PIERO CALAMANDREI
non rientra nel numero di quegli eroi della Resistenza che la storia ci ha tramandato, combattenti e morti sui campi di battaglia contro il nemico o nei campi di sterminio nazisti; ha fatto qualcosa di più, lottando a viso aperto sul campo e con le armi a lui più congeniali: la piazza, la sua foga oratoria da famoso avvocato e docente e la sua penna devastante più di cento spade.
Venne per questo perseguitato sino a quando, avvenuta la Liberazione, riprese il suo ruolo di protagonista sia nella vita professionale che in quella politica, così divenendo uno dei Padri della nostra attuale Costituzione.
Venne per questo perseguitato sino a quando, avvenuta la Liberazione, riprese il suo ruolo di protagonista sia nella vita professionale che in quella politica, così divenendo uno dei Padri della nostra attuale Costituzione.
Monumento alla Resistenza di Cuneo
e la
Lapide ad Ignominia
(esposta anche nell’atrio del Comune)
(esposta anche nell’atrio del Comune)
"Lo avrai camerata Kesselring
il monumento che pretendi da noi italianima
con che pietra si costruirà a deciderlo tocca a noi.
Non coi sassi affumicati dei borghi inermi straziati dal tuo sterminio
non colla terra dei cimiteri dove i nostri compagni giovinetti
riposano in serenità
non colla neve inviolata delle montagne che per due inverni ti sfidarono
non colla primavera di queste valliche ti videro fuggire.
Ma soltanto col silenzio del torturati,
più duro d'ogni macigno,
soltanto con la roccia di questo patto
giurato fra uomini liberi
che volontari si adunarono
per dignità e non per odio
decisi a riscattare
la vergogna e il terrore del mondo.
Su queste strade se vorrai tornare
ai nostri posti ci ritroverai
morti e vivi collo stesso impegno
popolo serrato intorno al monumento
che si chiama
ora e sempre
RESISTENZA
LA RESISTENZA
“ Quando io considero questo misterioso e miracoloso
moto di popolo, questo volontario accorrere di gente umile,
fino a quel giorno inerme e pacifica, che in una improvvisa illuminazione
sentì che era giunto il momento di darsi alla macchia,
di prendere il fucile , di ritrovarsi in montagna
per combattere contro il terrore,
mi vien fatto di pensare a certi inesplicabili ritmi della vita cosmica,
ai segreti comandi celesti che regolano i fenomeni collettivi,
come le gemme degli alberi che spuntano lo stesso giorno,
come certe piante subacquee che in tutti i laghi di una regione alpina
affiorano nello stesso giorno alla superficie per guardare il cielo primaverile,
come le rondini di un continente che lo stesso giorno s’accorgono
che è giunta l’ora di mettersi in viaggio.
Era giunta l’ora di resistere ; era giunta l’ora di essere uomini:
di morire da uomini per vivere da uomini”.
Piero Calamandrei
Provate a commentare parola per parola il testo di questi due documenti; li ho letti spesso nei momenti di sconforto perché mi davano la forza di ritornare a combattere assieme ad altri compagni per le nostre idee rivolte sempre alla difesa dei più deboli, di chi soccombeva gravato da ingiustizie, di chi, nella sua orgogliosa solitudine, soffriva fisicamente e moralmente, abbandonato da tutti.
Cosa ce n’è venuto da tutto ciò ?
Nulla se non il rispetto che oggi, a distanza di anni, molte persone portano nei nostri confronti.
Calamandrei con la sola parola, “RESISTENZA”, ha saputo incarnare sia la figura del giusto giudice nei confronti di un criminale che quella del poeta dell’amore e della riconoscenza nei confronti di chi ebbe a subire pesantemente le tristi vicende del nazifascismo.
Voleva dire, a mio modesto parere, anche a futura memoria, che il popolo italiano ha la giustizia nel sangue e la consapevolezza d’essere un popolo libero che subisce di tutto sino al limite della sopportazione: ma guai a coloro che intendessero farglielo oltrepassare.
A buon intenditor poche parole.
“ Quando io considero questo misterioso e miracoloso
moto di popolo, questo volontario accorrere di gente umile,
fino a quel giorno inerme e pacifica, che in una improvvisa illuminazione
sentì che era giunto il momento di darsi alla macchia,
di prendere il fucile , di ritrovarsi in montagna
per combattere contro il terrore,
mi vien fatto di pensare a certi inesplicabili ritmi della vita cosmica,
ai segreti comandi celesti che regolano i fenomeni collettivi,
come le gemme degli alberi che spuntano lo stesso giorno,
come certe piante subacquee che in tutti i laghi di una regione alpina
affiorano nello stesso giorno alla superficie per guardare il cielo primaverile,
come le rondini di un continente che lo stesso giorno s’accorgono
che è giunta l’ora di mettersi in viaggio.
Era giunta l’ora di resistere ; era giunta l’ora di essere uomini:
di morire da uomini per vivere da uomini”.
Piero Calamandrei
Provate a commentare parola per parola il testo di questi due documenti; li ho letti spesso nei momenti di sconforto perché mi davano la forza di ritornare a combattere assieme ad altri compagni per le nostre idee rivolte sempre alla difesa dei più deboli, di chi soccombeva gravato da ingiustizie, di chi, nella sua orgogliosa solitudine, soffriva fisicamente e moralmente, abbandonato da tutti.
Cosa ce n’è venuto da tutto ciò ?
Nulla se non il rispetto che oggi, a distanza di anni, molte persone portano nei nostri confronti.
Calamandrei con la sola parola, “RESISTENZA”, ha saputo incarnare sia la figura del giusto giudice nei confronti di un criminale che quella del poeta dell’amore e della riconoscenza nei confronti di chi ebbe a subire pesantemente le tristi vicende del nazifascismo.
Voleva dire, a mio modesto parere, anche a futura memoria, che il popolo italiano ha la giustizia nel sangue e la consapevolezza d’essere un popolo libero che subisce di tutto sino al limite della sopportazione: ma guai a coloro che intendessero farglielo oltrepassare.
A buon intenditor poche parole.
Nessun commento:
Posta un commento