mercoledì, marzo 07, 2007

DICO

Il Papa Re
Imbattersi in Giovanardi di primo mattino è un’esperienza dura. A Omnibus dovrebbero almeno avere l’accortezza di mettere in sovrimpressione la scritta: nuoce gravemente al buonumore. Comunque, la discussione di ieri sui Dico è stata interessante per alcuni elementi di informazione forniti dai giornalisti Amicone di “Tempi” e Politi di “Repubblica”, pur in polemica tra loro. Parlavano della successione al cardinal Ruini e Politi ha definito la questione per lo meno confusa, visto che i vescovi si erano espressi a favore del cardinal Tettamanzi e poi non se ne è fatto più niente. Amicone ha chiarito che il capo della Cei non lo decidono i vescovi, ma il Papa, che è un sovrano assoluto. Anche se, come ha ricordato Politi, in altri Paesi, le conferenze episcopali eleggono il loro presidente. In Italia no. Così come in Italia non passano leggi già approvate in altri Paesi cattolicissimi. Ma la vera domanda è: come può uno Stato assoluto dettare legge a un Parlamento democratico?
Maria Novella Oppo - L’Unità, “Fronte del video” - 21 febbraio 2007
PREMESSA
Ho scelto non a caso questo stringato articoletto, stavolta poco satirico ma molto serio, in quanto la domanda finale della Oppo è tale e quale quella che si pone, secondo gli ultimi sondaggi Swg, effettuati tra il 10 e 13 febbraio, sui DICO, la stragrande maggioranza degli italiani.
Infatti, questo sondaggio ha rilevato come l’80 % degli interpellati sia favorevole ai DICO e di questi ben il 52 % li vorrebbe applicabili a tutte le coppie, indipendentemente dal loro orientamento sessuale, mentre il 28 % lo limiterebbe alle sole coppie eterogenee. Solamente il rimanente 20 % si è dichiarato, invece, contrario all’approvazione del DDL sui DICO.
Andando oltre, degli interpellati dichiaratisi cattolici il 67 % si è espresso favorevolmente in merito ai DICO mentre il 33 % - 1 su 3 degli interpellati – è contrario.
Il 60 % ritiene che il governo abbia fatto bene a portare avanti, nonostante la contrarietà del Vaticano, questa tematica, il 36 % che abbia fatto male mentre il 4 % ha preferito non rispondere a questo particolare quesito.
Infine, il 60 % non approva che la Chiesa cerchi di “condizionare le leggi dello Stato” mentre il 35% lo ritiene, almeno su queste tematiche, giusto.
D’altra parte, su quest’ultimo punto, un analogo sondaggio, per la verità poco reclamizzato, svolto da Eurobarometro evidenziava come il 62 % degli italiani ritenesse la religione cattolica come “troppo invadente” nella società.
Da un altro sondaggio svolto on- line dal Corriere della Sera, pur considerando come chi ha votato, ben 24.000 persone, non rappresenti da un punto di vista statistico la popolazione italiana, è emerso che il 67,3 % è favorevole ai DICO mentre per il restante 32,7 % questo nuovo istituto civilistico rappresenterebbe un “matrimonio di serie B che minaccia l’integrità della famiglia” tradizionale, aggiungo io.
Ciò doverosamente premesso, vediamo di dare una risposta alla domanda posta dalla maggioranza degli italiani fatta propria dalla Oppo.
Lo farò in questi giorni in quanto occorrerà rivedere e puntualizzare le norme che regolano i rapporti tra Stato e Chiesa partendo prima dall’esame dei Patti Lateranensi del 1929, riveduti e modificati dal successivo Concordato ratificato dalla Legge 25 marzo 1985, n. 121.
Senza però dimenticare i due diversi momenti storici in cui vennero firmati i Patti e la nuova legge del 1985.
E’ innegabile che le dittature fasciste europee dell’epoca, specie quella da noi subita, trovarono attraverso la stipula di accordi con la Chiesa una vera e propria legittimazione, anche se di mera facciata, utilissima però a scopo propagandistico.
Nel 1929, a memoria di tutti, si era in Italia nell’epoca della dittatura mussoliniana, nel 1934 in Germania era al potere il nazionalsocialismo hitleriano del Reich, nel 1936 in Spagna il regime del generalissimo Franco e nel 1940 in Portogallo comandava il dittatore Salazar.
E’ interessante vedere che fine fecero in seguito questi 4 “concordati” stipulati per ragioni “politiche” in quei tristissimi tempi.
Da noi vennero riveduti e modificati, come già anticipato, nel 1985 ; gli altri quando e come lo vedremo in prosieguo.
FINE prima parte

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