"O va via l'emendamento salva-manager, o va via il ministro dell'Economia"
(Giulio Tremonti, ministro dell'Economia, 9 ottobre 2008).
"Con la presente nota rispondo a tutti coloro che hanno richiesto chiarimenti sull'emendamento mio e del collega Sen. Angelo Maria Cicolani (DL 999 cosiddetto Alitalia) e anche a quelli che si sono rivolti in modo offensivo e per i quali avrei potuto ignorare le vigliacche espressioni.
Innanzitutto richiamo, qui di seguito, il testo integrale del comunicato stampa di ieri 9 ottobre:
'L'emendamento è mirato esclusivamente a tutelare le difficili scelte da parte dei commissari, operate in momenti oggettivamente straordinari, come è ad esempio nel caso di Fantozzi, che hanno l'esigenza di agire in modo certamente responsabile, ma discrezionale e flessibile, tendendo in primo luogo a garantire la continuità di un pubblico servizio.
Riteniamo che l'emendamento proposto affronti un tema reale e ineludibile, in modo appropriato e, in Aula, la stessa opposizione, nelle sue varie articolazioni, pur votando in modo contrario all'intero provvedimento, non ha eccepito né sulla forma né sulla sostanza dell'emendamento.
La necessità di una formulazione generale e non mirata al singolo caso Alitalia si rende necessaria per ovvie ragioni di costituzionalità della norma stessa.
La norma esclude dalla sua applicabilità i casi di 'accertata falsità dei documenti posti a base della procedura', quindi non si applica ai casi citati da affrettate dichiarazioni di alcuni dirigenti politici e ad alcuni organi di informazione (Parmalat, Cirio, ecc).
Qualora nel corso dell'iter alla Camera dei Deputati si riesca a trovare formulazioni in grado di migliorare in ogni caso il testo dell'intero provvedimento, anche per quel che riguarda questa parte, saremmo in presenza di un ordinario percorso legislativo e l'intero Senato ne prenderà atto con favore e noi per primi ne saremo soddisfatti'. Aggiungo, inoltre, che viviamo in un Paese dove gli organi di informazione tendono spesso a fare gossip piuttosto che a spiegare correttamente i termini delle problematiche che affrontano, senza poi considerare la pessima abitudine di parte della magistratura, quella ideologizzata, che anziché applicare le leggi, preferisce interpretarle e, quindi, oggi impunemente dichiara il falso circa l'estendibilità del provvedimento anche ai casi Tanzi, Cragnotti, ecc. Cordiali saluti"
(senatore Antonio Paravia, Pdl, 11 ottobre 2008).
da “Carta canta” - rubrica tenuta da Marco Travaglio su Repubblica.it
Ciò premesso, credo che la lezione che si trae da questa vicenda è che o:
- Tremonti si è improvvisamente rincoglionito, e non mi pare che sia così ; le sue pesanti parole hanno avuto come esito l’eliminazione dell’emendamento in questione;
- è in malafede il senatore che ha sottoscritto il documento di cui sopra che oltre a ripetere in maniera ossessiva le solite frasi trite e ritrite contro i giudici ed i media non allineati al PDL tenta di scalare, per autodifendere il suo operato, specchi molto scivolosi.
Pur avendo il cognome di una nota Casa editrice dimostra una crassa ignoranza quando afferma che i giudici invece di applicare le legge preferiscono interpetrarle.
Due leggi su tre sono scritte in maniera tale da renderle incomprensibili (una pacchia per gli avvocati); quindi spesso e volentieri sono costretti ad interpretarle.
E poi dov’è lo scandalo ?
Sull’interpretazione delle leggi sono stati scritti, sin dal tempo di Bartolo di Sassoferrato – notissimo glossatore del 1.300 tanto che si diceva in quell’epoca che
“nemo bonus jurista nisi sit bartolista”,
volumi e volumi di studi su questa non facile tematica.
Appare quindi lecita la domanda di Travaglio che costituisce il titolo del suo pezzo.
Meno male che la scoperta fatta e denunciata immediatamente dalla Milena Gabanelli ha dato i frutti sperati.
C’è però da sottolineare anche che, purtroppo, nessun parlamentare del PD o dell’Italia dei Valori se n’era accorto !
Sveglia !!!
Stavolta ve l'avevano fatta sotto il naso.
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