sabato, settembre 27, 2008

Piero Calamandrei - 2

IN MEMORIA
di
PIERO CALAMANDREI
-2-

Come ho di già anticipato con la prima parte dedicata a questo illustre personaggio, ricorre oggi il 52° anniversario della sua morte avvenuta nella sua Firenze.
Ho riportato con poche ma essenziali parole la sua vita di antifascista, di partigiano, di docente e rettore universitario, di politico.
Una vita dedicata a noi tutti, perché il nostro futuro non somigliasse più al suo passato.
Fu uno dei padri della nostra Costituzione repubblicana, venne a Milano a spiegarcela articolo per articolo con un preambolo - che vi ho già trascritto integralmente – che spiega quale è l'anima di questa Carta, lo spirito e la passione con la quale i costituenti provvidero a scriverla.
Tutti consapevoli che doveva essere il fondamento di una nuona vita, quella della democrazia, che doveva cancellare in un sol colpo tutte le leggi fasciste ancora vigenti in quanto previste nei nostri codici ed in una lunga lista di

“leggi speciali” .

Prima fra queste ultime le norme di

“Pubblica Sicurezza”

proprio quelle che con i suoi articoli privavano, di fatto, ai cittadini finanche la libertà di pensiero nonché la diffusione, di ogni idea che non ricalcasse le massime del regime, che prevedevano la censura su ogni scritto, che prevedevano il divieto di riunirsi liberamente in un qualche locale per un qualsivoglia motivo se non previa autorizzazione preventiva delle Autorità di Polizia, sempre presente poi a controllare.
Ho anche accennato nel mio post del 22 settembre scorso a due seguenti scritti da Calamandrei, da me definiti come
UN INNO ALLA RESISTENZA IN MEMORIA DI CHI PER ESSA PERSE LA VITA

e

UNA SEVERA LEZIONE NEI CONFRONTI DI UN CRIMINALE NAZISTA.
Ve li trascrivo senza un mio commento, senza però non ricordare la pretesa del criminale nazista che, una volta scarcerato e ritornato in Germania, ebbe la spudoratezza di affermare come gli italiani, per il bene che aveva fatto loro, avrebbero dovuto, per riconoscenza, erigergli un monumento.
Calamandrei non si lasciò scappare l’occasione di inviargli la seguente dura risposta.

Lapide ad Ignominia

(esposta anche nell’atrio del Comune)

"Lo avrai camerata Kesselring
il monumento che pretendi da noi italiani ma
con che pietra si costruirà a deciderlo tocca a noi.
Non coi sassi affumicati dei borghi inermi straziati dal tuo sterminio
non colla terra dei cimiteri dove i nostri compagni giovinetti
riposano in serenità
non colla neve inviolata delle montagne che per due inverni ti sfidarono
non colla primavera di queste valli che ti videro fuggire.
Ma soltanto col silenzio del torturati,
più duro d'ogni macigno,
soltanto con la roccia di questo patto
giurato fra uomini liberi
che volontari si adunarono
per dignità e non per odio
decisi a riscattare
la vergogna e il terrore del mondo.
Su queste strade se vorrai tornare
ai nostri posti ci ritroverai
morti e vivi collo stesso impegno
popolo serrato intorno al monumento
che si chiama
ora e sempre
RESISTENZA
Ma cos’era per Calamandrei
LA RESISTENZA
e quale fu l’impulso che spinse migliaia e migliaia di uomini, donne ed anche giovanissimi adolescenti a formarla come mezzo di lotta contro il nemico nazi-fascista ?
Il suo scritto mi fa ricordare molte cose: paure, dolori, amarezze, lutti ma quando leggo questo pezzo che porto sempre con me su un foglietto di carta oramai logoro ed anche un poco stropicciato, mi viene un impulso di orgoglio, orgoglio di essere italiano di oggi e non di ieri, nonostante che oggi……non voglio rovinare la vostra lettura.

“ Quando io considero questo misterioso e miracoloso moto di popolo,

questo volontario accorrere di gente umile, fino a quel giorno inerme e pacifica,

che in una improvvisa illuminazione sentì che era giunto il momento

di darsi alla macchia, di prendere il fucile, di ritrovarsi in montagna

per combattere contro il terrore,

mi vien fatto di pensare a certi inesplicabili ritmi della vita cosmica,

ai segreti comandi celesti che regolano i fenomeni collettivi,

come le gemme degli alberi che spuntano lo stesso giorno,

come certe piante subacquee che in tutti i laghi di una regione alpina

affiorano nello stesso giorno alla superficie per guardare il cielo primaverile,

come le rondini di un continente che lo stesso giorno s’accorgono

che è giunta l’ora di mettersi in viaggio.

Era giunta l’ora di resistere ;

era giunta l’ora di essere uomini:

di morire da uomini per vivere da uomini”.

Piero Calamandrei

Provate a commentare parola per parola il testo di questi due documenti; li ho letti spesso nei momenti di sconforto perché mi davano la forza di ritornare a combattere assieme ad altri compagni per le nostre idee rivolte sempre alla difesa dei più deboli, di chi soccombeva gravato da ingiustizie, di chi, nella sua orgogliosa solitudine, soffriva fisicamente e moralmente, abbandonato da tutti.

Cosa ce n’è venuto da tutto ciò ?

Nulla se non il rispetto che oggi, a distanza di anni, molte persone portano nei nostri confronti.Calamandrei con la sola parola,

“RESISTENZA”,

ha saputo incarnare sia la figura del giusto giudice nei confronti di un criminale che quella del poeta dell’amore e della riconoscenza nei confronti di chi ebbe a subire pesantemente le tristi vicende del nazifascismo.

Voleva dire, a mio modesto parere, anche a futura memoria, che il popolo italiano ha la giustizia nel sangue e la consapevolezza d’essere un popolo libero che subisce di tutto sino al limite della sopportazione: ma guai a coloro che intendessero farglielo oltrepassare.
Badate bene !
Questa non è una semplice retorica antifascista; guardatevi attorno, valutate quanto sta accadendo in questi tempi nel nostro Paese in quasi tutti i campi;
allorquando prevale
- la voce di uno su tutte le altre, questo è
FASCISMO;
- l’io di ognuno di noi su tutti gli altri noi, questo è
FASCISMO;
- l’intolleranza verso i più deboli ed i diversi da noi, questo è
FASCISMO;
ecc…
Non ascoltate chi tenta di mischiare le carte affermando che si tratta solo di piccoli ed insignificanti episodi; non è vero, non si tratta di inezie ma una concatenazione di fatti che porta poi a far esplodere in tutta la sua virulenza nefasta una violenza inarrestabile.
Alla brace che cova ancora vivente, nascosta sotto la cenere, basta solo un soffio per divenire una fiamma spesso inarrestabile.

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