giovedì, marzo 15, 2007

DICO IV^ parte

DICO IV^ parte
IL PAPA RE

LA SANTA SEDE e LA SPAGNA

Il primo Concordato tra Santa Sede e Spagna risale al 1851; con tale documento venne concordato, almeno per quanto attiene i punti più significativi per i nostri scopi,
- primo: la religione cattolica diveniva l’unica fede della nazione spagnola;
- secondo: l’obbligo da parte dello Stato di conformare l’insegnamento scolastico in ogni ordine e grado alla dottrina cattolica;
- terzo: la garanzia e protezione in favore della Chiesa per poter quest’ultima esercitare liberamente su tutto il territorio nazionale le sue funzioni ecclesiastiche ed educative.

Tale Concordato rimase in vita sino al luglio 1936 allorchè in Spagna ebbe a scatenarsi la lotta civile tra i seguaci del Fronte laico – repubblicano da un lato e quello nazionalista dall’altro.
Le frequenti violazioni da parte del blocco laico-repubblicano delle clausole del Concordato spinse la Chiesa a schierarsi apertamente in favore dei nazionalisti capeggiati dal gen. Francisco Franco il quale ne approfittò subito per servirsene politicamente, proclamando che la sua era una “crociata religiosa” e proponendosi come l’unico “defensor fidei” spagnolo e paladino della Chiesa universale.
Con ciò gli risultò alquanto facile l’accattivarsi delle simpatie di molti Paesi, tra cui l’Italia, anche con la recondita speranza di ottenere da loro un forte appoggio, anche materiale, mediante l’affiancamento di truppe alleate alle sue nella intrapresa novella “crociata” contro i nuovi infedeli.
A guerra conclusa, con il prevalere delle forze nazionaliste, il generalissimo, così definito dall’intero mondo libero e dalla Chiesa, Franco non poteva più, per forza di cose, fare a meno di esaltare l’istituzione religiosa sino ad innalzarla al rango di unica e vera essenza costitutiva della nuova nazione.
Inizia così la restaurazione dei principali vecchi privilegi ecclesiatici, tra i quali quelli che abbiamo già elencato più sopra, attraverso una serie
di leggi emanate nel periodo andante dal 1936 al 1941, conclusosi con una specie di Accordo - Concordato, e poi da singoli accordi bilaterali con la Santa Sede dal 1941 sino al 1950, l’ultimo dei quali prevedeva la sottoscrizione di un nuovo Concordato a conferma e modifica di molti punti di quelli stipulati nel 1851 e nel 1941.
Nel frattempo, in aggiunta ai principi generali già illustrati, venivano ristabiliti i seminari, le scuole ecclesiastiche nonché veniva reintrodotto in Spagna il Tribunale della Rota della Nunziatura Apostolica quale unico giudice competente a decidere, tra le altre questioni di natura prettamente ecclesiastica, anche l’eventuale scioglimento dei matrimoni religiosi previo esame della sussistenza o meno dei presupposti di diritto canonico previsti per tale istituto.
Ma, alla fine della seconda guerra mondiale, le nazioni democratiche che avevano provveduto con il loro intervento ad eliminare in Europa le due dittature nazi-fasciste, non vedevano di buon occhio il regime dittatoriale instaurato da Franco per cui quest’ultimo, cercò e trovò ancora una volta nella Chiesa spagnola una nuova legittimazione del suo potere attraverso la stipulazione di un nuovo Concordato improntato a regole che avrebbero dovuto portare a pieno titolo ed in breve tempo la Spagna nell’ambito della comunità internazionale.
Ma, in realtà, di un nuovo Concordato nessuno ne sentiva proprio il bisogno atteso che la Spagna era col tempo divenuto un vero e proprio Stato confessionale.
Ma dalla morte del generalissimo avvenuta nel 1975 e con l’avvento della monarchia, dopo le libere elezioni indette nel 1977, a partire dal 1978 la Spagna subì per moto naturale varie profonde trasformazioni, prima fra tutte il passaggio dalla dittatura alla democrazia, tanto che, via via:
- la Costituzione spagnola affermò che “nessuna religione ha carattere statale”;
- definì una netta separazione tra Stato e Chiesa con delimitazione, ad evitare inopportune ingerenze, dei campi delle reciproche sfere di attività,
sino ad arrivare, nonostante l’opposizione della gerarchia cattolica, all’approvazione di leggi quali quelle sul divorzio, sull’aborto, sulla riproduzione assistita, sul matrimonio tra persone dello stesso sesso, sulle pillole RU e di quelle “del giorno dopo”.

Ciò nonostante il popolo spagnolo ritiene che rimangono tuttora forti radici del nazional – cattolicesimo franchista, specie all’interno delle gerarchie cattoliche!

Per noi italiani pur cattolici ma laici è questa una affermazione di assai ardua credibilità considerando come queste leggi di avanguardia, approvate in questi ultimi tempi dal Parlamento spagnolo, sono da noi, invece, molto contrastate ed alcune addirittura mai approvate.

Ma il pensiero degli spagnoli nei riguardi delle loro gerarchie ecclesiali parrebbe fondato in quanto un sondaggio effettuato di recente dal Centro di Ricerche Sociali della Fondazione Santa Maria ha dato questi risultati:
- la Chiesa Cattolica è l’istituzione meno amata dai cittadini spagnoli di ambo i sessi;
- solamente il 3% dei giovani considerano la Chiesa Cattolica importante nei loro progetti di vita;
- la causa di una siffatta disaffezione dei cattolici veri e propri sarebbe dovuta per massima parte agli orientamenti dei vescovi riguardo le questioni relative alla sessualità, alla coppia, alla origine ed alla fine della vita – vedasi aborto, riproduzione assistita, eutanasia - nonchè alle scelte politiche delle gerarchie ecclesiastiche spiccatamente orientate, salvo rare eccezioni, verso gli schieramenti politici di destra.
Prova ne sia la partecipazione fisica di ben 20 vescovi ad una manifestazione, appoggiata dalla CEE- Conferenza Episcopale Spagnola -, del 18 giugno 2005 organizzata da gruppi cattolici difensori della famiglia c.d. tradizionale.
Però il popolo spagnolo si è ricordato che i vescovi non avevano partecipato ad altre importanti manifestazioni quali quelle del 2003 contro la guerra e nemmeno in quelle contro la povertà.
“La Chiesa di Spagna è malata, ma la colpa non è di Zapatero”; la malattia sarebbe la perdita della fede tra il popolo mentre i cattivi maestri sono soprattutto i teologi progressisti; questa è l’accusa dei vescovi spagnoli contenuta in un documento concordato con Roma e proposto come modello per altri episcopati.

Il singolare documento in parola risale allo scorso anno ed è stato scritto d’intesa con la “Congregazione vaticana per la dottrina della fede” allora diretta dal cardinale Joseph Ratzinger , oggi Papa Benedetto XVI°.

Ho letto su questo documento un lungo articolo molto interessante del noto giornalista de L’Espresso Sandro Magister ma non è questa la sede per approfondire tale tematica pur determinante nel comprendere i motivi di questo distacco dei cattolici dalla propria Chiesa, o meglio, anche per esperienza personale, non dal sacro Istituto della Chiesa e dalla religione bensì dall’attuale gerarchia ecclesiastica curiale verso la quale, salvo qualche eccezione anche di rilievo, pochi mantengono una cieca fiducia che, per contro, viene mantenuta verso i vescovi “pastori delle genti” nel vero senso della parola perché vicini a chi ha bisogno sia di riacquistare la fede perduta che di poter fruire di un aiuto anche materiale per poter sopravvivere, di una parola di conforto.
Mi sono dilungato un po’ troppo ma mi è parso importante inquadrare ogni evento nel contesto storico in cui altri hanno vissuto prima di noi ed in cui oggi viviamo invece noi per poter poi comprendere il perché di tante cose: per esempio il chiedersi perché lì si e da noi no, per rispondere con cognizione di causa alla domanda della Oppo : “Può uno Stato assoluto dettare legge a un Parlamento democratico ?”
Solamente partendo dagli eventi storico-politici riguardanti le tematiche che ci permettiamo di discutere ognuno di noi potrà tirare le proprie conclusioni in piena libertà di pensiero.
E’ questa la vera linfa della democrazia: il libero pensiero come risultato di una libera e personale valutazione dei fatti, senza il parere di un Buttiglione qualsiasi in TV.
Rimane l’Italia, questa volta non da buon ultima, come in tante altre cose, ma da me relegata in questa disamina all’ultimo posto perché ritengo necessario che ognuno di noi, prima di maturare una propria opinione su ogni evento importante che la vita quotidiana ci propone debba necessariamente avere la possibilità di fare un esame comparativo tra vari sistemi già in vigore.
Poi deciderà non più alla cieca ma, valutato il tutto, come meglio riterrà in linea con la propria cultura, con le proprie convinzioni religiose e politiche, da buon cittadino di uno stato libero, democratico e, nonostante tutto, pur sempre laico.
Ho in mano l’esito di un sondaggio sul seguente argomento:
Negli ultimi anni i politici italiani si sono dimostrati più solleciti che in passato ad accogliere le richieste delle gerarchie ecclesiastiche. Secondo te, quale è la ragione?
Gli intervistati hanno dovuto rispondere ad una delle 7 ben precise domande proposte.
Le percentuali di quanti hanno risposto a ciascuna delle diversificate domande le vedremo assieme a quanti resisteranno a leggermi sino alla fine ed assieme le commenteremo al termine di questo mio lavoro.

segue V^ ed ultima parte





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