giovedì, aprile 02, 2009

Di tutto un po',crisi compresa

FU PESCE D’ APRILE ?
Agli elettori la non ardua sentenza !

BONSAI
di

Sebastiano Messina


LO SCHERZO

Non è la convocazione di Antonio Cassano (Tg2),
né il ritorno del Concorde (France Press)
e neppure il crollo della statua dell’Elefante a Catania (Telecolor),
il pesce d’aprile più riuscito.
No, ancora una volta Silvio Berlusconi ha battuto tutta la concorrenza mondiale, facendo credere a tutti che aveva convocato a casa sua un vertice di maggioranza per stendere il nuovo organigramma RAI, insediando sulla poltrona di comando di viale Mazzini il suo segretario generale e alla guida dei TV più importanti il suo dipendente più fedele, ovvero Maurizio Belpietro.
Il bello è che i suoi avversari hanno abboccato subito, senza rendersi conto che un vero liberale come lui, già proprietario di tre reti e tre tg, non metterebbe mai i suoi collaboratori nella stanza dei bottoni della TV pubblica.
Giù il cappello, dunque, davanti allo scherzo perfetto.
Ma dov’è il cartello con la scritta
“pesce d’aprile” ?

MA DA DOVE DERIVA L’ATTUALE
MALESSERE SOCIALE ?

L’AMACA
di
Michele Serra

“Nessuna persona di buon senso può augurarsi che la tensione sociale
(vedi i recenti episodi francesi di rabbia operaia contro il management)
degeneri.
Ma nessuna persona di buon senso può pensare che questo clima sia il frutto di una occasionale malessere, o di un improvvido rigurgito ideologico.
Secondo dati OCSE, negli anni Sessanta in Italia un presidente di azienda guadagnava 50 volte in più di un operaio.
Oggi, 300 volte di più.
Negli USA, 400 volte.
Quanto si dice da anni, come se fosse uno dei tanti e freddi parametri economici, e cioè che il gap tra ricchi e poveri è smisuratamente aumentato, non può non avere conseguenze sociali.
Sempre secondo l’OCSE, i 1.100 uomini più ricchi del mondo possiedono, da soli, ricchezze superiori ai 2miliardi e mezzo di esseri umani col reddito più basso.
Le società di mercato hanno vinto la loro sfida contro le stagnanti economie socialiste perché garantivano a moltitudini di uomini prospettive di miglioramento, e davano l’impressione che l’ingiustizia sociale potesse diminuire grazie alla libertà d’impresa e alla ridistribuzione del profitto.
Ma non è questo che è accaduto.
E non è l’ideologia, oggi, ma la nuda realtà a ridare forza e significato a quella che una volta si chiamava lotta di classe.
Trovate un sinonimo più confacente ai vostri gusti, se volete, ma di questo si tratta”.

Ragionateci su.

Le due punte della forbice si sono allontanate l’una dall’altra, raggiungendo una distanza pari alla loro possibile massima estensione.
Invece di tentare di riavvicinarle con provvedimenti progressivi atti a portare i bassi salari e stipendi ad un livello quanto meno decoroso, comunque competitivo rispetto al reale aumento del costo della vita, non solo hanno bloccato quasi tutti i contratti di lavoro già scaduti da anni ma hanno continuato a far lievitare, sino a farli raggiungere a livelli vertiginosi, sia gli alti stipendi dirigenziali che le prebende dei c.d. consulenti.
Personaggi questi non proprio corrispondenti ad effettive necessità ma, per chi li ha “ingaggiati”, necessari perché rientranti nel giro perverso del “clientelismo”.
I cicli storici si susseguono, quelli belli e quelli brutti; è una regola che non ammette eccezioni di sorta e nemmeno giochetti.
Il povero non ha nulla da perdere perché gli hanno fatto perdere tutto ma i “ricchi” riuniti in caste e logge segrete ?
Incominciano a tremare perché in qualche nazione a noi vicina si stanno muovendo intere masse che non inneggiano a favore di una classe politica piuttosto che ad un’altra.
Sono uniti tutti dalla consapevolezza che per ottenere “giustizia sociale” occorre muoversi, darsi da fare in prima persona perché sono oramai disillusi da coloro che governano i propri Paesi.
Tanto più sarà così in quelli in cui, invece di preoccuparsi per risolvere questo tipo di problemi, c’è chi pensa solamente a risolvere, da che è al governo, gli affari suoi.
Giriamoci indietro, andiamo a guardare come se ne è uscito da siffatte gravi situazioni e qualcuno, forse, se ne renderà conto.
Speriamo non quando tutto sarà oramai perduto.

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