«La Resistenza vive nella Costituzione»
Alla vigilia dell'anniversario della Liberazione, Giorgio Napolitano ha ricordato che lo spirito della Resistenza vive nella nostra Costituzione, nei valori universali di libertà che esprime e ciò spiega perchè la ricorrenza del 25 aprile è una festa che tutti gli italiani devono celebrare con spirito di unità.
La lotta di liberazione, ha aggiunto il capo dello Stato, fu vissuta con lo stesso animo con cui oggi partecipiamo alle missioni internazionali di pace, missioni che dobbiamo continuare a svolgere nonostante le ristrettezze di bilancio.
«Il messaggio, l'eredità spirituale e morale della Resistenza, della lotta per la liberazione d'Italia - ha detto il presidente della Repubblica – vive nella Costituzione, Carta fondante della Repubblica, pietra angolare del nostro agire comune e della nostra rinnovata identità nazionale.
In essa possono ben riconoscersi anche quanti vissero diversamente gli anni 1943-45, quanti ne hanno una diversa memoria per esperienza personale o per giudizi acquisiti».
Alla cerimonia solenne al Quirinale hanno preso parte i ministri dell'Interno, Roberto Maroni, e della Difesa, Ignazio La Russa, e le rappresentanze delle Associazioni Combattentistiche, d'arma e partigiane.
Ieri in Val Sangone Napolitano aveva riaffermato il ruolo «determinante» delle formazioni partigiane, che non si può disconoscere.
Oggi ha messo l'accento sulle altre componenti fondamentali: quella popolare e soprattutto quella militare.
È doveroso dire che «anche i militari» dopo l'8 settembre 1943 diedero un «apporto essenziale» alla liberazione dell'Italia, combattendo contro gli occupanti tedeschi o unendosi ai partigiani. Il capo dello Stato ha citato l'odissea, per molti senza ritorno, di centinaia di migliaia di militari italiani deportati e internati nei lager nazisti, e l'impegno d'onore di altre migliaia di militari che subito dopo l'armistizio confluirono nelle rinate Forze Armate per liberare l'Italia dall'occupazione militare tedesca.
Domattina ( oggi) Napolitano renderà omaggio proprio a questi ultimi, recandosi in un luogo simbolo: Mignano Monte Lungo, nell'alto Casertano, dove il 27 settembre 1943 nacque il Primo Raggruppamento Motorizzato dell'Esercito italiano (poi confluito nel Corpo Italiano di Liberazione) al comando del generale Umberto Utili. Ne fecero parte militari di tutta Italia.
Al comando del generale Vincenzo Dapino, il Raggruppamento combatté contro i tedeschi coordinandosi con le truppe Alleate guidate dal generale americano Geoffrey Keyes, per sfondare la Linea Gustav nella zona strategica di Cassino. Napolitano renderà onore ai caduti di quelle battaglie.
Oltre a ricordare i caduti e i fatti, ha detto Napolitano, occorre
«riflettere sull'insegnamento fondamentale e ricorrente» di quegli anni, che è ancora attuale, e che consiste nel «rifiuto di ogni forma di sopraffazione e di violenza e di conseguenza il ripudio dell'indifferenza e dell'ignavia di fronte all'offesa recata alla dignità dei popoli, ovunque e comunque si compia».
Un ripudio decretato di fronte «alle conseguenze che l'arbitrio e l'oppressione, come facemmo esperienza negli anni della dittatura fascista e dell'occupazione nazista, producono ineluttabilmente: sofferenza, sottosviluppo, distruzione guerra...».
Nel corso della cerimonia sono state conferite Medaglie d'Oro al Merito Civile alle Province di Genova e di Forlì-Cesena.
«È un doveroso riconoscimento - ha detto Napolitano - a popolazioni che reagirono con fermezza ad angherie, deportazioni, stragi infami e distruzioni.».
La lotta di Liberazione, ha concluso Napolitano, fu fatta con enormi sacrifici e oggi «il nostro ricordo e il nostro omaggio si unisce all'impegno a non ripetere gli errori del passato».
Che sia una festa condivisa da tutti è anche l’auspicio di molti esponenti politici. Anche di destra.
«Un'Italia normale? Forse è arrivato il momento se, anche da destra, soprattutto da destra, si comincia a pensare, con convinzione, senza infingimenti, che i partigiani sono stati buoni italiani.
Che la resistenza è stata roba di patrioti. E non di traditori».
Così Ffwebmagazine, periodico online della Fondazione Farefuturo presieduta da Gianfranco Fini, motiva la decisione di dedicare un'edizione speciale al 25 aprile.
A spegnere le polemiche dei giorni scorsi contribuisce lo stesso Ignazio La Russa, ministro della Difesa, che oggi ha sottolineato il
«significato unitario particolare della cerimonia di oggi, che contribuisce a fare della data del 25 aprile una ricorrenza da tutti condivisa. Condivido e siceramente apprezzo quanto detto da Napolitano».
Sulla stessa linea il leghista Roberto Maroni:
«Il 25 aprile non può essere cancellato» perchè «stabilì dei valori comuni che ancora oggi condividiamo».
Ragione per cui «bisogna onorare quegli uomini e quelle donne che a prezzo della loro vita ci hanno consegnato un'Italia libera e democratica».
«Questo 25 aprile deve essere di svolta, la Liberazione deve essere un valore condiviso» ha invece commentato il sindaco di Roma Gianni Alemanno. «Il dato di fondo - ha spiegato Alemanno - è che la Liberazione è un valore condiviso proprio perché i combattenti furono persone di sinistra, comunisti, ma anche di destra e di centro, liberali e monarchici, ed è giusto che venga rivendicato. Lo stesso Berlusconi - ha proseguito - ha detto che domani deve essere la festa di tutti».
Di questo avviso anche l'esponente del Pd Massimo D'Alema che ha giudicato «giusto» che il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi abbia deciso di partecipare alle celebrazioni del 25 aprile.
«L'anomalia era che non vi avesse mai partecipato da presidente del Consiglio», ha detto.
«Non può che essere considerato un fatto positivo che finalmente vi partecipi». Tuttavia, ha tenuto a sottolineare, dietro la festa per la Liberazione c’è un «sistema di valori che è a fondamento della nostra democrazia e che è scritto nella prima parte della Costituzione».
E «sul fatto che Berlusconi sia coerente con questi valori ho molti dubbi», ha aggiunto, «spesso non lo è nel suo comportamento e nelle sue scelte politiche».
Se, con un certo ritardo, anche la destra decide di partecipare al giorno della Liberazione, c’è ancora una frangia estrema che non si identifica in quei valori. In alcuni quartieri di Roma, alla vigilia del 25 aprile, sono apparsi alcuni manifesti a firma Militia (formazione di estrema destra) sui quali compare la scritta
Su altri manifesti, sempre a firma Militia, si legge: «Foibe, via Rasella, Triangolo Rosso, questa è la vostra Resistenza. Onore ai Camerati del Rsi». I manifesti, che il sindaco ha promesso di rimuovere, sono apparsi al quartiere Appio, nella zona di Piazza Bologna ed anche nei pressi di via Tasso dove sorge il Museo della Liberazione.
Per l’associazione “Veneto Fronte Skinheads”, il 25 aprile «non è e non sarà mai la giornata di tutti gli italiani». Il movimento di estrema destra - in una lettera aperta - critica le dichiarazioni del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e definisce il 25 aprile «la festa di infami e traditori». «Nei giorni immediatamente prossimi a quell'infausta data, molti piangono i propri cari caduti per mano partigiana», si legge nella nota degli skinheads veneti, secondo i quali «solo la mistificazione storica accecata dall'ideologia politica può presentare certe infami gesta come azioni valorose». Il Fronte Veneto skinheads annuncia poi che come ogni 25 aprile si recherà sulla foiba di Basovizza «a commemorare gli italiani uccisi dalla liberazione».
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