Il 19enne, un romeno da due mesi in Italia, aveva cominciato a lavorare in anticipo e a qualche metro dalla porzione di strada assegnata dal Comune: si era spostato per ripararsi dal sole. L'episodio alle spalle del Duomo
di Franco Vanni
da la Repubblica
La statua vivente multata dai vigili
E’ mezzogiorno e mezzo, l’imperatore è immobile in corso Vittorio Emanuele.
Arrivano tre vigili e gli chiedono l’autorizzazione.
Il foglietto salta fuori da una tasca della tunica, ma i ghisa staccano un verbale da 100 euro. E’ tutto in regola: gli agenti contestano alla statua di avere cominciato a lavorare in anticipo, però, e di trovarsi a qualche metro di distanza dalla zolla di pavimento che gli è stata assegnata dal Comune.
Comincia a formarsi il capannello dei curiosi, i passanti si informano.
Parlano solo i vigili, l’imperatore sta in silenzio: un po’ perché è un mimo, e un po’ perché sotto il cerone c’è Leon, un ragazzo romeno di 19 anni che non parla bene l’italiano, arrivato a Milano da due mesi.
I vigili, di fronte alla piccola folla, cominciano a raccontare:
«Questo non rispetta le regole, fa
il furbo».
Spiegano della mezz’ora di sforamento sull’orario consentito e del fatto che, per non cuocere al sole, il ragazzo si sia spostato dall’altra parte della strada.
La gente non ci sta.
Attacca una signora in bicicletta:
«Non ha fatto nulla, è un’ingiustizia».
Poi una ragazza di neanche vent’anni:
«Anziché multare le auto in doppia fila tampinate un mimo, che senso ha?».
Un signore elegante, con una copia di Libero sottobraccio:
«Capisco che non è colpa vostra, eseguite ordini, ma è brutto vedere questo accanimento contro un poveraccio».
Leon sta lì, immobile.
Butta l’occhio ogni tanto alla gazzarra che ha sollevato, suo malgrado.
«Le statue pensano di fare quello che vogliono - cerca di spiegare un agente - anche per loro ci sono delle regole».
Dalla folla qualcuno comincia a dare offerte al mimo.
Monetine, ma anche biglietti da 5 euro, «almeno ci si paga la multa».Arriva un quarto vigile in motocicletta, si unisce ai colleghi, il verbale passa di mano in mano.
Una multa che Leon pagherà.
«Lo hanno umiliato ma non è un ladro.
Versa regolarmente i soldi per l’occupazione del suolo»,
dice un amico, connazionale e collega.
Leon pagherà in nome del regolamento comunale sugli artisti di strada, votato nel 2000.
Una serie di regole poco applicate fino al gennaio scorso, quando un ordine di servizio del comando dei vigili ha destinato ogni giorno 18 agenti al controllo dei permessi per madonnari, suonatori e uomini statua.
In tre mesi sono stati fatti 3mila accertamenti, ma i verbali staccati sono poco più di 30, quasi tutti a ritrattisti fuori posto.
«i colleghi non hanno colpe e a loro va tutta la mia solidarietà.
Ci si chieda però se per controllare gli artisti di strada abbia senso impiegare 18 uomini, più di quelli che verificano la sicurezza nei cantieri».
Tel chi la Milan del meneghin col cor in man”.
Una ex, una fu; ma non solo per episodi come questo che però, pur di rilevanza assai limitata, sono una indicazione del tutto negativo di quella che è la Milano di oggi.
Le persone che la abitano sono di gran lunga migliori di chi li governa; pardon di chi li malgoverna.
Governata da grandi personaggi che prima di uscire da casa si dimenticano di portarsi dietro il cervello.
Altri non sono smemorati ma, peggio ancora, si sentono dei padreterni e proprio per questo si dimenticano di controllare i loro pari e si accaniscono con i poveracci.
Pecore con i potenti e supereroi con i più deboli.
Per un pugno di minuti d’anticipo ed un palmo di distanza dalla piastrella presa in affitto 100 euro di multa !
Pensando che questi 100 euro potrebbero anche andare a finire a chi si intasca fior di sghei per inutili e clientelari consulenze mi si rivolta lo stomaco.
E’ proprio vero il detto milanese secondo il quale
“Quand la mèrda la munta a scragn o la spüssa o la fà dann”.
la cui libera traduzione significa che
“quando il povero( anche di mente) sale al potere o puzza o fa danni ( per propria supponenza od incapacità)”.
Non sono per nulla d’accordo poi con quanto afferma il signore dal Libero sotto il braccio né col Radaelli.
Le espressioni usate a giustificazione del loro operato dai ghisa la dicono lunga sul loro modo di pensare.
Altro, caro Radaelli, dire da parte di un vigile ad un poveraccio che fa il furbo per spiegare alla gente che il tizio ha violato una norma del Regolamento comunale è un’offesa alquanto pesante e poi, viste le inadempienze, potevano anche con un certo buon senso intimare di spostarsi e finire mezz’ora prima il suo programma di artista di strada.
Controllando poi se rispettava il suggerimento bonariamente dato.
18 vigili per simili controlli mi pare poi difficile da digerire.
Tenuto conto poi che gli artisti di strada usano come luogo delle loro immobili esibizioni un breve tratto di piazza del Duomo e di corso Vittorio Emanuele; a due passi da piazza Beccaria peraltro.
A riscatto del sindacalista sta tuttavia il rilievo fatto sull’eccessivo numero di vigili addetti a questi controlli:
“…ci si chiede se abbia un senso impiegare 18 uomini, più di quelli che verificano la sicurezza nei cantieri”.
Purtroppo i morti nei cantieri edili sono per lo più extracomunitari o lavoratori in nero la cui vita vale meno di mezz’ora rubata o la distanza di qualche metro da quello concesso!
Ma che siano impazziti tutti ?
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