentate da irritazione, l´opposizione parlamentare può costruire una lunga necessaria guerra di trincea condotta nel "sociale".
Con la rassegnazione, si va sterilmente allo sbando e si disperdono energie.
Di conseguenza, sarebbe opportuno se i dirigenti del Partito Democratico, senza tralasciare le loro polemiche personalistiche, dedicassero un po´ della loro intelligenza politica alla formulazione di quei messaggi e all´attuazione di quei comportamenti che indichino all´elettorato l´esistenza di un´opposizione che non si perde d´animo e che vuole riacquistare slancio.
I cosiddetti "regimi" nascono e prosperano quando le opposizioni latitano.
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