lunedì, aprile 06, 2009

Lettera aperta al sindaco di Milano da parte di....


MARCO FORMIGONI

UN GRANDE GIORNALISTA

Marco Formigoni aveva solo 43 anni e nella notte di martedì 24 marzo di quest’anno, la malattia con la quale lottava da tempo l'ha sconfitto.
Fino all'ultimo aveva continuato a lavorare per il quotidiano online Peace Reporter, approdo di una carriera da free lance che l'aveva portato da Radio Popolare a Repubblica, a Pinocchio con Gad Lerner e My-Tv.
Un suo collega l’ha voluto onorare, pubblicando una sua lettera aperta indirizzata nel settembre dello scorso anno al sindaco di Milano, Letizia Moratti.
Ma soprattutto l’ha voluto ricordare a tutti noi: amici, conoscenti, lettori nonché a quella enorme schiera di giornalisti di rilevanza locale che, rischiando in proprio e senza tornaconti economici, dedicano la loro vita nel tentare di far comprendere a tutti noi quella che è realmente l’Italia di oggi a differenza di quanti, strapagati ed arruolati da chi ci governa, ci raccontano di un’Italia felice e contenta che c’è solamente nella loro testa.
In questa lettera c’è di tutto: la condanna per un ritorno a riti discriminatori del passato, la violazione di diritti umani, la xenofobia imperante nonché il disprezzo verso chi è differente dalla “razza ariana”, non solo per il colore della pelle ma anche per credi religiosi, ma soprattutto per una aberrante affermazione di un mito che proclamerebbe la nostra supremazia su tutti gli altri in quanto eredi di antichi splendori di cui, invece, se n’è persa traccia.
Un popolo appiattito, plagiato attraverso una tempesta di notizie irreali che, per la loro massiccia e reiterata insistenza, creano in molti, privati dalle notizie reali, una falsa verità.
Parla il capo ed i suoi cortigiani, senza cambiare una virgola, ripetono le stesse parole mandate a memoria per giorni e giorni.
Così la gente, come ogni persona presa individualmente, conosce solo quello che le raccontano; balle su balle.
Sta crescendo una sottocultura perversa che sta diventando sempre più invadente in ogni strato sociale.
Si parte dalla stessa scuola che, sotto forma di un malcelato autoritarismo, divide i diversi da noi, anche se sono alunni cittadini italiani ma, figli di immigrati, a dirla alla Berlusconi, “abbronzati”.
Marco Formigoni: un grande uomo prima di tutto, prima ancora di grande giornalista;
è un binomio inscindibile: per essere grandi giornalsti occorre essere grandi uomini !
E per essere un grande uomo occorre possedere una sola ricchezza; non quella dei soldi come in molti credono e fanno di tutto, illecitamente anche, per averla, ma quella che porti a testa alta e che mai alcun essere umano te la può cancellare, facendotela perdere; è la ricchezza interiore che porti nel tuo animo che contiene un patrimonio d’umanità verso te stesso e verso i tuoi simili.
Costoro non hanno bisogno di altre ricchezze per conquistare l’attenzione ed il rispetto delle altre persone, a costoro bastano anche pochi centesimi per essere fieri di se stessi per quello che vanno facendo giorno dopo giorno, a costoro basta, per riempirsi il cuore di gioia, anche solo un sorriso a lui diretto da un suo simile, un sorriso che in termini monetari non vale nulla ma a livello morale vale molto di più della più grande ricchezza del mondo.
Non credo che la Moratti, anche se l’avesse realmente voluto, abbia risposto; se non l’ha fatto e pensava di farlo oramai è troppo tardi.
Ma non credo che l’abbia voluto perché non aveva giustificazioni da dare se non dire che il nostro mondo va così e non c’è nulla da dare, neanche quei sentimenti come quelli della parità di diritti ed il rispetto per ogni persona umana.
Cose oramai trapassate, da libro “Cuore”.
Oggi si leggono altri libri; come quello pubblicato e scritto da Berlusconi in persona, così ci hanno detto, e regalato ai congressisti perché sostituisca il Santo Vangelo che oramai non è più di moda, nemmeno nelle stanze vaticane..
Certo chi ruba deve pagarne il fio ma essere ucciso non è proprio quello che Cesare Beccaria auspicava; e proprio nella sua patria è stato tradito, quei colpi di mazza erano indirettamente rivolti anche a lui, ai suoi pensieri, al suo credo.
Che dire, a conclusione, prima di postare la lettera più sopra annunciata ?
C’è un vecchio detto popolare che mi pare si adatti al 100% in casi come questo:
“Quando il pesce imputridisce incomincia a puzzare dalla testa”.

Se n'è andato un grande uomo.
Martedì 24 marzo se n'è andato un grande uomo, un grande giornalista, un grande sognatore.
Voglio ricordarlo con la sua lettera al sindaco di Milano dopo l'uccisione di Abba.

15/09/2008

Lettera aperta al sindaco Letizia Moratti di un padre preoccupato.
E un pesante interrogativo su istituzioni e razzismo.

Abdul Guiebre, cittadino italiano, è stato ucciso domenica mattina a colpi di spranga in Via Zuretti, poco distante dalla stazione centrale di Milano.
Aveva rubato, con due amici, dei dolciumi in un bar.
Quei dolciumi hanno scatenato un inseguimento dei gestori dell'esercizio.
Poi le bastonate e le sprangate.
Abdul, 19 anni, è rimasto a terra.
Gli arrestati, padre e figlio, nel corso del pestaggio gli urlavano
"negro di merda".

Gentile signor sindaco.

Sono un papà preoccupato.
Mio figlio ha 10 anni da pochi giorni.
Sono preoccupato come tanti padri per quello che potrebbe succedergli quando tra qualche anno uscirà la sera; l’alcool, la droga, l’auto.
Quando torni? Stai attento, non fare stupidaggini.
Ti fidi, è tuo figlio…
Non puoi mica rinchiuderlo perché hai paura.
Ma se diventare grandi non è facile, vederli crescere fa anche un po’ paura. Ma oggi sono preoccupato perché il mio ragazzo ha la pelle scura. Guardo le foto di Abdul Guiebre sui giornali e gli occhi si spostano su quelle di mio figlio, qui sulla mia scrivania.
Come sarà tra 5 o 6 anni?
Ma soprattutto cosa avranno già sentito le sue orecchie?
Comincia a succedere già oggi.
Quest’estate in spiaggia, mentre lui giocava con altri bambini, un signore scocciato gli ha detto
negro di merda.
Ha fatto finta di non sentirlo; ma solo finta, perché poi me ne ha parlato e mi ha detto che ha pensato che quel signore fosse uno stupido ignorante.
La cosa che mi ha fatto più male è che ho capito che si sta abituando alla stupidità, all’ignoranza.
La prima volta che era successo che qualcuno lo apostrofasse con riferimenti al suo colore era stato un bambino:
“Sei marrone come la cacca”.
Erano stati pianti e lacrime.
Qualche anno prima un tale l’aveva chiamato Bin Laden, ma per lui appena arrivato dal Brasile era una delle tante cose nuove e incomprensibili che gli stavano capitando per la prima volta, come la neve, gli spaghetti e o mia bela madunina.
Stasera tornerò a casa e gli racconterò di Abdul, leggeremo insieme il giornale e cercherò di spiegargli che cosa è successo.
Ma non sono tanto sicuro di riuscirci.
Perché dovrei dirgli che oggi ci sono persone che hanno paura di quelli con la pelle scura come la sua.
Ma la colpa, amore mio, non è del colore della pelle, piuttosto di quello che quelle persone hanno nella testa e nel cuore.
E a quelle persone bisogna spiegare che il colore della pelle non c’entra.
Ma non basta che glielo spieghiamo noi, il compito è soprattutto di chi ci governa.
E a quel punto mi chiederà perché non lo hanno ancora fatto.
Se lo avessero fatto, forse quel ragazzo sarebbe ancora vivo. Sindaco Moratti, le giro questa domanda di mio figlio.
Perché non lo avete fatto?

Marco Formigoni

con grande affetto caro "marchino".

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