sabato, aprile 18, 2009

C'è chi evade da un carcere e chi il fisco

LE BELLE FRASI CHE SANNO DI PRESA PER I FONDELLI

I SOLDI NON SONO TUTTO

Provate a chiederlo a chi deve mandare avanti la propria famiglia con meno di 800/1000 euro lorde al mese con tanto d’affitto da pagare e mangiare almeno una volta al giorno e verificate cosa vi risponderà.
O meglio ancora a chi il lavoro l’ha perduto perché il titolare dell’azienda in cui ha lavorato ha trasferito altrove, nottetempo, armi e bagagli senza nemmeno pagare alcun contributo a favore dei lavoratori dipendenti regolarmente iscritti a libro paga né la liquidazione.

IO GUADAGNO MENO DI UN MIO DIPENDENTE
BEATO LUI !
CURZIO MALTESE
in
“CONTROCAMPO”

17 aprile 2009

“Lo sciopero fiscale è stata la minaccia preferita dall’opposizione di destra al governo Prodi.
Se oggi esistesse un’opposizione vera, per prima cosa dovrebbe agitare la minaccia opposta.
Ovvero una lotta senza quartiere agli scioperati del fisco, che sono milioni e nella stragrande maggioranza votano a destra.
Lo sciopero fiscale è infatti la condizione normale e perenne di un pezzo d’Italia che campa alle spalle dell’altra metà onesta.
La pubblicazione annuale delle dichiarazione dei redditi, da parte della Agenzia delle Entrate, fornisce un quadro di crescente illegalità di massa.
L’ultima, relativa all’anno 2006, dipinge l’Italia come una nazione di morti di fame.
Un italiano su tre non raggiunge la soglia tassabile di 10mila euro di reddito lordo annuo, uno su due non arriva ai 15mila.
Per fortuna esistono i pensionati, che se la spassano alla grande con 16.100 euro di reddito medio, nonché gli operai, gli insegnanti, gli impiegati statali ed altre nicchie di benessere che sfondano il muro dei 21mila.
Esiste poi una piccola manciata di nababbi che denuncia 150mila euro lordi.
Grazie a queste poche categorie lo Stato riesce a sopravvivere.
Il 78% degli introiti fiscali, con i quali si fanno finanziare scuole, ospedali e si finanziano le opere pubbliche proviene dai lavoratori dipendenti.
Com’è giusto, perché mentre operai e pensionati navigano nell’oro, ci sono milioni di professionisti, imprenditori e lavoratori autonomi che stanno tirando la cinghia nelle file delle mense Caritas.
Albergatori che racimolano in media 6-7mila euro al mese, ristoratori e commercianti all’ingrosso fermi a 6mila, meccanici ed idraulici ridotti a vivere con meno di 400 euro al mese.
Se la cavano i poveri tassisti , che superano (di poco) i 1.000 al mese, i gioiellieri che sfiorano i 2.000.
Immobiliaristi e petrolieri, con 4mila euro lordi al mese, possono invece aspirare ad un tenore di vita modesto.
Come si vede, in Italia sono soprattutto i ricchi a piangere.
Una doverosa precisazione nei confronti degli evasori, in genere assai suscettibili.
L’idea di denunciarli in massa è uno scherzo.
L’unica volta che in Italia s’è provato a pubblicare l’elenco nominativo delle dichiarazioni dei redditi c’è stata l’insurrezione popolare, la condanna unanime, dai vescovi a Beppe Grillo.
La probabilità che un evasore sia colpito da un accertamento è circa una in novant’anni.
Si continuerà a dare la caccia alle colf, ai lavativi statali, agli esosi maestri: i soliti poveri cristi.

E’ oramai da anni che si suona con lo stesso spartito.
Sono d’accordo su quasi tutto su quanto evidenzia Curzio Maltese in questo suo articolo ma mi permetto di osservare che il precedente governo Prodi qualcosa aveva fatto per smascherare gli evasori oltre che l’aver sensibilizzato, una volta liberata la GdF dall’allora comandante generale un tipetto poco speciale, passato alla storia come “il generale delle spigole aviotrasportate”.
Piccole ma efficaci misure quale quella degli assegni non trasferibili per pagamenti oltre una certa cifra correlata al divieto del pagamento in contanti proprio a favore dei lavoratori autonomi e dei professionisti.
Un finimondo di attacchi proprio da parte di tutti i componenti dell’attuale governo che, per prima cosa, ha abolito questa norma di legge così ripristinando e favorendo il pagamento sottobanco.
Cadde proprio per questo voler riequilibrare le posizioni dei contribuenti a fronte attraverso un più oggettivo accertamento dei redditi derivanti non da lavoro dipendente o da pensioni. Una volta bruciato il tesoretto e sperperato danaro più per capricci del premier che per altro, ci ritroviamo ancora con il sedere per terra in quanto da un lato il debito pubblico è giunto a limiti oramai insostenibili e dall’altro si sta verificando una discesa clamorosa delle entrate fiscali.
Per rimediare, un pannicello caldo comunque, si profila un altro condono per i farabutti, oltre ad altre misure impopolari.
Pagano i soliti tartassati mentre gli altri, gli evasori di professione, vengono chiamati i
“ravveduti operosi”.
Chiamali fessi !
Grazia continuata dal loro nume protettore: Berlusconi.


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